AVVENIMENTI
Conto arancio.
Conto armato?*
Le banche Ing, Dexia, Fortis, Axa e Kbc hanno
investito 1,5 miliardi di dollari in imprese che producono bombe a
grappolo, mine antiuomo e uranio impoverito. • Lo rivela uno studio
dell'ONG belga Netwerk Vlaanderen. • Ha scioccato l'opinione
pubblica.
MAURO
MEGGIOLARO
Violento attacco
del quotidiano "Il Sole 24 Ore" alla campagna contro le banche
armate. Sabato 5 marzo il quotidiano della Confindustria ha aperto
le ostilità contro la scelta degli istituti di credito italiani di
ritirarsi dai finanziamenti alle esportazioni di materiale bellico.
I gruppi italiani,
pubblici e privati, sarebbero penalizzati da scelte che, secondo il
giornale, sarebbero riconducibili solo ad "eccessi di etica
pacifista".
"In molti casi la
scelta potrebbe essere dettata da mere ragioni di immagine", scrive
il quotidiano italiano di economia.
Mettetevelo nella
zucca. Se avete depositato i vostri risparmi nel conto arancio è
possibile che i vostri soldi siano stati usati per finanziare
l'industria della armi.
ING, la banca
olandese che ha portato in Italia il conto delle meraviglie, è uno
dei finanziatori di EADS, secondo produttore di armi europeo. Ha
inoltre investito nelle azioni delle imprese che producono mine
antiuomo e anticarro, armi nucleari e uranio
impoverito. E'
quello che si legge nel rapporto dell'ONG di Bruxelles Netwerk
Vlaanderen pubblicato l'anno scorso nell'ambito della campagna "Mijn
Geld. Goed Geweten?" (Il mio denaro. Coscienza pulita?) promossa da
Netwerk in collaborazione con due movimenti pacifisti belga. Nel
rapporto vengono messe sotto la lente le relazioni tra le cinque
banche
più importanti
presenti in Belgio (AXA, DEXIA, FORTIS, ING e KBC) e 11 imprese
produttrici di armi controverse. I risultati della ricerca parlano
da soli: al momento della pubblicazione del rapporto (aprile 2004)
tutte e cinque le banche erano coinvolte nel finanziamento della
produzione di armamenti, con un investimento complessivo di 1,5
miliardi di dollari.
“Nessuno in Belgio
aveva mai parlato dei rapporti tra le banche e la produzione di
armi”, spiega Karl Maeckelberghe di Netwerk. Dopo un anno e mezzo di
campagna la situazione è completamente cambiata. Ora fioccano le
petizioni, i dibattiti, gli articoli sulla stampa, i servizi alla
radio e in televisione. L'opinione pubblica è scioccata e chiede
alle banche di fermare gli investimenti. Ottenendo anche importanti
risultati: ING, KBC e FORTIS hanno già cominciato a fare marcia
indietro. Ma prima di parlare degli effetti della campagna vediamo
più in dettaglio i contenuti del rapporto.
GRAPPOLI DI BOMBE
"Cluster bombs",
in italiano bombe a grappoli o a frammentazione. Vengono lanciate da
aerei, elicotteri o dall'artiglieria di terra. Poco dopo il lancio
si aprono e rilanciano centinaia di sub-munizioni: bombe più
piccole, granate, mine, agenti chimici che si disperdono in aree
molto vaste. Le munizioni dovrebbero esplodere una volta raggiunti
gli obiettivi. In realtà molte rimangono inesplose (dal 5 al 30% del
totale) creando veri e propri campi minati. Come se non bastasse, le
sub- munizioni sono più difficili da disinnescare rispetto alle mine
antiuomo e quando vengono calpestate non feriscono. Uccidono
direttamente. Le cluster sono state usate in almeno 16 Paesi, tra
cui Afghanistan, Albania, Bosnia, Iraq, Cecenia e Kosovo. Secondo un
rapporto di Human Rights Watch, durante la prima guerra del Golfo ne
sarebbero cadute 61.000 solo sull'Iraq, liberando un totale di circa
20 milioni di sub-munizioni, molte delle quali non sono esplose.
Dopo la guerra gli ordigni inesplosi hanno provocato la morte di
1.600 civili, il 60% dei quali aveva meno di quindici anni.
I principali
produttori di bombe a frammentazione sono Forges de Zeebrugge,
Raytheon, Lockheed Martin e EADS. Lo dice Jane's Defence database,
la banca dati più completa sull'industria degli armamenti, e lo
confermano i siti internet delle imprese.
Nel marzo del 2004
tutte le banche autorizzate da Netwerk stavano investendo in queste
società. Alla fine del 2002 KBC, DEXIA e FORTIS garantivano le
operazioni di Forges per circa 2,6 milioni di euro. Sempre nel 2002
ING ha partecipato a un finanziamento in pool
assieme a una
trentina di banche a favore di EADS, sborsando dai 50 ai 100 milioni
di euro, mentre fino al luglio del 2003 AXA era uno degli azionisti
di EADS attraverso la holding francese Desirade. Ma anche tra le
grandi banche c'è chi dice no.
In seguito alle
pressioni del partito d’opposizione olandese SP (Socialistische
Partij), ABN Amro, gruppo bancario internazionale con sede ad
Amsterdam, ha deciso di chiudere
tutti i suoi
rapporti con la società inglese Insys, che testa le cluster per
l'esercito britannico. ABN deteneve il 18% del capitale di Insys
attraverso un fondo di investimento. E' un precedente interessante,
anche perchè ABN si è formalmente impegnata ad evitare ogni
ulteriore rapporto con i produttori di bombe a frammentazione.
MINE ANTIUOMO
Le banche
analizzate nel report di Netwerk non si tirano indietro nemmeno di
fronte alle famigerate mine antiuomo. Dichiarate illegali negli
oltre 150 Paesi che hanno sottoscritto il trattato di Ottawa, le
mine uccidono ogni anno più di 26.000 civili e ne feriscono
gravemente molti di più. Le peggiori sono quelle a frammentazione:
se vengono
calpestate
esplodono in centinaia di piccoli pezzi in un raggio di 50 metri.
Alcune, prima di esplodere, si alzano fino a un metro e mezzo di
altezza per colpire lo stomaco di una persona adulta o la testa di
un bambino. Chi sopravvive all'esplosione di solito non sfugge
all'amputazione di
uno o più arti. Solo in Cambogia le persone che hanno subito
mutilazioni sono 35.000. Secondo fonti militari nel corso della
guerra del Golfo del 1991 gli Stati Uniti, che non hanno ancora
sottoscritto il trattato di Ottawa, avrebbero lanciato in Iraq e
Kuwait 117.634 mine antiuomo. Un rapporto di ICBL (Campagna
Internazionale per la messa al bando delle mine antipersona)
documenta invece il loro uso da parte della Russia in Cecenia e in
Tagikistan e del Pakistan ai confini con l'India. La produzione di
mine antiuomo è un business di cui nessuno ama parlare ed è quindi
molto difficile ottenere informazioni attendibili. Il rapporto di
Netwerk fa riferimento ancora una volta alle ricerche dell'ONG Human
Rights Watch. I maggiori produttori si trovano nei Paesi che non
hanno ancora firmato il trattato di Ottawa. A Singapore c'è la
Singapore Technologies Engineering, controllata dallo Stato ma
quotata in borsa e presente in molti indici azionari internazionali.
Negli Stati Uniti i leader del settore sono tre: ATK (Alliant
Techsystems) e i già citati Lockheed Martin e Raytheon. Nel 2004
tutte le banche oggetto del report di Netwerk investivano in azioni
di Singapore Technologies attraverso fondi comuni di investimento
destinati alla clientela. ING era al primo posto, con 5 milioni e
mezzo di dollari investiti dai fondi ING Invest Industrials e ING
Invest Singapore & Malaysia. In ATK investiva invece in modo
significativo AXA: circa 145 milioni di dollari, il 6,6% del
capitale della società. Anche ING era della partita, con un
investimento di 3,43 milioni di dollari (lo 0,2% del capitale).
URANIO IMPOVERITO
Anche gli
investimenti (diretti e indiretti) delle banche belghe e olandesi in
imprese che producono uranio impoverito sono degni di nota.
Ai primi posti
troviamo ancora una volta AXA, con 380,77 milioni di dollari, e ING,
con 201,74 milioni di dollari ripartiti tra le imprese ATK, BAE
Systems e General Dynamics. L'uranio impoverito o uranio 238 è un
prodotto di scarto ottenuto dalla raffinazione dell'uranio naturale
nei reattori nucleari e nelle bombe atomiche.
In ambito militare
è usato specialmente nelle munizioni anticarro degli USA. La sua
grande densità lo rende molto efficace contro le corazze. Quando
esplode, l'uranio si polverizza in frammenti incandescenti che
rimangono a lungo nell'atmosfera e possono quindi venire inalati dai
soldati, dagli operatori di pace e dai civili provocando gravi
malattie e malformazioni genetiche. I veterani della prima guerra
del Golfo ne sanno qualcosa: una ricerca fatta su 251 famiglie di
veterani nel Mississippi ha dimostrato che il 67% dei bambini
concepiti e nati dopo la guerra sono portatori di malattie rare e
problemi genetici. Anche le truppe Nato e i caschi blu delle Nazioni
Unite di stanza nei Balcani hanno subito gli effetti dell'uranio
238. In Italia le morti documentate sono una ventina. Più di 200 i
casi di cancro. Di solito si tratta del linfoma di Hodgkin, un
tumore maligno del sistema linfatico ormai tristemente noto come
"sindrome dei Balcani".
QUATTRO PASSI
AVANTI E UNO INDIETRO
A un anno e mezzo
dal suo lancio la campagna "Mijn Geld. Goed Geweten?" comincia a
raccogliere i primi importanti frutti. “Sino ad oggi solo una
delle cinque banche analizzate non ha fatto niente per modificare la
sua posizione”, spiega Maeckelberghe di Netwerk Vlaanderen. “Le
altre si sono mostrate disponibili al dialogo e hanno fatto seguire
alle dichiarazioni di intenti i primi fatti concreti”.
Il brutto
anatroccolo è la francese AXA. “Sin dall'inizio della campagna AXA
ha reagito in modo molto negativo alle nostre domande. E ora non ha
intenzione di cambiare una virgola nella sua politica di
investimento in armamenti”. “Non adotteremo mai i codici di condotta
o criteri relativi all'investimento in armi”, ha dichiarato Elly
Bens, portavoce di AXA.
KBC, QUANDO LA
PRESSIONE FUNZIONA
KBC è la banca che
ha reagito meglio e in modo più rapido. Dopo la pubblicazione del
rapporto ha smesso di investire in imprese che producono mine
antiuomo e bombe cluster. Singapore Technologies Engineering (STE),
Raytheon, Lockheed Martin, Thales, EADS e ATK rimarranno fuori anche
dai fondi di investimento destinati alla clientela. Il gruppo
franco-belga Dexia ha deciso di escludere dai suoi fondi STE e ha
promesso di adottare specifici codici di condotta, mentre Fortis è
stata l'unica banca che ha avuto il coraggio di partecipare a un
dibattito pubblico organizzato da Netwerk nel maggio del 2004, dove
si è data un anno di tempo per sviluppare una politica di
investimento seria e trasparente sugli armamenti. Le linee guida di
Fortis dovrebbero
uscire prima
dell'estate. E infine ING, la banca che ha inventato il Conto
Arancio, tanto amato dai risparmiatori italiani. Nell'aprile del
2004 il presidente del colosso olandese ha promesso di fermare ogni
investimento in STE (produttore di mine antiuomo), mentre il Gruppo
ING ha iniziato a collaborare con Netwerk nell'elaborazione di
specifiche linee guida sugli armamenti.
“Sono segnali
positivi - spiega Karl Maeckelberghe - ma ING sembra aver
dimenticato le sue promesse sull'uscita dagli investimenti in armi
nucleari. Dopo aver portato a casa ottimi risultati la campagna "Mijn
Geld. Goed Geweten?" continua. E Maeckelberghe non può che essere
ottimista: “Se continuiamo a fare pressione sulle banche, in un
futuro prossimo potremmo ottenere risultati ancora più importanti”.
Parola di Netwerk.
(da VALORI -
mensile d’economia sociale e finanza etica – aprile 2005)
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