STORIA
Le pressioni su Hemingway perché si opponesse alla Rivoluzione
Cubana
• Lo
scrittore cubano Enrique Cirules racconta nel suo libro “Hemingway:
questo sconosciuto” i dettagli delle pressioni a cui fu sottoposto
l’intellettuale nordamericano.
DI
Luis Hernández Serrano
Esiste un
Ernest Hemingway ignorato, che neglii anni trenta ebbe intensi amori
nella capitale cubana, navigò per i più insoliti paraggi
dell’arcipelago e perseguitò con ostinazione i sottomarini tedeschi
nel Vecchio Canale delle Bahamas, sfidando temporali e tormente, tra
le barriere coralline.
“Hemingway:
questo sconosciuto” è un libro di prossima pubblicazione, scritto da
Enrique Cirules, che raccoglie questi appassionanti episodi. Una
ricerca storia e saggio letterario che abbraccia un congiunto di
spazi ignorati o poco studiati dell’opera e della vita di Hemingway
a L’Avana, come riferisce l’autore.
«Il celebre
scrittore – racconta Cirules – mantenne per oltre 30 anni fruttuosi
contatti con la cultura cubana, sebbene dopo la sua morte si è
dipinta un’immagine negativa, di personaggio bevitore, irascibile,
superstizioso, squilibrato e con manie ossessive».
L’INFAME
PRESSIONE
Nel 1959,
l’ambasciatore statunitense Phillip Wilson Bonsal esercitò un’infame
pressione sullo scrittore affinché si dichiarasse contrario alla
Rivoluzione Cubana e a Fidel, fino trasmettergli la minaccia di
convertirlo in traditore se non abbandonava Cuba.
Questa nuova
rivelazione sull’autore de “Il vecchio e il mare” pone in risalto la
prepotenza del governo guidato da Dwight D. Einsenhower e le sue
ingerenze negli affari interni di Cuba.
Il nuovo
ambasciatore che il governo nordamericano inviò a L’Avana nel 1959,
pretese che lo scrittore attaccasse specialmente Fidel Castro, cosa
che Hemingway non fece mai.
Oggi
conosciamo cosa successe – dice Cirules – grazie alla testimonianza
che ci offre l’irlandese Valerie Danb Smith, a qui tempi segretaria
di Ernest Hemingway a L’Avana, con il suo libro “Correr con los
toros” (Correre con i tori).
Lei spiega i
motivi che spinsero lo scrittore ad abbandonare definitivamente il
nostro paese: «Quello che Washington desiderava da lui, ovvero, da
Hemingway2, era non solo che mettesse fine alla sua
residenza a Cuba, ma anche che manifestasse apertamente di non
gradire il governo di Castro e il regime cubano».
Più avanti
Valerie Danb Smith ci dice: «Ernest protestò: quella era la sua
casa, era uno scrittore, non vedeva che motivo ci fosse per cambiare
la sua forma di vita, la sua stessa vita, il suo modo di
guadagnarsela. I cubani erano amici suoi, il personale della finca
era la sua famiglia: come poteva uno scrittore dedicarsi alla
redazione e preoccuparsi, allo stesso tempo, delle cambianti
situazioni politiche?
Lui aveva
visto i leader andare e venire lungo la storia – continua
raccontando Valerie -; aveva vissuto in piena commozione politica
durante gli anni di permanenza nell’isola, quello non era affare
suo. La sua missione era scrivere. Durante tutta la sua vita aveva
dimostrato la sua lealtà incondizionata agli Stati Uniti senza
vivere nel suo paese.
Era
riconosciuto nel mondo intero, soprattutto per essere uno scrittore
nordamericano. La sua lealtà al suo paese non era mai stata messa in
dubbio. (...) Phil, che era un uomo sensibile, amabile, comprensivo,
si mostrò essere d’accordo con Ernest. Non aveva nulla da
controbattere, tutto quello che diceva Ernest lo capiva
perfettamente. Però insistette che Washington vedeva le cose in
altro modo. Non capivano la situazione tale e quale come la capiva
Ernest. La nota presenza di Hemingway a L’Avana poteva arrivare ad
essere una situazione imbarazzante per il suo paese.
Perché
permettere che succeda, quando aveva la possibilità di utilizzare la
sua influenza per raggiungere scopi più corretti? Se lo scrittore
non fosse stato disposto a adottare una posizione propria di una
figura pubblica a difesa del suo paese, si sarebbe potuto vedere
obbligato a sopportarne le conseguenze.
La parola
“traditore” era tornata a brillare. Phil reiterò che la
conversazione era strettamente privata, non era una comunicazione
ufficiale. Era l’avviso fatto da un amico, però doveva prestargli
attenzione. Da vero diplomatico, Phil terminò il suo avviso e, come
se non fosse successo nulla, cominciò a parlare di altre cose, senza
ritornare a toccare il tema. Eravamo presenti solo Ernest, Mary,
Phil ed io. Non volle essere una minaccia, ma in fondo lo era.
Ernest sembrò non averlo preso sul serio, però a misura che
passavano i giorni, notai che la minaccia di perdere la sua casa e
tutto quanto rappresentava cominciò a tenere un gran peso nel suo
animo.
Durante la
successiva visita, Phil ci comunicò con tristezza che era stato
convocato a Washington. Le relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e
Cuba si erano rotte. (...) Trattammo di mostrarci animati, di ridere
e commentammo che si trattava di una misura temporale, che presto le
cose sarebbero tornate come prime. In meno di un anno saremo tornati
tutti allo stesso tavolo, ricordandoci di questo momento e ridendo
senza nessuna paura.
Prima di
andare via, Phil ricordò ad Ernest quello che gli aveva detto
durante la sua visita precedente. Avevo più che mai la sensazione
che Ernest avrebbe dovuto scegliere apertamente tra il suo paese e
la sua terra d’adozione, doveva farlo con chiarezza e in forma
pubblica, in modo che il mondo sapesse da che parte era. Salutammo
Philp dalla scalinata d’entrata, all’andare via, notai la tristezza
che traspariva dagli occhi di Ernest. Nessuno di noi tre avrebbe più
visto Phil».
Hemingway
cercò di resistere – spiega Cirules – però l’abisso che si apriva
tra Cuba e Stati Uniti era insuperabile, ora che gli Stati Uniti
ricevevano e coprivano sbirri, torturatori e assassini batistiani,
ai politici corrotti e ai mafiosi che avevano convertito la
splendida Avana in un rifugio di casinò, bordelli e droghe.
In verità
Cirules sta scoprendo un nuovo Hemingway e visualizzando la punta
luccicante di un enorme, sorprendente e rivelatore iceberg, che ci
aiuta a decifrare, allo stesso tempo, elementi virtualmente
sconosciuti della vita dello scrittore nella capitale cubana. Questo
studio ci svela tutta un’epoca. Sarà per questo che W. Bush ha
proibito ad intellettuali, artisti, accademici e lettori
statunitensi ammiratori di Hemingway visitare Cuba e partecipare
agli eventi internazionali, organizzati dal Museo della Finca Vigia
e dall’Istituto Internazionale di Giornalismo José Martì?
1Dall’incartamento
dell’FBI su Ernest Hemingway. Informative dell’aggregato legale
dell’Ambasciata degli Stati Uniti a L’Avana e dell’agente D.M. Ladd
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