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rRIVISTA TELEMATICA MENSILE A CURA DI GIOIA MINUTI
NARRATIVA - LIBRI

 

Il mio Ángel Augier

       

di Gabriel Molina

 

           

Ci ha lasciato il dolce poeta de L’isola nel tatto.

Gli insondabili disegni dell’esistenza gli hanno tolto la speranza di vivere un centinaio d’anni, com’era suo fermo proposito. 

Augier non era solo uno scrittore e giornalista, autore di una decina di libri e di migliaia di articoli: era un accademico della lingua, una delle prime voci della letteratura cubana attuale.

Come reclamo dei miei sentimenti, ho superato la prescrizione facoltativa, per scrivere su Ángel Augier. Di questo innamorato della sua terra, che concepiva cubanamente sensuale:

 

“Solitudine per il tuo sole e la tua onda:

isola sola e onda,

confuse abbracciando, accarezzando

la pelle mulatta della tua costa,

femminile pelle fragrante di tabacco,

e la pelle della spiaggia

calda e tremante con la sua sabbia zuccherina...

 

Augier era un eccellente poeta e soprattutto un adorabile essere umano, semplice come pochi.

Ha dedicato  metà del sua vita ad investigare e porre in risalto il venerabile Nicolás Guillén, suo socio nella letteratura e nell’ideologia, quasi relegando la sua opera. Era l’essere umano più dolce che si possa immaginare. 

Da quando lo conobbi cominciai per questo a chiamarlo “Angelino”, anche se lui protestava dicendo che Angelino era suo figlio. 

Con García Marquez avevamo deciso di festeggiare quest’anno il suo centenario, ma il destino lo ha impedito.

Senza dubbio resta il ricordo indelebile del mio Ángel Augier. Del nostro

Ángel Augier. La nostalgia di quei pomeriggi di lavoro nei primi anni di Prensa Latina nei quali lui era uno dei nostri capi, con Jorge Masetti.

Le emozionanti riunioni con le sue figlie, con suo genero ed i suoi nipoti, con Mary Flores, Mercedes, Ana María e con Conchita, che ci ha lasciato a sua volta pochi mesi fa.

Risaltavano un’anticipata celebrazione del suo centenario.

“I reclami dei suoi amici lo animavano a vivere”, ha commentato suo figlia Gisela.

I suoi centanni di dolcezza hanno disegnato, senza proporselo, una muta presenza inevitabile.