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ANNOTAZIONI E SPIGOLATURE CUBANE

a cura di
Gioia Minuti

 

PRESENTI NELLA SFILATA DEL 1º MAGGIO, MIGLIAIA DI AMICI DI ALTRI PAESI

 

Circa 1000 amici di Cuba provenienti da un centinaio di paesi hanno assistito alla sfilata del 1º Maggio dalla base del monumento a José Martí in Piazza della Rivoluzione de l’Avana...[segue SPECIALE 1° MAGGIO 2019]

 

speciale Siporcuba
sui 5 patrioti cubani
discorsi di Fidel

 

discorsi di Miguel Díaz-Canel Bermúdez


 

PL notizie, info e molto di piu'
il romanzo cult degli anni '90

Una storia d'amore nella Cuba dei primi anni '90, quando molti italiani scoprirono le gioie ed i sogni che Cuba riservava loro...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE PIU' BELLE FOTO DI CUBA

le foto di Rod


juaicaterra
COLOMBIA

 
 

 

 

 

UN IMPEGNO CON IL SANGUE INNOCENTE CHE HA


 

NUTRITO LE ANSIE PROFONDE DI QUESTO POPOLO

 

di Yeilén Delgado Calvo

 

Ci sono dolori che non scemano mai, anche quando coloro che li hanno sentiti nel più profondo non camminano già più sulla faccia della Terra, perchè la sofferenza irreparabile di una madre o un padre è sempre fuoco acceso sulla pelle di ogni anima buona e commuovono le fidanzate vedove e le famiglie orfane dei loro figli migliori. L’ingiustizia che strappa le vite in fiore è una macchia per tutti i tempi. Quando si pensa al 27 novembre del 1871 in forma detenuta, i 153 anni trascorsi non impediscono il ritorno dell’orrore . E sono nostri fratelli gli otto studenti di Medicina fucilati per aver -li accusarono - profanato la tomba di un giornalista spagnolo, e sono così la nostra indignazione e la tristezza che Martí canalizzò in versi: «Cadaveri amati quelli che un giorno /foste sogni della Patria mia, /Spargete, spargete sulla mia fronte/ la polvere delle vostre ossa tarlate! / ¡Toccate il mio cuore con le vostre mani! / ¡Gemete nelle mie orecchie! Víttime dell’odio e dell’impotenza, nei corpi di Anacleto, Carlos Augusto, Eladio, Carlos Verdugo, Juan Pascual, Ángel, José e Alonso si tentava d’assassinare un ideale. La loro gioventù, piena di promesse, rappresentava il futuro di una Cuba fatta per e con i cubani, una Cuba indipendente. Ma quello che pretendevano fosse punizione e minaccia divenne invece disonore per la mano esecutrice. Questo fatto restò iscritto come uno dei crimini più terribili commessi dal colonialismo spagnolo nell’Isola e la memoria dei morti ha dimostrato che la metropoli non poteva aspettarsi niente dai cubani degni, niente! Il cammino era, al contrario, l’onore, questo «dei negri che – come disse Pedro de la Hoz in queste stesse pagine – tentarono di riscattarli dalla bramosia criminale degli occupanti coloniali (...) cinque, almeno, in un forzato e perverso anonimato». Anche loro morirono tra le braccia della Patria grata, e cominciarono, morendo, la vita. Il ricordo e l’omaggio a coloro che morirono per l’irrazionalità e la barbarie non è un puro esercizio di ricordo storico ma il compimento di un impegno con il sangue innocente che ha concimato le ansie più profonde di questo popolo. Nel suo discorso del 27 novembre del 1960, Fidel disse: «Questa è la Rivoluzione, quella che cerca il meglio per la Patria», e questa semente di luce sta anche in quello che è stato e che si venera. Lì sta l’onore!

 


CUBA  ATTUALITA'
  


 

PROFETI E BUFFONI


 

di Ernesto Estévez Rams


 

La professione di profeta è, concettualmente, mal definita. Non è credendo nella parola di un altro che si costruiscono realtà. Nel mondo obiettivo, le realtà costruiscono profeti. Sembra una cosa minore, ma non lo è. Non per questo si deve intendere che il profeta, storicamente parlando nel suo senso religioso era un truffatore. In molti casi profetizzare era la maniera di guidare un popolo verso il suo destino desiderato. I profeti allora erano leaders che necessitavano, per le circostanze storiche, invocare un potere soprannaturale per far sì che gli altri confidassero nella loro direzione. Per puntellare le profezie come conoscenza concessa da un ente sacro, nella maggioranza delle occasioni gli oracoli realizzano delle cerimonie per rendere esplicito che non si tratta di loro ma del canale di comunicazione che hanno con la condizione soprannaturale. Il profeta si presenta come un veicolo attraverso il quale un’entità superiore comunica con noi. Tali cose sembrano materiali del passato, ma la cocciutaggine ci fa girare lo sguardo. Nonostante il discorso, in apparenza opposto, il post modernismo, negandoci la necessità delle profezie, ha lasciato nella pratica, un posto vacante per renderlo abbordabile a tutto un mucchio di ciarlatani. L’operazione ovviamente è abilitata dall’ideologia assoluta del denaro come valore di tutto e di tutti. In questo mondo. la tua capacità di fare soldi è proporzionale alla tua percezione pubblica come autorità assoluta: non importa il tema. Alcuni non si trattengono dall’esprimerlo:«Dico qualcosa e questo generalmente avviene. Forse non nel momento previsto, ma generalmente avviene», ci regala Elon Musk, una delle persone più ricche del pianeta e a quanto pare il profeta del momento. Elon predice il collasso della popolazione mondiale per mancanza di nascite, così come ci rivela i segreti per dimagrire, pronostica (sbagliandosi) il calo dei morti per la Covid-19 durante la pandemia negli Stati Uniti Inoltre ci dice che quest’anno l’intelligenza artificiale supererà quella umana o parla di colonizzazione di Marte. Considera che le sue opinioni, soprattutto sul terreno e sul divino, meritano copertura planetaria e i media egemonici sembrano dargli ragione. Certo, non ci soffermiamo su questo. Ci sono sfoghi più infami, come quando ha minacciato di licenziare i lavoratori da una delle sue imprese se si sindacalizzavano. Il profeta milionario non riuscì a frenarsi quando fu segnalato come una delle forze oscure dietro il colpo di Stato contro Evo Morales e pronunciò quella perla: «Faremo colpi di Stato dove vorremo. Vivi con questo!». Per non variare, ha inviato 50 messaggi contro il presidente del Venezuela Nicolás Maduro e, in questi giorni, pettina le zazzere con il Brasile per proteggere nella sua rete sociale i partitari dell’ex-presidente Jair Bolsonaro, che utilizzano la piattaforma per promuovere la violenza. Ma, siamo onesti, non si tratta del milionario sudafricano. Il mestiere di profeta è una delle professioni più redditizie di questo mondo rincretinito. Non ci stupiremo di un Elon messia in un pianeta dove la profezia auto realizzata è meccanismo quotidiano di controllo delle masse; un mondo dove Vanity Fair ci dice come dobbiamo vestirci nel prossimo inverno, e dopo averci martellato per tutte le vie, si stupisce quando la gente usa i suoi suggerimenti quando fa freddo. È che Elon, in fondo, con tutti i suoi bilioni, è uno strumento del sistema. Un buffone con un ego smisurato che salta come una capra su una piattaforma assieme a Trump, per intrattenere il popolaccio. E questo che il capitale accumulato fa il profeta, realmente non si sostiene molto storicamente, e nemmeno teologicamente. Alla fine e in principio tutte le costruzioni del paradiso in tutte le religioni che adottano il concetto, hanno in comune che lasciano fuori il denaro.
 


UOMO E LEGGENDA


 

Fidel Castro Ruz


 

«Le rivoluzioni non si fanno per proteggere e assecondare privilegi; le rivoluzioni si fanno per aiutare chi necessita aiuti; le rivoluzioni si fanno per implantare la giustizia, per dare fine all’abuso, per mettere fine allo sfruttamento. «E la nostra Rivoluzione è stata fatta per questo, e con questo fine sono caduti quelli che caddero. E per ottenere questo proposito sono stati fatti tanti sacrifici. La Rivoluzione veniva a ordinare la Patria; la Rivoluzione veniva a fare quello che da molto tempo ogni cubano stava chiedendo che si facesse».

 


 

 

CANTARE L’AVANA


 

di Guille Vilar


 

«Se non esistessi io t’inventerei, mia città, L’Avana», dicono i versi finali della famosa poesia di Fayad Jamís dedicata alla capitale di tutti i cubani. Inoltre si potrebbe affermare che rappresenta l’enigma nel quale s’incontrano intrappolati tutti quelli che cantano l’amata città dei Caraibi. L’Avana / bella Avana / è bello il tuo Prado / sono belle le tue strade, è bello il tuo mare … dissero Los Zafiros;. Tu mi ricordi le strade de L’Avana Vecchia / La Cattedrale sommersa nel suo bagno di tegole, canta Silvio Rodríguez. L’Avana, / se la vita mi esiliasse in un angolo della terra/ io ti giuro che morirei d’amore e di voglia/ di percorrere le tue strade, i tuoi quartieri e le tue città… , assicura Gerardo Alfonso, in uno dei suoi più commoventi temi nei quali si rivolge alla capitale. Le canzoni cercano di decifrare il mistero di questa passione per la quale restano rapiti davanti a lei, definitivamente, musicisti e esseri comuni, nel trascorrere del tempo. Soddisfa constatare che interpreti e compositori di diverso genere non possono eludere l’influsso di un simile incantesimo. Lo ratificano la composizione del cantautore Sindo Garay, intitolata Addio a L’Avana o Nelle strade de L’Avana, del Re del Mambo, Pérez Prado e la sua orchestra, così come Miguelito Cuní e i gruppo Modelo con Guaguancó, a L’Avana. Il tono di ognuno di questi temi, nati dal fascino, è diverso. Se in L’Avana in febbraio, di Liuba María Hevia, si canta alla città con il maggior lirismo, come complice di un amore, in L’Avana mia, di Amaury Pérez, c’è l’incanto della città come un riferimento consigliabile per evitare le angosce dell’anima. Oscar Valdés ha dato a Irakere uno dei successi più eseguiti con il brano Yo soy de La Habana, una mostra di cubanissima devozione per questa città enigmatica. Più recente, Juan Formell esprime con Los Van Van la sua predilezione per la capitale in temi più popolari come La Habana no aguanta más, e La Habana sí, mentre Adalberto Álvarez si pone con Mi linda habanera e Gozando en La Habana. Ma forse il brano che definisce più chiaramente la natura dei suoi abitanti è Locos por mi Habana, di Manolito Simonet y su Trabuco, una suggerente allegoria, allegra, spensierata e diretta, come siamo i cubani che apportiamo il respiro vitale a questa città che giunge all’anniversario 505 dalla sua fondazione. Sa molto di questo sentimento, ma come rimpianto, Antonio Guerrero che, detenuto nelle prigioni nordamericane con i suoi quattro compagni per i suoi ideali e le convinzioni , ha composto Canto de amor a La Habana, interpretato da Tammy López: Pensando a te io rinnovo / la sorgente della mia allegria / non importa la lontananza / che emana dai miei versi, / come ieri, oggi e domani / Avana, tu sarai mia. Questi e molti altri sono i canti nati dall’anima e ognuno li fa propri secondo i suoi gusti e i messaggi speciali. L’Avana continuerà a ispirare altri cantori e vivrà per molti secoli nella musica dei suoi innamorati.


 

IL GIOCO D'AZZARDO A CUBA

 

 

L’iconografia di una Cuba prima della rivoluzione si basa su di una specie di Eden del piacere dominato dalla mafia e tacitamente approvato dal presidente Fulgencio Batista. Nei più sfarzosi hotel dell’Avana non era raro incontrare elementi come Lucky Luciano o Meyer Lansky che trasformarono la capitale cubana in un porto franco dell’illegalità dove tutto era consentito. Dal gioco d’azzardo alla prostituzione, ogni cosa era condita dalla corruzione di un potere politico alquanto disponibile quanto capace di approfittare di facili compensi. L’immagine di una Cuba felice tra ballerine e mambo suonati da abili orchestre, si scontrava con il quotidiano di milioni di poveri cubani che dovevano arrabattarsi solo per avere di che sopravvivere. Si può dire a posteriori che la dissolutezza a Cuba era originata dalla criminalità e dal potere politico, ovviamente tutelato da forze militari appositamente addestrate, che avevano trovato un denominatore comune. Ovvio che anche al di fuori dai patrii confini, la nomea che a Cuba ci si poteva divertire senza alcun limite, provocava una forte domanda turistica e non solo provenienti dai vicini Stati Uniti. Al giorno d’oggi, trascorsi diversi decenni dal trionfo dei barbudos che rovesciarono il regime del dittatore Batista e l’impostazione di un socialismo tropicale, L’Avana e altre storiche città, hanno riacquistato quella dignità che nega qualsiasi virtuale contatto con quella che era la Cuba ante rivoluzione anche se, dal tessuto urbano – profondamente restaurato – alle vecchie automobili americane che ancora miracolosamente si muovono per l’isola, sono testimoni di un tempo oramai passato. Per chi volesse assaporare l’epoca d’oro del gioco d’azzardo, al giorno d’oggi esistono altri sistemi che possono essere sfruttati da qualsiasi device connesso ad Internet attraverso il quale entrare in diretto contatto con la fortuna. È sufficiente andare sul sito NetBet per tentare la sorte con tanti divertenti e coinvolgenti giochi d’azzardo come se foste davanti ad un tavolo verde attenti a sviluppare il vostro gioco.

 

   



 

 

CON CERTEZZE E PRINCIPI SI COSTRUISCONO I VINCOLI


 

CHE CI UNISCONO COSA SAREBBE DI QUESTO POPOLO


 

SENZA L’UNITÀ COSTRUITA DA FIDEL?


 

di Leidys María Labrador Herrera


 

Ci sono concetti la cui profonda dimensione umana, sociale e anche di sentimenti, fa sì che nessuna definizione delle loro essenze – per quanto scientifica e profonda possa essere – è del tutto completa senza le esperienze e le verifiche dell’immaginabile portata nel divenire quotidiano, nell’instancabile fare e nella conquista perenne della storia che possono darle i popoli. Ci sono certezze che si fanno a forza d’esperienze e fiducia, di volontà e decisione. Certezze che si costruiscono per quel che per noi è questione di volontà e decisione. Certezze che si costruiscono per quel che, per noi, è questione di principi e lealtà e per altri che ignorano la forza della virtù, è solo una stoltezza incomprensibile che,nonostante, ci mantiene in piedi al disopra del superficiale e dell’incerto. Certo, anche se le eredità morali ed etiche fanno sì che si trasformi eventualmente in un processo spontaneo, non lo è dai suoi inizi. I popoli devono imparare, sbagliarsi, superare le loro paure e ascendere negli annali della storia per intendere che esistono possessi troppo preziosi per correre rischi, e che certe lezioni devono essere tatuate nella mente e nell’anima in identica forma, perché se una vacilla, l’altra possa venire in suo aiuto risanando la fiducia perduta, nel cammino di questi apprendistati si alzano muri che servono da insuperabili parapetti al veramente importante. I popoli, poco a poco, buttano le foglie secche delle incertezza e delle ambivalenze quando le prove della certezza del cammino sono irrefutabili e quando i marciapiede che si succedono, uno dopo l’altro, pieni di falsi incanti, rafforzano i nostri piedi nel sentiero che non è sempre florido e affascinante, ma definitivamente porta i nostri passi verso un luogo sicuro Ogni giorno la nostra determinazione è posta a prova, la nostra forza è sottoposta allo scrutinio di un rapace opportunismo e i nostri principi e valori umani e morali passano per il fine setaccio della sfiducia infondata, per ferire e rimpiazzare il giusto con il facile; per quello che non reclama il sacrificio che ingrandisce e forma, dimenticando che in onore della verità «chi porta molto dentro, necessita poco fuori». Ci sono coloro che preferiscono pensare che quel che lacera e consuma le nostre essenze più umane è un semplice delirio di persecuzione e non un macchinario montato per costruire autentici automi, incapaci d’intendere il modo, nemmeno tanto sottile, in cui si manipola la sua coscienza. Sole le verità apprese con il corso della storia, le certezze abbracciate allora per oggettiva transitività, allertano, preparano, curano l’anima dei popoli. Sembra una logica facilmente comprensibile, ma è stato necessario molto sacrificio, molto esempio, molta volontà e l’eccezionalità d’indimenticabili guide per comprenderlo. In tutto questo c’è un filo conduttore, uno che per tradizione patriottica ed etica non si è mai rotto, nemmeno nei momenti più duri. Unità: questo filo si chiama Unità. Uniti apprendiamo e intendiamo che le sconfitte sono parte del camino verso il trionfo, che gli errori sono necessari per guadagnare saggezza, affinare l’intelligenza e il senso comune. Uniti apprendiamo a condividere in uguale misura l’allegria e il dolore, a estendere il braccio per far sì che chi è caduto si rialzi. Uniti facciamo di Cuba quello che è, un riferimento universale di tutto quello che di questa umanità, apparentemente maltrattata e confusa, tuttavia merita d’essere salvato. I predatori cacciano così le loro prede. Le allontanano dal branco, le isolano per servirsi di loro; solo così la caccia è un successo. Quando questo non avviene,quando il branco resta unito e allerta, nemmeno il predatore più equipaggiato riesce a realizzare il suo obiettivo e con la frustrazione di una forza che lo supera, non gli resta altro da fare che allontanarsi. È una legge del regno animale, ma che portiamo molte volte a colazione, quando la saggezza atavica di madre natura ci ricorda certe realtà che a volte dimentichiamo. Riceviamo due lezioni da questo. La prima è molto chiara «dividi e vincerai», ma la seconda, che è precisamente quella che mettiamo da parte, è che il predatore non riposa. Si nasconde e aspetta paziente, per lui un errore del gruppo assediato è sufficiente. Abbiamo visto tanta depredazione in questo mondo e conosciamo da vicino chi ci assedia, e come nessuno possiamo dar fede alla verità di questo principio naturale. Quello che una volta ci vide come la frutta matura, che si pose dietro a noi come chi calpesta orgoglioso il suo bottino di guerra e si dispose a saccheggiarci anche il fiato; quello che scacciammo da questa terra amata non si è mai rassegnato e lancia artigliate dai più insospettabili luoghi con la speranza che ognuno di noi si assesti. Non importa se per lui è necessario bloccarci, letteralmente, anche l’ossigeno. Senza dubbio il suo fallimento lo corrode, la sua frustrazione lo rende ancora più pericoloso. Così che scommette su quella che, lui lo sa, sarebbe la sua unica opportunità: farci rinnegare il nostro vissuto, toglierci la nostra identità, alimentare il nostro individualismo che corrode le fondamenta della forza che sino ad oggi ci ha mantenuto incolumi. Vuole che noi ci si guardi uno e l’altro senza spirito fraterno, che ci s’incolpi e ci si affronti. Vuole che si faccia prevalere la legge del più forte, che si scommetta su “vali per quello che hai”. Spera che le tormente dell’incredulità e della mancanza di fiducia distruggano più muri degli uragani, e che non sia un terremoto, ma la perdita dei valori, quella che ci apra il suolo. Il suo piano è freddamente calcolato. Non hanno scoperto niente di nuovo. Molto tempo fa un pensiero chiaro, sempre anticipato al momento storico, declassificò le loro intenzioni. Lui lo ha detto per primo che nessun nemico aveva la capacità di far crollare la nostra opera e che questa barbarità potevamo essere capaci solamente noi. Questo popolo non tradirà mai quello che ha costruito con le sue stesse mani. Noi? Come potrebbe essere possibile questo? Come tante altre volte il nostro Comandante in Capo Fidel Castro Ruz –professore di tutte le lezioni descritte in questa pagina, pose davanti ai nostri occhi una verità che sino ad allora non avevamo guardato o almeno non dalla sua logica indiscutibile, dalla sua prospettiva unica di Cuba, del suo popolo e della sua realtà. Quella allerta fu opportuna come poche, quella maniera unica nella quale toccò la fibra di rivoluzionari da una punta all’altra di questa Isola, e quelle parole marcarono un prima e un dopo e un “hasta siempre”, perché nessun patriota poteva sopportare l’idea, la  possibilità di fare il gioco di coloro che sguazzano in tutto quello che ci danneggia. Per questo oggi non poteva mancare, tra le più sincere e profonde evocazioni della sua esistenza quello che fu la sua bandiera, la sua ideologia più apprezzata, oggetto sempre latente del suo fare, fine supremo di tutte le sue azioni: l’unità di questo popolo. Ma là nell’eternità può essere sicuro, uomo patria, uomo popolo, che questo puntale ha sopportato i danni di tempi tempestosi ed è sempre in piedi, come salvaguardia insostituibile della nostra pace e della nostra stirpe. Sino a che la mano di uno si tenda verso l’altro, mentre condividiamo con disinteresse quello che abbiamo, sino a che l’abbraccio solidale allevia il dolore e la disposizione a fondare e costruire ci accompagnano, non ci sarà speranza che si spenga, nè sole che smetta di brillare per quanto intensa sia la tormenta, né Patria negoziata, nè perduta, perchè non esiste la morale sufficiente per battagliare per lei.



 

GUARIMBAS: I GESTORI DEL CAOS CHE

 

AGISCONO CONTRO IL VENEZUELA


 

di Raúl Antonio Capote


 

Il Venezuela è vittima di una guerra multiforme di carattere non convenzionale, che vuole far arrendere il suo popolo e far cadere il Governo Rivoluzionario chavista, con il fine d’appropriarsi delle grandi ricchezze del suo suolo e sottosuolo. Nelle ore successive al processo elettorale, il Venezuela ha sofferto un’ondata di violenza, incentivata da reti sociali, che si è scontrata fortemente contro la realtà. In un periodo di quattro giorni sono state assassinate 27 persone e 120 hanno riportato ferite. Inoltre sono state danneggiate in modo importante diverse infrastrutture pubbliche. La Guarimba è un tipo d’operazione paramilitare e terrorista, che viene usato tatticamente tra forme di «guerra no convenzionale», col fine di generare alti gradi d’instabilità politica, mediante la manipolazione strategica di un’ ira sociale anticipatamente generata, con fini insurrezionali di cambio politico. si possono determinare le sue caratteristiche specifiche: Sono formate da persone giovani (soprattutto uomini),minori di 30 anni. *La loro importanza è numericamente minore di altre forme di manifestazione politica, marce, blocchi e colpi su casseruole. * Sono identificabili per il tipo di materiali iniziali che utilizzano: sacchi di spazzatura e pneumatici d’auto da incendiare, così come altri oggetti della via pubblica. * Si organizzano in quadranti che si mantengono in un punto specifico, divisi in gruppi secondo le capacità o le funzioni individuali. * Gruppi di scontro: di solito stanno in prima fila per lanciare pietre e rilanciare i gas lacrimogeni. * Aiutanti e annuncianti: seconda fila composta da individui che avvisano dei pericoli. * Gruppi d’aiuto medico: incaricati di soccorrere i feriti e dare i primi soccorsi * Utilizzano strategie che implicano la fuga dei coinvolti dalla scena, quando arrivano le forze della sicurezza pubblica. Favoriscono scontri tattici per poi tornare allo stesso punto specifico. * L’84 % delle vittime sono state uccise tra il 29 e il 30 luglio. * Le morti si possono attribuire ai detti Comanditos, dopo le investigazioni e le expertise biologiche, fisiche e le chiamate telefoniche. * Il maggior numero dei decessi è avvenuto a Caracas e nello stato di Aragua, con sette morti in ogni regione. Ci sono stati morti anche negli stati di Bolívar, Yaracuy, Miranda e Zulia. * Il 68 % degli omicidi è avvenuto di notte.

 


 

 

 

 


AMERICA LATINA
 

 

I GIOCHI CHE HANNO AVUTO ORIGINE IN SUD AMERICA

Il Sud America è una regione nota per le sue tradizioni e cultura. Le persone che vivono qui sono tra l’altro gentili, amichevoli e ospitali. Premesso ciò, va altresì aggiunto che mentre questo territorio è principalmente conosciuto per la sua musica, i balli tradizionali e la cucina straordinaria, le persone che vivono qui amano anche un'altra attività ossia i giochi da casinò con alcuni di questi che sono persino nati in loco.

Il boom dei giochi online in Sud America

Fino a pochi anni fa, gli unici posti in cui in Sud America e in parte di quella centrale era possibile divertirti con i giochi di casinò erano le strutture terrestri. Nel 2015 è nata una nuova tendenza che va sotto il nome di casinò online e le popolazioni locali ne sono state molto attratte. Questi siti infatti offrono grandi vantaggi rispetto ai casinò tradizionali in quanto forniscono un'esperienza di gioco unica. Ci sono tra l’altro molti giochi di qualità tra cui scegliere, i siti sono sicuri e accettano numerosi metodi di pagamento. I giochi da casinò sono creati da alcuni dei fornitori più rinomati al mondo e presentano decine di elementi che si richiamano propri alla cultura latino-americana.  Questo gioco ha preso piede in tutta Europa, nonostante, la sua fama, non ha mai potuto superare quella del blackjack, oggi molto giocato anche nel nostro paese, grazie agli operatori legali come starcasino.it/blackjack, con... [segue]

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