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Quando la famiglia Bush era intima di quella di  Bin Laden

 

Michel Porcheron - Speciale per Granma Interncional

 

Marlene Dietrich o Eartha Kitt cantavano brani di Cole Porter e dei fratelli Gherswin, ma non nel night - club del mitico Carlyle Hotel di Manhattan, ma nel bar della cantina forzatamente di lusso dove David Rubinstein e William Conway - due golden boys - si erano dati appuntamento per organizzare una manovra finanziaria. L’investimento iniziale era di cinque milioni di dollari. Rubinstein era stato consigliere del presidente Jimmy Carter e Conway direttore finanziario della MCI Comuncations.

Il duo di avventurieri della finanza era molto lontano dall’immaginare quel giorno del 1987 che il The Carlyle Group che stava nascendo dopo molti giri di gin fizz, sarebbe divenuto una feroce piovra delle finanze internazionali, con un capitale di quasi 14 milioni di dollari e soprattutto con un tasso annuale di recupero degli investimenti del 34% .

Carlyle attualmente è un’impresa privata che appartiene a 550 soci ricchi di 50 paesi. Con 500 dipendenti solamente, sparsi in una ventina di paesi, ha ramificazioni negli Stati Uniti, in Europa e in Asia e contatti con tutti i paradisi fiscali, qui e là.

Se qualcuno avesse detto allora a Rubistein e a Conway che per ottenere quei risultato il loro Carlyle Group avrebbe riunito un sontuoso Dream team, il sogno di ogni speculatore degno di questo nome, i due sarebbero probabilmente svenuti sul folto tappeto del bar, vittime di un accidente simultaneo. Oggi le loro pulsazioni rimangono inalterabili grazie ai prestigiosi padrini di Carlyle, come George Bush padre, James Baker, segretario di stato dal 1989 al 1992, che prima aveva diretto il team  presidenziale di  Ronald Reagan dal 1981 al 1985, Frank Carlucci segretario alla difesa di Reagan e ex vice direttore dalla CIA, John Major ex primo ministro britannico, Fidel Ramos, ex presidente delle Filippine... ossi la crema, con persone (nonostante tutto) rispettabili, che si decano alla dirigenza ad  alto livello, come tanti vicini ai capitali. La calamita attrae il ferro, la luce le farfalle e il denaro... il denaro.

Gelrge W. Bush andò lì per alcuni anni, ma aveva un ruolo secondario prima di venire eletto governatore del Texas. La storia dice che egli è stato membro del Consiglio di Amministrazione di una società del Texas che si occupava del cibo per i passeggeri degli aerei della Caterair.

Non sono però  le manovre delle operazioni tentacolari di Carlyle - che rappresenta attualmente  uno dei maggiori fondi di investimenti del pianeta - a mandare una strana puzza, ma la terribile immagine che si trascina dietro nonostante le costanti negazioni: un membro della miliardaria famiglia saudita Bin Laden era un azionista con vari milioni di dollari! Fa impressione eh! 

Francois Missen, un giornalista francese che ha fatto ricerche per mesi, racconta la storia che segue con una scena della quale egli fu testimone diretto.

L’11 settembre una riunione importante di Carlyle si svolse nel Ritz Carloton di Washington, un lussuoso hotel di calle 22. Qualcuno sussurrò poche parole all’orecchio di Frank Carlucci.

“Che cosa? Accendete la televisione!”

I signori erano tutti pietrificati, dice Missen, assorti dal terribile dramma che stava avvenendo a 400 chilometri di distanza,. Due giorni dopo a Parigi, in Boulvard de Courcelles al numero 70, al terzo piano, dove si trova la sede della società Otor, una Holdong con 3000 dipendenti-  la prima produttrice di carta riciclata della Francia -  si stava svolgendo un consiglio di direzione. Otor e Carlyle stavano negoziando e Frank Falezan, il secondo di Carlyle France era tra i partecipanti.

“Gli scambi erano stati forti ed era  benvenuta un’interruzione“  racconta Missen.

“Hai avuto le notizie, Frank?”

“No, niente di più!”

“Che tremenda sorpresa !”

“Quale”?

Uno dei Bin Laden era là! Bin Laden?

Shafig Bin Laden, uno dei Bin Laden, un mezzo fratello di Osama era seduto a quella tavola. Normale! Era un azionista di Carlyle!

“Comunque sia ...”

“Questo è terribile, Frank!”

“Ma tu sai? Questi sono gli affari!”

“Sì, però Bin Laden è un pò troppo!”

Con le prime immagini del crollo delle torri Binladen si alzò. Fu al suo bagno, no so dove... Quando tornò non aveva più la targhetta con il suo nome. Si scusò e disse : “È meglio così, no?”

Carlyle aspettò un mese per tagliare tutte le relazioni economiche con il saudita Bin Laden Group. Da quanto tempo questo era socio di Carlyle, la cui prima figura era ovviamente Bush padre? La storia non lo racconta ed è un peccato perchè è a Daddy Bush a cui si ricorre ogni volta per entrare nella caverna di Alì Babà, con il controllo di qualche emiro di qualche regno, sottolinea Missen.  Daddy Bush continua e si fa pagare 80.000 dollari ogni volta che pronuncia uno speech per questa o quella “giusta causa”.

Nel gennaio del 1989 poco meno di due mesi dopo l’artigianale creazione degli amici Rubistein e Conway, un uomo chiave entrò in gioco nel Carlyle: Frank Carlucci, un uomo chiave che occuperà il ruolo di direttore generale prima di divenire presidente. Era un veterano della politica, della diplomazia e dei servizi segreti, con moltissime relazioni. Con lui cominciò il sistema Carlyle basato essenzialmente su una dura legge interna chiamata cooling of period (riserva discreta), ossia un politico che abbandonava le sue funzioni ufficiali doveva  osservare un anno di cooling of period prima di lanciarsi nell’amministrazione di lusso a favore di Carlyle.

Un’idea geniale di Carlucci: puntare sul settore militare, soprattutto a favore delle forze regolari saudite (?) e della guardia nazionale diretta  dal principe Abdalah. In dieci anni Carlyle diviene l’undicesimo fornitore del Pentagono. Il suo successo? L’acquisto della United Defense Industries che produce carri armati, veicoli blindati, missili e veicoli speciali... compra, vende, ricompra e rivende. Tutto va bene agli uomini di Carlyle che operano con la più grande discrezione e a volte nel maggior segreto.

Carlyle è una Secretive Company. A Washington davanti alla sede ufficiale di Pennsylvania Avenue numero 1001 non esiste nemmeno una targa di marmo con il nome dei residenti, scrive Missen.

“Carlyle Group?” “I am sorry, no office sir!” “But...?” “Please sir” “OK – OK!” “Go away man!” “OK - OK!” Avró  una faccia da kamikaze, si chiede Missen...

Davanti c’è la sede del FBI, a 550 metri la Casa Bianca. Oggi Frank Carlucci è il presidente onorario di Carlyle, ma continua ad essere un amico intimo di Donald Rumsfeld, il segratario alla difesa di George W. Bush che è un vecchio compagno di università di Princeton, dove  stavano nella stessa squadra di lotta invece di essere  compagni d’arme nell’esercito...

Carlyle era divenuto una sorta di passaggio obbligatorio tra le industrie private e il ministero della difesa, aveva scritto il giornalista del mensile Red Herring, Dan Briody. 

“Carlyle si era differenziata. Il nostro campo di azione si era ampliato decisamente” aveva precisato Jean Pierre Millet,  managing director per l’Europa. Soprattutto era “un’industria sovrana”, cioè, detto in un altro modo, quella dove è presente lo stato federale nordamericano, con l’energia, le comunicazioni, le tecnologie dell’informazione, l’aeronautica, la nano tecnologia e l’industria farmaceutica.

Dal 1989, poco a poco, sempre in funzione del cooling of period, molti candidati si presentarono a Carlyle. Oltre ai Vip del tesoro e della giustzia molti repubblicani e anche qualche democratico come Bryan Bailey, ex consigliere dei Bill Clinton o Arthur Levitt, ex capo della SEC (Security Exchange Commission), la polizia della Borsa, e personalità straniere come un  primo ministro della Tailandia, un ex presidente della Deutsche Bundesbank, etc. completavano il dream team che si riuniva costantemente secondo la pratica del revolving doors (le porte girevoli). In ogni caso Carlyle è il metodo ideale per aprire le porte. Il funzionamento di Carlyle è sempre lo stesso: una facciata brillante, grandi nomi come garanzie, un’immagine di trasparenza, anche se le operazioni sono opache e a volte impenetrabili, tanto che si può, senza dubbio, definire Carlyle come la Banca della CIA. Non si sa realmente per chi compra Carlyle e chi userà le tecnologie ... Il fondo investe sempre in tecnologie doppie, che si possono usare per fini civili o militari, commenta Pascal Dellecoste, del laboratorio di ricerche della scuola di guerra economica.

La lista nella quale appare Carlyle come compratore e / o venditore o azionista è un turbolento insieme di imprese del mondo intero. Prendere il controllo, scatenare l’offensiva, le offerte pubbliche dell’acquisto, circondare la presa, assaltare finanziariamente, partecipare... sono alcuni dei termini che si usano parlando delle sue operazioni. Tutto è valido, anche le contraddizioni che non sono solo apparenti. Un esempio: Carlyle ha firmato un impegno di acquisto di Fiat Avo, la filiale aeronautica della Fiat, fornitrice di Arianespace. Ma Carlyle ha strette relazioni con la Boeing, la cui divisone spaziale ha come principale competitore la... Arianespace.

Carlyele fa paura, è una schiacciasassi il cui obiettivo è captare il meglio dell’industria militare europea, considera un esperto che parla della versione aggressiva come definizione del gruppo. Altri sono meno duri. Non si devono cercare fantasmi, dice un ex Carlyle, non è uno strumento delle politica nordamericana... Un vecchio consigliere del gruppo, il francese Henry Martre ex presidente di Aerospatiale è molto chiaro l’obiettivo di Carlyle è guadagnare denaro. Conosce il settore militare, fa buoni affari e questo è tutto! Tutto? No... non siamo così  sicuri. Questa versione light non è completa! Carlyle è più di una formidabile testa avanzata nella politica nordamericana; la strategia di Carlyle non si usa  solo per gli affari, afferma un esperto in spionaggio economico, Joel Rey. Questo gruppo è prima di tutto uno strumento politico (...) nella crisi tra Washington e Parigi il suo potere finanziario è la miglior arma coercitiva contro gli interessi francesi.

Dopo l’incontro avvenuto per aver avuto come azionista un membro della famiglia Bin Laden, Carlyle, nonostante la sua eterna volontà di mantenersi nell’ombra, è divenuta un tema di attualità.

I militari contro la guerra in nordamerica l’hanno presa di mira. Il giorno delle grandi manifestazioni di New York e di San Francisco, il 24 marzo scorso, gli  immobili di Carlyle sono stati bloccati centinaia di manifestanti sono stati arrestati. Non è normale che Bush figlio prenda decisioni  che hanno un impatto diretto con gli affari di Bush padre, dice Tom Fotton, direttore di una ONG nordamericana “Judicial Wacht”. Michael Moore, turbolento, sta preparando un film sul tema, dopo aver condannato Carlyle durante la recente cerimonia di consegna degli Oscar. Dan Briody dice che per Carlyle “wartime is boom time” e ha appena pubblicato un libro iconoclasta: “ Il triangolo di ferro nel cuore del mondo segreto di Carlyle.”

Senza dubbi la classe politica nordamericana rimane imperterrita.

Seth Morris, dirigente di Projet of Governement Oversight, una ONG che vigila sull’uso dei fondi pubblici, dice che tutti vorrebbero lavorare per Carlyle ...