AVVENIMENTI
LE DONNE NELLE
FORZE ARMATE RIVOLUZIONARIE
Fiori verde
ulivo. Circa il 20% degli ufficiali dell’esercito cubano sono donne
GUSTAVO
BECERRA - speciale per Sí por Cuba
Dal 1959 le
donne cubane fanno parte dell’avanguardia che ha portato avanti il
processo di trasformazioni sociali della Rivoluzione. Non è un caso
chele donne costituiscono il 70% della forza tecnica dell’Isola.
Le cubane
hanno avuto molto a che cedere con il Trionfo rivoluzionario,
lottando dapprima contro la sanguinaria dittatura di Fulgenzio
Batista della clandestinità e poi sulla Sierra Maestra. Donne
emblematiche come Celia Sánchez, Aydeé Santamaría, Vilma Espín,
Melba Hernández…
Oggi non
esiste settore senza le cubane, compreso l’esercito, nel quale hanno
raggiunto una presenza del 20% tra gli ufficiali; la maggioranza
entra molto giovane nelle scuole militari a livello
pre-universitario integrato al sistema nazionale d’educazione.
Questi alunni a cuba sono chiamati “Camilitos” perchè la scuola è
dedicata al Comandante Camilo Cienfuegos, scomparso in un incidente
aereo al principio della Rivoluzione.
La
Costituzione della Repubblica di Cuba sancisce questo diritto
conquistato già da 45 anni e permette alle donne l’accesso, secondo
i meriti e le capacità, in tutti i ruoli e impieghi dello Stato,
come in tutte le gerarchie delle Forze Armate Rivoluzionarie – FAR-
della sicurezza e dell’ordine interno.
Inoltre sono
state adottate misure speciali per garantire il diritto delle donne
a partecipare alle attività della difesa, come militari
professioniste, per un periodo di due anni, o nelle Milizie delle
Truppe Territoriali MTT o le Brigate della Produzione e Difesa.
Nelle MTT, organizzazione armata che risponde alla dottrina della
guerra di tutto il popolo, le lavoratrici, le donne di casa, le
intellettuali e le studentesse costituiscono circa il 50%.
Le donna con
il rango militare più alto nelle FAR è la Generalessa di Brigata
Delsa Puebla, conosciuta affettuosamente come Tetè Puebla, deputata
della Assemblea Nazionale e membro dell’ Associazione dei
Combattenti della Rivoluzione.
“DIRIGIRE GLI
UOMINI NON È UN COMPITO FACILE”
Yaíma Torres
Sánchez cinque anni fa decise di lasciare la natale Pinar del
Río, con l’obiettivo di incorporarsi al Servizio Militare
Volontario Femminile. Oggi a 25 anni è capo di un sottogruppo di
una unità dei truppe speciale.
“La mia
missione è educare il combattente e vegliare che compia i suoi
doveri. Dirigere uomini non è facile, ma tra di noi vige un assoluto
rispetto”, ha dichiarato la giovane a Granma l’8 marzo scorso.
Sulla sua
camicia si possono vedere diverse decorazioni concesse dalle FAR tra
le quali quella di combattente per la produzione e la difesa e
quella dei servizi speciali. Inoltre è istruttrice di arti marziali.
Un’altra
giovane ben truccata con la sua uniforme verde olivo impeccabile,
Yatnirros Martínez, è cadetta di 22 anni e ha detto a un giornalista
della BBC:
“ Nel nostro
paese noi donne possiamo appartenere alle forze armate e questo è
sempre stato il mio sogno”.
La maggiore
Lucilla Hernández Bernal di una piccola unità della difesa antiaerea
dell’Esercito Centrale, opera da 15 anni nelle FAR e sostiene che ci
sono molte donne in questa Patria, che dirigono posti chiavi della
difesa e altre centinaia di migliaia disposte a stare in avanguardia
se gli Stati Uniti decidessero di attaccare l’Isola.
Io insegnavo
in una scuola media e sono entrata nella vita militare con il detto
Servizio Volontario Femminile. Ho seguito dei corsi: sono entrata
come capo di plotone, poi mi hanno nominato sottotenente, poi
capitano... adesso sono maggiore.
UNA DONNA
INTERNAZIONALISTA
La presenza
femminile non è certo mancata nelle innumerevoli missioni
internazionaliste, anche in quelle militari, che hanno contribuito
alla causa liberatrice dei popoli nel mondo e soprattutto in Africa.
Aracely
Careaga è un esempio: 30 anni fa comandava una compagnia femminile
che il Governo Rivoluzionario mandò in Angola. Alla fine del ‘75
Aracely fu selezionata dalla Federazione delle Donne Cubane assieme
ad altre 134 compagne per andare in Africa e combattere contro le
truppe razziste del Sud Africa. Allora era membro della Segretaria
Nazionale dell’organizzazione femminile e fu una sfida, un onore e
un impegno.
Per 30 giorni
si addestrarono con rigore di veri soldati nella scuola “Interarma
Antonio Maceo”. Furono preparate in fanteria, tiro in combattimento,
addestramento per le situazioni di guerra, in topografia e sanità
militare. Poi giunse la partenza.
La strada per
l’aeroporto sembrò a tutte più lunga dell’abituale. Tre ragazze tra
le quali Aracely incontrarono Vilma Espín, presidentessa della FMC,
che era andata a salutarle e con sorpresa di tutte le ricondusse in
città dove le aspettavano Fidel e Raul Castro. Dopo una spiegazione
dettagliata del Capo della Rivoluzione sulla situazione della guerra
e lo stato della missione che dovevano compiere, quel volo partì
per Luanda.
“Gli uomini
cercavano di proteggerci, ma noi eravamo esposte al pericolo in ogni
momento e in ogni luogo: eravamo in un paese in guerra”, racconta
Aracely.
Le donne
furono sistemate nella sede della Missione Militare di Luanda, nelle
Unità dei fronti nord, sud, est e nella regione di Cabinda.
Sparse nella
geografia dell’Angola, moltiplicarono i risultati del loro lavoro
compiendo molte missioni. Quando si firmarono gli accordi di pace
con l’Africa del Sud, nel marzo del 1976, le dirigenti della FMC si
dedicarono a fare le consulenti per l’Organizzazione delle Donne
Angolane, OMA.
Tra il 1982 e
il 1984 Aracely andò in Angola altre volte: una per lavorare
all’organizzazione del primo congresso della OMA, su richiesta delle
donne angolane e poi a compiere missioni civili nell’ambasciata
cubana.
“Ho imparato
molto dalle donne africane dal loro spirito di lotta, ma ho anche
imparato dalle mie compagne che hanno dimostrato d’essere
disciplinate, coraggiose e sensibili. Nel 1991, quando le truppe si
ritirarono definitivamente, mi hanno invitato di nuovo”.
Le compagne
angolane la consideravano una parte del loro gruppo. Ricordando
quella tappa Aracely sottolinea che il maggior privilegio è stato
rappresentare le m¡gliaia di cubane che erano disposte a compier
qualsiasi missione che fosse stata loro assegnata in Africa.
Aracely non è
più la ragazza di 30 anni fa: ha i capelli bianchi e custodisce
ricordi e aneddoti di quelle che furono e che sono le donne
combattenti cubane. |