La
conga del Cocoyé, del quartiere Los Hoyos, nell’orientale Santiago di
Cuba, ha un motore ritmico unico nel suo genere. È una macchina del
suono, senza necessità d’amplificazione. Si sente come una fusione
dell’acciaio.
I
suoi strumenti sono il bombo (pilón), che mantiene il ritmo come il
basso in un’orchestra, il requinto (il tamburino piccolo); due
‘redoblantes’ e il quinto (che ripete ogni suono per non far abbassare
il ritmo).
Gli
altri sono strumenti di fondo: bocúes, tre campane -bande di freni dei
trattori, che suonano terribilmente-, e sono state introdotte per la
prima volta nella conga di Los Hoyos. Anticamente si utilizzavano le
padelle, con un’aura sonora minore.
A
tutto questo si aggiunge la cornetta cinese, che offre il tocco magico.
È uno strumento piccolo come un "recorder" o il flauto di Pan-, dal
tono acuto, de timbro peculiare, con cinque note. Per la sua melodia,
assomiglia alla cornamusa.
La
cornetta cinese apparve nel Quartiere Cinese de L’Avana nel 1915, 95
anni fa, e si trasferì al carnevale di Santiago nel 1916, con la
comparsa Los colombianos, di Feliciano Mesa del Tivolí, dove ebbe un
successo clamoroso.
L’anno successivo la presentò la comparsa di Los Hoyos. Alcuni
cornettisti furono oggetto di attentati e così si pensò di montarli a
cavallo.
Quest’idea Rafael Breá la ubica a Santiago nel 1919, mentre il
musicologo Pepe Reyes segnala che giunge in oriente proveniente dal
Quartiere Cinese de L’Avana nel 1908.
Quel che e sicuro è che la cornetta cinese s’instaurò come un simbolo
della Conga di Santiago.
Per
conoscere i misteri di questa conga, mi trasferii sino al quartiere
periferico Los Hoyos, allora molto umile e pericoloso. Passava di là un
fossato. Il direttore della Conga, Félix Bandera Blez, mi invitò nella
sua sede nel Paseo Martí 320, tra Moncada e San Rafael,
inaugurata il 18 gennaio del 1980, che è anche un’area di lavoro
comunitario, con i bambini che apprendono la tradizione della Conga di
Santiago come si fa nelle scuole di samba di Río de Janeiro.
Il
locale custodisce gelosamente una pietra di Elegguá, orisha che apre e
chiude i cammini nella mitologia yoruba, transculturata nell’Isola.
Si
afferma che nell’area del Paseo de Martí, si sedette a suonare il re dei
tamburi, Chano Pozo, creatore della composizione Manteca, con la
collaborazione di Dizzie Gillespie.
La
pietra di Eleggua è circondata da cocco secco, con una candela, dei
dolci, e si schizza con il rum per santificarla.
"La
conga de Los Hoyos -narra Blez- nasce il 25 luglio del 1902 (la città è
stata fondata il 25 lulgio del 1515). Nel 1947 si divise in due: El
Riberé, di Armandito, "el Guapo" e Los hijos del cocoyé, di Sebastián
Herrera "Chan".
Prese il nome del cocoyé, perchè nella zona esisteva una Tumba Francesa.
La
frase “Uno, due tre: Apri che da lì viene il cocoyé”, s’instaura nel
1939. Buona parte della mia famiglia ha sfilato con questa Conga e
adesso tutti i suoi appartenenti appartengono allo stesso quartiere. Io
vi sono entrato nel 1973 e la dirigo dal 1999.
Dopo il ‘diálogi’, (dialogo), ‘marché’ (andai) con Blez per
presenziare un incontro di congas ("scontro di treni") in calle Julián
del Casal y Callejuela, a circa 300 metri dalla sede.
Durante il percorso dettagliai il panorama. È un luogo umile, con le
case da terminare, la gente che beve per la strada, tutto con
un’apparenza medioevale e surrealista.
La
Rivoluzione ha sterilizzato la marginalità e molti degli abitanti sono
intellettuali, universitari; alcuni musicisti di Conga hanno studiato
nelle scuole per istruttori d’arte di Santiago. L’ambiente e l’atmosfera
sono molto diverse da quelle d’altri tempi.
Ho
avvertito la presenza di antropologi francesi, fotografi, giornalisti e
investigatori d’ Europa, Stati Uniti e Giappone, attenti a questa
manifestazione culturale poderosa, che non porta un’etica aristocratica
di lusso, ma è capace di turbare per la sua autenticità qualsiasi
pubblico del mondo.