AVVENIMENTI
Uno sguardo
scomodo
Questo è il
titolo del libro in memoria di José Couso, per ricordarlo, per
portare avanti con lui, sempre presente la lotta per la pace e per
la diffusione della verità, con le parole o le immagini.
José Couso era
un cameraman ed è stato assassinato dalle truppe occupanti degli
Stati Uniti mentre si trovava al 14º piano dell’Hotel Palestina di
Baghdad, occupato solamente dalla stampa straniera accreditata.
José era nato
a Ferrol nel 1965 ed avrebbe compiuto 38 anni il 5 ottobre del 2003;
era sposato con due bambini di sei e tre anni.
Si era
laureato nell’Università Complutense di Madrid nel 1991 in Scienze
dell’informazione.
José aveva
cominciato la sua carriera nel 1986 lavorando per diverse imprese,
come l’agenzia EFE, Canal Plus TV e Telemadrid. Poi, nel novembre
del 1997 aveva creato una propria impresa con l’obiettivo di
offrire i servizi al dipartimento d’informazione di Telecinco.
clicca sulle foto per
ingrandirle
servizio fotografico Samuel Hernandez Siporcuba
|
Maribel Permuy e Javer Couso madre
e fratello di José |
Barbara Couso sorella di José |
Egli ha
realizzato eccellenti lavori professionali tra i quali ricordiamo
per esempio la crisi degli ispettori a Baghdad, nel 1997; i
bombardamenti in Iraq; l’esodo di Novi Sad nel conflitto dei Balcani
nel 1999; vari reportage con la nave Esperides nell’Antartide nel
2001; le caverne di Lascaux in Francia nel 2002; la crisi nell’isola
di Perejil tra Spagna e Marocco nel 2002; il disastro della
petroliera Prestige che ha inquinato le coste spagnole nel 2003 e
infine la guerra contro l’Iraq dall’8 aprile del 2003...
José non era
un kamikaze e non cercava fama. Era una persona responsabile con se
stesso e con il proprio lavoro. Voleva dare informazioni con la
telecamere ed essere “gli occhi degli altri”, di tutti noi.
Ma lo hanno
ammazzato. Un blindato degli Stati Uniti rimase fermo per ore
all’angolo del ponte davanti all’Hotel Palestina, occupato dalla
stampa internazionale e poi sparò e uccise.
E il governo
degli USA cercò ridicole scuse per giustificare l’assassinio. Il
governo spagnolo di Aznar, servo di Bush, non mosse un dito in
difesa di un suo cittadino ucciso.
I tre militari
direttamente responsabili dello sparo confessarono, ma sono liberi
come l’aria e nessuno ha detto mai nulla contro di loro... anzi,
Reportes Senza Frontiere –RSF - ne ha parlato molto positivamente.
E allora la
famiglia Couso ha denunciato l’assassinio di José e non solo...
“Io non volevo
fare della morte di mio figlio una causa politica - ha detto sua
madre all’Avana durante la IVª Conferenza dei Corrispondenti di
Guerra - ma sono gli altri che l’hanno resa tale...”
Adesso José è
divenuto un simbolo. Il simbolo della stampa censurata, ammazzata,
negata, dell’impossibilità di dire la verità, di difendere la pace.
Il simbolo di chi lotta contro l’egemonia dei mezzi di comunicazione
da parte dell’impero e di figuri come Berlusconi che proibiscono
alla verità di venire a galla, per difendere ad ogni costo il loro
potere e il loro denaro, alla faccia della volontà dei popoli del
mondo che vogliono la pace.
Fratelli, Amici e
Compagni di José Couso si sono riuniti in un gruppo compatto,
legato anche dal dolore per la perdita di una persona speciale, di
cui tutti ricordano il carattere meraviglioso e l’accattivante
sorriso. Si chiede giustizia per José e per tutti i giornalisti
uccisi nello svolgimento del loro lavoro...per quei delitti che non
vengono quasi mai puniti... Tutti coloro che partecipano agli
incontri mensili davanti all’ambasciata degli Stati Uniti di Madrid
chiedono giustizia, così come tutti coloro che ogni settimana
manifestano davanti alla sede del Partido Popular, a Madrid.
Poi è nato un
libro testimonianza che si intitola “Uno sguardo scomodo”. I
Fratelli, Amici e Compagni di José usano anche articoli che si
diffondono per sensibilizzare la gente perchè chieda giustizia, come
le 40000 cartoline spedite all’ambasciata degli USA a Madrid.
Il libro è un
omaggio alla memoria di José costruito con tanti pezzettini di
affetto.
Barbara,
sorella di Josè, un giovane donna dolce e sensibile, mi dice: “Io
non posso vedere il suo video perchè mi fa male, mi f piangere... mi
ricordo quando non riuscivamo ad ottenere il ritorno del suo
cadavere e il governo spagnolo di Aznar sosteneva ogni giorno che un
Hercules lo avrebbe riportato...abbiamo sofferto molto perchè
sembrava che non volessero restituirci il corpo di José! Sono
passati sei giorni prima di riaverlo!”
Tutti i
martedì la famiglia, gli amici e i compagni si riuniscono davanti
alla sede del di Aznar per un’ora, alla maniera delle Madri di Plaza
de Mayo per chidere la condanna di Josè e di altri giornalisti
assassinati.
“Noi
consideriamo l’assassinio di José un attentato alla libertà di
informazione e lo paragoniamo al delitto dell’invasione di un paese
sovrano... Noi vogliamo impedire al governo spagnolo di cercare di
dimenticare José e il fatto che lo hanno ucciso mentre lavorava per
informare su quello che stava succedendo in Iraq in una mal chiamata
guerra di liberazione che, come ci dissero sarebbe terminata due
giorni dopo il suo assassinio ma che sta continuando anche se la ora
la chiamano “dopo guerra!”
Il gruppo dei
Fratelli, Amici e Compagni –HAC – di José ha preparato una mozione
per presentarla a tutte le istituzioni possibili, per esigere
un’investigazione sulla morte di José e perchè il governo spagnolo
riconosca questa morte come un assassinio nell’ambito di un
conflitto internazionale, ossia un crimine di guerra.
Il governo
spagnolo deve condannare l’attacco all’Hotel Palestina; deve
chiedere spiegazioni convincenti al governo degli Stati Uniti, che
deve identificare i responsabili e dare spiegazioni sull’attacco.
Il governo spagnolo deve dichiarare insufficiente la relazione
emessa dal Comando Centrale degli USA nell’agosto del 2003 e
richiedere un’investigazione internazionale indipendente e
riconoscere istituzionalmente il lavoro professionale svolto da
José.
Le
testimonianze scritte sono più di quaranta, tutte molto commoventi.
Ci sono le parole di molti colleghi giornalisti, scrittori,
intellettuali, fratelli...
José se n’è
andato con Tarek, con Taras e altri, mentre in un’ora e mezzo gli
USA attaccavano Al Jazeera, Abu Dabhi e l’Hotel Palestina, cioè la
stampa che il Pentagono non controllava... questi tre giornalisti
commettevano lo stesso crimine: erano combattenti della notizia, di
quelle verità che i falchi vogliono occultare. Tutti possono offrire
solidarietà alla famiglia e agli amici e colleghi di José Couso e io
credo che dovrebbe essere un dovere da parte del mondo della stampa.
“La mirada
incomoda”, lo sguardo scomodo, è una pubblicazione piena di sete di
giustizia e di fame di vita.
La madre di
José ha scritto: Sai José, ti hanno ammazzato, ma tu sei ugualmente
vivo perchè noi ti vediamo nelle pareti, nei libri, negli adesivi,
nei giornalai e nelle tue immagini, che sono state i nostri occhi
tante volte e in tanti luoghi.
Noi ti
sentiamo nei cuori della gente, della brava gente che ti vuole bene.
Oggi sei un simbolo che molte persone degne hanno fatto proprio. Tu
resterai per sempre nei nostri cuori.”
Le ceneri di
Jose Couso sono state sparse nelle acque del fiume Ribadeo nel
luglio del 2003.
PS: Le
relazioni con il nuovo governo spagnolo stanno lievemente, ma molto
lentamente, migliorando.
Chi vuol
esprimere la propria solidarietà al gruppo dei Fratelli, Amici e
Compagni di José Couso, può mandare un messaggio a questo indirizzo:
accion@josecouso.info
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