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Guido Guidi Guerrera è giornalista
e scrittore. Scrive su diverse riviste, tra le quali “Le terre
del vino” e il “G.D.M.”, ed è collaboratore
‘storico ’ di 'QN' che comprende 'La Nazione'
'Il Giorno' e 'Il Resto del Carlino', nelle
pagine dedicate alla cultura, agli spettacoli e al costume. Di recente è
titolare di una rubrica satirica su “Dossier”, allegato di QN diretto da
Gabriele Canè, riguardo il potere e l’influenza occulta della
pubblicità. Studioso di dottrine filosofico-esoteriche occidentali e
orientali ha pubblicato quattro volumi sull'argomento per le
Edizioni Mediterranee-Hermes di Roma: 'Il libro dei Rimedi Magici' ,
'Magia della Piramide', 'Le Stagioni della Magia' e 'L'Amore Tantrico'.
Appassionato ai nuovi modelli di comunicazione, alle loro suggestioni e
ai personaggi del nostro tempo, ha scritto vari volumi dedicati al vasto
pubblico. Tra questi una biografia e una analisi 'dall'interno' del
celebre musicista Franco Battiato, dal titolo "Franco Battiato,
un Sufi e la sua Musica", con prefazione di Franco
Cardini, e uno studio di fisiognomica satirica, nato da un
seminario tenuto all'Università di Firenze in occasione del Festival dei
Popoli sull'argomento, dal titolo 'Voltafaccia'. Una rassegna dei più
noti protagonisti dell'immaginario catodico osservati alla lente della
psicomorfologia, con introduzione di Gianluca Nicoletti,
noto conduttore radiofonico di 'Golem'. Successivamente è stata
la volta di un libro intervista a Tiziana Parenti dal titolo 'Forza
Italia, addio'.
Nel '99 ha scritto sempre per i tipi della 'Loggia de' Lanzi' 'Benigni,
ragazzo di Prato': un viaggio a ritroso nella vita dell'attore toscano.
Nel duemila per la 'Positive Press' ha pubblicato una sorta di
'giocattolo estetico-filosofico' per amanti della buona tavola e delle
sue molteplici seduzioni dal titolo 'Galateo diabolico di piaceri
divini'. Il suo ultimo libro “A spasso con Papa Hemingway” edito
da Todaro Ed. è stato anche tradotto in spagnolo dalla scrittrice cubana
Mayerin Bello e presentato alla Fiera Internazionale del Libro 2004
all’Avana da Leonardo Padura Fuentes.
Intervista della giornalista Mascia
Nassivera a Guido Guidi Guerrera in occasione della pubblicazione del
libro a 'Spasso con Papa Hemingway' Todaro Edizioni, tradotto a Cuba da
Ediciones Union con prefazione di Leonardo Padura Fuentes.
Come è nata l'idea di un viaggio e di un libro tanto originale?
Le cose più vere, le idee più sincere sono spesso frutto di un lungo
percorso esistenziale che ti porta in un posto, che sia luogo fisico o
della mente poco importa, spesse volte imprevisto e imprevedibile. Io
sono approdato ad Hemingway partendo nientemeno che da Battiato,
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Guerrera con Leonardo Padura
Fuentes alla Feria Internacional del Libro a l'Habana
Il prossimo 25 maggio, Guerrera
sarà all'Habana ospite del Coloquio Internacional Ernest Hemingway
organizzato dalla direzione della Casa Museo 'Finca Vigia', dimora
cubana dello scrittore americano, cui proprio 50 anni fa fu
conferito il nobel.
La relazione di Guido Guerrera
inerente alla vita assai movimentata di Hemingway a Cuba, avverrà
alle ore 12 presso il mitico hotel Ambos Mundos.
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amico e oggetto di una mia biografia.
Franco aveva scritto una canzone ispirata a uno dei Quarantanove
Racconti di H. dal titolo ‘La Luce del Mondo’. Ho cominciato così a
leggere quella raccolta e basta. Poi attraverso l’introduzione di
Fernanda Pivano ho sentito parlare di un altro grande autore, Charles
Bukowski, in un modo diverso e originale. Ho letto tutto B. che amava
follemente Hemingway e ho capito come spesso i pregiudizi tengano
lontano dai veri grandi della letteratura. Bukowski mi ha instillato il
desiderio di leggere approfonditamente H. e così ho fatto. (Ti ho
raccontato tutto con eccesso di zelo per farti capire come può nascere
un’idea che diventa un tuo patrimonio - puoi togliere quel che vuoi!).
A mano a mano che leggevo i lavori di H. ( mi hanno entusiasmato cose
diverse da Addio alle Armi o Per chi suona la Campana, in particolare
quest’ultimo non mi piace molto, come ad esempio I giardini dell’Eden,
un libro che sembra scritto ‘domani’ o il Vecchio e il Mare , ma anche
Festa Mobile o Un’estate Pericolosa…), dunque a mano a mano…lo sentivo
sempre più vicino, una specie di amico, di parente prossimo col quale mi
sarebbe piaciuto condividere un sacco di cose.
In modo particolare quell’entrare e uscire da caffè spesso eleganti, il
frequentare ristoranti divenuti mitici come La Pepica a Valencia, Casa
Botin a Madrid o la Bodeguita del Medio all’Avana, l’abitudine di
scendere in alberghi che come il Ritz di Parigi conservano forte il suo
ricordo tanto da avergli intitolato un caffè interno arredato come
avrebbe voluto lui e pieno di foto e di testimonianze che lo riguardano.
Molti dei suoi libri li ho letti in spagnolo: 'Comimos y bebimos muy
bien' , mangiammo e bevemmo assai bene si legge in molti passi salienti
che fanno da cesura tra un’avventura e l’altra. Questa atmosfera evocata
mi ha appassionato così tanto da chiedermi: non sarebbe l’ora di andare
a controllare personalmente come stanno adesso in pieno terzo millennio
le cose? E’ stato formidabile.
In quale luogo hai sentito più intenso il ricordo di Hemingway?
Quando sono entrato all’Ambos Mundos che era l’albergo preferito da
Hemingway all’Avana ho sentito un’emozione unica, ho quasi avvertito la
sua presenza. La stessa cosa mi è accaduta al Museo Chiquote nella Gran
Via a Madrid. E’ un caffè leggendario di cui H. parla diffusamente in
alcuni dei suoi racconti come la Denuncia o La Farfalla e il Carro
armato. E’ rimasto perfettamente uguale ad allora ed è per questo che
invece di bar lo definiscono ‘museo’, cosa che non mi piace affatto
perché nei musei non ordini un Tom Collins o un Daiquiri, mentre da
Chiquote lo puoi fare benissimo…
Hai incontrato alcune persone che conoscevano il grande scrittore: qual'è
quella che ti ha colpito di più?
Adesso rischio di commuovermi, perché sto per parlarti di un uomo
straordinario, grandissimo amico di Ernest. Era il suo cuoco,
cantiniere, tuttofare nonché comandante del Pilar:
il famoso peschereccio col quale scorrazzavano a caccia di marlyn per le
baie di Cuba fino a Key West e che ora è un pezzo da museo fermo
all’interno di uno spazio ricavato vicino alla piscina della Finca Vigia,
la casa di H a San Francisco de Paula, un sobborgo dell’Avana.
Il suo nome era, dato che solo pochi mesi fa è morto alla bella età di
104 anni, Gregorio Fuentes.
Io sono stato l’ultimo giornalista che ha avuto la fortuna di
conoscerlo, di parlargli e di intervistarlo.
Quando gli ho ricordato Ernest, il suo volto rugoso di vecchio pescatore
si è rigato di lacrime mentre diceva con voce appena udibile: Un amigo
es como una cadena, non lo dimenticherò mai. E così dicendo volgeva lo
sguardo al dipinto su una parete della cucina -soggiorno della sua
semplice
casa in cui erano ritratti assieme vicini al Pilar.
Poi mi ha mostrato la loro canna da pesca e tante foto. Bevevo ancora
rum e fumava sigari avana senza posa. Gliene ho offerto uno anch’io, uno
dei nostri toscani: "Muy bueno, muy
duro, muy fuerte…." Ha tossicchiato un po’ e se l’è finito. Non lo
dimenticherò mai.
Guerrera firma le dediche sul libro
ai pescatori di Cojimar, nipoti di quelli che andavano per mare con
Hemingway |
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Il cibo occupa un posto privilegiato all'interno del libro. Hemingway
era un ottimo cuoco e un buongustaio, mi sembra...
Non bisogna fare l’errore di credere che il libro sia una specie di
ricettario perché non è così. Il mio è un libro di atmosfere, la prova
che il set della vita di uno scrittore grande e di uno piccolo come me
porta a lampi di esistenza simili. E’ vero che nel testo non mancano
diverse curiosità a proposito del buon mangiare e del meglio bere, ma mi
arrogo solo per questa volta il diritto di mettermi nella stessa
posizione di H. che amava gli eccessi solo perché era un gran divoratore
di vita.
E la vita è fatta di molte cose. I cibi o il bere possono con altri
piaceri esserne la metafora catabolica perché nella distruzione di ciò
che amiamo ci sono i semi della sofferenze e del piacere alternati e
mescolati assieme. Il gesto estremo con cui H si toglie la vita
appartiene con certezza a uno sprazzo finale e pieno di voglia di
gustare l’eccesso degli eccessi.
Non dimentichiamo che negli ultimi anni era stato devastato dagli
elettro shock e che non poteva più permettersi di essere neppure il
fantasma di ciò che era stato. Ma lo spirito è più forte di ogni
menomazione e l’ha avuta vinta.
La corrida è un altro dei momenti salienti del libro... Ma come mai
Hemingway, che amava tanto gli animali, era così attratto da corride e
safari?
Nel mio libro dedico ampio spazio alla questione. Le due cose non
collidono affatto. Per Hemingway la corrida era la metafora stessa della
vita umana e per questo usava definirla ‘la grande tragedia’. Mentre il
safari apparteneva a una moda che si è spenta proprio con quel periodo
ed era qualcosa di non molto diverso rispetto alla caccia che ancor oggi
viene praticata. Le polemiche sono sterili e lasciano le cose al loro
posto. Per esempio la Pivano scrive a proposito che quella del safari è
una cosa che non gli perdonerà mai. Ma tanto io che lei siamo convinti
che la storia di ‘machismo’ non c’entri nulla. H. era un uomo buono,
generoso e affettuoso con tutti, molto incline a confessare le sue
debolezze. Altra storia sono le sciocchezze da rotocalco dette sul suo
conto.
A Cuba Hemingway lavorò a molte delle sue opere più importanti: quale ti
sembra sia stato il rapporto che legava lo scrittore all'isola
caraibica?
Quando sono stato all’Avana ho pensato che dovrebbero dedicargli una
statua in ogni piazza, tale è il business che ancora lega la città allo
scrittore. Certo H. amava enormemente Cuba e lì aveva comprato casa,
come ho detto. Di solito H finiva con l’avere rapporti d’usura con posti
e persone, ma Cuba era una cosa a parte. Lo faceva ridere, pensare,
innamorare lo conquistava con i suoi colori, col suo infinito e
ciarliero movimento, di Cuba non si è mai stancato. C’è una via, la
Calle Obispo, che percorreva tutta fermandosi al Floridita per il mitico
Daiquiri, poi alla Bodeguita a pranzo o a cena e al Cafè de Paris per un
aperitivo prima di rientrare all’Ambos Mundos. Lì c’è una donna
splendida di nome Esperancia che per l’ennesima volta legge ‘Addio alle
Armi’ , è la ‘vestale’ che la chiave della 511, la camera di H. che
guarda verso il mare.
Qual è il luogo che secondo te Hemingway ha amato di più?
Pamplona, senza dubbio, se parli come credo di un posto che desideri
raggiungere mentre sei lontano. Tutto il ‘set’ forte, se mi permetti la
licenza, di Fiesta è incentrato a Pamplona: L’encierro, che è la corsa
dei tori per i vicoli durante la festa di San Firmino, ma anche le soste
al Caffe Iruna, magnifico esempio di liberty, o all’hotel La Perla. Lì
tutto ancora oggi parla di H. e il club taurino in piazza è lo stesso
che frequentava il nostro, dove si intrecciano vivaci discussioni e si
tira in ballo H. come se fosse vivo e vegeto.
Quanto credi che oggi la Spagna, Parigi e Cuba siano diverse rispetto a
quelle che Hemingway vide?
La differenza sta nell’indifferenza. Mi spiego: ci sono posti dove la
globalizzazione, quella brutta, ha gettato la gente nell’indifferenza,
per esempio a Parigi. Più ci avviciniamo a modelli di vita occidentale e
più è forte tra le persone la componente dell’indifferenza, del
menefreghismo. Poi scopri per esempio che al Ritz l’atmosfera c’è ed è
mantenuta viva, anche se sai che è un business redditizio. Metterei la
Spagna al primo posto per autenticità: Madrid , Pamplona e Valencia. A
Cuba c’è troppa miseria e circolano troppi dollari impazziti, che non
sono a fronte di un paese capace di produrre reddito, ma di un’ economia
strampalata e legata agli abusi turistici. L’amore per a cultura
autentica non può essere alimentata da uno stato simile delle cose.
Tutto si è snaturato rispetto ai tempi di H. e Cuba pur non vivendo con
l’America vive dell’America continuando a fingere di non guardare ma
strabicamente e schizofrenicamente orientata verso quel paese. Però se
entri in un locale o in uno dei tanti alberghi e senti una musica
d’altri tempi e ordini un drink mentre conversi con accanto una donna e
i tuoi amici…il set è di nuovo lo stesso, perché l’uomo muta poco a
dispetto dei cambiamenti che gli girano attorno, non credi?
'QN' domenica 17 aprile 2005
( Nazione, Giorno, Resto del
Carlino)
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'QN' mercoledì 9 febbraio 2005
( Nazione, Giorno, Resto del
Carlino)
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A spasso con Papa
Hemingway
"Hemingway era un esteta nato e se da un lato asseriva di non
avere alcuna sensibilità per la musica, tradiva d'altra parte il
suo universo armonico attraverso lo scritto che diventava
spartito."
Un viaggio del tutto particolare è quello che ci invita a fare
questo autore: i luoghi servono fondamentalmente per meglio
capire e conoscere uno scrittore, Hemingway, la sua personalità
e la sua opera. La grande passione che traspare da ogni pagina
del libro fa sì che si riesca a respirare l'aria dei luoghi
caldi e assolati della Spagna, si penetri nelle atmosfere "finte
e sfarzose" del Ritz di Parigi, si passeggi sul mitico
lungomare, il Malecon, dell'Avana abbandonandoci al fascino di
quel mare che è, come dice Guidi Guerrera, Cuba stessa. Ma non
solo dai luoghi che il grande scrittore americano ha frequentato
si può ridare vita alla sua voce, ma, e forse soprattutto, dalle
parole di chi lo ha conosciuto e lo ricorda ancora o dalla fama
che ha lasciato dietro di sé e che lo rende familiare anche alle
nuove generazioni, ad esempio, di cubani per i quali è, ancora
oggi, come un vecchio amico originale e generoso. Il libro
assolve però anche alla sua funzione di guida, anche se
decisamente particolare, dando informazioni dettagliate ad
esempio sui cibi o le bevande locali che Hemingway apprezzava e
che l'autore non sembra certo disdegnare. Tutto ciò poi è
coronato da frequenti citazioni tratte dai romanzi o dai
racconti di Papa che fungono da commento o da corollario al
testo, integrando con suggestioni o emozioni la descrizione.
A
spasso con Papa Hemingway di Guido Guidi Guerrera 224 pag.,
15.50 Euro - Edizioni Todaro (I girasoli 5) ISBN 88-86981-40-6
L'autore
parteciperà al X Coloquio Internacional su Ernest Hemingway,
organizzato dalla direzione della Finca Vigia, particolarmente
importante quest'anno perchè è il 50° del conferimento del
Nobel. La conferenza si svolgerà il 23 maggio alle 12 nei
saloni del mitico hotel Ambos Mundos.
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