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La salvaguardia del clima in America Latina

 

 

       

L'Ecuador ha presentato nel Forum Internazionale Clima Latino la proposta di non prelevare il petrolio dal sottosuolo, per preservare la riserva naturale del Parco Yasuní ed evitare un danno ecologico notevole.

Il vicepresidente ecuadoriano, Lenin Moreno, ha spiegato l’iniziativa, che vuole privilegiare la vita e l'integrità culturale dei paesi dell’Amazzonia contro lo sfruttamento delle risorse petrolifere.

La proposta riguarda il mantenimento, senza sfruttamento, di un deposito di crudo ubicato a Yasuní, chiamato Ishpingo-Tambococha-Tiputini (ITT), per via dell'importanza ecologica della zona, altamente sensibile.

La proposta era stata annunciata dal presidente del paese, Rafael Correa, in settembre  nelle Nazioni Unite ed aveva  richiamato l'attenzione dei leaders politici e delle Organizzazioni Non Governative (ONG’s).
 

“Si tratta di non sfruttare circa 920 milioni di barili di petrolio per conservare una delle regioni con la maggior biodiversità del mondo”, aveva sottolineato Correa aggiungendo che in cambio - mantenendo intatta questa riserva che forma parte del polmone del pianeta, l'Amazzonia - l'Ecuador ha chiesto un contributo di 350 milioni di dollari all'anno, per equilibrare quello che il paese  non produrrà nel settore petrolifero.

Per il governo del Ecuador questa decisione fa parte della politica con nuove visioni di sviluppo che vuole migliorare la vita dei cittadini, con danni minimi all'ambiente, e si iscrive nello sforzo per ostacolare l’attuale e pericoloso  cambio climatico.

Le autorità ecuadoriane hanno ordinato a tre industrie petrolifere straniere di diminuire lo sfruttamento del grezzo, per garantire la sopravvivenza dei due popoli che vivono in isolamento volontario: i Tagaeri e i Taromenane.

Le imprese  sono Petrooriental, col 70% del blocco, con 17 pozzi nella Zona Intangibile; Petrobras col 30% del blocco e 31pozzi e la Repsol col 16%, che gestisce una minima parte dei pozzi.

 

Dichiarando Zona Intangibile 982 mila ettari del Parco Yasuní le imprese non possono più praticare attività d’estrazione nel territorio.

All'appuntamento Clima Latino, appena terminato hanno partecipato 1.300 delegati tra accademici, scienziati, rappresentanti di ONG’s e della società civile dell'America Latina e dell’Europa.