AVVENIMENTI
Sono passati
trentanni da tanti orrori
di GRACIELA
RAMIREZ *
Il 2006 è un anno
perfetto per riscrivere la storia.
Sono passati
trentanni dal colpo di stato in Argentina. Ventisei anni
dall'assassinio di Monsignore Romero in Salvador. Trentanni dal
crimine delle Barbados. Trentanni dell'assassinio di Orlando
Letelier a New York.
Trentanni di
saccheggi e appropriazioni illegali dell'imperialismo e dei suoi
lacchè locali nei nostri paesi; la miseria della vita quotidiana,i
licenziamenti di massa, il debito estero e l’imposizione d’un
modello economico che ha immerso l'America Latina nella fame, nella
morte, nell'analfabetismo e nella dipendenza.
Trentanni di
resistenza silenziosa, clandestina ed eroica durante le dittature.
Aperta e frontale con le democrazie tutelate sulla carta. È stato il
popolo il principale aggredito ma contemporaneamente l’ostacolo.
Un popolo di Madri
e di Nonne, di figli e di operai. Un popolo d’intellettuali e di
artisti, un popolo di lavoratori, disoccupati e studenti che hanno
detto di no alla dimenticanza, no al perdono, no alla
riconciliazione con gli assassini.
Questo stesso
popolo che oggi dice no al debito estero, no al TLC, no all’ALCA.
Sono i popoli di Nuestra America quelli che permettono di mantenere
viva la memoria per dire “Mai più”, con una voce che si ingigantisce
dal Rio Grande fino alla Patagonia.
La storia ha girato
la pagina per ricordare che il crimine commesso fu ed è il
genocidio. Niente è stato casuale nei nostri paesi: è stato
realizzato un piano di sterminio perfettamente progettato dal
Pentagono, dove Henry Kissinger era protagonista con Richard Nixon e
George H. Bush, tra gli altri nordamericani, nell'implementazione
dell'Operazione Condor in America Latina. (1)
Dopo l’eliminazione
di Allende e del suo governo in Cile, nel 1973, seguì la
moltiplicazione delle bande para-poliziesche dell'Alleanza
Anticomunista Argentina, Triple A, diretta da López Rega, un
sinistro personaggio con poteri assoluti durante la presidenza di
Isabel Perón.
Quelle bande
assassinarono 2.000 combattenti popolari tra il 1973 e il 1975,
eliminando il peronismo di sinistra con la scomparsa dei suoi
migliori dirigenti.
Tra i molti
attentati ci fu l'assassinio pubblico, avvenuto per strada, a Buenos
Aires, del generale cileno Carlos Prats nel settembre del 1974. (2)
Il 24 marzo del
1976, una giunta militare capeggiata dal generale Videla mise fine
al governo civile, iniziando una dittatura atroce che sviluppò il
Plan Condor senza dissimulazioni.
Quella notte si
fermò il respiro in Argentina, la vita bella smise d’esistere per
cedere il passo alla morte e al dolore più brutale attraverso le
nostre viscere.
Sostenuti dai
grandi monopoli e dall'oligarchia creola, da gran parte della
borghesia nazionale, dalla chiesa e con la complicità dei partiti
di maggioranza, i militari interruppero la tappa democratica aperta
dal governo di Héctor Campora soli quattro anni prima.
Marcelo Gelman,
aveva 20 anni quando lo sequestrarono insieme a sua moglie, Maria
Claudia Iruretagoyena. Lei era incinta di 7 mesi e aveva 19 anni.
Prima d’essere sequestrato, Marcelo aveva descritto l'epoca in una
delle sue poesie:
La pecora nera
pascola nel prato
nero
sulla neve nera
sotto la notte nera
vicino alla città
nera
dove io piango
vestito di rosso.
(3)
1.500.000 di
argentini andò in esilio e le prigioni si popolarono con più di
17.000 detenuti politici e sindacali; crearono decine di campi di
concentrazione, torturarono ed assassinarono 30.000 giovani.
Il sequestro, la
tortura e la scomparsa forzata di uomini, donne e bambini fu moneta
corrente durante gli anni del terrore.
Per evitare i
processi e le condanne dei i responsabili del genocidio, il governo
di Alfonsin dettò le leggi di “Obbedienza Dovuta” e di “Punto
Finale”.
Il corrotto
venditore della Patria del governo di Menem poi ha completato
l'opera di impunità, decretando l’Indulto.
“Il dolore si fece
pianto,
si fece piaga,
si fece grido,
ma dopo,
dopo la notte
lunga,
oscura e terribile,
il dolore si
trasformò in lotta”...
Scrive Ana María
Ponce, sequestrata il 31 Agosto 1977:
“…quando
definitivamente non
ci saremo,
domani,
noi, quelli che
fummo,
vivi,
quelli che ridiamo
e piangiamo
e ci alimentiamo
amando e
volendo la vita,
noi staremo
ritornando “(4)
Quasi fosse un
romanzo, dove la storia ritorna ad essere narrata dai
protagonisti, i
figli assassinati partorirono le loro madri. I nipoti rapiti
illuminarono le loro nonne.
Oggi in questo
marzo del 2006, dove comincia a splendere un barlume di Giustizia,
12 mila figli di trentamila desaparesidos si sono alzati, di fronte
al balcone di Videla per dirgli: “Siamo qui, generale della morte,
non sono riusciti a vincerci, siamo più vivi e presenti che mai.
Siamo noi, quelli d’allora, quelli che tu ordinasti d’imprigionare,
sequestrare, violare e assassinare.
Siamo donne ed
uomini, quelli dei sogni moltiplicati per un mondo migliore, quelli
che alfabetizzavamo nei villaggi d’emergenza, quelli che portavamo
l'acqua potabile al quartiere.
Noi, quelli delle
opere teatrali nelle fabbriche, quelli che sognamo una Patria Grande
e Socialista, quelli di ieri, di oggi e di domani. Quelli che non
dimenticheremo mai il sangue versato. Siamo qui, rinascendo con
tutti i nostri popoli, in questa nostra Alba.
(1) (2)
“Operazione Condor Patto Criminale”, Stella Calloni, Pag. 49, 65 e
245 Edit. Scienze Sociali. L'Avana, 2005
(3) Marcelo Gelman è figlio del poeta argentino Juan Gelman. Fu
sequestrato nella sua casa. Sopravvissuti del centro di detenzione
clandestino Automotori Orletti, sede dell'Operazione Condor, lo
videro insieme a sua moglie. Anni dopo, il corpo di Marcelo fu
scoperto in una botte d’olio che galleggiava in un fiume vicino a
Buenos Aires. Le botti avevano il fondo di cemento per farle
affondare. Marcelo fu torturato prima di essere assassinato. Sua
moglie Maria Claudia fu trasportata in Uruguay dove diede alla luce
una bambina. Grazie alla ricerca infaticabile di Juan Gelman e alla
campagna di solidarietà internazionale si è riusciti a trovare sua
nipote un paio di anni fa; Juan Gelman spera ancora che i militari
dell'Uruguay dichiarino dove lanciarono il corpo di sua nuora. Pag.
web di Gelman / Equipaggio Nizcor dei diritti umani / Rete Voltaire
(4) Ana María Ponce, scrisse queste poesie durante la sua prigionia
nell'ESMA. Fu fermata il 18 Luglio 1977. Mesi prima era stato
sequestrato suo marito Godoberto Luis Fernández. Lei aveva 25 anni
al momento della sua detenzione e lui 29. Avevano un bambino, Luis
Andrés, “ Piri”. Any fu vista viva per l’ultima volta nell'ESMA nel
febbraio del 1978, quando le dissero che doveva parlare con il
direttore del Centro, l’Ammiraglio Chamorro. Intuendo il suo destino
consegnò i suoi scritti a Graciela Daleo, sopravvissuta dell'ESMA,
che cercò la sua famiglia per restituirli.
Il Presidente argentino Néstor Kirchner ha scritto il prologo del
libro di poesie distribuito il 24 di marzo 2004, quando la
sede dell'ESMA è stata consegnata alle organizzazioni dei Diritti
Umani perchè trasformassero il centro di tortura e sterminio in
Museo della Memoria.
Any e suo marito erano militanti della Gioventù Peronista. “Sono
parte di quella generazione”, ha scritto il Presidente Kirchner nel
suo prologo.
(Resumen Latino
Americano)
Graciela Ramírez è la responsabile del gruppo dei Residenti
Stranieri a Cuba impegnati nella battaglia per la Libertà dei
Cinque.
|