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Cuba reclama un ordine internazionale giusto, di fornte alla crisi climatica

di Mario Hubert Garrido, inviato speciale

 

Il vicepresidente cubano Esteban Lazo Hernández ha reclamato a Cochabamaba un ordine internazionale  giusto e razionale per tutta l’umanità, intervenendo nella sessione di chiusura della Prima Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambio Climatico.

Il membro del Burò Politico del Partito Comunista di Cuba ha incitato a non permettere che i Paesi sviluppati utilizzino come ostaggi della loro politica consumista i negoziati internazionali su questo tema ed ha citato l’Eroe Nazionale dell’Isola, José Martí, che affermò: “I popoli del mondo devono mettersi in fila per non far passare il gigante delle sette leghe”.

Lazo ha trasmesso il saluto, all’assemblea generale, del leader della Rivoluzione  cubana, Fidel Castro, e del presidente di Cuba, Raúl Castro, ed ha convocato a sospingere un processo di partecipazione cittadina e di consultazione con la società, con un dialogo aperto, che permetta azioni urgenti per evitare maggiori danni e sofferenze alla Madre Terra.

Esteban Lazo Hernández ha espresso l’appoggio alle conclusioni dei lavori dei gruppi che hanno dibattutto per tre giorni le principali preoccupazione delle organizzazioni sociali sulla vita nel pianeta, tra le quali le cause strutturali che indicano la necessità di far terminare il sistema capitalista.

Lazo ha considerato molto positiva l’iniziativa del presidente anfitrione Evo Morales di convocare questa Conferenza dei Popoli, come un contributo decisivo in difesa della natura,  che dev’essere fermo e deciso. 

Il rappresentante di Cuba ha sottolineato che nella prossima riunione vertice delle Nazioni Unite che si svolgerà a Cancún, nei Caraibi, nel dicembre prossimo, si dovrà esigere che si analizzino le vere cause e non solo le conseguenze dell’impatto con l’ambiente.

“Impegnamo i governi del mondo a far sì che i negoziati futuri aiutino a transitare verso un modello economico veramente sostenibile”, ha precisato, ed ha segnalato che i paesi sviluppati devono rispettare il principio delle responsabilità comuni, ma differenziate, ed i diritti dei popoli in via di sviluppo per uno spazio atmosferico giusto.  Lazo ha affermato che si deve esigere dal mondo industrializzato, il maggior responsabile del cambio climatico, che apporti le risorse nuove e paghi il  miliardario debito ecologico. 

“La Madre Terra ci sta presentando la fattura per l’abuso e coloro che hanno abusato sono quelli che si oppongono  a prendere misure e, in generale, incolpano le nazioni  sottosviluppate. Dobbiamo reclamare al governo degli Stati Uniti, che inquina più di tutti i paesi  del mondo, di ratificare il protocollo di Kioto e che s’impegni con una seconda fase di doveri più ambiziosi”.

In un’altra parte del suo discorso, Lazo  ha criticato le conclusioni di Copenaghen nel dicembre scorso e ha detto che non sono stati riconosciuti i reclami della scienza e le giuste e necessarie domande dell’umanità.

“Anche a Copenaghen hanno repressso migliaia di rappresentanti della società civile che erano in quella città, in difesa della Madre Terra.

Il vicepresidente cubano è giunto mercoledì  21 a Cochabamba alla guida di una delegazione  formata da  Fernando González, viceministro di Scienza e Tecnologia; Abelardo Moreno, viceministro degli Esteri e l’ ambasciatore cubano in Bolivia, Rafael Dausá, con altri funzionari.

La delegazione ha partecipato alla cerimonia finale nello stadio di Cochabamba  Félix Capriles, di celebrazione per il Giorno Internazionale della Madre Terra, data istituzionalizzata dalle Nazioni Unite nel 2009, su richiesta del presidente Evo Morales.

Prima di ritornare a Cuba, Esteban Lazo ha incontrato i collaboratori cubani della salute e l’educazione, con i  lavoratori sociali che operano in Bolivia.