AVVENIMENTI
Honduras è il paese che ha presentato nella Commissione dei Diritti
Umani della ONU a Ginevra la risoluzione contro Cuba. Un noto
giornalista racconta quello che succede all’infanzia nel paese
governato da Ricardo Maduro
Il lato più
oscuro della memoria
di W.E. Gutman
Tegucigalpa. –
Lo stupro distrugge l’infanzia, corrompe il corpo, mutila il cuore,
soffoca l’anima. Niente sarà più come prima. Una volta innocente e
instancabile, il piacere giovanile si riduce a un riflesso, con il
cuore rotto a metà. La tristezza si mantiene sospesa come un
fantasma, imperturbabile e senza tempo. E quando i ricordi
riemergono, l’agonia riappare.
“È come
rigirarsi in un sogno, una notte dietro l’altra, nell’oscurità. È
come essere costretti a rivivere per sempre l’orrore”, dice la
ragazzina con le trecce, maglietta chiara e pantaloni con le toppe.
Ha quindici anni e sa della vita più di quello che le interessa. Di
due anni più giovane, ma infinitamente più vecchia della sua età,
un’altra bambina piange in silenzio di fronte al ricordo della sua
compagna. Lei è incinta.
Il suo bambino
verrà al mondo, gratis, in un ospedale pubblico. Le ragazzine si
avvicinano mentre parliamo, si tengono per mano, i loro occhi
nascosti dietro un vuoto nascosto, al di sotto del suolo.
“Le cicatrici
non si vedono”, dice la ragazzina con le trecce. Fa un pugno con la
mano e lo appoggia al suo cuore. “Ma sono tanto brutte quanto
dolorose”.
Qui nel
rifugio residenziale “Querubines”, di Casa Alianza, in una strada
silenziosa, lontana dal centro della capitale, parlano liberamente,
finalmente liberate, anche se non pienamente rivendicate, da
circostanze terribilmente comuni.
Le due
ragazzine sono state violentate quando avevano sette anni,
rispettivamente dal loro patrigno e da una zia. Una lussuria malsana
le ha poi costrette a percorrere la strada che le ha iniziate alla
prostituzione.
Stime
ufficiali sostengono che il numero dei minori sfruttati sessualmente
in Honduras raggiunge le mille persone. Fonti confidenziali del
Ministero della Sicurezza e dell’Interpol ritengono che questa sia
una cifra “molto conservatrice”.
La maggior
parte delle vittime sono bambini senza casa, che sono emigrati nella
capitale e a San Paolo Pedro Sula.
Molti
girovagano per le strade di Choluteca, El Progreso, La Ceiba, Puerto
Cortés, Roatán, Tela e Trujillo.
“Per i bambini
senza casa, tutte le strade conducono al commercio sessuale”, spiega
Bruce Harris, direttore della Casa Alianza, un’organizzazione di
difesa dell’infanzia, attiva in America Centrale e in Messico. “Ma
non è realmente prostituzione. La povertà, la fame, la
disuguaglianza, espongono facilmente i minori agli abusi e allo
sfruttamento. Un letto pulito, un bagno, un pasto decente,
l’aspettativa di un abbraccio, l’illusione di un momento d’amore,
sono forti incentivi. Qualsiasi dimostrazione di affetto sembra
infinitamente meno di niente. I bambini imparano a razionalizzare
ogni incontro e questo li traumatizza di nuovo”.
Nella strada,
la prima regola di sopravvivenza è respingere la stessa umanità. Non
è un’alternativa. È una pre-condizione per alcuni, una trappola per
altri. Non c’è glamour in un simile stile di vita. C’è solo
paura e umiliazione. Troppo spesso ci sono violenza e morte.
Angeli
caduti redenti
Nel rifugio
“Querubines” ci sono 11 bambine. La più piccola ha 12 anni, la più
grande ne ha 16. Tutte sono state recuperate da retro bottega di
locali legali – clubs notturni, ristoranti ed hotels – incontrate
durante operazioni condotte da agenti speciali della Polizia
Nazionale, come risposta alle denunce presentate dalla Casa Alianza.
Secondo
Alfonso Lecayo, coordinatore della Comunità Terapeutica della casa
Alianza, le bambine presentavano “gravi sintomi di depressione quasi
catatonica. Per resistere, molte sono ricorse alla droga. La maggior
parte ammette di essere stata violentata in casa. Alcune sono state
abbandonate o consegnate a Casa Alianza – per loro fortuna - dalle
famiglie tormentate dalla povertà.
Un mare di
giovani volti presentano espressioni incompatibili con le loro
figure: quella di una bambina piccola, un’espressione spirituale,
piena di terrore; l’altra, l’espressione zittita di una donna
indurita molto prima del tempo. Ho chiesto loro se potevo scattare
una foto e le ho invitate a sorridere.
“Ancora non ci
sentiamo di sorridere”, ha detto una bambina difendendo le sue
compagne. È una sfida naturale, ma nel suo sguardo fisso si filtra
la sfida e l’autopossesso. Non saranno più costrette a fare nulla,
se non lo desiderano. Attraverso l’obiettivo della macchina
fotografica ho potuto osservare la tristezza, tangibile, che
annebbia i loro piccoli occhi di bambine. Le faccio ridere alla
fine.
“Ci vorrà
tempo per scacciare i loro demoni”, avverte Bruce Harris. “Molto
tempo fa la psichiatra ha individuato la relazione tra i traumi
infantili e le condotte antisociali. La violenza domestica, l’abuso
fisico e l’aggressione sessuale possono provocare malattie mentali
ed emozionali di lunga durata. Le vittime dello sfruttamento
sessuale sono le sopravvissute di crimini che non possono
comprendere, ma che hanno un enorme impatto sulle loro vite e sul
resto della società. La spirale della violenza e del trauma
generalmente si auto mantengono. Le vittime di ieri normalmente si
trasformano domani in trasgressori della legge. Per questo i bambini
di strada hanno un disperato bisogno di essere salvati, protetti,
riabilitati, redenti. Ad uno ad uno, ognuno di loro, tutti. È in
gioco il benessere della famiglia umana.
Malgrado le
loro esperienze, o forse a causa loro, le bambine della casa
collettiva Querubines sono invase da una fresca sensazione
d’appartenenza e da un’urgenza di riappropriarsi dei loro destini.
Aspetti positivi come la scuola, il lavoro in casa, la routine, così
come la disciplina addolcita dall’amore e dall’affetto, le aiuta a
ristrutturare le loro vite.
Dico alle
bambine che il passato non può essere cancellato, ma che solo il
futuro conta. E auguro loro buone cose, sapendo che è più facile
dirlo che farlo.
W. E.
Gutman è un giornalista esperto dal 1991 in America Latina. Vive a
sud della California.
Noto per la
sua industria del sesso e dello sfruttamento di bambini di strada,
l’Honduras non ha confermato l’Accordo 182 della OIT
sull’eliminazione delle forme peggiori del lavoro minorile. Con la
promessa di lavoro e borse di studio, le bambine onduregne sono
vendute ai bordelli del Guatemala, El Salvador e Messico. Circa 200
minori onduregni sono stati spediti in Canada con le reti del
traffico di droga che li obbliga a spacciare. La maggior parte delle
bambine di strada recuperate dalla Casa Alianza sono vittime della
prostituzione. Tutte quelle che sono coinvolte nel “sesso da
sopravvivenza”, per soddisfare i loro bisogni di base, come prima
volta sono state violentate in casa. La maggior parte ha contratto,
almeno una malattia di trasmissione sessuale.
Le Corti
onduregne di solito tollerano gli abusi sessuali. “Se la vittima è
maggiore di 12 anni”, dice un giudice anonimo “se lui o lei si
rifiuta di esporre denuncia e se i genitori chiaramente lucrano sul
commercio dei loro figli, tendiamo a girarci dall’altra parte.
Raramente i crimini privati vengono perseguiti”. Basandosi sulle
petizioni della Casa Alianza, l’Interpol ha effettuato un numero
poco comune di arresti spettacolari. Molti pedofili, alcuni con
decine di capi d’accusa per pornografia di minori e abuso sessuale,
sono rimasti nelle prigioni dell’Honduras. Tutti affrontano processi
d’estradizione e procedimenti giudiziari nei loro paesi.
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