CULTURA CUBANA


MUSICA CUBANA
 

 

                                                

GIOVANNI IMPARATO:ALLA RICERCA DELLA MUSICA

Nato a Napoli il 25 Novembre 1961 studia percussioni con insegnanti di conservatorio, approfondisce lo studio e si specializza a Cuba in ritmi e strumenti afro cubani con imaestri Justo Pelladito, Carlos Aldama Perez, Chino Angel Chang, Reinaldo Hernandez Guillermo Lopez Clemente, Nenè Alejandro  Carvajal.
Prosegue il suo studio anche a New York con John Amira e, in Africa (Senagal), con Sing Sing Faye di Dakàr.
Si è interessato a molteplici forme di espressione musicali quali Salsa, Jazz, Funky,Etnica e ha partecipato a numerosi spettacoli di danza come percussionista, cantante, ballerino e performer.

Nel 1991 ha composto musiche per teatro al Festival di Todi.

Ha studiato canto a Cuba con Goyo Hernandez e Lazaro Ros, e in Italia con il tenore Luigi Rumbo e la soprano Rosanna Rossoni con la quale studia tuttora.

Contemporaneamente al canto ha approfondito anche lo studio della danza con la ballerina cubana Carmen de Armas.

Attualmente insegna ritmi e strumenti afro cubani a Roma, Napoli e Cagliari, ed è dimostratore delle percussioni REMO.

Fa parte del gruppo Jazz XENIA, insieme al pianista Pino Iodice e il chitarrista Rocco Zifarelli.

Nel 1990 ha inciso, il minicd Huballè con la produzione di Giancarlo Lucariello.

Nel 1993 e nel 1995 ha inciso, a suo nome, i dischi Yoruba e Sensi per la casa discografica BMG e la produzione di Giancarlo Lucariello.

In Italia ha collaborato con: RENZO ARBORE e l'Orchestra Italiana, MINA, RICCARDO COCCIANTE, ORNELLA VANONI, GIGI PROIETTI, JAMES SENESE, LUCA BARBAROSSA, RENATO ZERO, ANDREA BOCELLI, GIANNI  MORANDI, MIETTA, SAMUELE BERSANI, NUOVA COMPAGNIA DI CANTO POPOLARE, EUGENIO BENNATO, CARLO D'ANGIO', MIA MARTINI, MANGO, LORETTA GOGGI, GIORGIA, TOSCA, PAOLA TURCI, MASSIMO RANIERI, ZENIMA, GIGLIOLA CINQUETTI, GIANLUIGI DI FRANCO, TONY ESPOSITO, TULLIO DE PISCOPO, ROSSANA CASALE, GEGE' TELESFORO, MIMMO LOCASCIULLI, PEPPINO DI CAPRI, PIPPO CARUSO, FRED BONGUSTO, EDUARDO DE CRESCENZO, ENZO GRAGNANIELLO, GINO PAOLI, FRANCESCO DE GREGORI, ALESSANDRO MARA, (per una produzione di EROS RAMAZZOTTI), MIKE FRANCIS, ALEX BARONI, LUCIO DALLA, EROS RAMAZZOTTI.

All'estero ha collaborato con: RICHIE HAVEN, PACO DE LUCIA, RAY CHARLES, CHICO BUARQUE, GEORGE GARZONE, FORREST BUTCHELL.

Ha sempre abbinato spontaneamente l'apprendimento tecnico-musicale con la propria ricerca esistenziale, infatti è affascinato dall'uso rituale del tamburo e dal concetto sciamanico e maieutico della musica.

In questo ambito ha collaborato con Arnold Kayserling e Ferro Ledvinka.

Da alcuni anni fa parte di un programma evolutivo, un lavoro di ricerca spirituale dal punto di vista sciamanico nel quale la musica occupa un ruolo fondamentale, su: 1) i sette chakra; 2) ricerca degli animali totem (sapienza amerindiana); attualmente sulla ruota di medicina (sapienza amerindiana).

Giovanni Imparato ha inoltre alimentato il proprio aspetto intuitivo ed apprendimento esoterico inerente alla musica, formulando tre tipi di tracciato esperienzale:

 

SIMULAZIONI DI RITUALI

E' una tecnica il cui obiettivo è quello di fornire lo sviluppo della capacità abbandonica attraverso l'evocatività della musica e l'uso di linguaggi primitivi ed ancestrali quali percussioni, il canto e la danza.

Attraverso le simulazioni di rituali, appunto, i partecipanti saranno guidati lungo un percorso di ispirazione tribale, dove l'esclusivo uso di questi linguaggi essenziali, non ordinari, propri dell'emisfero cerebrale destro, favorirà la neutralizzazione dell'iper controllo e della conseguente azione inibente dell'emisfero sinistro, permettendo di scoprire l'aspetto unificatorio del proprio centro e la sua capacità riequilibrante Il lavoro si svolge esclusivamente in gruppo.

 

CENTRALITA'
Partendo dalla originaria funzione guaritrice ella musica, nata come veicolo spirituale, mezzo riequilibrante delle energie sottili e strumento posseduto da tutti indistintamente, la centralità è un invito a ricercare e focalizzare il centro della essenza artistica innata in ognuno di noi (che si tratti di musica, canto, danza o altro), per riconoscere e coltivare il proprio mezzo espressivo imparando ad assecondare la nostra inclinazione artistica attraverso un percorso guidato dal maieuta e scandito dall'improvvisazione.
L'obiettivo è riconoscere di essere un canale tra ciclo e terra, una piccola ma potente antenna inserita nell'infinita rete delle connessioni umane.

Attraverso questa graduale presa di coscienza si imparerà a permettere alla musica di agire e vibrare attraverso di noi come un diapason, sintonizzandoci esclusivamente con la capacità di essere, di non pensare, per far fluire incondizionatamente e semplicemente l'energia.

La centralità è un tipo di lavoro che si svolge preferibilmente ad incontri individuali.

 

TAMBURI RITUALI

Il panorama generico afrocubano offre una ricchissima varietà di ritmi e strumenti atti a scandire e a dare una precisa identità alle molteplici situazioni ed avvenimenti etnoculturali.

Questa tradizione ormai millenaria, è talmente articolata da essere un vero e proprio linguaggio adatto a descrivere qualsiasi evento evocando, quindi, anche le diverse atmosfere ad essi collegate; così un ritmo do carnevale è strutturato per evocare energie e forze terrene, mentre un ritmo di preghiera evocherà forze celesti.

All'interno di un cammino esoterico e spirituale viene chiaramente preferito l'insegnamento dei tamburi in virtù della loro specifica funzione e della loro capacità di servire da tramite con le energie sottili.
L'apprendimento di ognuno di questi ritmi chiamati toque gravita intorno alle conoscenze delle etnie e dei culti afrocubani quali Yoruba, Bantù, Ararà, Abakuà.

YORUBA: etnia della Nigeria sud-occidemtale di culto Lucumì, comprendente i seguenti toque:
BANTU': etnie del Congo, Mayombe, Kimbisa, suddivise nelle seguenti pratiche e culti animisti: Palo - Makuta - Yuka - Garabate - Trillado ARARA': culto elitario dell'etnia del Benin con i seguenti toque: Afrekète e Masa - Ebioso - Tinosa

ABAKUA': culto segreto (di tipo massonico) chiamato anche Nànigo o Carabalì, in origine esclusivamente maschile, della regione Calabar. Giunto a noi attraverso la tradizione di Matanzas e de La Habana con toque suonati in maniera differente a seconda delle città: Efò - Efì


DISCOGRAFIA
listen mp3 file UBALLE' (LA STRADA)

Inciso nel ’93, è il primo CD di Giovanni Imparato. Contiene due pezzi ( Uballè e ‘Assa fa ‘a Madonna) che già esprimono la eccletticità dell’artista che si muove a suo agio tra melodia, atmosfere rarefatte e ritmica trascinante.

listen mp3 file YORUBA (LA STRADA/BMG)

Inciso nel’93 per la produzione artistica di Giancarlo Lucariello, il disco , ricco di melodie e ritmi rarefatti ed eleganti, vanta collaborazioni straordinarie che vanno da Vincenzo Incenzi (per i testi), al maestro Gianfranco Lombardi, a Marco Rinalduzzi, a Tosca e a Giorgia
E' possibile acquistare "Yoruba
Parking Music
Via Barnaba Tortolini, 5  00197 - Roma
info@classicaoggi.it

TOSCA & GIOVANNI IMPARATO (LA STRADA)
ROCCO ZIFARELLI - LYNDON (VIA VENETO JAZZ)
XENIA (VIA VENETO JAZZ)
listen mp3 file SENSI (LA STRADA/BMG)

Inciso nel ’95, prodotto da Giancarlo Lucariello con un team di grandissimo livello. Giovanni Imparato conferma l’eleganza quale elemento distintivo della sua peculiare vena creativa, che spazia dalla tradizione popolare (sia partenopea che afro-cubana), ad una ricerca di “armonie” quali prodotti di una perfetta fusione tra ritmi ancestrali ed evocative melodie.
E' possibile acquistare "Sensi"
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CRISTIANO DE ANDRE' - SCARAMANTE (EDEL)

 

NINO D'ANGELO - TERRANERA (S4)

 

 

NAPOLI 

HULLABALOO via tito angelini 18 - 80129 tel.081.55.66.346

www.hullabalooprod.com 

ROMA

ST. LOUIS MUSIC CENTER Via Cimarra 19/b - 00194 tel. 06.4870017 fax 06.4740109 www.smlc.it 

ROMA

IALS Istituto Addestramento Lavoratori dello Spettacolo
Via C. Fracassini, 60 - 00196 tel. 06 3236396 - 3611926 fax 06 3236436

www.ials.org

 

PROGRAMMA DIDATTICO

  • Impostazione dei suoni e delle posizioni;

  • Rudimenti della percussione;

  • Solfeggio ritmico applicato;

  • Concetto di :

clave, dos, tres, popolare, folklorica – tumbao – dançon – bolero – chachachà – son – son guajira "afrocubano" – magrèb- tipico Africa – calypso binario e ternario – "congo"- cabàllo – martìllo – cumbia (3 modi) – porro colombiano – ballenado – bomba – plena – tumbao brazil - partido alto – chiave brasiliana (lampis) – "bossa" – "tamborim" – "surdo" – "giusuato" – tammurriata (Basilicata) – tarantella (Montemarano) – ritmi dispari – son montuno – charanga son – tumbao mongo – guaràcha. Merèngue "A" e "B" con "palo" –mer. con tresìllo – mer. olodùm clave – mer. New Orleans Marching – mer. 5 tumbe – mer. Brazil (Maurizio) –dengue – pilòn – descarga – abièrta – tumbao fast – tumbao merèngue – tumbao guaguancò – picadillo charanga – stile "van van " – songò (vari) – yambù (Habana, Matanza) – guaguancò (Hab. Mat.) – columbia ñongo – columbia (Hab. Mat. Santiago, munequitos) – giribilla – conga (Hab. Mat.) – monzambique (N.Y.C.) – monzambique "pello" – guarapanchanguèo (3 modi) – bembè ( con palo, con mano, afrocuba) – iyesà – ( I e II variante) – chequerè (agbwè) – toque güiro – garabato – yuka (bin. ter.) – makuta – palo – trillado – ararà ( afrekète e masa, ebioso, tinosa) – abakuà (efì, efò, Hab. Mat.) – batà : toque lalubanchè – chacha lo kà fùn – keelakà – ñongo – ambalabeletò – latokpà (elegguà) – oggùn – agguère ( ochosi) – obalòke – inle – babalù ayè – osàin – òsun – obatalà – dadà – ogguè – agayù – ibedyi – orunla, ifà – orichaoko – changò – yegguà – oyà – ochùn – yemayà – obbà – odudduà ;

 

  • Come poter suonare in poliritmia il "set";

  • Canti, passi di danza e cori popolari e folklorici afrocubani;

  • Percussione nel jazz, funk, reggae, shuffle (New Orleans), shuffle valz;

  • Cenni tecnici sulla tammorra, tamburello, djembè, udu, digiridoò;

  • Approccio e sviluppo della "pronuncia" e delle "frasi";

 

DESCRIZIONE DEGLI STRUMENTI           

  • Strumenti del panorama cosiddetto popolare cubano : tumbadora, bongò, paila, clave, maracas, guiro, campana, baterìa.

  • Strumenti della rumba (folklorico): cajòn, caja, cajita, cuchàra – clave, guàgua, salidòr, tres golpe, quinto, maruga y anakuè.

  • Strumenti della comparsa o conga (folklorico) : cencèrro, sartèn, bombo, redomblante, salidòr, llamador, respondedòra, rebajadòr, repicadòr , jimagua, san martin.

  • Strumenti del bembè : guatàca, salidòr, segunda, caja y palo.

  • Strumenti iyesà: san martìn, jimàgua, atcherè, caja, bajo, eketè, olòke.

  • Strumenti agbwè: salidòr, dos golpe, culòna.

  • Strumenti nel bantù : garabàto, katà, cachìmbo, mula, caja, guatàca.

  • Strumenti ararà : jimàgua, assonguè, guegüè, achebolisà, aplintì, ñonofò, kloklò, bidafì.

  • Strumenti abakuà : ekòn, itòn, erinkundì, enkòmo binkomè, enkòmo kuchiyeremà, enkòmo obiapà, bonkò enchemilla.

  • Strumenti batà : atcherè, iyà, itòtele, okònkolo.


    Cosa dice la stampa

    IL MATTINO
    Sabato 3 agosto 2002
    Un progetto cubano per Imparato
    Le sue percussioni, ma anche i suoi folli e strepitosi vocalizzi, sono stati recentemente richiesti da Lucio Dalla, Eros Ramazzotti, Nino D'Angelo, Cristiano De Andrè , dopo essere stati al servizio, in passato di Mina, Ray Charles, Paco de Lucia, Chico Buarque, Renato Zero e Andrea Bocelli…ma ora Giovanni Imparato ci prova con "Donde", trascinante singolo in cui fonde la tradizione cubana (di cui è profondo studioso) con influenze mediterranee e orientali e sonorità elettroniche e campionate. Per sapere di più c'è un sito internet www.giovannimparato.com , in settembre la Hullabaloo annuncia anche l'uscita di un video di Imparato sui tamburi Batà, strumenti sacri della liturgia Yoruba.

     

    FARE MUSICA

    gli speciali - GENESI DI UN DISCO PRODURRE UN AFFARE COLLETTIVO

    di CLAUDIO MAPELLI  

    Una visita allo studio di registrazione Suono di Ripetta, al centro di Roma. Ci aspettano un produttore,  un’artista, un programmatore. Un progetto discografico sta nascendo : con qualche aspetto peculiare. E’ il secondo disco di Giovanni Imparato, fin’ora più noto come geniale percussionista che nella veste di cantante e autore di canzoni. Il produttore è Giancarlo Lucariello, una lunga carriera alle spalle, costellata di successi. Infine un breve colloquio con Mario Puccioni, l’uomo delle macchine, alla ricerca della chiave più tecnologica dell’operazione. “Questo che stiamo preparando è il secondo disco di Giovanni, il primo, Yoruba, è uscito un anno e mezzo fa ed è un esempio di come ci si deve comportare se non si vogliono vendere i dischi...però a noi piaceva tanto, siamo andati completamente a ruota libera.” Cosa c’è di diverso in questa produzione, rispetto alle tante che hai realizzato ? “Innanzitutto la straordinarietà di questa produzione sta proprio nell’artista. Siamo al di fuori di ogni concezione consueta, non si tratta qui di stabilire se sia più o meno bravo degli altri, sicuramente è fuori dagli schemi.” Come procedete a livello operativo ? “Nella sala di pre-produzione, che ho vicino all’ufficio, prepariamo il disco ; prima ancora vengono preparate le canzoni, da lui e un altro ragazzo che fanno insieme la musica. Ne discutiamo e ne parliamo insieme, poi, quando sono pronte, col programmatore e l’arrangiatore, sempre in quella sala, facciamo la pre-produzione al computer e in questa fase si incomincia  a capire come funziona il tutto. Quando siamo tutti convinti, si va in studio e si trasferisce questo materiale su un nastro a 32 piste.” Fin’ora hai descritto un procedimento abbastanza consueto ; ma come si configura il rapporto tra la tua concezione produttiva e la particolarità del soggetto col quale ti trovi ad operare ? “la mia idea di produzione, in generale consiste nel prendere un’artista (possibilmente straordinario come Giovanni) e condurlo al successo. Nel caso specifico cerco di stargli vicino e di prendere tutto quello che di geniale lui propone e di canalizzarlo ; tutte le sue intuizioni devono essere raccolte e fermate su un disco che poi, non dimentichiamolo, dovrà raggiungere il maggior numero possibile di persone. Dunque, si parte dalle canzoni...” Come sono, questi pezzi, nella loro forma originaria, come nascono ? Vengono composti con l’ausilio di uno strumento particolare ? “Nella maggior parte dei casi, lui e un suo amico, co-autore, si mettono al pianoforte e alle percussioni ; si parte da certe intuizioni di Giovanni, si mettono giù gli accordi intorno alle melodie che gli vengono fuori. Così, in una forma appena abbozzata nascono le canzoni, perché sempre di canzoni si tratta, per quanto strane e inconsuete possano essere, hanno comunque un capo e una coda. Così nasce il primo seme, poi ne discutiamo, litighiamo un po’...Incominciamo ad operare una selezione, a correggere, si torna, si cambia, etc. Quando siamo tutti convinti, veniamo in studio ; qui riversiamo tutto, attraverso il banco, su un nastro, dopo di che il compito del programmatore è finito e Giovanni, che ha già definito in fase di pre-produzione le ritmiche (che però in quella fase erano eseguite tramite tastiera) viene qui e sostituisce le piste registrate in questo modo con le sue percussioni. Allo stesso modo gli altri strumenti “finti” vengono rimpiazzati da quelli veri : per esempio la linea di basso è già stabilita, poi arriva il musicista, legge la parte, sente e sulla linea condotta dal nostro arrangiatore, con noi presenti, ci mette anche un po’ di suo. La strada è già tracciata, è tutto pensatissimo, però se arriva il musicista che ha un’idea che ci sembra valida, facciamo volentieri delle deviazioni. Dunque, questo è il momento in cui arrivano tutti gli strumenti che daranno al disco una dimensione più “vera” ; la prossima settimana verranno il bassista, il flautista, il chitarrista, il violinista, il mandolinista, il suonatore di marimbe, etc. Tutti musicisti amici di Giovanni, del mondo di Giovanni, che vengono, si immergono e, all’interno dei canali stabiliti da noi (autore, interprete, arrangiatore, produttore) portano il loro personale contributo. Dopo di che questa fase è finita, ci interrompiamo, ci smontiamo tutto il disco, con una voce guida, e pensiamo ancora ; poi facciamo fare i testi, cioè fa lui i testi della maggior parte dei pezzi (altri li fa un altro nostro collaboratore, sempre lavorando a stretto contatto con lui). Quando anche tutti i testi sono pronti e siamo tutti pienamente convinti, torniamo in sala per registrare canti, cori e mixaggi.” Quindi i testi arrivano solo in un secondo tempo ; non vengono nemmeno abbozzati, prima di questa fase ? “Veramente alcuni sono già più che abbozzati, sono quasi definitivi, altri sono appena accennati ; parole, idee, sensazioni ; dei nuclei che poi verranno ampliati, comunque è sempre lui che indica la strada, fin dall’inizio. In questa elaborazione procediamo con la massima calma, senza fretta, perché le parole sono importanti quanto la musica e finché tutti i testi non sono pronti, non prenoto lo studio.” Questo è l’itinerario seguito per realizzare il primo disco, cosa cambia in questa seconda produzione ? “La differenza sostanziale è che quello è il risultato de primo incontro tra me e lui. Sulla base di quella esperienza dobbiamo costruire il nuovo. Abbiamo qualcosa di concreto da cui partire per andare avanti, quando il primo disco non era stato ancora realizzato si procedeva più sul vago.” Probabilmente c’era però il fascino della ricerca, dell’esplorazione, il desiderio di approfondire la conoscenza reciproca, tutti elementi molto stimolanti. “La ricerca continua ad esserci. Però abbiamo il dovere di venderli i dischi, nessuno di noi è miliardario e può permettersi di venire in sala a fare i dischi per hobby. Stavolta vogliamo prenderci anche una bella fetta di mercato.” In questo senso quali sono gli accorgimenti che pensi di adottare per rendere il disco più “vendibile” ? “Il primo disco ha prodotto degli “amanti”, che sono come dei kamikaze : per chi lo ha ascoltato esiste solo lui...però sono tre ! A parte gli scherzi, per moltiplicare gli ammiratori, siamo alla ricerca di un “appiglio popolare”, vale a dire tre minuti di canzone che arriva a tutti, rimanendo all’interno del mondo di Giovanni, senza snaturarne lo spirito ; se becchiamo quella, che ci porta al grande pubblico, si apre tutto. L’intento è di piacere a più gente, il primo disco era piaciuto molto ai musicisti, un certo tipo di ascoltatori più attenti che si sono soffermati a sentirlo ; chi l’ha ascoltato distrattamente non ci ha capito niente, chi si è soffermato se ne è innamorato, dobbiamo trovare il modo di far soffermare più gente. Allora nel secondo disco, c’è la continua spinta ad andare avanti con lui, a non perdere mai di vista il suo mondo, cercando di essere più “capibili”, di arrivare anche all’ascoltatore più distratto.” Magari con un motivo che conquista, senza essere banale... “Per me qualcosa di simile c’era già nel primo, però la gente che ci ha criticato diceva : “E’ strano, non lo capisco...”, perché la maggior parte della gente è distratta, è abituata col telecomando, non ha tempo di ascoltare la musica. Io stesso, che sono un grande compratore di dischi, non ho il tempo per ascoltarli : la televisione, la partita, le donne, il ristorante, i figli, la scadenza, l’amico, la cena, il compleanno, le feste...Manca il tempo per l’approfondimento. Alcuni prodotti hanno delle caratteristiche che gli consentono di arrivare immediatamente, altri, altrettanto validi, se non superiori, sul piano qualitativo, necessitano di più tempo ; si sono modificate le modalità del consumare.” E’ quindi necessario individuare un’esca, che garantendo un aggancio immediato, consenta di “portare” l’ascoltatore all’interno del proprio discorso. “Una volta gli artisti, anche di grande levatura, impiegavano molto più tempo per arrivare al grande pubblico : Lucio Dalla ci ha messo vent’anni, la Mannoia dodici, per fare solo due esempi di cantanti ormai molto popolari, che sono “arrivati”. Adesso non c’è più tempo ; se non ce la fai in uno, due, al massimo tre tentativi, sei cancellato. Zucchero ha venduto un milione di dischi al settimo o ottavo album, adesso una cosa del genere è inconcepibile, anche economicamente. Bisogna trovare l’appiglio, senza rinunciare a seguire la propria strada. Io sono convinto che si può fare.” In questo caso esistono già gli elementi da cui partire, una vena melodica di fondo, per quanto molto particolare, che garantisce dal rischio che questa operazione risulti forzata e “sovrapposta” in modo innaturale. Ci sono le premesse per generare la scintilla. “Io sono sicuro che c’è questo, però il grande pubblico distratto che sente Radio Dimensione Suono deve essere catturato in qualche modo. Io, noi, ci stiamo lavorando da molto tempo proprio perché questa scintilla l’ho avvertita subito, la prima volta che l’ho sentito. Ho capito che in lui c’è qualcosa di straordinario, qualcosa di cui la musica italiana ha bisogno, perché se no sono tutti replicanti ; secondo me è tutto finito nella musica, è il momento di fare punto e a capo ; in Giovanni (e spero in tanti altri) ci sono quelle luci che illumineranno la musica di domani. Io sono felice di aver avuto l’intuito di mettermi a lavorare con uno come lui, con questa sorta di pifferaio magico, un’artista che tutti conoscono nell’ambiente della musica, ma di cui nessuno evidentemente finora aveva individuato chiaramente le grandi potenzialità di comunicazione anche attraverso il canto e non solo con le percussioni. Lu gira da dieci anni, mica da un giorno, ma non aveva mai fatto dischi prima che gli offrissi io questa opportunità, per questo sento di meritarmi una medaglia.” Come ti poni di fronte alla necessità di mediare tra pulsioni e ritmi ancestrali che hanno le loro radici nelle tradizioni più antiche e l’uso, a volte anche massiccio, della tecnologia ? “Questa situazione “moderna” ormai è indispensabile per tutti coloro che registrano dischi, è una fase puramente tecnica, piuttosto c’è da chiedersi come ho fatto prima ; i suoi canti, le sue intuizioni espresse dalle percussioni accompagnate da una specie di lamento, mi hanno illuminato ; allora gli ho messo vicino un musicista che lavora con me da anni. Io non sono un musicista, io faccio il produttore da quasi trent’anni, ma non sono musicista, sono sempre circondato da musicisti, non firmo le canzoni, il mio ruolo è quello di produttore e faccio il produttore come lo fanno in pochi. Lo fanno probabilmente meglio di me, ma gli altri sono autori che fanno i produttori, arrangiatori-produttori, ricoprono dei ruoli più ibridi. Io invece faccio solo il produttore, sono una specie di coordinatore, come un regista che fa un film ; io decido che nel mio film tu sei l’interprete principale, tu sei lo sceneggiatore, tu sei il direttore della fotografia, etc. In realtà sono anche il produttore dal punto di vista economico, perché ormai sono grande, da tanti anni faccio questo mestiere, mi sono assunto anche il ruolo di discografico, perché mi stava stretto quello del produttore e basta, faccio il discografico delle mie produzioni ; quindi sono il finanziatore e il regista del film, per tornare ala similitudine di prima. Incontrare uno come Giovanni è stato come incontrare un Robert De Niro della musica, gli fai il contratto e fai tutti i film con lui. Cerco di valermi del mio intuito, del mio talento (se ne ho), cerco di capire... Comunque l’aspetto singolare di questa produzione (ma anche del disco precedente) è che incredibilmente, nonostante la nostra maniera di affrontare la pre-produzione, che dà origine a un demo evolutissimo, arriva a conciliare una nascita e concezione assolutamente naturale, che si esplica e si manifesta elettronicamente, ma poi ritorna naturale. Non c’è la sovrastruttura e la freddezza elettronica, non c’era nel primo disco e non ci sarà nemmeno in questo, nonostante il fatto che questo rischio sia evidentemente sempre presente. Sono molto fortunato, innanzitutto perché ho vicino a me un amico musicista, che è un po’ il nostro direttore musicale, che ha una cultura classica fondamentale, il che aiuta a scongiurare questo rischio : si tratta di Gianfranco Lombardi che è in grado di colloquiare con la tecnologia ma che proviene dall’orchestra. Poi perché tutta l’operazione viene condotta con un grande lavoro di gruppo.” Come hai avuto questa folgorazione, cosa ti ha conquistato ? “Gianfranco mi disse, durante i provini per l’orchestra di Arbore, che aveva sentito un “marziano” ; mi ha dato la casetta, io l’ho sentita e mi sono innamorato, nonostante che al comune mortale potesse apparire indecifrabile.” E ? stata quindi anche una grossa scommessa, piuttosto azzardata... “Non avevo più voglia di fare dischi, non faccio più il produttore se non ho lo stimolo giusto (non l’ho mai fatto veramente) ; tornando brevemente alla mia storia, io faccio questo lavoro da quando avevo 23 anni e grazie a Dio ho sempre avuto dei successi molto popolari, era quello il mio mondo, non o rinnego, ma se non incontravo un’artista come lui, la voglia mi era completamente passata. Adesso ho ritrovato l’entusiasmo,  un musicista così mi illumina tutto, dopo 27 anni di carriera ; adesso vallo a trovare un altro così...Mica posso fare solamente Giovanni ogni due anni ; anch’io ho i miei contratti, devo fare due LP l’anno. Io cercavo una cosa così, che ti dà di nuovo la gioia di lavorare, non ripetere le stesse cose che ho fatto per tanti anni, in assoluta buona fede, peraltro, soprattutto all’inizio. Dopo però sei costretto dagli eventi : le scadenze, i contratti, l’hit parade, Sanremo etc.” Tu pensi che questa possa essere una linea di tendenza, una strada realmente praticabile ? “Tra i miei amici che hanno sentito il disco, quelli che continuano ad avere successo, quelli che stanno coi piedi per terra, mi hanno detto : “Tu sei matto !”. Tutti capiscono che è straordinario, ma nessuno si lancerebbe mai in una simile impresa. Certo, è pericolosissimo, perché ci sono pochi ammiccamenti a gusto corrente, ma io sono convinto di farcela. Altri hanno detto : “Che coraggio hai ! E ?bellissimo.”. Io però se non faccio successo entro pochissimi mesi sono rovinato...” Il fatto di rischiare tutto può essere molto stimolante, ci potrebbero essere le premesse per il capolavoro... “Si, mi sento molto incentivato, non potevo più ripercorrere certe strade, per me, per la mia carriera, l’incontro con Giovanni è stato fondamentale. Io potrei essere già un produttore finito, già ho poco a che fare con tutto questo apparato, tanto per cominciare. Io nasco dal quattro piste, “tutto in diretta” e via ; quando c’è stato l’evento dell’espansione tecnologica sono entrato in crisi - E adesso che faccio ? - Poi piano piano ce l’ho fatta, ora siedo a fianco del programmatore e vado, non tocco le macchine ma so dove voglio andare. Ognuno deve avere il suo compito ; seguono tutti la mia regia, perché il disco è mio, in tutti i sensi. Tornando al disco, se lui ha successo come credo, si apre una nuova strada, anzi un’autostrada, perché in Italia c’è bisogno di aprire interessi nuovi ; se ce la fa Giovanni si aprono nuovi orizzonti anche per altri.” Vedo che hai curato anche la regia video ; quindi per te produrre un’artista significa prenderlo completamente in carico. “Tutto, io ricopro sedici ruoli, ma non potrei fare diversamente ; figurati se faccio fare la regia a un altro...Come può capire quello che intendo ? Il montaggio, per esempio, non lo faccio io materialmente, io c’ho vicino i bravi, “sono bravo e scelgo i bravi” ; però i tempi li detto io, la regia teatrale la faccio io, quella del video che cominceremo a girare tra pochi giorni (come quella del video del primo disco) la farò insieme ad un amico che si occupa più specificamente di queste cose...

     

    LA REPUBBLICA

    mercoledi 12 marzo 1997

    Dallanapoli non basta mai

    di ANTONIO TRICOMI

    ...E’ napoletano il nuovo percussionista della band Giovanni Imparato, già nell’Orchestra Italiana di Renzo Arbore : Dalla si diverte a intrecciare la sua vocalità con quella di Imparato nell’introduzione a Piazza Grande....  

     

    LA REPUBBICA

    venerdi 8 agosto 1997

    Nella conchiglia di Lucio

    di PAOLO BIAMONTE

    ...Giovanni Imparato, originalissimo studioso della cantabilità delle percussioni e dell’uso strumentale della vocalità

     

    LA REPUBBLICA 

    ottobre 1997

    Città dei miracoli - Lucio Dalla a Roma

    ...Alla band si è di recente aggiunto il percussionista Giovanni Imparato, già con l’Orchestra Italiana di Renzo Arbore. Non è una scelta casuale, perché in questa tournée Dalla ha voluto rileggere anche i vecchi successi in chiave ritmica. Ad Imparato è concesso anche un piccolo siparietto in cui mette in evidenza le sue particolari doti vocali, una sorta di gramelot etnico sospeso tra Napoli e l’Africa..

     

    DRUM CLUB

    settembre 1996

    GIOVANNI IMPARATO creatività e comunicazione

    di GIORDANO SELINI  

    Percussionista tra i più attivi sulla scena italiana, Giovanni Imparato ci parla ora del suo rapporto viscerale con il mondo delle percussioni, del suo amore per la musica afro-cubana e della sua necessità di comunicare vestendo pure i panni di cantante. Il tutto con l’entusiasmo di un musicista quale egli è, che vive nel profondo il momento della creatività musicale. DRUM CLUB : Cominciamo con il tuo approccio con le percussioni ? GIOVANNI IMPARATO : Intorno agli undici anni mi viene regalata una chitarra che io percuotevo. Amavo molto ballare e successe che un paio di anni dopo riuscii ad entrare clandestinamente in una discoteca. Ero troppo piccolo per entrarci regolarmente ! In particolare mi colpì un ritmo di samba e subito dopo mi capitarono dei bongò sotto le mani...rifeci quel ritmo articolato molto velocemente e per tutti (ed anche per me) fu una rivelazione. Da allora cominciai a percuotere i tamburelli in spiaggia, e in casa i mobili e qualsiasi cosa mi capitasse a tiro. Seguivo il ritmo di qualunque cosa trasmettessero per radio ! Qualche anno dopo mi capitò di ascoltare Santana e da lì venne fuori il mio amore per Cuba. D.C. : Quali tappe consideri fondamentali per la tua formazione di musicista ? G.I. : Tutte le occasioni in cui ho avuto la responsabilità di evocare la musica con l’improvvisazione ! Mi predispongo praticamente sempre verso questa possibilità ; è una sorta di innata inclinazione ed allo stesso tempo un compito da perfezionare sempre più. Un compito che cammina di pari passo con la formazione della mia persona. D.C. : Cosa rappresenta per te la Salsa ? G.I. : Secondo il mio parere essa riveste alcuni aspetti indispensabili : 1) la pulsazione, la fruibilità, la funzionalità per la danza ; 2) il groove afro-ispanico (quindi per me mediterraneo, latino) a me familiare anche nel suo impianto armonico/melodico ; 3) il fatto che nelle orchestre afro-cubane la batteria non detenga il monopolio del ritmo poiché esso viene distribuito saggiamente ed armoniosamente tra congas, bongò, timbales, maracas, guiro, claves. In talune situazioni si aggiunge anche il drum set ma sempre con una concezione afro-cubana. Inoltre, devo dire che cerco di trasmettere ed insegnare (con profondo amore) tutti gli strumenti afro-cubani ed i loro infiniti ritmi folkloristici e religiosi. Questo perché io stesso ho avuto l’opportunità di rivestire i vari ruoli percussivi nelle diverse orchestre Salsa : in Italia e all’estero. E’ stata una scuola fondamentale. D.C. : Cosa ti ha trasmesso, in particolare, la tua esperienza cubana ? G.I. : E’ stata appunto indispensabile ! Devo anche dire che sarebbe opportuno un riconoscimento universitario per lo studio e e la conoscenza della musica afro-cubana in tutte le sue forme, considerata la sua complessità. Cuba vanta un panorama musicale autonomo e completo (jazz, popolare, folkoristico, liturgico), come ben pochi paesi al mondo. Non a caso circa cinque secoli fa le etnie più evolute dell’Africa vi approdarono (Yoruba, Abakuà, Ararà, Bantù) e non a caso vi fu pure una fusione sincretica con gli andalusi (e quindi una radice fortemente mediterranea) sia nella musica che nella religione. Inoltre, Cuba è in grado di vantare la propria influenza operistica e sinfonica di cui fruivano i ceti altolocati di ceppo europeo e questo per tutto il periodo delle colonizzazioni. Proprio da tutto questo nasce infatti una musica colta autoctona. Addirittura, Cuba fu influenzata anche dalla meravigliosa canzone napoletana. Servirebbero molte pagine per esplorare il mondo musicale di Cuba ! A me, ovviamente, tutto ciò ha dato un certo orientamento musicale, una sorta di spina dorsale, un modello di riferimento che mi fa intuire pure la Napoli antica e completa. Una Napoli da risollevare. Con dignità. D.C. : Parliamo del tuo ruolo all’interno della band di etno-jazz che porta il nome di Xenia ? G.I. : Per i miei progetti personali, ambirei proprio ad avere un gruppo come gli Xenia. Per me sono tutti come fratelli, condividiamo il concetto di far musica a 360 gradi ! Per me si tratta della materializzazione di ciò che io intendo per musica. Siamo tutti profondamente amici ; riusciamo a rendere sofisticate le nostre composizioni con l’ausilio dei computer e siamo in grado di improvvisare ore di musica, spaziando senza il limite dei generi e senza mai esaurirci (né esaurire gli ascoltatori...) D.C. : In quali altre situazioni di musica strumentale sei coinvolto ? G.I. : Adoro i gruppi di sole percussioni e magari con l’ausilio della danza. Io tendo a riercare spontaneamente quella fusione tra la cultura afro-cubana, Napoli, il funk e la performance (forma di creatività altamente evocativa)... D.C. : Come è nato il fatto di proporti pure nelle vesti di cantante ? G.I. : E’ una cosa scattata naturalmente, un’inevitabile conseguenza. Non l’ho deciso razionalmente : ho sempre cantato, ballato, studiato e praticato musica ! La mia personalità ha sempre affascinato i produttori, sebbene non sapessero da dove cominciare  e come prendermi. Ci sono voluti 15 anni perché incontrassi il produttore più artistico che io conosca. Sto parlando di Giancarlo Lucariello e tra noi è nato un feeling istintivo, intuitivo e di profondo rispetto reciproco. Tutto il resto è venuto da sé e siamo soltanto all’inizio. D.C. : Facciamo un bilancio artistico a proposito del tuo CD dal titolo “Yoruba” ? G.I. : “Yoruba” costituisce una tappa esistenziale per me. E’ la concretizzazione di un primo incontro avvenuto col nostro team : Gianfranco Lombardi (direttore musicale), Bruno Laurenti (coautore), Roberta Cassani (assistente alla produzione), Mario Puccioni e Roberto Lanzo (programmatori). Abbiamo sempre saputo che sarebbe stato difficile bissare “Yoruba”. Magicamente però, è nato “Sensi” che, grazie al lavoro del nostro team, è un’onorevole sviluppo. D.C. : Quindi quali sono le linee portanti di questo nuovo album ? G.I. : Le idee portanti di “Sensi” ce le ha suggerite appunto il precedente “Yoruba” : era difficile proseguire un discorso nato senza “modelli ordinari”. Ad esempio, durante la fase  della creazione, utilizzo dei suoni che sono un linguaggio inventato. Determino i groove dei miei tamburi e  la melodia (l’evocazione del suono delle pelli la avverto come un impianto armonico). Pertanto, nella struttura di una canzone (per la cui conseguenzialità armonica mi avvalgo della collaborazione di coautori, in questo caso di Bruno Laurenti alle tastiere con il contributo dell’intuizione di Giancarlo Lucarielo e della perizia di Gianfranco Lombardi), costruiamo tutto il discorso. Discorso che nasce sempre dalla totale e profonda evocazione reciproca. D.C. : Come sono nati i brani di questo album ? G.I. : I brani nascono, come ogni autentica creazione, nel momento in cui riusciamo a lasciarci andare senza pensare. Quindi ci troviamo a scavare dentro e fuori di noi, quasi in uno stato alterato di coscienza. Il fulcro di tutta la situazione sono io, l’artista. Cerco e mi sforzo di essere incondizionatamente e semplicemente un’antenna risonante in sintonia con il mio team. D.C. : In quale rapporto si collocano i testi e gli arrangiamenti dei brani dell’album ? G.I. : E’ difficile dare una risposta a questa domanda, poiché gli spunti iniziali subiscono poi svariate metamorfosi. Anche se in cuor mio il riferimento rimane la creazione primordiale, succede tuttavia che capitino delle inversioni di rotta perché melodia, groove ed arrangiamento possono dar luogo ad un impasto poco efficace. Secondo il mio parere, quando lavori su un brano devi essere consapevole che non lo stai facendo esclusivamente per te stesso. E’ necessario mantenersi aperti, ricettivi : ovviamente cercando di non perdere il proprio punto di riferimento. L’artista offre un servizio indispensabile alla comunità in quanto è naturalmente in relazione con le sfere di altri mondi ed è quindi compito suo fare che il prossimo ne usufruisca. Esso ha bisogno e richiede quelle evocazioni. La vera funzione della musica è il nutrimento dello spirito. Non posso che ambire a migliorarmi sempre più, nel rispetto della musica e della mia persona. D.C. : Perché hai deciso di proporre taluni brani sia in versione strumentale che in cantata ? G.I. : Mi affascina la naturale dimensione meditativa che la musica offre ; in questa veste è meno aggressiva. Mi auguro che possa essere utilizzata come veicolo per rilassarsi, distendersi, immaginare. Tutto questo è sintonia con la new age 

     

    (all’interno) GIOVANNI IMPARATO “Sensi” (La Strada)

    Nella duplice veste di percussionista e cantante, Imparato ci presenta il suo secondo album dal titolo “Sensi”, confermando la peculiarità delle sue proposte : canzoni intrise di evocatività, memorie etniche, descrittività acustica. Tutto, ben dosando la propensione comunicativa e discorsiva. Sono semplici canzoni le sue, rivestite dal sentiero e dal substrato ritmico delle sue percussioni ed a turno irrorate dal suono della chitarra acustica, flauto, basso elettrico, violino, mandolino, marimba e fisarmonica. La voce di Imparato è raccolta e sensuale, a tratti tribale ed estroversa, mentre gli arrangiamenti delicati e limpidi rifuggono dagli ammiccamenti verso la superficialità di facile presa. Come abbiamo potuto leggere nell’intervista, il CD ci offre cinque brani riproposti nella loro essenzialità della versione strumentale a testimonianza di quanto il musicista italiano ami il cosiddetto mondo della new age.

     

    IL MESSAGGERO

    18 agosto 1995

    “Ci manda Arbore”, musica al pub

    di ENRICO CASINI

    Notte di agosto, la città deserta, locali chiusi. L’unico esercizio aperto è il Papillon, in via Stazione Introdacqua a Sulmona. Per Barbara Buonaiuto e Giovanni Imparato, rispettivamente vocalist e percussionista del gruppo di Renzo Arbore, l’insegna del locale si fa invitante. (...) Il giorno prima si sono esibiti a Pescara al fianco del popolare showman, ma la voglia di fare musica è ancora tanta. E così, complice il gestore del locale, il pianista Edo Graziani, i due artisti hanno dato vita ad un improvvisato concerto per voce, piano e percussioni (uno sgabello, un sonaglio e tanta fantasia) che si è protratto fino a notte inoltrata.

     

    LA REPUBLICA

    venerdi 7 aprile 1995

    Arbore avanti tutta

    di PIETRO D’OTTAVIO

    Arbore, punto e a capo. Renzo sbanca il botteghino al Sistina, entusiasma la folla con lo show che ha aperto il tour dell’Orchestra Italiana (...) Tra i sedici orchestrali in scena si fa notare Giovanni Imparato, funambolico percussionista-vocalista, quasi un ventriloquo quando intona controcanti ispirati alla tradizione della Santeria cubana o ai canti griot africani, per poi citare un frammento di Quando turnammo a nascere di Musicanova inserito in una Simme e Napule paisà.

     

    IL MATTINO

    sabato 23 luglio 1994

    Renzo Arbore saluta l’estate dal Teatro Greco Taormina ascolta i brividi di Napoli

    di MARIA CUCCINIELLO

    ...la voce da muezzin” del percussionista Giovanni Imparato...

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