CULTURA CUBANA

STEFANO CASINI E IL SUO
HASTA SIEMPRE

 


 

     

 

 

 

 

Avevamo intervistato Stefano Casini qualche anno fa (www.siporcuba.it/cc-casini.htm) ma abbiamo continuato a seguirne il lavoro.
A distanza di tempo, il suo lavoro è stato apprezzato anche a Cuba, tanto da renderlo il prima cartoonist italiano pubblicato dalle edizioni cubane di Artex.  Stefano è in procinto di ritornare sull’isola per impegni professionali ma ci regala un poco del suo tempo per rilasciarci una intervista tra una china ed un’altra.

 

 

- Abbiamo lasciato il tuo lavoro mentre era in stampa il primo dei quattro volumi che tu realizzasti senza conoscere fisicamente Cuba. Poi, hai avuto modo di andare all'Avana. Quali impressioni hai avuto?

 

Non posso dire di essermi meravigliato, nel senso che a livello visivo internet riesce a svelare ogni cosa con le centinaia di foto che ti mette a disposizione e da un lato privandoti anche della sorpresa di certe meraviglie,  non riesce però a descriverti le atmosfere, i suoni, a farti conoscere la gente, quelle devi andartele a cercare sul posto. Per fortuna.

 

- La tua Cuba di 'Hasta la victoria!' l'hai riconosciuta in qualche modo, oppure resta semplicemente un dipinto storico?

 

Non è facile rispondere ad una domanda del genere, un’opera di fiction, per quanto documentata  e scritta con attenzione necessaria alle sue vicende, credo che rimanga sempre un “dipinto storico”, questo vale per il Vietnam di “Apocalypse Now” di Coppola, o la Spagna della guerra civile in “Per chi suona la campana” di Hemingway, l’importante è renderlo credibile, evocare atmosfere e suggestioni, sarebbe già molto.

 

- La storia del personaggio, ha qualcosa di autobiografico oppure è solamente frutto della fantasia del suo creatore?

 

Il tutto è assolutamente frutto della mia fantasia. Forse potrei dire che invidio moltissimo Nero Maccanti (il protagonista del racconto), perché quello che fa piacerebbe farlo a me, oltre che avere il suo coraggio e la sua determinazione, ma a parte questo indecoroso senso d’invidia , e al fatto che è livornese anche lui, non ci accomuna praticamente niente.

 

- Sei soddisfatto della storia che hai narrato, oppure a ritroso, cambieresti qualcosa di ciò che hai disegnato?

 

Non cambierei niente, direi che sono piuttosto soddisfatto e credo, mettendo in campo tutti quei personaggi, di essere riuscito in modo abbastanza compiuto a raccontare e dare un’idea di quello che doveva essere il clima di quel periodo, almeno ci spero. Semmai le vicende avrebbero avuto bisogno di maggiore respiro, magari un volume in più, ma quattro volumi mi sembrano, anche a distanza di anni, già un impegno enorme che ancora oggi non so bene come sia riuscito a farlo. Quello che è certo è che io non torno mai sui miei passi, accetto di buon grado quello che ho fatto perché frutto di un certo momento storico, un certo periodo della mia vita, tornare a pensare a “cosa avrei potuto fare” non lo trovo costruttivo, e poi siamo tutti molto più bravi con il senno di poi. Non ti pare?

 

- Sappiamo che la collana è stata pubblicata in diversi paesi. Puoi spiegarci quale accoglienza ha avuto per ognuno di questi?

 

Ma, sinceramente direi che è stata più o meno ben accettata da tutti, io del resto posso avere il segnale dell’apprezzamento solo quando vado ospite ai festival ai quali mi invitano, e in queste occasioni l’accoglienza è sempre molto calorosa. E’ difficile però capire talvolta quanto è il fascino caraibico dell’isola e quanto le sue vicende storiche che fanno leva sull’interesse dei lettori. Certo è che di Cuba non è che si sappia molto, e in questo spero che la mia storia possa aiutare a far capire cosa c’è stato prima che Cuba diventasse quella che è e cos’ha fatto per cambiare la sua storia.

 

- Al festival del Libro dell'Avana di febbraio ci sarà la presentazione del tuo lavoro che è edito da Artex ediciones cubanas: quali i passaggi per far pubblicare l'opera con un editore cubano?

 

In realtà non sono stati molti. Portai il mio primo volume (era l’unico stampato) già in occasione del viaggio che feci nel 2007, e lo sottoposi a Miguel Mejides all’ICAIC, uno scrittore cubano corrispondente per l’ARCI per progetti di cooperazione che l’associazione realizzava con l’amministrazione locale. Continuai il mio giro per l’isola, e al mio ritorno a L’Avana andai a trovarlo per sapere che cosa ne pensava. Mi disse che dal punto di vista storico era perfetto, e detto da un intellettuale di un paese che considera la propria storia di una fondamentale importanza, mi sembrò di buon auspicio. Successivamente, alla pubblicazione dei restanti tre volumi componenti la serie, attraverso gli amici dell’ARCI, feci in modo che li avessero a Cuba. Due anni fa Miguel venne in Italia per promuovere un suo libro prodotto dall’ARCI e, in quella occasione, con la moglie Monica, parlammo compiutamente della realizzazione della serie, i problemi logistici, tecnologici e organizzativi sembrava che non aiutassero la sua realizzazione allungandone inesorabilmente i tempi, ma alla fine ce l’abbiamo fatta.

 

- E' stata Cuba oppure la storia della Revolucion ad averti stimolato nel creare questa storia?

 

Probabilmente entrambe, ma soprattutto l’idea di raccontare una storia affascinante che nessuno mi pareva avesse raccontato in modo soddisfacente, specialmente in un fumetto e che, al suo interno, avesse dei connotati avventurosi e romantici di quel tipo. Possibile che nessuno ci avesse ancora pensato? Poi sono arrivati Kleist, un racconto di Casterman,  Soderbergh con i film, molti anche sfruttando la concomitanza del cinquantennale della rivoluzione. Avvenimento che, giuro, non avevo preso minimamente in considerazione, solo in seguito ho riscontrato la bizzarra coincidenza, anche se tuttavia nessuno ha pensato di sfruttare la ricorrenza anche a scopo promozionale.

 

- Ci saranno altre avventure ambientate a Cuba?

 

Scritte da me, sicuramente no, quando perlustro un paesaggio difficilmente percorro strade già fatte. In realtà c’è una proposta di un autore francese che mi ha consultato riguardo ad una storia di un diverso periodo storico, sempre ambientata sull’isola  caraibica e, cambiando scenari e implicazioni sociali, potrei essere interessato a realizzarla. Ma sarà di tutt’altro genere, non scritta da me e per il mercato francese.

 

- Ti ritieni soddisfatto del lavoro fatto insieme all'Artex?

 

Bah, bisogna essere pragmatici, a Cuba non esistono stamperie in grado di fornire prodotti passabili, perciò credo che i libri siano stati realizzati in Messico anche se la qualità tuttavia è e rimane scarsa. I due volumetti che mi hanno inviato sono davvero esigui, spillati e di formato ridotto, ma sono a colori, mi sembra che siano stati rispettati tutti i parametri insomma, bisogna accontentarsi.

E’ già molto avere qualcosa di pubblicabile a Cuba, non credo che siamo in molti … almeno tra i fumettisti penso di essere l’unico.

 

- Il tuo presente lo puoi riassumere in?

 

“Di altre storie e di altri eroi”, una graphic-novel pubblicata da Tunuè (“Fragments” la versione francese in anteprima all’ultimo festival d’Angouleme), una storia di Nathan Never che mi è rimasta sul tavolo dal 2010 e che conterei di terminare se non ci sono impedimenti di sorta, e le lezioni alla mia scuola a Firenze, l’Accademia Nemo.

 

- Prospettive per il futuro?

 

Se parli del “fumetto” in genere, direi piuttosto preoccupanti, almeno in Italia.

Personalmente direi che nonostante tutto cerco di darmi da fare, ho una possibile riduzione a fumetti di un libro, una graphic-novel che sta prendendo forma, ed una serie molto impegnativa in visione in Francia. E’ chiaro che se partono tutte insieme non riuscirò a realizzarle e qualcosa dovrò lasciare o, se possibile, posticipare. Ma al di là di quello che la logica suggerirebbe, a me piacerebbe che partissero tutte.

Son fatto così.

 

 

 

 


 

 

 

 

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