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Intervista a Graciela Ramirez Cruz 


di Deisy Francis Mexidor 

 

“Lottare per la libertà dei Cinque e la difesa della Rivoluzione Cubana, è lottare per la nostra propria libertà” 

Così afferma in un dialogo con Granma, Graciela Ramírez Cruz, coordinatrice del Comitato Internazionale Giustizia e Libertà per i Cinque. Le sue riflessioni circa come si articola oggi il movimento di solidarietà con questa causa e la necessità di rompere il muro di silenzio dei mezzi di comunicazione dentro gli Stati Uniti 

Graciela Ramírez Cruz è una donna interminabile. Così, semplicemente, si potrebbe definire. Decise, da più di 10 anni, di condividere il suo destino insieme al popolo cubano, benché la difesa di questo territorio venga da molto prima. È una donna di sogni realizzabili, di una sensibilità squisita e proprietaria di un cumulo di valori umani che la fanno meritevole dell'affetto ed il rispetto di quanti la conoscono. 

Non lascia mai progetti incompiuti e quando decide di partecipare ad uno arriva fino alla fine benché in ciò ci metta la vita, confessa, e bisogna notare che preferisce parlare a nome collettivo. 

È come le formiche nella sua eterna laboriosità. Con una bella storia personale, segnata dalle lotte, perdita di persone care e dolori, non ha abbandonato mai l'ottimismo né il sorriso. 

Figlia della terra del Che e di Antonio Machado, è la coordinatrice del Comitato Internazionale Giustizia e Libertà per i Cinque, creato a L'Avana in maggio del 2002, e che raggruppa professionisti stranieri di diverse nazionalità residenti nell'Isola, interessati nel diffondere la verità su questo vergognoso processo giudiziale contro “cinque uomini che sono un simbolo di luce”, afferma. 

-“Ci può fare una caratterizzazione di come si apprezza il movimento di solidarietà internazionale coi Cinque in questi momenti?” 

-“Bisogna ricordare che quando cominciarono i primi comitati erano molto pochi nel mondo, ma si è fatto un salto realmente importante. 

Nel dicembre del 2005 esistevano circa 300 comitati, disseminati a loro volta in 84 paesi, con una forte presenza in America Latina, Europa e Stati Uniti. Esistono comitati in Africa, Asia ed Oceania. Cioè, nei cinque continenti ci sono gruppi che lavorano per la libertà dei Cinque. 

Questo atteggiamento assunto dagli amici di Cuba che si sensibilizzano con la causa dei Cinque, è anche un appoggio alla causa di questa Isola, perché lottare per la libertà dei Cinque è esigere il rispetto a Cuba, il rispetto a che come nazione sovrana possa difendersi dal terrorismo. 

E questa crescita non è stata facile, non è stata esente da complicazioni, perché si è prodotta in mezzo a grandi difficoltà: la campagna sfrenata contro questo paese dell'Unione Europea, la mancanza di informazione nei mezzi di comunicazione massivi degli USA, i gravi problemi che ha affrontato l'umanità dal 2002 a questa data, la guerra terribile e genocida contro l'Iraq, l'inseguimento costante del popolo palestinese, il tentativo per attentare ai risultati del processo bolivariano del Venezuela, il ritaglio delle libertà civili negli USA, la recrudescenza del blocco contro Cuba ed il tentativo disperato dell'amministrazione Bush per distruggerla. 

Tutti questi problemi, sommamente gravi, centrano l'attenzione dei gruppi, persone ed intellettuali del mondo. 

Oltre a questo o per meglio dire insieme a questo, la necessità di mettere fine all'ingiusta situazione che soffrono i Cinque Patrioti cubani è stata compresa dall'immensa maggioranza, la gente ha risposto all’appello del popolo cubano. 

Durante questi anni abbiamo realizzato ogni tipo di azioni di denuncia e solidarietà. La creatività dei nostri amici si è evidenziata nelle forme più diverse in tutte le manifestazioni culturali: poemi, canzoni, opere teatrali come Il Colloquio, della spagnola Belén Gopegui, documentari come quello dell'irlandese Bernie Dwyer, racconti di natale come quello della francese Annie Arroyo, pitture commoventi come quelle di Paco Bernal e Concha Medina, entrambi spagnoli. Libri editi come quello del francese Salim Lamrani e perfino una “Cantata por los Cinco” di Silvano Aunar del Sud dell'Argentina. 

Le pagine web create per riflettere la situazione dei Cinque si moltiplicano, coloro che non possono creare una web informano attraverso bollettini che arrivano a migliaia di persone nel mondo. 

Qualcosa di sommamente importante è la preoccupazione che il caso ha svegliato in parlamentari dell'Europa ed America Latina, risaltando Inghilterra, Germania, Spagna, Italia, Argentina, Venezuela, Bolivia, Grecia, Turchia. La stessa cosa nelle associazioni di avvocati e giuristi di diverse latitudini, dalla Corporazione Nazionale degli Avvocati degli USA, l'Associazione Americana di Giuristi e l'Associazione di Giuristi Democratici. 

Un'infinità di giuristi ed avvocati hanno denunciato la farsa del giudizio celebrato a Miami e le violazioni alle loro famiglie, Ramsey Clark, ex Pubblico ministero Generale dell'USA tra loro. 

Dieci Premi Nobel, insieme ad intellettuali ed artisti hanno esatto al Pubblico ministero Generale degli Stati Uniti la libertà dei Cinque. 

Poche volte una causa ha congregato tante voci solidali. 

Sono stati postulati al Nobel della Pace e hanno appena ricevuto il Premio Internazionale Benito Juárez”. 

-“Quale è, nel suo criterio, la particolarità di questo caso in quanto alla solidarietà?” 

-“La particolarità di questo caso radica giustamente nella solidarietà che sveglia in quelli che hanno l'opportunità di avvicinarsi e conoscerlo in tutta la sua dimensione. 

Questa solidarietà si dà in un contesto sommamente avverso in mezzo ad una censura feroce imposta dagli Stati Uniti per occultare il caso davanti al paese nordamericano. La verità, ha dovuto emettersi persona a persona, porta a porta, nella maniera rudimentale che ognuno potesse, arrivando all'estremo di dovere suffragare un annuncio pagato nella gran stampa degli USA. Ma per la prima volta in otto anni si è parlato del caso mediante un articolo edito nel The Washington Post. 

Questo è un caso scandaloso di violazione alla legge nordamericana, i diritti di queste persone, il Diritto Internazionale ed il Diritto di Famiglia, colpisce perfino i diritti dal bambino, come nel caso della piccola Ivette Gonzalez Salanueva. 

Lo scandalo maggiore è che i Cinque compieranno il 12 settembre otto anni di dura prigione per lottare contro il terrorismo nel paese che si dice leader della lotta contro questo flagello e che ha messo in bilico la pace mondiale con la scusa di combatterlo. 

Non c'è cinismo più grande che dire che si lotta contro il terrorismo e contemporaneamente mantenere prigionieri in carceri di massima sicurezza a queste persone. 

Ricordo che il poeta Rafael Alberti ci diceva in Spagna nell'anno 93:   “Non si può parlare di diritti umani finché persiste il blocco genocida contro Cuba”. 

Oggi possiamo affermare: Non ammettiamo che gli USA parlino di lotta contro il terrorismo mentre René, Ramón, Gerardo, Fernando ed Antonio continuano incarcerati e si forgia l'impunità di terroristi confessi come Posada Carriles e le sue bande di criminali. 

Come accettare che gli USA continuino ad inviare giovani come Cassey Sheehan a morire a nome di questa lotta? Noi ed ogni giorno più madri nordamericane come Cindy, sappiamo molto bene che non esiste tale guerra contro il terrorismo, bensì una guerra di predatore per impadronirsi delle risorse naturali dei nostri paesi. 

È qualcosa di francamente osceno, e ancora di più se si tiene in conto che si è messa in gioco la pace mondiale. 

Tutto questo rimane evidenziato ogni volta che si menziona il caso dei Cinque ed il diritto di Cuba a difendersi e vivere in pace. 

I comitati nel mondo stanno facendo un lavoro di denuncia realmente importante, spiegare il caso è addentrarsi nella storia di Cuba e nella lunga lista di aggressioni che questa piccola isola assediata e bloccata ha vissuto da quattro decadi. È come se questo caso ci desse l'opportunità di mettere al nudo la politica di ostilità ed aggressività degli Stati Uniti verso Cuba dallo stesso momento in che si dichiarò il carattere socialista della rivoluzione cubana. 

Qualcosa di tanto meraviglioso per il bene delle persone che è motivo di rispetto ed ammirazione nel mondo, come la ripartizione equa della ricchezza, il diritto alla salute, l'educazione e la cultura si è trasformata durante questi 47 anni nel bersaglio di tutte le aggressioni immaginabili. 

Un altro concetto che contrario col caso dei cinque è il supposto rispetto alla libertà, la democrazia ed i diritti umani che brandiscono gli USA per situarsi come gendarme mondiale, unico che può dire cosa è buono o cosa è cattivo. 

Il tentativo di distruggere i risultati della Rivoluzione cubana durante tutti questi anni lo dimostra chiaramente. L'ultimo pacchetto di misure spinto da Bush nei giorni passati assegnando milioni di dollari a coloro che pretendono retrodatare Cuba alla colonia che fu, è un'altra prova della mancanza di rispetto alla decisione di tutto un popolo che da anni decise di camminare libero e sovrano. 

Durante questi anni si sono effettuati centinaia di azioni di denuncia e solidarietà. Sommano più di 100 000 le firme esigendo a Bush la libertà dei Cinque. Migliaia di loro continuano ad inviarsi al Pubblico ministero Generale degli USA, è cresciuto il richiamo affinché organismi internazionali come la Commissione dei diritti umani di Ginevra intervenga in questo caso. 

Azioni importanti dirette al Congresso statunitense si stanno portando a termine in questi momenti da parte di parlamentari della Germania, dove 12 di loro si sono diretti recentemente ai suoi colleghi nordamericani affinché esigano al governo la libertà immediata dei Cinque. 

Tutti i giorni c'arriva informazione di distinte azioni realizzate in tutto il mondo. Per noi non c'è azione piccola o grande, tutte sono importanti, tutte meritano rispetto ed un gran amore verso di loro. Purtroppo, a volte molte di queste attività si ignorano, perché non tutti hanno i mezzi per farle conoscere. 

Il movimento di solidarietà si trova in un momento di auge e maturazione, perfino in quello che significa la concezione di questi cinque intellettuali cubani imprigionati negli Stati Uniti, di quello che rappresentano per ogni persona solidale del mondo, di quello che essi incarnano per il popolo cubano e quello che costituisce in questo senso esigere la libertà dei Cinque. 

Il 2005 ci portò due grandi soddisfazioni: il 27 maggio, il pronunciamento del gruppo di detenzioni arbitrarie dell'ONU che esige al governo degli USA di mettere fine a questa situazione. Il 9 agosto la sentenza dei tre giudici della Corte di Appello di Atlanta che all'unanimità revocò le condanne ed ordinò un nuovo giudizio in un'altra sede”. 

“Che cosa mancherebbe, da parte sua, indipendentemente a questa crescita e a questi risultati?” 

“Ci sono alcuni aspetti sui quali si può lavorare meglio: Incentivare la denuncia sulle violazioni al diritto di visita familiare. Qualcosa di sommamente grave che poche volte abbiamo presenziato in prigionieri politici e che si esercita con totale impunità verso le mogli e bambini dei Cinque. I casi di René e Gerardo sono altamente preoccupanti. Devono denunciarsi con maggiore forza e fare conoscere la tanto ripetuta violazione alla quale sono sottomessi loro e le loro famiglie. 

Inoltre, migliorare la presenza dei gruppi che lavorano per i Cinque nei Forum ed Incontri Internazionali, incentivare ogni tipo di creazione culturale attorno a questa causa, coordinare una riunione internazionale per potere scambiare esperienze, elaborare una strategia di lavoro comune, conoscerci, abbracciarci e vedere chi sono quelli che stanno difendendo i Cinque patrioti cubani nel pianeta. 

Poi, estendere il richiamo per la libertà dei Cinque a tutti i settori sociali in ogni paese, partendo dalla base che per essere d’accordo nell’esigere la loro libertà è solo necessario essere una persona onesta ed opporsi ad ogni forma di terrorismo ed utilizzare meglio i mezzi di comunicazione, specialmente radio e TV per diffondere la verità. 

Il 2006 ci brinda la possibilità di potere solidificare tutto quello che si è costruito già e cercare di avanzare un passo in più nell'organizzazione di questi comitati e nella conoscenza per migliorare il nostro lavoro per i Cinque, questo è un movimento straordinario che bisogna sfruttare nelle sue potenzialità. 

È un movimento che cresce, a dispetto del silenzio dei mezzi massivi di comunicazione nel mondo. 

Stiamo inviando un appello a realizzare azioni in tutto il mondo dal 12 settembre al 6 ottobre. Ci sembra sommamente importante alzare la voce in queste date per il significato che implicano: 

Il 12 settembre si compieranno otto anni di ingiusto carcere ed un anno e tre giorni dal virtuale sequestro nel quale si trovano i Cinque dopo la sentenza di Atlanta. 

Il 21 settembre si compiono 30 anni dal brutale assassinio del diplomatico cileno Orlando Letelier e la sua segretaria nordamericana Ronny Mofitt con l'intervento dei gruppi terroristici di Miami. 

Il 6 ottobre si compiono 30 anni dall'esplosione dell'aeroplano di Cubana di Aviazione in pieno volo, alle Barbados. Crimine impune che troncò la vita di 73 persone inclusa una donna incinta, per il quale esigiamo l'estradizione in Venezuela di Luis Posada Carriles ed Orlando Bosh, autori confessi dello stesso. 

Questo appello ha avuto eco in tutto il mondo, multipli saranno le azioni previste, da passaggi di film, colloqui, dibattiti, atti di denuncia, presentazioni di libri, festival di musica, collette di firme, tavoli per le strade, tribunali etici, tra gli altri. Noi comitati ci manterremo realizzando in pieno ogni tipo di azioni di denuncia per richiamare l'attenzione della stampa nel mondo”. 

-“In questo processo di fare conoscere la verità su questo caso, è molto importante il contatto persona a persona come una valida esperienza che forma voragini nella stessa barriera imposta dai mezzi di comunicazione. In tale senso, potrebbe dirci quante persone integrano oggi la lista di e-mail del Comitato?” 

-“Moltissime. Inviamo informazioni a 36 agenzie alternative di informazione che includono bollettini, web, radio e canali di TV via cavo. 

Abbiamo una lista di parlamentari dell'America Latina ed Europa coi quali sosteniamo buone relazioni di rispetto ed amicizia. 

Le nostre liste sono integrate da religiosi delle più diverse congregazioni, politici, personalità, intellettuali, in generale abbiamo circa 5000 indirizzi che a loro volta riproducono l'informazione ai loro gruppi di amici, alcuni come la Rete Virtin, in Colombia, a 3000 persone, altri come il comunicatore Alfredo Vitoria, a tutta la rete del Venezuela, o il sito web di Resumen Latinoamericano che arriva a 70 000 abbonati. 

È difficile sapere con esattezza il numero di persone alle quali arriva il messaggio. 

Diamo soprattutto priorità, nel nostro lavoro, alle organizzazioni dei diritti umani in Europa, America Latina e dentro gli Stati Uniti, che combattono per i diritti civili. 

Siamo riusciti a contattare le sedi di Amnesty International, e le commissioni dei diritti umani dell'ONU. 

Pensiamo che è fondamentale l'insistenza rispetto al caso dei Cinque, giustamente per la mancanza di informazione dei mezzi di comunicazione, prodotto di quella stessa politica degli Stati Uniti contro Cuba. 

Non dobbiamo dimenticare né per un secondo che il governo nordamericano in conbutta coi settori terroristici di Miami tenterà di dilatare la cosa il più possibile, per far durare moltissimo la cattività dei Cinque. Una delle maniere di cercare di rompere la nostra lotta è giustamente imporre il silenzio. La nostra grande sfida è romperlo e fare in modo che arrivi la verità, senza stancarci mai”. 

-“Che compiti specifici sviluppa il Comitato Internazionale Giustizia e Libertà per i Cinque?” 

-“Da quando si creò, il 19 maggio 2002, la nostra missione specifica è stata divulgare questo fatto vergognoso per la coscienza e la giustizia universale. 

Divulgare le ragioni che li portarono a compiere il sacro dovere di difendere la loro patria arrischiando le loro stesse vite, lasciando assolutamente tutto, le loro case, le loro famiglie, i loro esseri più cari ed esigere la loro libertà. 

Diffondendo questo caso c'addentriamo nella conoscenza della storia di aggressioni e terrorismo degli Stati Uniti contro Cuba durante 47 anni. 

L'altro compito è creare i vincoli necessari tra le persone riceventi il messaggio ed ottenere che chi lo riceva faccia un'azione pur piccola ma che si somma a questa battaglia”. 

-“Come considera che sono i vincoli già ottenuti?” 

-“Nel 99% dei casi danno un risultato molto positivo. Sono eccellenti i vincoli con le persone riceventi il messaggio. Nella nostra esperienza di quattro anni di lavoro sistematico per la liberazione dei Cinque non abbiamo avuto una sola risposta avversa, altisonante od offensiva. 

Al contrario, in questo scambio persona a persona ci domandano quasi sempre: che cosa fu quello che è accaduto, dove stanno, come è possibile che simile ingiustizia succeda dentro un paese che si suppone difensore della democrazia e dei diritti umani e che non si dica assolutamente niente, come è possibile che ostacolino le mogli che li visitino in prigione o che ad una bambina le sia negato il contatto con suo padre?, cioè la gente risponde attonita e solidale quando è spiegato loro le ragioni per le quali sono imprigionati i Cinque. 

A sua volta è molto bello, perché ci chiedono molta informazione su Cuba. Sulla Rivoluzione cubana. È un lavoro non solo moltiplicatore, ma anche profondo e quasi interminabile, ci sono per esempio artisti che si sono comunicati con noi che incominciano ad esporci che cosa si fa in Cuba dal piano culturale e dalla loro posizione molto personale contribuiscono con questa causa. 

Avvocati che si sono contattati e hanno esposto il loro interesse in mantenere una relazione fluida con l'Unione di Giuristi. Artisti plastici che c'inviano le loro opere come quella che c'arrivò dal Cile, una bella pittura fatta in acrilico su tessuto, dove chi l'invia che risiede a 1100 chilometri da Santiago del Cile, ci manda una lettera insieme a sua moglie nella quale ci dice che invia questa opera affinché contribuisca alla campagna per la liberazione dei Cinque intellettuali cubani. 

Cioè, questo artista plastico con questa opera inviata e con la sua lettera, ha manifestato la sua azione, sommandosi così al progetto per la liberazione dei Cinque. 

Da Portorico, abbiamo ricevuto la contribuzione di una narratrice per bambini, che sensibilizzata a sua volta grazie agli altri amici dagli Stati Uniti scrisse un racconto con la storia della bambina Ivette, separata arbitrariamente da suo padre René González, col negarle il visto di entrata negli Stati Uniti a sua mamma Olga Salanueva, che ha sollecitato il permesso per andare a visitarlo in reiterate occasioni e gli è sempre stato negato arbitrariamente. 

Questo racconto infantile si è trasformato in un piccolo libro tradotto in varie lingue e dal quale bambini di tutto il mondo stanno manifestando la loro solidarietà con Ivette ed esigendo il fatto che possa visitare suo papà accompagnata da sua mamma”.

-“Come si articola il Comitato Internazionale Giustizia e Libertà per i Cinque?” 

-“Ognuno dei membri del Comitato dopo il giudizio effettuato a Miami e davanti alle sentenze smisurate contro Fernando González, Antonio Guerrero, René González, Ramón Labañino e Gerardo Hernández decise di accompagnare il popolo cubano e fare un po’ di più, non solo assistere alle marce, tribune ed appelli che si realizzano da giugno del 2001 in Cuba, bensì contribuire dal luogo di ognuno di noi come stranieri, come professionisti che viviamo qui, a questa gran battaglia nazionale ed internazionale per ottenere la libertà dei Cinque. 

Con la creazione di questo comitato abbiamo voluto a nostra volta, restituire molto a Cuba un pochino del molto che ha dato ad ognuno dei nostri paesi di origine durante questi ultimi 47 anni. 

Noi capiamo che è un dovere morale fare il maggiore sforzo possibile per fare conoscere e divulgare questa enorme ingiustizia e lavorare seriamente per la libertà di questo quintetto di giganti come li chiama Fidel che sono già un simbolo di Cuba e di quello che questa Isola rappresenta per migliaia di persone nel mondo. 

Così nasce il Comitato, caratterizzato in primo luogo dalle azioni in solitario di ognuno, e poi nel 2002 ci riuniamo e lo costituiamo per inviare questo messaggio di solidarietà come residenti stranieri in Cuba e testimoni di quello che succede qui, dal nostro sguardo e distinte concezioni, dall'esperienza che arricchisce ognuno dei suoi membri, sommarci all'esigenza che questi cinque ragazzi ritornino liberi quanto prima alla loro cara patria. 

A sua volta questo messaggio si moltiplica attraverso ognuno dei suoi membri, così arriva al Guatemala, Perù, Nicaragua, Colombia, Portorico, Repubblica Dominicana, Uruguay, Cile, Paraguay, Salvador, Palestina, Sudan, Argentina, Spagna ed Italia. 

 Attualmente stiamo lavorando in un bollettino informativo con un design leggero affinché possa arrivare a migliaia di persone nel mondo. Preparando le giornate di denuncia da settembre ad ottobre, concludendo un libro che rifletta la solidarietà intorno al caso ed un'esposizione di opere plastiche di differenti artisti del mondo tra i quali si trovano varie plastiche cubane, spagnole, cilene e di origine araba. 

Seguiamo con la raccolta di firme dirette al Pubblico Ministero Generale e l'invio di lettere ai distinti gruppi di lavoro dei diritti umani dell'ONU, come mantenere informate le distinte sezioni di Amnesty International su questa causa. 

Ci sono nomi molto importanti vincolati attorno a questa causa, premi Nobel, organizzazioni, religiosi, disposti ad alzare la loro voce affinché si faccia giustizia. 

Negli anni che ho passato lavorando nell'ambito della solidarietà ed i diritti umani, poche volte ci affrontammo ad un caso dove in una forma tanto completa si apprezzino le necessità di una nazione, in questo caso di un piccolo paese tanto sobillato di contare su uomini come questi Cinque, che dovettero fare questo sacrificio estremo non solo per evitare più morte e dolore al popolo cubano, bensì per prevenire lo stesso popolo nordamericano e la comunità internazionale. 

Per me la cosa più importante è spiegare perché loro sono dovuti andare là. Se uno sa le ragioni per la quale andarono a compiere queste missioni, sta argomentando la storia di Cuba negli ultimi 47 anni. 

Inoltre, sta lasciando allo scoperto il ruolo che hanno compiuto le distinte amministrazioni degli Stati Uniti e, specialmente, i gruppi terroristici cubano americani della Florida che con totale tolleranza, consenso, avallo ed appoggio del Governo statunitense cercano di imporre il loro carattere fascista e la politica estera degli USA verso Cuba, contraddicendo quello che anela nella sua gran maggioranza il popolo nordamericano e molti dei suoi rappresentanti nel Congresso”. 

-“Come si vede Graciela Ramírez Cruz?” 

-“Come una persona semplice che crede nelle idee e che può cambiarsi il futuro, l'umanità con lo sforzo ed il lavoro costante di tutti, fedele alla coscienza ereditata dai suoi genitori, che lavora da quando aveva 15 anni per il rispetto dei nostri popoli, la giustizia e la solidarietà, con un'esperienza personale molto gratificante con diverse organizzazioni dell'Argentina e della Spagna. 

Un'innamorata della vita, la pace e l'amicizia, alla quale piace la storia, la musica, le lettere, i bambini e che sente sulla sua pelle quello che duole all'altro. 

Un anello più di questa catena che formiamo noi, le persone solidali di tutto il mondo”. 

-“Nella sua condizione allora di lavoratrice per la pace e la solidarietà, esiste qualche messaggio speciale per quegli uomini e donne del mondo, rispetto al caso dei Cinque cubani prigionieri politici negli Stati Uniti?” 

-“Un appello ad unirci e a non stancarci mai, a ricreare ogni nuovo giorno di lotta per ottenere la libertà di questi uomini straordinari che sono esempio non solo di Cuba bensì dell'umanità. 

La mia preoccupazione fondamentale è stata ed è il rispetto tra gli esseri umani e la necessità che conviviamo in pace. Di ottenere quell'altro mondo, urgente, possibile e solidale che necessitiamo tutti. Questo mondo che si affaccia dall'ALBA. 

Nessun paese è più grande di un altro per la sua dimensione o per la sua ricchezza intrinseca, bensì per quello che i suoi uomini e donne sono capaci di fare per il miglioramento umano. Il mio stupore costante è verificare negli anni che ho passato risiedendo a Cuba, come un paese piccolissimo, con poche risorse, assediato, ha potuto fare tanto per l'uomo, tanto per l'umanità, tanto per i bambini, tanto per gli anziani, tanto per le donne, in 47 anni di governo. 

Io mi emoziono, non posso evitarlo, quando vedo l'opera che voi avete costruito, quando vedo i medici cubani in Pakistan, quando vedo i poveri della nostra America, quelli dimenticati della terra, recuperando la loro vista, i maestri alfabetizzando in Bolivia o il sangue versato da tanti cubani anonimi contro l'apartheid in Sudafrica. 

Il mio messaggio è molto semplice: lottare per la libertà dei Cinque e la difesa della Rivoluzione Cubana, è lottare per la nostra stessa libertà, è lottare per il diritto sovrano dei nostri paesi ad un'esistenza degna e per vivere in pace. 

Necessitiamo che questo faro di speranza nel quale si è convertita la piccola Cuba ci segua, illuminando tutti. 

Amiamo giustamente Cuba per tutto questo. Perché essendo tanto piccola e assediata, con tutto contro, con un vicino poderoso trasformato in orco, è arrivata tanto lontano.   

Amare Cuba e Fidel, la sua etica e la sua opera straordinaria, si sintetizza in questo amore che sentiamo per i suoi Cinque eroici figli e le sue care famiglie. Questa battaglia ci fa esseri umani migliori. E vinceremo la battaglia.”

(Nota della traduttrice: sono molto fiera di essere la componente italiana del Comitato, anch’io mi commuovo come Graciela e soprattutto la ringrazio per tutto quello che fa e sono orgogliosa di averla incontrata nel mio cammino di vita).
 

*l’autrice scrive su Granma