SEZIONI |
|
|
|
POLITICA - CULTURA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ANNOTAZIONI E
SPIGOLATURE CUBANE
a cura di
Gioia Minuti
PRESENTI NELLA SFILATA DEL 1º MAGGIO, MIGLIAIA DI AMICI DI
ALTRI PAESI
Circa 1000 amici di Cuba provenienti da un
centinaio di paesi hanno assistito alla
sfilata del 1º Maggio dalla base del
monumento a José Martí in Piazza della
Rivoluzione de l’Avana...[segue
SPECIALE 1° MAGGIO 2019]
|
|
|
discorsi di Fidel
discorsi di
Miguel Díaz-Canel Bermúdez
|
|
|
|
|
|
il romanzo cult
degli anni '90 |
|
|
|
Una storia d'amore
nella Cuba dei primi anni '90, quando molti
italiani scoprirono le gioie ed i sogni che Cuba
riservava loro... |
|
LE PIU' BELLE FOTO DI CUBA
le foto di Rod |
|
|
|
|
juaicaterra
COLOMBIA
|
|
|
|
|
|
UN IMPEGNO CON
IL SANGUE INNOCENTE CHE HA
NUTRITO LE ANSIE
PROFONDE DI QUESTO POPOLO
di Yeilén Delgado Calvo
|
Ci
sono dolori che non scemano mai, anche quando coloro che li
hanno sentiti nel più profondo non camminano già più sulla
faccia della Terra, perchè la sofferenza irreparabile di una
madre o un padre è sempre fuoco acceso sulla pelle di ogni
anima buona e commuovono le fidanzate vedove e le famiglie
orfane dei loro figli migliori. L’ingiustizia che strappa le
vite in fiore è una macchia per tutti i tempi. Quando si
pensa al 27 novembre del 1871 in forma detenuta, i 153 anni
trascorsi non impediscono il ritorno dell’orrore . E sono
nostri fratelli gli otto studenti di Medicina fucilati per
aver -li accusarono - profanato la tomba di un giornalista
spagnolo, e sono così la nostra indignazione e la tristezza
che Martí canalizzò in versi: «Cadaveri amati quelli che un
giorno /foste sogni della Patria mia, /Spargete, spargete
sulla mia fronte/ la polvere delle vostre ossa tarlate! /
¡Toccate il mio cuore con le vostre mani! / ¡Gemete nelle
mie orecchie! Víttime dell’odio e dell’impotenza, nei corpi
di Anacleto, Carlos Augusto, Eladio, Carlos Verdugo, Juan
Pascual, Ángel, José e Alonso si tentava d’assassinare un
ideale. La loro gioventù, piena di promesse, rappresentava
il futuro di una Cuba fatta per e con i cubani, una Cuba
indipendente. Ma quello che pretendevano fosse punizione e
minaccia divenne invece disonore per la mano esecutrice.
Questo fatto restò iscritto come uno dei crimini più
terribili commessi dal colonialismo spagnolo nell’Isola e la
memoria dei morti ha dimostrato che la metropoli non poteva
aspettarsi niente dai cubani degni, niente! Il cammino era,
al contrario, l’onore, questo «dei negri che – come disse
Pedro de la Hoz in queste stesse pagine – tentarono di
riscattarli dalla bramosia criminale degli occupanti
coloniali (...) cinque, almeno, in un forzato e perverso
anonimato». Anche loro morirono tra le braccia della Patria
grata, e cominciarono, morendo, la vita. Il ricordo e
l’omaggio a coloro che morirono per l’irrazionalità e la
barbarie non è un puro esercizio di ricordo storico ma il
compimento di un impegno con il sangue innocente che ha
concimato le ansie più profonde di questo popolo. Nel suo
discorso del 27 novembre del 1960, Fidel disse: «Questa è la
Rivoluzione, quella che cerca il meglio per la Patria», e
questa semente di luce sta anche in quello che è stato e che
si venera. Lì sta l’onore!
|
PROFETI E
BUFFONI
di Ernesto Estévez Rams
La professione di profeta è, concettualmente, mal
definita. Non è credendo nella parola di un altro che si costruiscono
realtà. Nel mondo obiettivo, le realtà costruiscono profeti.
Sembra una cosa minore, ma non lo è.
Non per questo si deve intendere che il profeta,
storicamente parlando nel suo senso religioso era un truffatore. In molti
casi profetizzare era la maniera di guidare un popolo verso il suo destino
desiderato. I profeti allora erano leaders che necessitavano, per le
circostanze storiche, invocare un potere soprannaturale per far sì che gli
altri confidassero nella loro direzione. Per puntellare le profezie come
conoscenza concessa da un ente sacro, nella maggioranza delle occasioni gli
oracoli realizzano delle cerimonie per rendere esplicito che non si tratta
di loro ma del canale di comunicazione che hanno con la condizione
soprannaturale. Il profeta si presenta come un veicolo attraverso il quale
un’entità superiore comunica con noi.
Tali cose sembrano materiali del passato, ma la
cocciutaggine ci fa girare lo sguardo. Nonostante il discorso, in apparenza
opposto, il post modernismo, negandoci la necessità delle profezie, ha
lasciato nella pratica, un posto vacante per renderlo abbordabile a tutto un
mucchio di ciarlatani. L’operazione ovviamente è abilitata dall’ideologia
assoluta del denaro come valore di tutto e di tutti. In questo mondo. la tua
capacità di fare soldi è proporzionale alla tua percezione pubblica come
autorità assoluta: non importa il tema. Alcuni non si trattengono
dall’esprimerlo:«Dico qualcosa e questo generalmente avviene. Forse non nel
momento previsto, ma generalmente avviene», ci regala Elon Musk, una delle
persone più ricche del pianeta e a quanto pare il profeta del momento. Elon
predice il collasso della popolazione mondiale per mancanza di nascite, così
come ci rivela i segreti per dimagrire, pronostica (sbagliandosi) il calo
dei morti per la Covid-19 durante la pandemia negli Stati Uniti Inoltre ci
dice che quest’anno l’intelligenza artificiale supererà quella umana o parla
di colonizzazione di Marte. Considera che le sue opinioni, soprattutto sul
terreno e sul divino, meritano copertura planetaria e i media egemonici
sembrano dargli ragione. Certo, non ci soffermiamo su questo. Ci sono sfoghi
più infami, come quando ha minacciato di licenziare i lavoratori da una
delle sue imprese se si sindacalizzavano. Il profeta milionario non riuscì a
frenarsi quando fu segnalato come una delle forze oscure dietro il colpo di
Stato contro Evo Morales e pronunciò quella perla: «Faremo colpi di Stato
dove vorremo. Vivi con questo!». Per non variare, ha inviato 50 messaggi
contro il presidente del Venezuela Nicolás Maduro e, in questi giorni,
pettina le zazzere con il Brasile per proteggere nella sua rete sociale i
partitari dell’ex-presidente Jair Bolsonaro, che utilizzano la piattaforma
per promuovere la violenza. Ma, siamo onesti, non si tratta del milionario
sudafricano. Il mestiere di profeta è una delle professioni più redditizie
di questo mondo rincretinito. Non ci stupiremo di un Elon messia in un
pianeta dove la profezia auto realizzata è meccanismo quotidiano di
controllo delle masse; un mondo dove Vanity Fair ci dice come dobbiamo
vestirci nel prossimo inverno, e dopo averci martellato per tutte le vie, si
stupisce quando la gente usa i suoi suggerimenti quando fa freddo. È che
Elon, in fondo, con tutti i suoi bilioni, è uno strumento del sistema. Un
buffone con un ego smisurato che salta come una capra su una piattaforma
assieme a Trump, per intrattenere il popolaccio. E questo che il capitale
accumulato fa il profeta, realmente non si sostiene molto storicamente, e
nemmeno teologicamente. Alla fine e in principio tutte le costruzioni del
paradiso in tutte le religioni che adottano il concetto, hanno in comune che
lasciano fuori il denaro.
UOMO E
LEGGENDA
Fidel Castro Ruz
«Le rivoluzioni non si fanno per proteggere e assecondare
privilegi; le rivoluzioni si fanno per aiutare chi necessita aiuti; le
rivoluzioni si fanno per implantare la giustizia, per dare fine all’abuso,
per mettere fine allo sfruttamento. «E la nostra Rivoluzione è stata fatta
per questo, e con questo fine sono caduti quelli che caddero. E per ottenere
questo proposito sono stati fatti tanti sacrifici. La Rivoluzione veniva a
ordinare la Patria; la Rivoluzione veniva a fare quello che da molto tempo
ogni cubano stava chiedendo che si facesse».
CANTARE L’AVANA
di Guille Vilar
«Se non esistessi io t’inventerei, mia città, L’Avana»,
dicono i versi finali della famosa poesia di Fayad Jamís dedicata alla
capitale di tutti i cubani. Inoltre si potrebbe affermare che rappresenta
l’enigma nel quale s’incontrano intrappolati tutti quelli che cantano
l’amata città dei Caraibi. L’Avana / bella Avana / è bello il tuo Prado /
sono belle le tue strade, è bello il tuo mare … dissero Los Zafiros;. Tu mi
ricordi le strade de L’Avana Vecchia / La Cattedrale sommersa nel suo bagno
di tegole, canta Silvio Rodríguez. L’Avana, / se la vita mi esiliasse in un
angolo della terra/ io ti giuro che morirei d’amore e di voglia/ di
percorrere le tue strade, i tuoi quartieri e le tue città… , assicura
Gerardo Alfonso, in uno dei suoi più commoventi temi nei quali si rivolge
alla capitale. Le canzoni cercano di decifrare il mistero di questa passione
per la quale restano rapiti davanti a lei, definitivamente, musicisti e
esseri comuni, nel trascorrere del tempo. Soddisfa constatare che interpreti
e compositori di diverso genere non possono eludere l’influsso di un simile
incantesimo. Lo ratificano la composizione del cantautore Sindo Garay,
intitolata Addio a L’Avana o Nelle strade de L’Avana, del Re del Mambo,
Pérez Prado e la sua orchestra, così come Miguelito Cuní e i gruppo Modelo
con Guaguancó, a L’Avana.
Il tono di ognuno di questi temi, nati dal fascino, è
diverso. Se in L’Avana in febbraio, di Liuba María Hevia, si canta alla
città con il maggior lirismo, come complice di un amore, in
L’Avana
mia, di Amaury Pérez, c’è l’incanto della città come un riferimento
consigliabile per evitare le angosce dell’anima. Oscar Valdés ha dato a
Irakere uno dei successi più eseguiti con il brano Yo soy de La Habana, una
mostra di cubanissima devozione per questa città enigmatica. Più recente,
Juan Formell esprime con Los Van Van la sua predilezione per la capitale in
temi più popolari come La Habana no aguanta más, e
La Habana sí, mentre Adalberto Álvarez si pone con Mi linda habanera e
Gozando en La Habana. Ma forse il brano che
definisce più chiaramente la natura dei suoi abitanti è Locos por mi Habana,
di Manolito Simonet y su Trabuco, una suggerente allegoria, allegra,
spensierata e diretta, come siamo i cubani che apportiamo il respiro vitale
a questa città che giunge all’anniversario 505 dalla sua fondazione. Sa
molto di questo sentimento, ma come rimpianto, Antonio Guerrero che,
detenuto nelle prigioni nordamericane con i suoi quattro compagni per i suoi
ideali e le convinzioni , ha composto Canto de amor a La Habana,
interpretato da Tammy López: Pensando a te io rinnovo / la sorgente della
mia allegria / non importa la lontananza / che emana dai miei versi, / come
ieri, oggi e domani / Avana, tu sarai mia. Questi e molti altri sono i canti
nati dall’anima e ognuno li fa propri secondo i suoi gusti e i messaggi
speciali. L’Avana continuerà a ispirare altri cantori e vivrà per molti
secoli nella musica dei suoi innamorati.
IL GIOCO D'AZZARDO A CUBA
L’iconografia di una Cuba prima della rivoluzione si basa su di una specie
di Eden del piacere dominato dalla mafia e tacitamente approvato dal
presidente Fulgencio Batista. Nei più sfarzosi hotel dell’Avana non era raro
incontrare elementi come Lucky Luciano o Meyer Lansky che trasformarono la
capitale cubana in un porto franco dell’illegalità dove tutto era
consentito. Dal gioco d’azzardo alla prostituzione, ogni cosa era condita
dalla corruzione di un potere politico alquanto disponibile quanto capace di
approfittare di facili compensi. L’immagine di una Cuba felice tra ballerine
e mambo suonati da abili orchestre, si scontrava con il quotidiano di
milioni di poveri cubani che dovevano arrabattarsi solo per avere di che
sopravvivere. Si può dire a posteriori che la dissolutezza a Cuba era
originata dalla criminalità e dal potere politico, ovviamente tutelato da
forze militari appositamente addestrate, che avevano trovato un denominatore
comune. Ovvio che anche al di fuori dai patrii confini, la nomea che a Cuba
ci si poteva divertire senza alcun limite, provocava una forte domanda
turistica e non solo provenienti dai vicini Stati Uniti. Al giorno d’oggi,
trascorsi diversi decenni dal trionfo dei barbudos che rovesciarono il
regime del dittatore Batista e l’impostazione di un socialismo tropicale,
L’Avana e altre storiche città, hanno riacquistato quella dignità che nega
qualsiasi virtuale contatto con quella che era la Cuba ante rivoluzione
anche se, dal tessuto urbano – profondamente restaurato – alle vecchie
automobili americane che ancora miracolosamente si muovono per l’isola, sono
testimoni di un tempo oramai passato. Per chi volesse assaporare l’epoca
d’oro del gioco d’azzardo, al giorno d’oggi esistono altri sistemi che
possono essere sfruttati da qualsiasi device connesso ad Internet attraverso
il quale entrare in diretto contatto con la fortuna. È sufficiente andare
sul sito
NetBet
per tentare
la sorte con tanti divertenti e coinvolgenti giochi d’azzardo come se foste
davanti ad un tavolo verde attenti a sviluppare il vostro gioco.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
CON CERTEZZE E
PRINCIPI SI COSTRUISCONO I VINCOLI
CHE CI UNISCONO
COSA SAREBBE DI QUESTO POPOLO
SENZA L’UNITÀ
COSTRUITA DA FIDEL?
di Leidys María Labrador Herrera
•Ci
sono concetti la cui profonda dimensione umana, sociale e anche di sentimenti,
fa sì che nessuna definizione delle loro essenze – per quanto scientifica e
profonda possa essere – è del tutto completa senza le esperienze e le verifiche
dell’immaginabile portata nel divenire quotidiano, nell’instancabile fare e
nella conquista perenne della storia che possono darle i popoli. Ci sono
certezze che si fanno a forza d’esperienze e fiducia, di volontà e decisione.
Certezze che si costruiscono per quel che per noi è questione di volontà e
decisione. Certezze che si costruiscono per quel che, per noi, è questione di
principi e lealtà e per altri che ignorano la forza della virtù, è solo una
stoltezza incomprensibile che,nonostante, ci mantiene in piedi al disopra del
superficiale e dell’incerto. Certo, anche se le eredità morali ed etiche fanno
sì che si trasformi eventualmente in un processo spontaneo, non lo è dai suoi
inizi. I popoli devono imparare, sbagliarsi, superare le loro paure e ascendere
negli annali della storia per intendere che esistono possessi troppo preziosi
per correre rischi, e che certe lezioni devono essere tatuate nella mente e
nell’anima in identica forma, perché se una vacilla, l’altra possa venire in suo
aiuto risanando la fiducia perduta, nel cammino di questi apprendistati si
alzano muri che servono da insuperabili parapetti al veramente importante. I
popoli, poco a poco, buttano le foglie secche delle incertezza e delle
ambivalenze quando le prove della certezza del cammino sono irrefutabili e
quando i marciapiede che si succedono, uno dopo l’altro, pieni di falsi incanti,
rafforzano i nostri piedi nel sentiero che non è sempre florido e affascinante,
ma definitivamente porta i nostri passi verso un luogo sicuro Ogni giorno la
nostra determinazione è posta a prova, la nostra forza è sottoposta allo
scrutinio di un rapace opportunismo e i nostri principi e valori umani e morali
passano per il fine setaccio della sfiducia infondata, per ferire e rimpiazzare
il giusto con il facile; per quello che non reclama il sacrificio che
ingrandisce e forma, dimenticando che in onore della verità «chi porta molto
dentro, necessita poco fuori». Ci sono coloro che preferiscono pensare che quel
che lacera e consuma le nostre essenze più umane è un semplice delirio di
persecuzione e non un macchinario montato per costruire autentici automi,
incapaci d’intendere il modo, nemmeno tanto sottile, in cui si manipola la sua
coscienza. Sole le verità apprese con il corso della storia, le certezze
abbracciate allora per oggettiva transitività, allertano, preparano, curano
l’anima dei popoli. Sembra una logica facilmente comprensibile, ma è stato
necessario molto sacrificio, molto esempio, molta volontà e l’eccezionalità
d’indimenticabili guide per comprenderlo. In tutto questo c’è un filo
conduttore, uno che per tradizione patriottica ed etica non si è mai rotto,
nemmeno nei momenti più duri. Unità: questo filo si chiama Unità. Uniti
apprendiamo e intendiamo che le sconfitte sono parte del camino verso il
trionfo, che gli errori sono necessari per guadagnare saggezza, affinare
l’intelligenza e il senso comune. Uniti apprendiamo a condividere in uguale
misura l’allegria e il dolore, a estendere il braccio per far sì che chi è
caduto si rialzi. Uniti facciamo di Cuba quello che è, un riferimento universale
di tutto quello che di questa umanità, apparentemente maltrattata e confusa,
tuttavia merita d’essere salvato. I predatori cacciano così le loro prede. Le
allontanano dal branco, le isolano per servirsi di loro; solo così la caccia è
un successo. Quando questo non avviene,quando il branco resta unito e allerta,
nemmeno il predatore più equipaggiato riesce a realizzare il suo obiettivo e con
la frustrazione di una forza che lo supera, non gli resta altro da fare che
allontanarsi. È una legge del regno animale, ma che portiamo molte volte a
colazione, quando la saggezza atavica di madre natura ci ricorda certe realtà
che a volte dimentichiamo. Riceviamo due lezioni da questo. La prima è molto
chiara «dividi e vincerai», ma la seconda, che è precisamente quella che
mettiamo da parte, è che il predatore non riposa. Si nasconde e aspetta
paziente, per lui un errore del gruppo assediato è sufficiente. Abbiamo visto
tanta depredazione in questo mondo e conosciamo da vicino chi ci assedia, e come
nessuno possiamo dar fede alla verità di questo principio naturale. Quello che
una volta ci vide come la frutta matura, che si pose dietro a noi come chi
calpesta orgoglioso il suo bottino di guerra e si dispose a saccheggiarci anche
il fiato; quello che scacciammo da questa terra amata non si è mai rassegnato e
lancia artigliate dai più insospettabili luoghi con la speranza che ognuno di
noi si assesti. Non importa se per lui è necessario bloccarci, letteralmente,
anche l’ossigeno. Senza dubbio il suo fallimento lo corrode, la sua frustrazione
lo rende ancora più pericoloso. Così che scommette su quella che, lui lo sa,
sarebbe la sua unica opportunità: farci rinnegare il nostro vissuto, toglierci
la nostra identità, alimentare il nostro
individualismo che corrode le fondamenta della forza che sino ad oggi ci ha
mantenuto incolumi. Vuole che noi ci si guardi uno e l’altro senza spirito
fraterno, che ci s’incolpi e ci si affronti. Vuole che si faccia prevalere la
legge del più forte, che si scommetta su “vali per quello che hai”. Spera che le
tormente dell’incredulità e della mancanza di fiducia distruggano più muri degli
uragani, e che non sia un terremoto, ma la perdita dei valori, quella che ci
apra il suolo. Il suo piano è freddamente calcolato. Non hanno scoperto niente
di nuovo. Molto tempo fa un pensiero chiaro, sempre anticipato al momento
storico, declassificò le loro intenzioni. Lui lo ha detto per primo che nessun
nemico aveva la capacità di far crollare la nostra opera e che questa barbarità
potevamo essere capaci solamente noi. Questo popolo non tradirà mai quello che
ha costruito con le sue stesse mani. Noi? Come
potrebbe essere possibile questo? Come tante altre volte il nostro Comandante in
Capo Fidel Castro Ruz –professore di tutte le lezioni descritte in questa
pagina, pose davanti ai nostri occhi una verità che sino ad allora non avevamo
guardato o almeno non dalla sua logica indiscutibile, dalla sua prospettiva
unica di Cuba, del suo popolo e della sua realtà. Quella allerta fu opportuna
come poche, quella maniera unica nella quale toccò la fibra di rivoluzionari da
una punta all’altra di questa Isola, e quelle parole marcarono un prima e un
dopo e un “hasta siempre”, perché nessun patriota poteva sopportare l’idea, la
possibilità di fare il gioco di coloro che sguazzano in tutto quello che ci
danneggia. Per questo oggi non poteva mancare, tra le più sincere e profonde
evocazioni della sua esistenza quello che fu la sua bandiera, la sua ideologia
più apprezzata, oggetto sempre latente del suo fare, fine supremo di tutte le
sue azioni: l’unità di questo popolo. Ma là nell’eternità può essere sicuro,
uomo patria, uomo popolo, che questo puntale ha sopportato i danni di tempi
tempestosi ed è sempre in piedi, come salvaguardia insostituibile della nostra
pace e della nostra stirpe. Sino a che la mano di uno si tenda verso l’altro,
mentre condividiamo con disinteresse quello che abbiamo, sino a che l’abbraccio
solidale allevia il dolore e la disposizione a fondare e costruire ci
accompagnano, non ci sarà speranza che si spenga, nè sole che smetta di brillare
per quanto intensa sia la tormenta, né Patria negoziata, nè perduta, perchè non
esiste la morale sufficiente per battagliare per lei.
GUARIMBAS: I
GESTORI DEL CAOS CHE
AGISCONO CONTRO
IL VENEZUELA
di Raúl Antonio Capote
Il Venezuela è vittima di una guerra multiforme di carattere
non convenzionale, che vuole far arrendere il suo popolo e far cadere il Governo
Rivoluzionario chavista, con il fine d’appropriarsi
delle grandi ricchezze del suo suolo e sottosuolo. Nelle ore successive al
processo elettorale, il Venezuela ha sofferto un’ondata di violenza, incentivata
da reti sociali, che si è scontrata fortemente contro la realtà. In un periodo
di quattro giorni sono state assassinate 27 persone e 120 hanno riportato
ferite. Inoltre sono state danneggiate in modo importante diverse infrastrutture
pubbliche. La Guarimba è un tipo d’operazione paramilitare e terrorista, che
viene usato tatticamente tra forme di «guerra no convenzionale», col fine di
generare alti gradi d’instabilità politica, mediante la manipolazione strategica
di un’ ira sociale anticipatamente generata, con fini insurrezionali di cambio
politico. si possono determinare le sue caratteristiche specifiche: Sono formate
da persone giovani (soprattutto uomini),minori di 30 anni. *La loro importanza è
numericamente minore di altre forme di manifestazione politica, marce, blocchi e
colpi su casseruole. * Sono identificabili per il tipo di materiali iniziali che
utilizzano: sacchi di spazzatura e pneumatici d’auto da incendiare, così come
altri oggetti della via pubblica. * Si organizzano in quadranti che si
mantengono in un punto specifico, divisi in gruppi secondo le capacità o le
funzioni individuali. * Gruppi di scontro: di solito stanno in prima fila per
lanciare pietre e rilanciare i gas lacrimogeni. * Aiutanti e annuncianti:
seconda fila composta da individui che avvisano dei pericoli. * Gruppi d’aiuto
medico: incaricati di soccorrere i feriti e dare i primi soccorsi * Utilizzano
strategie che implicano la fuga dei coinvolti dalla scena, quando arrivano le
forze della sicurezza pubblica. Favoriscono scontri tattici per poi tornare allo
stesso punto specifico. * L’84 % delle vittime sono state uccise tra il 29 e il
30 luglio. * Le morti si possono attribuire ai detti Comanditos, dopo le
investigazioni e le expertise biologiche, fisiche e le chiamate telefoniche. *
Il maggior numero dei decessi è avvenuto a Caracas e nello stato di Aragua, con
sette morti in ogni regione. Ci sono stati morti anche negli stati di Bolívar,
Yaracuy, Miranda e Zulia. * Il 68 % degli omicidi è avvenuto di notte.
AMERICA LATINA
|
I GIOCHI CHE HANNO AVUTO ORIGINE IN SUD
AMERICA
Il Sud America è una regione nota per le sue
tradizioni e cultura. Le persone che vivono qui
sono tra l’altro gentili, amichevoli e ospitali.
Premesso ciò, va altresì aggiunto che mentre
questo territorio è principalmente conosciuto
per la sua musica, i balli tradizionali e la
cucina straordinaria, le persone che vivono qui
amano anche un'altra attività ossia i giochi da
casinò con alcuni di questi che sono persino
nati in loco.
Il boom dei giochi online in Sud America
Fino a pochi anni fa, gli unici posti in cui
in Sud America e in parte di quella centrale era
possibile divertirti con i giochi di casinò
erano le strutture terrestri. Nel 2015 è
nata una nuova tendenza che va sotto il nome di
casinò online e le popolazioni locali ne sono
state molto attratte. Questi siti infatti
offrono grandi vantaggi rispetto ai casinò
tradizionali in quanto forniscono un'esperienza
di gioco unica. Ci sono tra l’altro molti
giochi di qualità tra cui scegliere, i siti sono
sicuri e accettano numerosi metodi di pagamento. I giochi da casinò sono creati da alcuni dei
fornitori più rinomati al mondo e presentano
decine di elementi che si richiamano propri alla
cultura latino-americana. Questo gioco ha preso piede in tutta Europa,
nonostante, la sua fama, non ha mai potuto
superare quella del blackjack, oggi molto
giocato anche nel nostro paese, grazie agli
operatori legali come
starcasino.it/blackjack,
con...
[segue]
|
|
|
|
|
|