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POLITICA - CULTURA |
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ANNOTAZIONI E
SPIGOLATURE CUBANE
a cura di
Gioia Minuti
PRESENTI NELLA SFILATA DEL 1º MAGGIO, MIGLIAIA DI AMICI DI
ALTRI PAESI
Circa 1000 amici di Cuba provenienti da un
centinaio di paesi hanno assistito alla
sfilata del 1º Maggio dalla base del
monumento a José Martí in Piazza della
Rivoluzione de l’Avana...[segue
SPECIALE 1° MAGGIO 2019]
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discorsi di Fidel

discorsi di
Miguel Díaz-Canel Bermúdez

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il romanzo cult
degli anni '90 |
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Una storia d'amore
nella Cuba dei primi anni '90, quando molti
italiani scoprirono le gioie ed i sogni che Cuba
riservava loro... |
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 LE PIU' BELLE FOTO DI CUBA
le foto di Rod |
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juaicaterra
COLOMBIA
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CUBA STARÀ
SEMPRE IN PRIMA LINEA DEGLI IMPEGNI
PER RINFORZARE
LA CELAC
di René Tamayo León
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La necessità di «affrontare le sfide
attuali, collocando gli interessi e gli obiettivi comuni al
disopra delle differenze e attuando come un’autentica
comunità regionale, è stata una delle proposte di Cuba nel
IX Vertice della Comunità degli Stati Latinoamericani e
Caraibici, espressa dal Primo Segretario del Comitato
Centrale del Partito e Presidente della Republica di Cuba,
Miguel Díaz-Canel Bermúdez. «Cuba starà sempre in prima
linea degli impegni per rinforzare la Celac e avanzare verso
un’integrazione che permetta di ridare una posizione
all’America Latina e ai Caraibi nello scenario
internazionale», ha assicurato. L’anfitriona del Vertice, la
presidente honduregna Iris Xiomara Castro Sarmiento, ha
detto che siamo sicuri che la Celac non solo supererà le
sfide attuali ma manterrà vivi i sogni pendenti dei nostri
popoli e dei nostri padri fondatori, Bolívar, Morazán, Martí,
Sandino, Fidel, Chávez. Incaricata della presidenza pro
tempore, dal marzo del 2024- incarico che ha consegnato alla
Colombia e a Gustavo Petro- ha sottolineato che niente di
quello che hanno fatto i nostri popoli e per cui hanno
lottato nel passato è passato: «tutto è presente e tutto è
futuro», e ha ricordato le parole del comandante Hugo Chávez:
«L’utopia è nell’orizzonte, cammineremo verso di lei per non
smettere di camminare». Con la presenza di 11 capi di Stato
e di Governo e un intervento -quello del presidente
venezuelano, Nicolás Maduro Moros in modo virtuale- , hanno
partecipato al Vertice vice presidenti, cancellieri e altri
dignitari di 33 paesi che formano la Celac. La riunione ha
approvato una dichiarazione finale che ha analizzato temi
cruciali per la regione come l’integrazione, la cooperazione
e la solidarietà, l’emigrazione, la nuova politica delle
imposte degli USA e le misure unilaterali contro i nostri
popoli. Ha sostenuto l’impegno con il rafforzamento della
Celac come meccanismo di concertazione politica, formata da
tutti i paesi della regione ed ha risaltato la piena vigenza
del proclama dell’ America Latina e i Caribi come Zona di
Pace, approvata nel 2º Vertice della Celac, a L’Avana, con
la guida del Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz. Sono stati
ratificati principi come la cooperazione internazionale, la
democrazia, lo stato di diritto, il multilateralismo, la
protezione e la promozione di tutti i diritti umani, il
rispetto all’autodeterminazione, la non ingerenza nei temi
interni, la sovranità, l’integrità territoriale ed è stata
respinta l’imposizione di misure coercitive unilaterali. È
stato condannato con veemenza il blocco economico,
commerciale e finanziario contro Cuba, imposto dagli Stati
Uniti come l’inclusione dell’Isola nella lista spuria dei
paesi che si presume patrocinano il terrorismo. Xiomara
Castro ha detto che è un blocco «crudele, disumano, che fa
soffrire da più di 64 anni l’eroico popolo cubano» ed ha
aggiunto che «Cuba non esporta terroristi. Cuba esporta
maestri, scienziati, medici e la dignità che domandano i
nostri popoli». La solidarietà con Haiti e il reclamo che il
suo destino sia determinato dal suo popolo e non
dall’ingerenza straniera, è stata un consenso, così come
l’approvazione con i fatti di questo fraterno popolo. Il
presidente colombiano, Gustavo Petro, ha segnalato che oggi
il mondo, e in particolare Nuestra América, si trovano a una
disgiuntiva: il cammino della solitudine – riferendosi alle
politiche protezioniste e isolazioniste della nuova
amministrazione statunitense – o il cammino del
multilateralismo, che è l’uscita alla quale i nostri governi
e i popoli si devono afferrare se non vogliono sparire, ha
detto. «L’America Latina non può abbassare la bandiera della
dignità umana e questa sta nel multilateralismo, l’altro è
monarchia». L’operato dei nostri popoli, ha reiterato, dev’essere
in comune, come ci ha insegnato la Covid, che ci ha lasciato
una delle medie di mortalità più altamentre aspettavamo le
vaccinazioni, che arrivarono tardi. «Però Cuba ci diede
l’esempio di come si deve fare. Perchè non abbiamo fatto
come ha fatto Cuba a scala latinoamericana? Perchè non ci
vincoliamo con la vita invece che con la morte?». Le sfide
che si affrontano oggi nel mondo e nella regióne sono state
analizzate dalla leader messicana Claudia Sheinbaum. «È un
buon momento per riconoscere che l’America Latina e i
Caraibi necessitano unità e solidarietà tra i loro governi e
i loro popoli, per rinforzare l’integrazione», ha detto
«Siamo partiti dal Messico con una promessa alla base: una
regione più unita è una regione piùforte». Poi ha aggiunto
che: «Nessun paese dell’America Latina e dei Caraibi deve
restare indietro, nessun bambino o bambina dell’America
Latina e dei Caraibi deve restare indietro, nessun uomo o
donna dell’America Latina e dei Caraibi deve restare
indietro», ha sottolineato Sheinbaum, che ha incitato a
dire: «No, al blocco a Cuba, e no, al blocco al Venezuela».
Il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, ha
insistito che «i nostri popoli ora più che mai necessitano
stare uniti, ma la realtà, almeno nella sfera economica lo
contraddice, perché lo scambio commerciale inter-regionale è
di appena il 14% dei beni che qui si producono. In termini
uguali si è pronunciato il presidente boliviano, Luis Arce
Catacora, che ha espresso l’impegno del suo paese «con
un’integrazione basata nella complementarità, il
riconoscimento delle asimmetrie e la solidarietà». Hanno
preso la parola anche i presidenti dell’Uruguay, Yamandú
Orsi, e del Guatemala, Bernardo Arévalo, così come i primi
ministri dei San Vicente y las Granadinas, Ralph Gonsalves e
della Guyana, Mark Phillips. Il presidente venezuelano,
Nicolás Maduro Moros, ha assicurato che la Celac ha grandi
impegni perchè «la nostra unione deve reinventarsi e
adattarsi in maniera creatrice a questi tempi, che sono in
pieno processo di sviluppo». Poi ha affermato che
l’offensiva che c’è contro il mondo intero, contro la nostra
regione per cercare d’imporre un’epoca di dominio imperiale,
ci obbliga a proporci un risveglio collettivo della
coscienza dei popoli e dei governi, di noi che amiamo la
nostra sovranità, la nostra autodeterminazione, e sentiamo
un amore profondo per il sogno di un futuro in libertà, con
sovranità e un’indipendenza con la prosperità guadagnata dai
nostri popoli». |
UN NUOVO ORDINE MONDIALE O UN MIRAGGIO
REGIONALE?
di Elizabeth Naranjo
Il mandatario statunitense Donald Trump, che vuole essere
protagonista della storia moderna e agire come un presidente «pacificatore»,
ha realizzato gran parte del suo desiderio: avvicinare il mondo intero. Ma
non contava sul fatto che l’avvicinamento è contro di lui. La sua
amministrazione, con un chiaro messaggio di «prima i miei denti e poi i
parenti», ha dimostrato nella sua politica di guerra con le imposte che
omette tutto quello che è relazionato con la lealtà a paesi che sono stati
suoi alleati, sia economici che militari. L’inizio di quello che Trump ha
battezzato come «il giorno della liberazione degli USA» ha spinto varie
nazioni ad applicare misure e riprendere vecchie alleanze per mitigare gli
effetti dei gravami. I governi del Messico e del Canadà hanno deciso di
rilanciare il cattivo gioco del vicino con imposte, dato che il capo della
Casa Bianca non ha rispettato nemmeno il Trattato di Libero Mercato tra le
tre nazioni. L’Unione Europea (UE) a sua volta non si è piegata di fronte
alle minacce. Molti dei paesi che ne fanno parte hanno promesso di
rispondere alle nuove imposizioni statunitensi, ha informato Russia Today.
In Asia le tre potenze del continente si sono alleate: Cina, Giappone e
Corea del sud si sono riunite, alla fine della scorsa settimana, per la
prima volta in cinque anni. La narrativa ufficiale punta a una semplice
cooperazione per rinforzare le catene dei prodotti con il Giappone e la
Corea del Sud e la Cina è interessata ai prodotti d’alta tecnologia come i
chips dei suoi vicini. Indubbiamente questo incontro sembra nascondere una
motivazione più profonda: la necessità di proteggersi dalle tasse imposte da
Washington. L’accordo promette di affrontarla «da un terreno globale che
permetta un ambiente di commercio e investimento liberi, aperti, giusti e
non discriminatori, trasparenti, inclusivi e prevedibili, così come si legge
nel comunicato derivato dalla riunione. Si vuole creare un ambiente
prevedibile di affari e investimenti, così come il rafforzamento delle
catene di rifornimenti. Vari analista parlano della nascita di un blocco
commerciale con una chiara intenzione strategica: sfidare il dominio
statunitense nella regione che inoltre potrebbe segnare il fine del
multilateralismo dando il passo a un’era di regionalismi economici. La
realtà è che le politiche delle imposte di Washington stanno stimolando le
tre potenze asiatiche, che secondo i dati del Banco Mondiale rappresentano
approssimatamente un quarto dell’economia del mondo– a cercare
un’alternativa al modello del commercio globale guidato dagli Stati Uniti.
Intanto, il 60 % degli statunitensi mostrano scontento con la gestione di
Trump in politica estera e un 58 % in materia economica. Lo ha rivelato
un’inchiesta realizzata dalla Associazione Press, al centro
dell’Investigazione sui Temi Pubblici, sottolineando la crescente
impopolarità della sua messa a fuoco protezionista.
1º MAGGIO:
SFILARE UNITI, PER CUBA
di Carmen Maturell Senon
Per Cuba, i primi maggio sono simboli del fulgore e della
resistenza di un popolo lavoratore che riempie le strade in difesa della sua
bandiera. Un primo maggio è di e per un popolo che si forgia tra le
vicissitudini, ma che sa bene che sfilare in questa data è un simbolo di
combattimento. Quest’anno sarà uguale. Parteciperanno donne e uomini,
giovani, studenti, pensionati, combattenti della Rivoluzione, operai,
intellettuali, scienziati, per ratificare la ferma convinzione che l’unità
del popolo e la volontà di perfezionare l’opera comune saranno sempre
garanzia di vittoria. Il membro del Burò Politico, Ulises Guilarte de
Nacimiento, segretario generale della Centrale dei Lavoratori di Cuba lo ha
detto in una conferenza stampa. In Piazza della Rivoluzione José Martí, dove
il Comandante in Capo Fidel Castro pronunciò il concetto di Rivoluzione 25
anni fa, si continuerà ad esigere l’eliminazione del blocco economico,
commerciale e finanziario, e l’esclusione dell’Isola dalla lista degli Stati
patrocinatori del terrorismo, oltre a condannare ancora una volta il
genocidio del Governo d’Israele contro il popolo
palestinese. Parteciperanno 740 delegati internazionali che assieme al
popolo cubano sventoleranno le bandiere della solidarietà
IL GIOCO D'AZZARDO A CUBA
L’iconografia di una Cuba prima della rivoluzione si basa su di una specie
di Eden del piacere dominato dalla mafia e tacitamente approvato dal
presidente Fulgencio Batista. Nei più sfarzosi hotel dell’Avana non era raro
incontrare elementi come Lucky Luciano o Meyer Lansky che trasformarono la
capitale cubana in un porto franco dell’illegalità dove tutto era
consentito. Dal gioco d’azzardo alla prostituzione, ogni cosa era condita
dalla corruzione di un potere politico alquanto disponibile quanto capace di
approfittare di facili compensi. L’immagine di una Cuba felice tra ballerine
e mambo suonati da abili orchestre, si scontrava con il quotidiano di
milioni di poveri cubani che dovevano arrabattarsi solo per avere di che
sopravvivere. Si può dire a posteriori che la dissolutezza a Cuba era
originata dalla criminalità e dal potere politico, ovviamente tutelato da
forze militari appositamente addestrate, che avevano trovato un denominatore
comune. Ovvio che anche al di fuori dai patrii confini, la nomea che a Cuba
ci si poteva divertire senza alcun limite, provocava una forte domanda
turistica e non solo provenienti dai vicini Stati Uniti. Al giorno d’oggi,
trascorsi diversi decenni dal trionfo dei barbudos che rovesciarono il
regime del dittatore Batista e l’impostazione di un socialismo tropicale,
L’Avana e altre storiche città, hanno riacquistato quella dignità che nega
qualsiasi virtuale contatto con quella che era la Cuba ante rivoluzione
anche se, dal tessuto urbano – profondamente restaurato – alle vecchie
automobili americane che ancora miracolosamente si muovono per l’isola, sono
testimoni di un tempo oramai passato. Per chi volesse assaporare l’epoca
d’oro del gioco d’azzardo, al giorno d’oggi esistono altri sistemi che
possono essere sfruttati da qualsiasi device connesso ad Internet attraverso
il quale entrare in diretto contatto con la fortuna. È sufficiente andare
sul sito
NetBet
per tentare
la sorte con tanti divertenti e coinvolgenti giochi d’azzardo come se foste
davanti ad un tavolo verde attenti a sviluppare il vostro gioco.
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Che Guevara. Tú y todos
Inaugurata
a Bologna la mostra Che Guevara Tu y todos visibile fino al 30 giugno presso
il Museo Civico Archeologico. L'esposizione sta ottenendo un notevole
successo grazie al soggetto a cui è dedicata l'esposizione che, ancora una
volta, conferma l'immortalità del suo mito.
La realizzazione dell'evento ha
visto la fattiva partecipazione sia della moglie di Guevara, Aleida, del
Centro Studi Ernesto Che Guevara dell'Avana,
di Daniele Zambelli, Flavio
Andreini, Maria del Carmen Ariet Garcia e Camilo
Guevara, figlio del Che, scomparso nel 2022, cui la mostra è
dedicata. Si
rivela una impedibile opportunità per tutti coloro che desiderano conoscere
il Guerrillero Heroico in ogni suo aspetto [segue]
GUERRIGLIERA
di Yeilén Delgado Calvo

Erano i primi giorni del 1957. L’assassinio del
rivoluzionario William Soler, un adolescente di soli 15 anni, teneva in passione
Santiago di Cuba. Come protesta si cominciò ad organizzare una concentrazione di
donne in calle Enramadas. Allora il Movimento 26 di Luglio già circolava nelle
vene della città. Nella casa della famiglia di Vilma Espín Guillois si
nascondevano molti membri vitali dell’organizzazione e Frank País le aveva
proibito chiaramente di partecipare, per il pericolo che poteva significare per
tutti. Ma lei non poteva con quell’inquietudine: anche se non dubitava della
decisione delle madri, temeva che di fronte allo scontro con i soldati, la
manifestazione sarebbe stata dispersa, e con una giacca rossa e la macchina
fotografica uscì, assicurando Frank che avrebbe solo fatto delle foto.
Nonostante, quando una jeep con truppe dell’Esercito intercettò la gente in San
Félix, e Vilma vide che quello provocava una certa impressione, non restò zitta
e gridò: « Cantiamo l’Inno!»
Tutti lo fecero, sempre più forte. Un caporale richiamò la
ragazza che era un fuoco rosso nel mezzo della folla a lutto, e lei gli rispose.
Il giorno dopo la foto della discussione uscì in primo piano. Il fatto le costò
una forte sgridata da parte dei Frank. Non violò mai più i suoi ordini di non
agire senza autorizzazione, nemmeno durante il momento del suo funerale. La
disciplina definiva Vilma, Alicia, Mónica, Déborah… ma era anche intrepida: era
lei stessa che scattava le foto compromettenti dalla sua borsa senza che i
soldati sul punto d’arrestarla se ne rendessero conto. Era lei che scivolava tra
i muri e scappava, come acqua tra le dita, dai perseguitori assetati del suo
sangue. «Se la prendono la squartano», scrisse Raúl in un messaggio. Succedendo
naturalmente a Frank, fu la coordinatrice provinciale d’Oriente ed era una delle
più ricercate nel piano. Sempre al bordo della tortura
e della morte, i suoi compagni vedevano in lei la capo
non solo perchè era leader ma per una serenità che sbalordiva tutti coloro che
condividevano il terrore quotidiano della lotta clandestina. Un giornalista che
pretendeva d’andare sulla Sierra, si sentì offeso per l’apparenza adolescente di
Déborah e le sue calze da collegiale, ma dovette correggersi dopo il suo
glaciale interrogatorio: «Quel movimento che aveva donne d’aspetto tanto
giovanile e tanto dure nello stesso tempo, doveva essere un movimento molto
serio». Quando venne il momento in cui a Santiago le tesero una trappola
mortale, Vilma restò come delegata della Direzione Nazionale nel 2º Fronte Frank
País. Lì sorse l’amore di tutta la vita con Rául e si consolidò per sempre lo
spirito di guerrigliera che aveva già e non l’abbandonò mai. Perchè Vilma, la
seconda donna cubana laureata in Ingegneria Chimica,
dopo il trionfo e con un’infinità d’impegni assunse battaglie tra le più
difficili, quelle che avevano a che vedere con flagelli celato nella coscienza
collettiva e individuale: cause come la difesa delle donne e il loro diritto, i
processi educativi e la fine della discriminazione. Senza peli sulla lingua
denunciò il machismo nelle file rivoluzionarie, scoperse coloro che
organizzavano false apparenze per una sua visita; denunciò in pieno Congresso
Mondiale il tentativo di far approvare una relazione che nessuno aveva letto. E
si occupò di ogni caso di bambino, donna o anziano, come fossero suoi familiari.
Continuò ad essere Déborah. Anche nella pace pose tutto il suo ardimento.
VILMA, PARADIGMA DELLE DONNE IN RIVOLUZIONE
di Yudy Castro
Questo 7 aprile, Vilma avrebbe compiuto 95 anni e proprio nel
cuore della Sierra, in mezzo alle montagne che custodiscono il Mausoleo del
Secondo Fronte Orientale Frank País, il Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz,
leader della Rivoluzione Cubana, ha ricordato il compleanno della sua amata
guerrigliera, la ragazza dallo spirito giusto e ribelle, che ha sempre difeso
ogni conquista a favore della donna. Con Raúl, il Primo Segretario del Comitato
Centrale del Partito Comunista e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel
Bermúdez; altri membri del Burò Politico, dirigenti del Partito, del Governo e
della Federazione delle Donne Cubane (FMC), dell’Unione dei Giovani Comunisti,
di membri delle Forze Armate Rivoluzionarie e del Ministero degli Interni, e una
rappresentazione dei residenti nel
municipio santiaghero di Segundo Frente, hanno reso omaggio a
loro volta alla immensa donna che pose tutta la sua vita al servizio della
Patria. Dopo le appassionanti note dell’Inno Nazionale, un canto al
combattimento constante tanto vicino al richiamo di Vilma e all’emancipazione e
partecipazione piena delle cubane, sono stati offerti fiori da giovani donne in
nome del popolo di Cuba, all’eroína e agli eroi e martiri del Segundo Frente
Oriental. La poesia e la musica, due delle manifestazioni artistiche sempre
presenti nella sensibilità di Vilma, non solo come gusto personale, ma come
strumnti genuini di emancipazione e crescita hanno dato il passo alle parole
centrali della membro del Burò Politico e segretaria generale della FMC, Teresa
Amarelle Boué. Nel suo intervento ha ripassato ogni momento dell’eccezionale
esistenza di Vilma: la strategia della lotta clandestina, che poteva essere
Alicia, Déborah, Mónica o Mariela; la guerrigliera dolce e ferma; la fondatrice
con Fidel, della Federazione delle Donne Cubane; quella che difendeva la
giustizia sociale e l’uguaglianza dei diritti e delle opportunità per le donne
«Quanto era grande la chiarezza delle sue idee, la sua capacità per mobilitare
migliaia di donne attorno a un obiettivo comune: la costruzione di una Cuba
nuova, nella quale fossero le protagoniste del loro stesso destino», ha
affermato Amarelle Boué, che ha ricordato la sua capacità di guida e il suo
totale impegno con le cause giuste. «Vilma, ha assicurato, non solo lottò contro
la discriminazione, ma per l’attiva partecipazione
delle donne in tutti gli ambiti della vita politica , economica e sociale del
paese e alzò la sua voce nei Forum internazionali per difendere la sovranità di
Cuba, e denunciare la politica d’asfissia del Governo degli Stati Uniti. Teresa
Amarelle ha anche sottolineato alcune delle conquiste delle cubane ottenute
grazie a una legislazione rinnovata, con un Codice delle Famiglie inclusivo e
adatto ai nuovi tempi. Ciò nonostante, così come Vilma promulgò, la conquista
dell’uguaglianza è un processo permanente, che necessita di perseveranza, unità
e di una volontà incrollabile. «Il suo legato, ha detto la Segretaria Generale
della FMC, ci ispira, impegna e convoca a continuare a lottare nei nuovi scenari
, per mantenere quella Cuba che lei aiutò a forgiare: prospera, sostenibile,
solidale e socialista. Nella
mattinata, ai piedi della collina, vicino alla natura che tanto amava, si è
ascoltata la voce tenera, energica, della guerrigliera in uno di suoi tanti
discorsi, nei quali esprimeva la sua fiducia assoluta nella donna cubana, capace
di costruire una vita nuova e di formare le future generazioni. Alla fine
dell’omaggio, Raúl e Díaz-Canel hanno salutato gli abitanti della zona lì
riuniti , donne in maggioranza, che hanno risposto con un forte «Viva Vilma!». È
poi seguito l’omaggio davanti alla fiamma eterna. Rose per gli uomini e le donne
che riposano sotto il cielo guerrigliero del Segundo Frente Oriental, fondato
dal Generale d’Esercito, impegno per il quale contò con l’indispensabile
appoggio della sua compagna di vita e di lotta. E davanti al monolito che
custodisce le ceneri di Vilma, Raúl ha posto un mazzo di fiori bianchi, puri
come l’amore che li unì in una famiglia e nella difesa della Rivoluzione. Poi è
seguito l’omaggio degli abitanti della zona in rappresentanza di tutta Cuba a
una donna eterna, instancabile nella sua energia e volontà di fare il bene.

AMERICA LATINA
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I GIOCHI CHE HANNO AVUTO ORIGINE IN SUD
AMERICA
Il Sud America è una regione nota per le sue
tradizioni e cultura. Le persone che vivono qui
sono tra l’altro gentili, amichevoli e ospitali.
Premesso ciò, va altresì aggiunto che mentre
questo territorio è principalmente conosciuto
per la sua musica, i balli tradizionali e la
cucina straordinaria, le persone che vivono qui
amano anche un'altra attività ossia i giochi da
casinò con alcuni di questi che sono persino
nati in loco.
Il boom dei giochi online in Sud America
Fino a pochi anni fa, gli unici posti in cui
in Sud America e in parte di quella centrale era
possibile divertirti con i giochi di casinò
erano le strutture terrestri. Nel 2015 è
nata una nuova tendenza che va sotto il nome di
casinò online e le popolazioni locali ne sono
state molto attratte. Questi siti infatti
offrono grandi vantaggi rispetto ai casinò
tradizionali in quanto forniscono un'esperienza
di gioco unica. Ci sono tra l’altro molti
giochi di qualità tra cui scegliere, i siti sono
sicuri e accettano numerosi metodi di pagamento. I giochi da casinò sono creati da alcuni dei
fornitori più rinomati al mondo e presentano
decine di elementi che si richiamano propri alla
cultura latino-americana. Questo gioco ha preso piede in tutta Europa,
nonostante, la sua fama, non ha mai potuto
superare quella del blackjack, oggi molto
giocato anche nel nostro paese, grazie agli
operatori legali come
starcasino.it/blackjack,
con...
[segue]
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