AVVENIMENTI
La lunga mano del Mossad
L’impronta sionista nelle “guerre
sporche” dell’America Latina
di
Andrea Necciai
Da qualche tempo in tutto il subcontinente latinoamericano (ma
specie in Centroamerica e nei Caraibi) sta operando una nuova e
potente “internazionale del terrore”. Più esattamente, si tratta di
una zona grigia in cui interagiscono specialisti nelle guerre
di bassa intensità, commercianti di armi, apparati dei servizi
segreti e di sicurezza statali in stretta collaborazione con
contractors privati. Sotto la consueta regia di Washington e con
il concorso di tutti questi attori, gli alti comandi degli eserciti
alleati possono ora mettere in scena operazioni coperte e di
polizia politica molto più efficaci che nel passato; come hanno
recentemente dimostrato nell’attuazione del colpo di stato in
Honduras (contro un governo eletto democraticamente) e nel soffocare
con le armi la resistenza pacifica del suo popolo.
E’ ovvio che azioni di questo genere richiedono un know-how
di alta professionalità. Per questo motivo tra tutti gli specialisti
del settore si distinguono gli agenti israeliani, in virtù della
loro storica esperienza in materia di controinsorgenza e di
repressione dei movimenti popolari di opposizione, tanto in Medio
Oriente come in America Latina.
Nel caso del golpe honduregno del giugno 2009, il CODEH (Comitato
per i Diritti Umani dell’Honduras) ha denunciato ha più riprese che
“il regime di Micheletti ha assunto ufficiali israeliani per
addestrare l’esercito honduregno all’uso della violenza contro i
manifestanti, compreso l’assassinio selettivo, per instaurare il
terrore e smantellare la resistenza”, ed informa inoltre che
“compagnie di sicurezza private” [leggi “contractors”- ndr]
sono direttamente coinvolte nella repressione”.*
A partire dal dopoguerra, l’appoggio militare israeliano alle
dittature dell’America Latina ha sempre potuto contare sul
contributo determinante dell’”Istituto di Operazioni e Strategie
Speciali”, meglio conosciuto come “Mossad”.
Nato nel 1949 come centrale di
coordinamento tra i due servizi segreti già esistenti, quello degli
“affari interni” e quello dell’ “intelligence militare”, il Mossad
ha sempre goduto di un’autonomia pressoché illimitata, “al di fuori
di ogni controllo e al di sopra di ogni critica”. Al momento,
secondo stime ufficiose, il suo organico conterebbe 1.200 uomini,
suddivisi in 8 sezioni (o dipartimenti) tra cui spicca l’ultimo e il
più famoso, lo “Special Operation Division”, o “Metsada” in ebraico,
“quello a cui sono affidate le missioni più segrete condotte dai
katsa, gli agenti operativi sul campo, e portate a termine dai
kidon (baionetta), i killer dell'”Istituto”: assassini mirati
(condannati da Onu e Amnesty come “esecuzioni extra-giudiziarie”),
sequestri, sabotaggi, torture, azioni paramilitari e di guerra
psicologica.”**
Negli ultimi 60 anni, la lista delle
operazioni (militari, di spionaggio o di polizia politica) gestite
dal Mossad è lunghissima, quasi infinita, come la striscia di
cadaveri di cui è lastricato il suo cammino che si snoda dal Medio
Oriente all’America Latina passando per Africa ed Europa.
Negli anni della Guerra Fredda
l’intervento israeliano in Centroamerica vide come protagonisti
agenti del Mossad messi al servizio del terrorismo di stato in
Honduras e in Guatemala; mentre in Nicaragua si dedicavano
all’addestramento e all’organizzazione dei “contras”, i mercenari
autori di crimini di guerra tra i più efferati, mandati a combattere
contro il paese sandinista una guerra illegittima e mai dichiarata.
C’è lo zampino di Israele anche nel
fallito colpo di stato contro il presidente venezuelano Hugo Chavez
(aprile 2002). Secondo le inchieste delle autorità venezuelane,
l’imprenditore di origine israeliana Isaac Perez Recao, padrone di
un’impresa di sicurezza privata ed attivo nel commercio di
armamenti, fu individuato come una delle principali menti della
cospirazione anti-chavista. Un volta fallito il colpo di stato,
fuggì precipitosamente a Miami a bordo di un aereo.
Attualmente si contano un quarantina
di società israeliane, collegate direttamente o indirettamente al
Mossad, che svolgono attività di compravendita di armi o sistemi
d’arma, servizi di spionaggio e di repressione contro movimenti
civili e personalità che sostengono i governi più progressisti del
Sudamerica. Non a caso queste operazioni si svolgono principalmente
in Colombia, Argentina, Brasile, Perù e Paraguay, aree vitali per
gli interessi politico-economici di Stati Uniti ed Israele nel
teatro latinoamericano.
Una delle principali compagnie è la
“Global CST”, “diretta da Israel Ziv e con la quale collaborano ex
militari delle alte sfere del Mossad e dello Tsahal. La Global CST
opera in Colombia offrendo consulenze all’esercito colombiano e al
DAS (la polizia politica colombiana). L’acquisto di armi israeliane
da parte delle Colombia, servito per rafforzare l’attività offensiva
delle Forze armate [ma molte armi sono finite ai paramilitari
colombiani], e avvenuto attraverso sostanziosi contratti promossi
dall’esportatore sionista di armi conosciuto come CIBAT, prova di
per sé il concorso di Israele nel peggioramento della situazione
della regione.”***
In ultimo, non è casuale che persino
la guardia del corpo dell’attuale presidente honduregno Porfirio
Lobo, oggi a capo del governo-emanazione della dittatura golpista,
sia stata affidata ad un istruttore appartenente alla ISA (Agenzia
Internacional de Seguridad), di cui fanno parte militari ed
ufficiali del Mossad israeliano.
Note:
*Dichiarazione del Fronte Nazionale,
in occasione della giornata contro il colpo di stato in Honduras,
28/8/2009.
**”L'«Istituto», un mito costruito sui
cadaveri”, di Maurizio Matteuzzi, 19/2/2010.
***”Viene dal Mossad la scorta di Pepe
Lobo”, di Percy Alvarado Godoy (“Latinoamerica” n°109 – 4/2009).
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