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Finisce con
successo la prima fase dell'alfabetizzazione in Venezuela
In
un giorno felice, quello della consegna dei diplomi ai primi
alfabetizzati della Missione Robinson, la pedagoga Leonela Relys valuta
i risultati del Piano Pilota che è finito mercoledì 23 a Caracas,
Vargas e Maracay
Di FÉLIX LÓPEZ e
RICARDO LÓPEZ HEVIA
(inviati speciali)
Mentre leggeva le
prime lettere di molti esseri umani che un mese fa non sapevano leggere
e scrivere, Leonela Relys, la creatrice del metodo di alfabetizzazione
"Io sí che posso", ha scoperto che il Venezuela vivrà nel suo cuore per
tutta la vita. Quella gente umile ma piena di saggezza, necessità e
sogni, ha finito il Piano Pilota della Missione Robinson con un esame
singolare: la redazione di una lettera dove si mescolano ringraziamenti,
amori, reclami semplicità, ingenuità e saggezza...
- Professoressa,
finito il ciclo di 65 lezioni come valuta i risultati del Piano Pilota?
L.R:
"Le statistiche parziali dimostrano che è stato positivo ed ha provato
la viabilità del metodo d'insegnamento utilizzando i mezzi audiovisivi e
il vincolo dei numeri con le lettere. La promozione tra le 348 persone
che hanno iniziato l'esperimento a Caracas, Vargas e Maracay è stata del
93,2% e gli esami dimostrano che è stato compiuto l'obiettivo dell'alfabetizzazione:
cioè le persone hanno imparato a scrivere i loro nomi, congnomi e
addirittura una piccola lettera".
"In quei messaggi
straordinariamente umani la gente ringrazia per il fatto che qualcuno si
è incaricato di insegnare loro, ma parla anche delle proprie necessità
e chiede a Chávez che continui a migliorare la vita dei poveri, che è un
debito accumulato per decenni. La maggioranza degli analfabeti sono
persone senza impiego e senza casa, madri nubili con figli e bambini
orfani. Questo rende più importante l'alfabetizzazione: semina speranze
e apre il cammino a migliaia di uomini e donne".
"Ma l'esame - che è il
momento più difficile - per noi non è altro che un esercizio.
L'importante è l'evoluzione avvenuta nelle persone, nella loro forma di
esprimersi, di capire e di valutare sé stessi. Ecco l'esempio di Carmen
María, una donna del quartiere di Catia, convinta che riuscirà a
frequentare una scuola superiore anche lo farà a 60 anni. E' avvenuto un
processo di socializzazione e auto-riconoscimento. Costoro sanno da che
parte lottare e come farlo".
-
Stando all'esperimento, in quali segmenti della
popolazione si trova il maggior numero di analfabeti?
"L'UNESCO stabilisce
un margine di età tra 14 e 49 anni per le campagne di alfabetizzazione,
ma nel caso del Venezuela sono stati accettati bambini che non erano mai
andati a scuola e persone estremamente anziane, perché nessuno rimasse
escluso. Addirittura esiste un aula in un ospedale geriatrico. Gli
anziani ovviamente richiedono più tempo nell'apprendistato, ma stanno
dimostrando che “il pappagallo vecchio sí che impara a parlare!”
La Missione Robinson
ha messo l'essere umano al centro e non negherà agli esclusi di sempre
la possibilità d'imparare".
"Nel programma abbiamo
anche scoperto un numero importante di casi con necessità educative
speciali . Esiste una gamma di età, interessi e possibilità. La
maggioranza degli incorporati sono disoccupati, gente molto povera che
vive nei rioni miseri che il capitalismo ha contribuito a formare per
anni attorno alle grandi città".
- Che elementi
positivi lascia la fase pilota come legato alla campagna?
"Cuba aveva già
offerto ad altre nazioni sorelle questo sistema d'insegnamento che offre
risultati straordinari. In Venezuela è stato aggiunto l'uso dei mezzi
audiovisivi e la coniugazione dei numeri e le lettere. I venezuelani
hanno saputo contestualizzare il metodo e hanno aggiunto mezzi,
iniziative ed esperienze pedagogiche. Tutti gli insegnanti hanno un
manuale metodologico e hanno imparato che detti manuali sono un mezzo
per lo sviluppo della lezione, perché l'essenza del metodo è contenuta
nelle 65 lezioni registrate con video".
"Siamo giunti a
conclusioni importanti sulla formazione numerica dei gruppi: la pratica
ha dimostrato che dovevano essere 10 - 15 allievi per garantire
l'attenzione dell'insegnante, la concentrazione degli analfabeti e
perchè tutti potessero vedere la TV senza difficoltà, come base per il
successo del “Io sí che posso".
"In questo processo
abbiamo anche scoperto che molte persone erano in procinto di
abbandonare le lezioni per difficoltà della vista. Partendo da questo,
è stata presa la decisione che la generalizzazione della campagna avesse
esami oculistici con la possibilità fornire occhiali alle persone che
non hanno risorse".
- I risultati di
questa fase sperimentale garantiscono il successo del resto della
campagna?
"Questa fase è solo la
prima fiamma di quella luce gigantesca che è l'alfabetizzazione. Mettere
qualcosa in pratica serve per sapere che cosa va migliorato, come
perfezionarsi, che misure adottare... La bilancia si è spostata dalla
parte positiva. E' stato esemplare l’apporto dell'esercito e degli
organizzatori della Missione Robinson come garanti del compiti del Piano
Pilota. Abbiamo visto come centinaia di militari, giovani e patrioti di
tutte le età utilizzare le loro migliori possibilità di insegnanti,
senza fare l'insegnante".
"La motivazione esiste
e supera tutti i calcoli. Il paese è in funzione della Missione
Robinson e vuole che arrivi sino all'ultimo paesino, senza escludere
nessuno. La gente sa che questa volta Chávez non permetterà che fallisca
la campagna di alfabetizzazione. E non può accadere perché quello che
sta avvenendo è una rivoluzione dentro la Rivoluzione".
Le menzogne
dell’opposizione golpista del Venezuela
La dichiarazione del
Ministero degli Esteri di Cuba
Alcuni mezzi di
comunicazione del Venezuela, con una ossessione da malati mentali,
confabulano apertamente con l’imperialismo e i lacchè suoi servitori,
sommando di frequente la loro quotidiana attività contro rivoluzionaria
alle campagne contro le relazioni tra il Venezuela e Cuba. Sono divenute
quasi una cosa normale le loro grossolane menzogne e le calunnie su ogni
cosa, per quanto nobile e disinteressata possa essere e possa apparire
agli occhi e alle orecchie di un osservatore mediamente imparziale.
In alcuni di questi mezzi di comunicazione, per esempio, è ricorrente
parlare del caso del contratto petrolifero vigente tra la Union Cuba
Petróleo - CUPET - e PDVSA Petróleo y Gas del Venezuela che, come parte
dell’Accordo Integrale di Cooperazione firmato tra le due nazioni e dai
due Presidenti il 30 ottobre del 2000, stabilisce i termini e le
condizioni contrattuali di compra - vendita del petrolio e dei suoi
derivati per una fornitura totale di 53.000 barili al giorno per 5 anni.
Pochi giorni fa, il giornale El Nacionál, uno di quelli che più spesso
ricorrono alla diffamazione al servizio di sappiamo quali oscuri
interessi, ha pubblicato a tutta pagina un esteso e infame articolo
sull’accordo petrolifero cubano – venezuelano. Si tratta di una nuova –
o sempre la stessa? – perfida campagna diretta a sospendere l’invio del
petrolio accordato a Cuba, per screditare l’Isola e cooperare con
l’imperialismo nei suoi propositi di aggredire la nostra Patria. Questo
ci obbliga ancora una volta ad esporre all’opinione pubblica la nostra
posizione.
I termini e le condizioni fissate con Cuba nel citato contratto sono
uguali o meno vantaggiose di quelle che esistono con il resto dei paesi
dell’America centrale e dei Carabi che beneficiano dell’Accordo di
Caracas Gli imbarchi cominciarono nel dicembre del 2000 e furono
regolari e senza interruzioni sino all’11 aprile del 2002, la data del
frustrato colpo di stato fascista. La sospensione dei rifornimenti in
aprile fu esclusiva responsabilità dei settori golpisti dei quali era
parte importante un gruppo di dirigenti della PDVSA e delle quattro
delle navi destinate a trasportare combustili a Cuba il giorno 11 di
aprile del 2000 - tre già pronte a salpare dal giorno 9 – solo una
riuscì a partire la mattina del giorno 1,1 mentre altre due il cui
carico era già di proprietà dell’impresa cubana CUPET vennero vendute a
terzi per decisione unilaterale dei gerenti, che quel giorno, sommati
ai golpisti, attuavano come padroni di PDVSA. La quarta nave non venne
mai caricata.
In quella situazione Cuba non ebbe altre alternative che andare a
comprare immediatamente il petrolio e i derivati necessari all’Isola
utilizzando intermediari, a prezzi superiori aggravati dall’urgenza e
dall’alto costo dei noleggi delle navi, imposto dalla distanza. Alcuni
carichi vennero acquistati in Europa e in Asia e inoltre ci furono
carichi che non si riuscì a portare a Cuba per la nota limitazione
imposta dal blocco degli USA alle imbarcazioni che toccano i porti
cubani. Come conseguenza di quella interruzione di rifornimenti del
petrolio venezuelano fu necessario paralizzare la raffineria di Santiago
di Cuba, la seconda per importanza del paese, da aprile sino a settembre
del 2002, provocando l’importazione addizionale dei derivati come spesa
superiore e si dovette così ricorrere alle riserve della nazione
previste per queste situazioni eccezionali, imponendo severe restrizioni
al consumo interno. L’erogazione extra di moneta forte - per questa
ragione - fu di circa 100 milioni di dollari, senza contare i danni per
l’economia e per la popolazione. Nel luglio dello scorso anno si giunse
ad un accordo di ri -negoziazione con PDVSA per riprendere gli imbarchi
in agosto (in realtà questo avvenne in settembre) che inclusero
l’ingiusto pagamento di 213 milioni di dollari come mora, imposto a Cuba
dai gerenti golpisti e che l’Isola accettò adottando una posizione di
massima comprensione per le difficoltà del Governo Bolivariano del
Venezuela, anche se le responsabilità dei ritardi non corrispondevano
certo alla parte cubana. Nel periodo settembre - novembre del 2002 Cuba
ricevette regolarmente i rifornimenti di petrolio, pagando 96.4 milioni
di dollari, ammontare esatto che Cuba pagò nello stesso periodo, senza
ritardare un attimo e in ogni occasione stabilita. Facciamo un esempio
per illustrare la situazione alla quale Cuba venne obbligata:
Il 28 aprile del 2202 divenne indispensabile l’acquisto della nave
petroliera Four Six con 415.225 barili di crudo della ditta Trasfigura,
per 11.653.981 dollari. Se Cuba avesse ricevuto lo stesso carico grazie
all’Accordo col Venezuela, il prezzo sarebbe stato di 8.809.414 dollari,
ossia per la stessa quantità di petrolio Cuba ha pagato il 24.4% in più,
cioè 2.884.567 dollari in più per una sola nave. Quasi un mese dopo, il
12 marzo, per un’operazione simile con la stessa ditta e la stessa nave,
Cuba compro 449.440 barili al prezzo di 13.071.475 dollari : se gli
invii di PDVSA non si fossero interrotti il valore sarebbe stato di
9.925.182 dollari. L’Isola pagò 3.146.293 dollari in più cioè il 24% per
una sola nave. Va valutato che questa situazione durò parecchi mesi El
Nacionál non fa riferimento o quasi a questa storia come altri fogliacci
della contro rivoluzione venezuelana o i loro analoghi della mafia
nemica di Cuba di Miami, che come è logico supporre si assecondano in
queste malefatte ogni volta che manca “la materia prima” per sostenere
le menzogne. Non hanno ovviamente informato sui danni provocati dal
blocco del rifornimento del crudo del Venezuela successivamente, come
informò il Ministro degli Esteri in una nota del 9 gennaio del 2003. Il
2 dicembre, appena tre mesi dopo aver ristabilito i trasporti, nel mezzo
di nuovi tentativi di colpi di stato, gli imbarchi previsti con
l’Accordo di Caracas vennero nuovamente interrotti con conseguenze
simili a quelle del periodo aprile - agosto : di nuovo si paralizzò la
raffineria di Santiago di Cuba e l’Isola venne obbligata a ricorrere a
intermediari, a pagare alti costi, etc. nel momento in cui la riduzione
della produzione di PDVSA - e l’allora imminente pericolo della guerra
ingiusta e non necessaria che gli Stati Uniti più tardi avrebbero
sferrato contro l’Iraq – furono motivazione di un terribile incremento
dei prezzi del petrolio nel mercato mondiale – già elevati all’epoca – e
la mancanza fisica di questi prodotti nell’area dei Caraibi. Gli
speculatori guadagnarono terreno giungendo a mettere all’asta navi di
combustibili per venderle al miglior offerente e aumentare le proprie
entrate. Questo è un altro fatto che dà l’esempio delle conseguenze per
Cuba:La mancanza di questi prodotti nell’area vicina ha obbligato Cuba a
comprare tonnellate di nafta nel lontano oriente e il trasposto durò
circa un mese e mezzo. Per la ripresa degli imbarchi dopo la paralisi e
i sabotaggi dell’industria petrolifera del Venezuela abbiamo dovuto
aspettare la prima settimana di gennaio di quest’anno, cioè per più di
un mese Cuba non ha ricevuto un solo barile di petrolio del milione e
mezzo di barili che doveva ricevere stando al contratto vigente in quel
periodo di tempo. PDVSA non ha mantenuto i propri impegni e questo ha
causato un danno economico di centinaia di milioni di dollari tra
l’aprile del 2002 sino ad oggi. I paesi che importano petrolio, che sono
la stragrande maggioranza, comprendono il problema economico che
significa la paralisi degli imbarchi pattuiti e la necessità, con scarse
risorse, di andare a cercare con urgenza “la buona grazia” degli
intermediari. Nessuno è obbligato a farlo in forma tanto svantaggiosa
come nel caso di Cuba che alle difficoltà finanziarie derivate della
crisi economica mondiale, comuni a qualsiasi altra nazione, deve anche
affrontare da 40 anni un ferreo e criminale blocco nordamericano. In
quest’occasione ha dovuto aggregare le conseguenze derivate dai notevoli
danni provocati da tre uragani che da soli provocarono perdite superiori
ai 2500 milioni di dollari. Ovviamente non si è parlato di tutto questo
nei giornali e nemmeno è stato dedicato un minuto in uno spazio
televisivo in Venezuela tra i mezzi al servizio dei golpisti e dei loro
padroni. Cosa ci si può aspettare quando l’impero ordina e comanda ? La
priorità dell’informazione per coloro è denigrare Cuba, confondere la
popolazione venezuelana, e soprattutto cercare di denigrare il
Presidente Chavez con argomenti infami come “Regalare e provocare danni
al patrimonio pubblico con la vendita di petrolio a Cuba” o altro
pubblicato da El Nacionál con dichiarazioni di uno squallido ometto che
non vale la pena menzionare. Che cosa ci si può aspettare da questa
stampa “indipendente”, che “difende la democrazia”, che incita dai suoi
spazi alla sovversione contro un Presidente costituzionale, che
nell’aprile dell’anno scorso assecondò il blocco con il quale i
golpisti imprenditori e sindacalisti pretendevano di annegare
economicamente il paese, paralizzando la sua principale fonte di
entrate? Cosa ci si può aspettare da mezzi di comunicazione che inoltre
non hanno mai segnalato che furono i gerenti e altre autorità di PDVSA
ai quali non importava causare perdite per almeno10 mila milioni di
dollari al loro stesso paese, con il sabotaggio nel settore
petrolifero, senza valutare altri danni che quello di perdere i mercati
conquistati, aspetto chiave per qualsiasi impresa? Questo sì e a
lettere maiuscole danneggia gli interessi nazionali! Ci si può
forse aspettare che facciano riferimento alle perdite multimilionarie
che quelle azioni dirette al cuore del patrimoni nazionale venezuelano
provocarono alle nazioni del centro America e dei Caraibi per la
mancanza di rifornimenti accordati dei combustibili? Ci si può forse
aspettare che scrivano o parlino delle centinaia di milioni di dollari
pagati da Cuba a PDVSA? O degli incalcolabili sforzi e sacrifici che
rappresenta per l’Isola unire centesimo a centesimo, per mantenere gli
impegni? Che riconoscano che un accordo come quello di Caracas
costituisce una pratica del commercio internazionale?
Che scrivano che l’Accordo Integrale di Cooperazione con Cuba non
comprende solamente la vendita di petrolio e non va in una sola
direzione? Sono irritanti le accuse che questa stampa servile lancia
contro Cuba, una stampa che affianca un fascismo indegno e ripugnante
che non ha nulla a spartire con gli interessi del popolo venezuelano?
Fa male tutto questo perchè questi attacchi sono diretti contro il
Presidente Chavez dal quale il nostro paese ha sempre ricevuto prove di
nobiltà, amicizia e solidarietà! PDVSA non ha smesso di reclamare i
pagamenti pendenti dell’impresa cubana CUPET , come le corrisponde, e
analizzando i danni provocati al nostro paese dal colpo fascista
dell’aprile del 2002 e dal blocco della produzione ugualmente fascista
del dicembre scorso, ha rinegoziato con addebiti e nuovi accordi che
hanno dato la possibilità di riprendere i pagamenti promessi.
Ancora una volta Cuba conferma che onorerà i suoi impegni con PDVSA, che
pagherà sino all’ultimo quattrino. Per l’Isola questo impegno ha la più
assoluta priorità. Per il suo alto concetto dell’onore, l’atteggiamento
di Cuba verso il Venezuela è stato ben differente. Le nostre relazioni
di collaborazione non si valutano con il denaro. Per Cuba la sua linea
di cooperazione con il Venezuela hanno un solo obiettivo: contribuire al
benessere - modestamente - del popolo fratello. Mai e in nessuna
circostanza Cuba ha interrotto il programma che riveste una priorità
molto alta. Cuba non parla di quello che ha fatto, sta facendo o farà,
a beneficio di altri popoli. Le basta che lo sappiano questi popoli e i
loro governi. I servizi di Cuba, nel caso della sorella Repubblica
Bolivariana del Venezuela sono frutto genuino dell’Accordo di
Cooperazione integrale firmato due anni e sette mesi fa da Fidel e da
Chavez e nella loro stragrande maggioranza vengono offerti
gratuitamente. Il resto viene offerto a costi molto accessibili e al di
sotto dei costi internazionali Noi non valutiamo di sicuro in milioni
di dollari, con questo ammontare in denaro, perchè si tratta di valori
sostenuti dalla solidarietà, dalla generosità del popolo cubano,
espressi tante volte e in tanti luoghi differenti, come dimostra la
storia dell’Isola, pietre miliari del patrimonio cubano con
l’apoftegma di Martí: “Dimmi Venezuela come ti posso servire, tu hai
un figlio in me!” Per questo sono infinite le ragioni per confermare e
ripetere che Cuba, per il Venezuela è e sarà disposta sempre a dare
anche la vita se fosse necessario. Di questo non potranno mai parlare i
contro rivoluzionari fascisti o golpisti e le loro menzogne si
schianteranno contro la muraglia delle nostre verità che diffondono e
difendono milioni di venezuelani.
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