CUBAOGGI


DICHIARAZIONE DI CLAUDIO GRASSI

 


 

DICHIARAZIONE DI CLAUDIO GRASSI COORDINATORE “ESSERE COMUNISTI” – P.R.C.

 

Come era prevedibile – purtroppo – le aperture alla politica di Bush fatte da Fassino su La Stampa nei giorni scorsi, continuano a suscitare consensi nel centrosinistra.

Ieri Prodi ha dichiarato di condividere completamente l’intervista di Fassino e D’Alema, a Porta a Porta, ha sostenuto che oggi è sbagliato chiedere il ritiro immediato delle truppe dall’Iraq e che il centrosinistra ha dimostrato – quando lui era presidente del Consiglio con l’intervento in Kosovo – di essere in grado di decidere interventi militari.

Marcenaro (segretario dei DS del Piemonte) sul Corriere della Sera, a dimostrazione che al peggio non c’è mai fine, sostiene che la Sinistra deve farsi promotrice della costruzione di brigate che portino la libertà a Cuba!!

Tutto questo mentre in Iraq, a proposito di esportazione della democrazia, vengono massacrati 85 resistenti e da Guantanamo giunge la notizia di 500 ore di filmati che documentano umiliazioni sessuali e torture terribili ai detenuti.

Con questo servilismo filo-americano e con questa politica estera filo-atlantica, ci vuole veramente molta fantasia a pensare che sia possibile costruire un programma comune di governo tra la Fed e la sinistra radicale.

Ufficio Stampa PRC-Essere Comunisti

24 marzo 2005

 

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L'intervista di Pietro Marcenaro, segretario DS Piemonte.

«Sosteniamo i diritti anche con la forza. Non lasciamo queste lotte alla  Bonino»

Corriere della Sera, 24/3/2005

 

Il segretario della Quercia piemontese, Pietro Marcenaro, raccoglie la sfida del leader DS, P. Fassino: «Dobbiamo prendere l'iniziativa a Cuba, in Medio Oriente e in Africa. Lotta per la pace significa azione, non inerzia». Critiche al manifesto pro-Castro: «Chi ha firmato non ha pensato ai diritti delle persone singole»

 

ROMA- Non si tratta di una copertura della guerra preventiva  («ingiustificabile»), ma di una difficile ricerca di «un'alternativa alla  guerra», che non sia il pacifismo inerte e colpevole. Così il diessino  Pietro Marcenaro accoglie la sfida lanciata da Piero Fassino sul  ripensamento della politica estera della sinistra: «Non possiamo lasciare  che sia soltanto Emma Bonino ad occuparsi e a proporre soluzioni e provocazioni sui grandi temi di politica internazionale, dalla pace, ai rapporti Nord-Sud».

Fassino ci prova, con una tesi che a sinistra fa discutere: dice meglio Bush di Kissinger.

«Fassino critica il relativismo culturale, che non è solo del pacifismo o  della sinistra, ma sta alla base anche delle teorie dei neo­con. Ma tocca  alla sinistra l'onere della prova che la democrazia e i diritti si possono diffondere attraverso l'iniziativa politica e non necessariamente con la guerra».

La politica preventiva?

«Prendiamo Cuba: voglio sapere se noi sinistra sosteniamo e consideriamo un  problema nostro quello di chi cerca di fare qualcosa per dar spazio alla  democrazia. La cosa che mi interessa chiedere a quanti hanno firmato con  Abbado il manifesto pro Castro: le persone singole, i cittadini cubani non esistono per voi? Non possiamo continuare a rappresentare il conflitto cubano come uno scontro Castro-Bush, mentre i cittadini cubani e i loro  diritti spariscono dalla nostra visione. Io credo che il punto posto da Fassino sia: che cos'è oggi politica della sinistra in generale. Come si costruiscono rapporti con tutte quelle forze che nei tanti mondi si muovono per la libertà».

E che risposta si dà?

«Dobbiamo immaginare nuove istituzioni internazionali, provare a costruire  reti di collegamento a sostegno di quelli che si battono ovunque per libertà  e democrazia. L'alternativa alla guerra non è farsi gli affari propri».

E che cos'è?

«Torniamo a Cuba, i cubani, anche i dissidenti, sono contro l'embargo.  Allora io dico: le relazioni sono contagiose, andiamo a Cuba a trovare i nostri amici, parliamo con loro, contagiamoli. Non isoliamoli. E soprattutto apriamo gli occhi: lì non chiedono più la rivoluzione o la controrivoluzione, vogliono una soluzione negoziata, non un colpo di  Stato. Chi non vede questo, non riesce a vedere oltre i cortei pacifisti».

In Iraq però la democrazia è stata diffusa con la guerra.

«Ma oggi molte forze irachene vogliono che l'occupazione occidentale  finisca. Io non escludo l'uso della forza, ma non si può separare dalla  legalità e soprattutto la guerra deve essere l'ultima istanza. Prima ci  deve essere il dialogo, la politica diplomatica, la politica del  volontariato, dei partiti».

Per questo la sinistra fondò l'Internazionale.

«La sinistra deve saper prendere in mano i grandi temi che affiorano oggi,  deve prendere l'iniziativa: Cuba, Medio Oriente, Africa. Si dice "lotta"  per la pace, perché significa azione, non inerzia».

G. Fregonara

 

info@siporcuba.it

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