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Rosa Elena Simeón presiede la VIª Conferenza della Convenzione delle Parti delle Nazioni Unite per la lotta contro la desertificazione e la siccità all’avana nel Palazzo delle Convenzioni

Un problema globale

La desertificazione  non è l’aumento dei deserti esistenti ma il processo di degradazione delle terre in  aree aride, semi aride o sub - umide secche. E’ un processo graduale di perdita della produttività dei suoli e di riduzione della coperta vegetativa per effetto delle attività umane delle variazioni climatiche.  Più di 250 milioni di persone patiscono direttamente gli effetti della desertificazione e una terza parte della superficie terrestre - più di 4000 milioni di ettari sono minacciati dalla desertificazione. Inoltre è in pericolo la sopravvivenza di 1.2 migliaia di milioni di persone che dipendono dalla terra per la maggior parte delle loro necessità e che sono in genere  gli abitanti più poveri della terra in più di 110 paesi. Le persone direttamente danneggiate non sono le sole a soffrire per questi effetti. La popolazione emarginata per effetto della desertificazione, che vive nelle terre secche è quella che soffre di più poichè la sua povertà si aggrava come la sua situazione sanitaria e alimentare che si deteriorano, la sicurezza alimentare si debilita e inoltre obbliga a cercare altri mezzi di sussistenza. I conflitti e le emigrazioni di massa fanno invadere i centri urbani e si estendono ad altri paesi. Di fatto 35 milioni di persone , l’equivalente alle popolazioni di Germania e Francia messe insieme, potranno vedersi obbligate a spostarsi per la desertificazione. Tra il 1997 e il 2020 si calcola che 60 milioni di persone abbandoneranno le aree desertificate dell’Africa sub sahariana, per andare a nord del continente e in Europa.
Vari studi sull’Africa occidentale realizzati per periodi prolungati prevedono flussi migratori costanti dalle regioni del Sahel sino alle città costiere la cui popolazione si moltiplicherà e diverrà di circa 271 milioni nel 2020. Secondo l’Istituto Natural Heritage esiste una correlazione solida tra l’emigrazione, la povertà e l’effetto negativo medio ambientale. Ogni anno 70000-900000 messicani  abbandonano le case e i campi secchi e vanno negli Stati Uniti a cercare lavoro. Le risorse del medio ambiente nelle città e negli accampamenti a disposizione  di queste persone, come l’ambiente circostante, sono molto scadenti. Le difficili condizioni di vita e la perdita di identità culturale debilitano sempre più la stabilità sociale. Uno studio realizzato nel 1994 indicava che la metà dei 50 conflitti armati di quell’anno avevano come fattori causali medio ambientali caratteristici delle terre secche.

Anche se la desertificazione danneggia soprattutto il continente africano, due terzi del quale sono deserti o terre secche e la cui popolazione dipende nella maggioranza dalle risorse naturali per sopravvivere, il problema non si circoscrive alle terre secche di questo continente.

Più del 30% delle terre degli Stati Uniti sono danneggiate dal degrado delle terra, una quarta parte dell’America Latina e dei Caraibi sono deserti.  In Spagna  il 31%  delle terre corre il pericolo di desertificarsi.  Circa il 70% dei 5200 milioni di ettari di terre secche che si usano in agricoltura, come il 30% della superficie terrestre totale sono già degradate e minacciate dalla desertificazione. In Cina, dagli anni ’50, le tempeste di sabbia e la crescita dei deserti hanno rubato 700 000 ettari di terre coltivate, 235 milioni di ettari di pascoli,  64 milioni di ettari di boschi e altro.

La desertificazione sottrae enormi risorse economiche. Uno studio non pubblicato del Banco Mondiale dice che il danno delle risorse naturali in un paese del Sahel equivale  al 20% del suo PIL.

Le conseguenze economiche per queste cause ascendono ad almeno 42.000 milioni di dollari l’anno.   Il primo e il due settembre i Capi di Stato e di Governo, vice-presidenti e ministri  cercheranno di adottare  decisioni pratiche per l’eliminazione della povertà, per garantire la sicurezza alimentare e per combattere effettivamente il pericoloso flagello della desertificazione. Sarà uno scambio dinamico perché, assieme al contributo economico necessario, sarà evidente la volontà politica unita dei paesi che integrano la Convenzione, l’ente che molti definiscono “la Conferenza dei Poveri”.Quindi non deve stupire  che nell’incontro dei Capi di Stato e di Governo si ponga in primo piano il tema sulle opportunità e la sfida della formazione di coalizioni indirizzate a eliminare la povertà e proteggere l’ambiente a livello locale, nazionale, bilaterale e multilaterale. Il programma include la situazione delle aree rurali del pianeta che sono quelle più povere, dove con maggiore gravità si osservano gli effetti moltiplicatori della degradazione delle terre e le sue conseguenze  nell’emigrazione, nella mancanza di acqua, nella deficienza della sanità pubblica, tra gli altri problemi.

l risultati degli analisi verranno registrati nel documento che verrà denominato la “Dichiarazione dell’Avana”. Nella prima settimana sono stati discussi nella Conferenza gli aspetti tecnici di tutto quello che riguarda la desertificazione che non è semplicemente un problema della qualità del suolo, nè della capacità biologica della terra, ma un processo di grande importanza e conseguenze sociali. All’Avana è riunita la più giovane delle Convenzioni dell’Ambiente, creata dopo il Vertice della Terra e fenomeni che deve affrontare sono  maggiori di quelli del resto delle Convenzioni, anche le più importanti.  Nei dibattiti, nelle riunioni, nei fori e degli incontri dell’evento la situazione delle risorse viene a galla costantemente per affrontare il costo economico di circa 42 miliardi di dollari all’anno che provoca la desertificazione, un fenomeno mondiale  che danneggia oltre 2 miliardi di ettari - due su tre parti si trovano nell’Africa - e colpisce più di un miliardo di persone.

I rappresentanti dei paesi africani hanno avvertito, nella riunione dell’Avana, che le attuali crisi finanziarie e gli impatti economici delle politiche danneggiano in maggior parte le regioni secche, che sono quelle più vulnerabili economicamente, ambientalmente e socialmente. Costoro hanno affermato di non potere adottare le misure adeguate perché mancano le risorse finanziarie.
Si spera che nella riunione venga designato il Fondo Mondiale per lo Sviluppo dell’Ambiente come meccanismo della Convenzione, che determinerà la collaborazione finanziaria a lunga scadenza e l’accesso alle risorse da parte dei paesi danneggiati dal flagello della desertificazione. L’ultima assemblea del Consiglio del Fondo Mondiale per lo sviluppo dell’Ambiente ha deciso di aggiungere la degradazione della terra, principalmente la desertificazione e la deforestazione, all’insieme dei temi. Questo significa che a breve scadenza la Convenzione riceverà un contributo addizionale di 500 milioni di dollari, somma che avvicinerà i paesi Parti alle risorse finanziarie per affrontare il problema.
Secondo Hama Arba Diallo, Segretario esecutivo della Convenzione, il finanziamento si utilizzerà per i progetti che aiuteranno i “paesi parte” danneggiati a migliorare i loro sistemi di pianificazione e, di conseguenza, la vita delle persone che risiedono nelle zone rurali aride troppo colpite dalla degradazione della terra e che sono quelle più povere del mondo. L’assistenza si centrerà nell’acceleramento delle azioni spinte dai paesi che applicano progetti integrati e multi-settoriali compatibili con le priorità del programma di lavoro della Convenzione e massimizzano le sinergie esistenti con le altre due Convenzioni di Rio, cioè la Convenzione sulla Diversità Biologica e la Convenzione Cornice delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico.

L’assistenza del Fondo comprenderà la creazione di capacità che contribuiranno a incorporare la gestione sostenibile delle terre, tra le priorità dello sviluppo nazionale, con gli investimenti nel terreno, per migliorare il benessere economico della popolazione locale e la ricerca, indirizzata a fornire informazioni, conoscenze e strumenti per migliorare la qualità e l’efficienza dei progetti del Fondo dell’Ambiente.

Dopo l’adozione prevista di questa decisione da parte della Conferenza delle Parti, i paesi danneggiati dalla desertificazione potranno chiedere direttamente al Fondo per l’Ambiente Mondiale, un ente miliardario, i finanziamenti per formulare ed eseguire i programmi di azione nazionali, sub-regionali e regionali