AVVENIMENTI
Il Business del
dissenso
di
FABRIZIO CASARI
• Decine di
milioni di dollari per milioni di bugie.
Un commercio poco
nobile quello che intercorre tra i cosiddetti “dissidenti” cubani e
la NED, National Endowment for Democracy, una delle articolazioni
finanziarie parallele del governo statunitense creata da Ronald
Reagan nel 1993. La NED vive con i fondi federali e nasce con il
fine di “appoggiare istituzioni democratiche nel mondo attraverso
sforzi privati, non governativi”.
In un articolo
pubblicato il 31 marzo del 1997, il The New York Times la definì
così: "La Nacional Endowment for Democracy fu creata 15 anni fa per
portare avanti pubblicamente ciò che ha fatto surrettiziamente la
CIA durante decine di anni. Spende 30 milioni di dollari all’anno
per appoggiare partiti politici, sindacati, movimenti dissidenti e
mezzi di comunicazione in dozzine di paesi”. Al suo fianco opera l’USAID,
sigla della ”Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo
Internazionale”. Il denaro dell’Agenzia è destinato quasi
esclusivamente a gruppi creati da organizzazioni statunitensi.
Fiore
all’occhiello dell’USAID è stato il finanziamento dell’Iran-Contras
gate, l’aggressione terrorista al Nicaragua sandinista negli anni
’80 e, insieme alla NED, il finanziamento del colpo di Stato ad
Haiti che spodestò il presidente Bernard Aristide negli anni ’90.
Allo stesso modo, ha finanziato con 3 milioni di dollari il tentato
colpo di Stato in Venezuela contro il presidente Chavez nel 2002,
miseramente fallito.
La massa dei
finanziamenti che dal governo di Washington arriva ai cosiddetti
“dissidenti” si articola in due settori, coordinati ma distinti:
quelli operanti negli Stati Uniti e quelli operanti in Europa.
Proprio sul flusso di denaro che dalla NED arriva a questi ultimi,
l’agenzia di stampa USA Asociated Press ha deciso di mettere il
naso, avanzando seri interrogativi sulle modalità con le quali il
denaro statunitense viene speso per foraggiare l’area europea del
cosiddetto dissenso. Significativamente, l’agenzia di stampa
statunitense afferma che dal 1998 la NED ha consegnato alla rivista
spagnola “Encuentro de la cultura cubana” 771.000 dollari (solo
l’anno scorso furono 200.00) come pagamento per la pubblicazione di
alcuni articoli di anticastristi.
Altri 200.000
dollari la NED li ha versati nelle tasche di una organizzazione
della repubblica Ceka che appoggia il giornalismo anticubano,
denominata “Gente che ha necessità”. Altri 33.000 dollari sono
andati a due altre organizzazioni slovacche: “Gente in pericolo” e
“Fondazione Pionesi”. Insomma chi dagli Usa, da Cuba o dall’Europa
promuove iniziative anticastriste, riceve denaro. Solo negli ultimi
venti anni, in Europa la NED ha distribuito 14 milioni di dollari;
ha cominciato nel 1986 con un obolo di 110.000 dollari per arrivare,
quest’anno, a 2,4 milioni di dollari, che proprio un obolo non
sono..
Ma l’inchiesta
della AP tira in ballo anche una recente audizione al Congresso USA
che analizzava come i 65 milioni di dollari dei contribuenti
statunitensi avessero aiutato il dissenso anticubano. Venne fuori
che i soldi furono spesi in giochi informatici, maglioni in
cachemire, carne di coniglio e cioccolata. L’”Azione Democratica
Cubana”, una delle tante sigle con sede a Miami, ha speso il denaro
della NED in giochi del Nintendo e della Play station, in biciclette
da montagna, cappotti di pelle e cioccolata; com’è ovvio, tutti
indispensabili strumenti di lotta per la democrazia a Cuba.
Il business del
dissenso cubano non è certo una novità. La stessa Ong statunitense
denominata “Dialogo interamericano”, con sede a Washington e di
chiaro stampo conservatore, contattata dalla AP ha riconosciuto,
tramite Daniel Ericsson, che “queste campagne non hanno avuto un
riscontro molto positivo nell’isola, però aiutano a far sopravvivere
gruppi anticastristi in paesi come la Repubblica Ceka, la Svezia e
la Spagna”. Proprio da questi paesi, infatti, viene la maggiore
iniziativa per coordinare le attività anticastriste. Ma è
soprattutto un modo per far emergere fuori da Cuba il “dissenso
cubano”, che non ha mai attecchito verso la popolazione locale che,
quando arriva ad identificarli, non offre certo segnali di consenso
o di rispetto.
Del resto, che i
“dissidenti” cubani fossero tutto meno che sinceri democratici
devoti alla causa dei diritti umani lo si è sempre saputo. La
differenza tra quello che sono e quello che dichiarano di essere è
stata già abbondantemente dimostrata nel corso dei dibattimenti
processuali seguiti allo smantellamento di alcune delle reti
operative gestite direttamente dalla sezione d’interessi USA a Cuba.
Nei processi tenutisi a Cuba e trasmessi integralmente dalla
televisione, il quadro d’insieme è apparso chiaro quando hanno reso
la loro testimonianza gli agenti della “seguridad” cubana
infiltratisi nelle miriadi di sigle che, all’ombra dello Zio Sam,
prosperano con salari tre volte superiori a quelli dei ministri. Il
meccanismo è semplice: ogni anno, gli Stati Uniti stanziano dalla
loro legge di Bilancio alcune decine di milioni di dollari destinati
alla “democrazia a Cuba”. Cioè, ogni anno gli Stati Uniti finanziano
chiunque, in ogni parte del modo, dica di battersi contro il
castrismo. Di conseguenza, chiunque decida di fondare un gruppo, una
rivista, un’associazione che si offrano come contributo per la
democrazia a Cuba, sa che potrà entrare nella lista dei destinatari
dei fondi federali – pubblici o privati - statunitensi. Di converso,
affinché i fondi governativi aumentino ed il business cresca, la NED,
l’USAID e le altre fondazioni, hanno bisogno di aumentare ogni anno
gli organismi cui dovranno essere destinati i fondi.
Le quote sono
suddivise in due fasce: quelle destinate al singolo dissidente
(centoventi dollari al mese, più o meno a quelli interni all’isola)
e quelle riservate ai dirigenti, cioè a coloro che entrano ed escono
dalla Sezione d’Interessi USA a L’Avana. Quello che mancava, agli
occhi dei consulenti europei (Aznar e Havel i più impegnati e
retribuiti, non a caso) erano le figure definibili come
“intellettuali”, passepartout obbligato per certificare l’assenza di
libertà di stampa e di parola sull’isola.
Il governo di
Washington ha compreso e, visto che intellettuali proprio non se ne
trovano, ha scelto di promuoverne d’ufficio alcuni, trasformando in
giornalisti, scrittori e poeti persone che però mai avevano scritto
nulla che potesse certificarne simili identità professionali. Quindi
libri ed articoli, saggi e discorsi, pensati in inglese e redatti in
spagnolo, da destinare ai media “amici” che, pubblicandoli,
certificavano le due professioni, quella di dissidente e quella
d’intellettuale. Il tutto, ovvio, serviva e serve a giustificare
finanziamenti ed a chiederne l’aumento, cosa che ogni anno,
puntualmente, si verifica.E via con le sigle: il “Gruppo
internazionale per la responsabilità sociale corporativa” ha
ricevuto 213.000 dollari. Per cosa? Dice di convincere in ogni modo
le imprese europee a non investire a Cuba. Nel caso le imprese non
obbediscano, l’associazione studia la possibilità di denunciarle nei
tribunali in base alla legge statunitense Helms-Burton.
Poi è il turno
della “Coalizione internazionale per i diritti umani a Cuba”, che
sostiene di avere affiliati in Spagna, Svezia e Germania. Ha
incassato ben 865.000 dollari solo tra il 1986 e il 1993, che gli
sono stati consegnati direttamente dalla FNCA di Miami.
La parte del leone
la fa però il “Directorio Democratico Cubano”, una sorta di finto
coordinamento delle attività antigovernative nell’isola. Ha già
incassato la bellezza di 6 milioni di dollari e, stando alle sue
dichiarazioni fiscali, le sue entrate, provenienti dall’USAID,
crescono annualmente tra i 200.000 e i 500.000 dollari.
Ma il core
business del dissenso si trova a Miami, dove la FNCA ha goduto di
centinaia di milioni di dollari dalla sua nascita ad oggi, dei quali
65 solo nel 2006. La FNCA, Fundaciòn Nacional Cubano Americana venne
fondata su impulso di Reagan nel 1993 e guidata dall’ormai defunto
Jorge Mas Canosa. Negli intenti ufficiali doveva fornire assistenza
e rappresentanza politica ai fuoriusciti cubani, in breve si rivelò
come un mostriciattolo velenoso messo nelle mani della mafia
cubanoamericana, che venne utilizzata come mano d’opera terrorista
per le azioni coperte della CIA all’insaputa del Congresso.
Grande serbatoio
elettorale del Partito repubblicano, la FNCA ufficialmente si occupa
di fornire assistenza ai cubani che raggiungono le coste della
Florida e aiuta gli oppositori di Castro, compresi i giornalisti
dissidenti e le loro famiglie. In più, sempre ufficialmente, per
giustificare l’intensità di relazioni con il governo della Florida e
con Washington, la FNCA redige rapporti, studi e inchieste sulla
situazione politica interna a Cuba.
In realtà, come è
stato ampiamente dimostrato in decine e decine di occasioni, la FNCA
ha avuto come asse centrale della sua esistenza l’organizzazione
delle attività terroristiche contro Cuba, il grande business
dell’immigrazione illegale dall’isola e le attività di lobby
politica e affaristica. Tutte cose che non appaiono nel suo statuto
ma che rappresentano l’essenza della sua attività ed allo stesso
tempo il motivo per il quale non è mai finita sotto inchiesta da
parte delle autorità federali.
In tutte queste
attività l’associazione terroristico-mafiosa di Miami ha stretto un
rapporto organico, a livello operativo, con la CIA. Dalla
partecipazione allo sbarco alla Baia dei Porci fino alle ultime
campagne terroristiche, molti dei suoi uomini sono stati agenti a
libro paga o contrattisti di Langley. E l’attività della FNCA
consiste precisamente nello svolgimento del “lavoro sporco” per
conto della CIA: quello che, se va bene, è un successo della
democrazia ma, se va male, non ha padrini ufficiali.
Va ricordato che
la FNCA finanziò tutte le operazioni terroristiche di Posada
Carriles, a cominciare dall’esplosione in volo dell’aereo della
Cubana de Aviaciòn sui cieli delle Barbados nel 1976, costato 73
vittime. Nonostante le rivelazioni di Luis Posada Carriles che
organizzò l’attentato insieme al suo compare della FNCA Orlando Bosh,
il governo statunitense non ha ritenuto di dover chiedere conto alla
fondazione di Miami del suo operato. Ha anzi aumentato i fondi a
disposizione per le sue attività criminali contro Cuba. In nome
della democrazia, ovvio.
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