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ANNOTAZIONI E SPIGOLATURE CUBANE

a cura di
Gioia Minuti

 

PRESENTI NELLA SFILATA DEL 1º MAGGIO, MIGLIAIA DI AMICI DI ALTRI PAESI

 

Circa 1000 amici di Cuba provenienti da un centinaio di paesi hanno assistito alla sfilata del 1º Maggio dalla base del monumento a José Martí in Piazza della Rivoluzione de l’Avana...[segue SPECIALE 1° MAGGIO 2019]

 

speciale Siporcuba
sui 5 patrioti cubani
discorsi di Fidel

 

discorsi di Miguel Díaz-Canel Bermúdez


 

PL notizie, info e molto di piu'
il romanzo cult degli anni '90

Una storia d'amore nella Cuba dei primi anni '90, quando molti italiani scoprirono le gioie ed i sogni che Cuba riservava loro...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE PIU' BELLE FOTO DI CUBA

le foto di Rod


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COLOMBIA

 
 

 

 

CUBA STARÀ SEMPRE IN PRIMA LINEA DEGLI IMPEGNI


 

PER RINFORZARE LA CELAC


 

di René Tamayo León

 

La necessità di «affrontare le sfide attuali, collocando gli interessi e gli obiettivi comuni al disopra delle differenze e attuando come un’autentica comunità regionale, è stata una delle proposte di Cuba nel IX Vertice della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici, espressa dal Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito e Presidente della Republica di Cuba, Miguel Díaz-Canel Bermúdez. «Cuba starà sempre in prima linea degli impegni per rinforzare la Celac e avanzare verso un’integrazione che permetta di ridare una posizione all’America Latina e ai Caraibi nello scenario internazionale», ha assicurato. L’anfitriona del Vertice, la presidente honduregna Iris Xiomara Castro Sarmiento, ha detto che siamo sicuri che la Celac non solo supererà le sfide attuali ma manterrà vivi i sogni pendenti dei nostri popoli e dei nostri padri fondatori, Bolívar, Morazán, Martí, Sandino, Fidel, Chávez. Incaricata della presidenza pro tempore, dal marzo del 2024- incarico che ha consegnato alla Colombia e a Gustavo Petro- ha sottolineato che niente di quello che hanno fatto i nostri popoli e per cui hanno lottato nel passato è passato: «tutto è presente e tutto è futuro», e ha ricordato le parole del comandante Hugo Chávez: «L’utopia è nell’orizzonte, cammineremo verso di lei per non smettere di camminare». Con la presenza di 11 capi di Stato e di Governo e un intervento -quello del presidente venezuelano, Nicolás Maduro Moros in modo virtuale- , hanno partecipato al Vertice vice presidenti, cancellieri e altri dignitari di 33 paesi che formano la Celac. La riunione ha approvato una dichiarazione finale che ha analizzato temi cruciali per la regione come l’integrazione, la cooperazione e la solidarietà, l’emigrazione, la nuova politica delle imposte degli USA e le misure unilaterali contro i nostri popoli. Ha sostenuto l’impegno con il rafforzamento della Celac come meccanismo di concertazione politica, formata da tutti i paesi della regione ed ha risaltato la piena vigenza del proclama dell’ America Latina e i Caribi come Zona di Pace, approvata nel 2º Vertice della Celac, a L’Avana, con la guida del Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz. Sono stati ratificati principi come la cooperazione internazionale, la democrazia, lo stato di diritto, il multilateralismo, la protezione e la promozione di tutti i diritti umani, il rispetto all’autodeterminazione, la non ingerenza nei temi interni, la sovranità, l’integrità territoriale ed è stata respinta l’imposizione di misure coercitive unilaterali. È stato condannato con veemenza il blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba, imposto dagli Stati Uniti come l’inclusione dell’Isola nella lista spuria dei paesi che si presume patrocinano il terrorismo. Xiomara Castro ha detto che è un blocco «crudele, disumano, che fa soffrire da più di 64 anni l’eroico popolo cubano» ed ha aggiunto che «Cuba non esporta terroristi. Cuba esporta maestri, scienziati, medici e la dignità che domandano i nostri popoli». La solidarietà con Haiti e il reclamo che il suo destino sia determinato dal suo popolo e non dall’ingerenza straniera, è stata un consenso, così come l’approvazione con i fatti di questo fraterno popolo. Il presidente colombiano, Gustavo Petro, ha segnalato che oggi il mondo, e in particolare Nuestra América, si trovano a una disgiuntiva: il cammino della solitudine – riferendosi alle politiche protezioniste e isolazioniste della nuova amministrazione statunitense – o il cammino del multilateralismo, che è l’uscita alla quale i nostri governi e i popoli si devono afferrare se non vogliono sparire, ha detto. «L’America Latina non può abbassare la bandiera della dignità umana e questa sta nel multilateralismo, l’altro è monarchia». L’operato dei nostri popoli, ha reiterato, dev’essere in comune, come ci ha insegnato la Covid, che ci ha lasciato una delle medie di mortalità più altamentre aspettavamo le vaccinazioni, che arrivarono tardi. «Però Cuba ci diede l’esempio di come si deve fare. Perchè non abbiamo fatto come ha fatto Cuba a scala latinoamericana? Perchè non ci vincoliamo con la vita invece che con la morte?». Le sfide che si affrontano oggi nel mondo e nella regióne sono state analizzate dalla leader messicana Claudia Sheinbaum. «È un buon momento per riconoscere che l’America Latina e i Caraibi necessitano unità e solidarietà tra i loro governi e i loro popoli, per rinforzare l’integrazione», ha detto «Siamo partiti dal Messico con una promessa alla base: una regione più unita è una regione piùforte». Poi ha aggiunto che: «Nessun paese dell’America Latina e dei Caraibi deve restare indietro, nessun bambino o bambina dell’America Latina e dei Caraibi deve restare indietro, nessun uomo o donna dell’America Latina e dei Caraibi deve restare indietro», ha sottolineato Sheinbaum, che ha incitato a dire: «No, al blocco a Cuba, e no, al blocco al Venezuela». Il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, ha insistito che «i nostri popoli ora più che mai necessitano stare uniti, ma la realtà, almeno nella sfera economica lo contraddice, perché lo scambio commerciale inter-regionale è di appena il 14% dei beni che qui si producono. In termini uguali si è pronunciato il presidente boliviano, Luis Arce Catacora, che ha espresso l’impegno del suo paese «con un’integrazione basata nella complementarità, il riconoscimento delle asimmetrie e la solidarietà». Hanno preso la parola anche i presidenti dell’Uruguay, Yamandú Orsi, e del Guatemala, Bernardo Arévalo, così come i primi ministri dei San Vicente y las Granadinas, Ralph Gonsalves e della Guyana, Mark Phillips. Il presidente venezuelano, Nicolás Maduro Moros, ha assicurato che la Celac ha grandi impegni perchè «la nostra unione deve reinventarsi e adattarsi in maniera creatrice a questi tempi, che sono in pieno processo di sviluppo». Poi ha affermato che l’offensiva che c’è contro il mondo intero, contro la nostra regione per cercare d’imporre un’epoca di dominio imperiale, ci obbliga a proporci un risveglio collettivo della coscienza dei popoli e dei governi, di noi che amiamo la nostra sovranità, la nostra autodeterminazione, e sentiamo un amore profondo per il sogno di un futuro in libertà, con sovranità e un’indipendenza con la prosperità guadagnata dai nostri popoli».


CUBA  ATTUALITA'
  

 

UN NUOVO ORDINE MONDIALE O UN MIRAGGIO REGIONALE?


 

di Elizabeth Naranjo


 

Il mandatario statunitense Donald Trump, che vuole essere protagonista della storia moderna e agire come un presidente «pacificatore», ha realizzato gran parte del suo desiderio: avvicinare il mondo intero. Ma non contava sul fatto che l’avvicinamento è contro di lui. La sua amministrazione, con un chiaro messaggio di «prima i miei denti e poi i parenti», ha dimostrato nella sua politica di guerra con le imposte che omette tutto quello che è relazionato con la lealtà a paesi che sono stati suoi alleati, sia economici che militari. L’inizio di quello che Trump ha battezzato come «il giorno della liberazione degli USA» ha spinto varie nazioni ad applicare misure e riprendere vecchie alleanze per mitigare gli effetti dei gravami. I governi del Messico e del Canadà hanno deciso di rilanciare il cattivo gioco del vicino con imposte, dato che il capo della Casa Bianca non ha rispettato nemmeno il Trattato di Libero Mercato tra le tre nazioni. L’Unione Europea (UE) a sua volta non si è piegata di fronte alle minacce. Molti dei paesi che ne fanno parte hanno promesso di rispondere alle nuove imposizioni statunitensi, ha informato Russia Today. In Asia le tre potenze del continente si sono alleate: Cina, Giappone e Corea del sud si sono riunite, alla fine della scorsa settimana, per la prima volta in cinque anni. La narrativa ufficiale punta a una semplice cooperazione per rinforzare le catene dei prodotti con il Giappone e la Corea del Sud e la Cina è interessata ai prodotti d’alta tecnologia come i chips dei suoi vicini. Indubbiamente questo incontro sembra nascondere una motivazione più profonda: la necessità di proteggersi dalle tasse imposte da Washington. L’accordo promette di affrontarla «da un terreno globale che permetta un ambiente di commercio e investimento liberi, aperti, giusti e non discriminatori, trasparenti, inclusivi e prevedibili, così come si legge nel comunicato derivato dalla riunione. Si vuole creare un ambiente prevedibile di affari e investimenti, così come il rafforzamento delle catene di rifornimenti. Vari analista parlano della nascita di un blocco commerciale con una chiara intenzione strategica: sfidare il dominio statunitense nella regione che inoltre potrebbe segnare il fine del multilateralismo dando il passo a un’era di regionalismi economici. La realtà è che le politiche delle imposte di Washington stanno stimolando le tre potenze asiatiche, che secondo i dati del Banco Mondiale rappresentano approssimatamente un quarto dell’economia del mondo– a cercare un’alternativa al modello del commercio globale guidato dagli Stati Uniti. Intanto, il 60 % degli statunitensi mostrano scontento con la gestione di Trump in politica estera e un 58 % in materia economica. Lo ha rivelato un’inchiesta realizzata dalla Associazione Press, al centro dell’Investigazione sui Temi Pubblici, sottolineando la crescente impopolarità della sua messa a fuoco protezionista.


 

1º MAGGIO: SFILARE UNITI, PER CUBA


 

di Carmen Maturell Senon
 


 

Per Cuba, i primi maggio sono simboli del fulgore e della resistenza di un popolo lavoratore che riempie le strade in difesa della sua bandiera. Un primo maggio è di e per un popolo che si forgia tra le vicissitudini, ma che sa bene che sfilare in questa data è un simbolo di combattimento. Quest’anno sarà uguale. Parteciperanno donne e uomini, giovani, studenti, pensionati, combattenti della Rivoluzione, operai, intellettuali, scienziati, per ratificare la ferma convinzione che l’unità del popolo e la volontà di perfezionare l’opera comune saranno sempre garanzia di vittoria. Il membro del Burò Politico, Ulises Guilarte de Nacimiento, segretario generale della Centrale dei Lavoratori di Cuba lo ha detto in una conferenza stampa. In Piazza della Rivoluzione José Martí, dove il Comandante in Capo Fidel Castro pronunciò il concetto di Rivoluzione 25 anni fa, si continuerà ad esigere l’eliminazione del blocco economico, commerciale e finanziario, e l’esclusione dell’Isola dalla lista degli Stati patrocinatori del terrorismo, oltre a condannare ancora una volta il genocidio del Governo d’Israele contro il popolo palestinese. Parteciperanno 740 delegati internazionali che assieme al popolo cubano sventoleranno le bandiere della solidarietà

 


 


 

IL GIOCO D'AZZARDO A CUBA

 

 

L’iconografia di una Cuba prima della rivoluzione si basa su di una specie di Eden del piacere dominato dalla mafia e tacitamente approvato dal presidente Fulgencio Batista. Nei più sfarzosi hotel dell’Avana non era raro incontrare elementi come Lucky Luciano o Meyer Lansky che trasformarono la capitale cubana in un porto franco dell’illegalità dove tutto era consentito. Dal gioco d’azzardo alla prostituzione, ogni cosa era condita dalla corruzione di un potere politico alquanto disponibile quanto capace di approfittare di facili compensi. L’immagine di una Cuba felice tra ballerine e mambo suonati da abili orchestre, si scontrava con il quotidiano di milioni di poveri cubani che dovevano arrabattarsi solo per avere di che sopravvivere. Si può dire a posteriori che la dissolutezza a Cuba era originata dalla criminalità e dal potere politico, ovviamente tutelato da forze militari appositamente addestrate, che avevano trovato un denominatore comune. Ovvio che anche al di fuori dai patrii confini, la nomea che a Cuba ci si poteva divertire senza alcun limite, provocava una forte domanda turistica e non solo provenienti dai vicini Stati Uniti. Al giorno d’oggi, trascorsi diversi decenni dal trionfo dei barbudos che rovesciarono il regime del dittatore Batista e l’impostazione di un socialismo tropicale, L’Avana e altre storiche città, hanno riacquistato quella dignità che nega qualsiasi virtuale contatto con quella che era la Cuba ante rivoluzione anche se, dal tessuto urbano – profondamente restaurato – alle vecchie automobili americane che ancora miracolosamente si muovono per l’isola, sono testimoni di un tempo oramai passato. Per chi volesse assaporare l’epoca d’oro del gioco d’azzardo, al giorno d’oggi esistono altri sistemi che possono essere sfruttati da qualsiasi device connesso ad Internet attraverso il quale entrare in diretto contatto con la fortuna. È sufficiente andare sul sito NetBet per tentare la sorte con tanti divertenti e coinvolgenti giochi d’azzardo come se foste davanti ad un tavolo verde attenti a sviluppare il vostro gioco.

   



 

 

Che Guevara. Tú y todos

 


Inaugurata a Bologna la mostra Che Guevara Tu y todos visibile fino al 30 giugno presso il Museo Civico Archeologico. L'esposizione sta ottenendo un notevole successo grazie al soggetto a cui è dedicata l'esposizione che, ancora una volta, conferma l'immortalità del suo mito.  La realizzazione dell'evento ha visto la fattiva partecipazione sia della moglie di Guevara, Aleida, del Centro Studi Ernesto Che Guevara dell'Avana, di Daniele Zambelli, Flavio Andreini,  Maria del Carmen Ariet Garcia e Camilo Guevara, figlio del Che, scomparso nel 2022, cui la mostra è dedicata. Si rivela una impedibile opportunità per tutti coloro che desiderano conoscere il Guerrillero Heroico in ogni suo aspetto [segue]


 

GUERRIGLIERA


 

di Yeilén Delgado Calvo

 


 

Erano i primi giorni del 1957. L’assassinio del rivoluzionario William Soler, un adolescente di soli 15 anni, teneva in passione Santiago di Cuba. Come protesta si cominciò ad organizzare una concentrazione di donne in calle Enramadas. Allora il Movimento 26 di Luglio già circolava nelle vene della città. Nella casa della famiglia di Vilma Espín Guillois si nascondevano molti membri vitali dell’organizzazione e Frank País le aveva proibito chiaramente di partecipare, per il pericolo che poteva significare per tutti. Ma lei non poteva con quell’inquietudine: anche se non dubitava della decisione delle madri, temeva che di fronte allo scontro con i soldati, la manifestazione sarebbe stata dispersa, e con una giacca rossa e la macchina fotografica uscì, assicurando Frank che avrebbe solo fatto delle foto. Nonostante, quando una jeep con truppe dell’Esercito intercettò la gente in San Félix, e Vilma vide che quello provocava una certa impressione, non restò zitta e gridò: « Cantiamo l’Inno!» Tutti lo fecero, sempre più forte. Un caporale richiamò la ragazza che era un fuoco rosso nel mezzo della folla a lutto, e lei gli rispose. Il giorno dopo la foto della discussione uscì in primo piano. Il fatto le costò una forte sgridata da parte dei Frank. Non violò mai più i suoi ordini di non agire senza autorizzazione, nemmeno durante il momento del suo funerale. La disciplina definiva Vilma, Alicia, Mónica, Déborah… ma era anche intrepida: era lei stessa che scattava le foto compromettenti dalla sua borsa senza che i soldati sul punto d’arrestarla se ne rendessero conto. Era lei che scivolava tra i muri e scappava, come acqua tra le dita, dai perseguitori assetati del suo sangue. «Se la prendono la squartano», scrisse Raúl in un messaggio. Succedendo naturalmente a Frank, fu la coordinatrice provinciale d’Oriente ed era una delle più ricercate nel piano. Sempre al bordo della tortura e della morte, i suoi compagni vedevano in lei la capo non solo perchè era leader ma per una serenità che sbalordiva tutti coloro che condividevano il terrore quotidiano della lotta clandestina. Un giornalista che pretendeva d’andare sulla Sierra, si sentì offeso per l’apparenza adolescente di Déborah e le sue calze da collegiale, ma dovette correggersi dopo il suo glaciale interrogatorio: «Quel movimento che aveva donne d’aspetto tanto giovanile e tanto dure nello stesso tempo, doveva essere un movimento molto serio». Quando venne il momento in cui a Santiago le tesero una trappola mortale, Vilma restò come delegata della Direzione Nazionale nel 2º Fronte Frank País. Lì sorse l’amore di tutta la vita con Rául e si consolidò per sempre lo spirito di guerrigliera che aveva già e non l’abbandonò mai. Perchè Vilma, la seconda donna cubana laureata in Ingegneria Chimica, dopo il trionfo e con un’infinità d’impegni assunse battaglie tra le più difficili, quelle che avevano a che vedere con flagelli celato nella coscienza collettiva e individuale: cause come la difesa delle donne e il loro diritto, i processi educativi e la fine della discriminazione. Senza peli sulla lingua denunciò il machismo nelle file rivoluzionarie, scoperse coloro che organizzavano false apparenze per una sua visita; denunciò in pieno Congresso Mondiale il tentativo di far approvare una relazione che nessuno aveva letto. E si occupò di ogni caso di bambino, donna o anziano, come fossero suoi familiari. Continuò ad essere Déborah. Anche nella pace pose tutto il suo ardimento.

 


 

VILMA, PARADIGMA DELLE DONNE IN RIVOLUZIONE


 

di Yudy Castro



 

Questo 7 aprile, Vilma avrebbe compiuto 95 anni e proprio nel cuore della Sierra, in mezzo alle montagne che custodiscono il Mausoleo del Secondo Fronte Orientale Frank País, il Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, leader della Rivoluzione Cubana, ha ricordato il compleanno della sua amata guerrigliera, la ragazza dallo spirito giusto e ribelle, che ha sempre difeso ogni conquista a favore della donna. Con Raúl, il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez; altri membri del Burò Politico, dirigenti del Partito, del Governo e della Federazione delle Donne Cubane (FMC), dell’Unione dei Giovani Comunisti, di membri delle Forze Armate Rivoluzionarie e del Ministero degli Interni, e una rappresentazione dei residenti nel

municipio santiaghero di Segundo Frente, hanno reso omaggio a loro volta alla immensa donna che pose tutta la sua vita al servizio della Patria. Dopo le appassionanti note dell’Inno Nazionale, un canto al combattimento constante tanto vicino al richiamo di Vilma e all’emancipazione e partecipazione piena delle cubane, sono stati offerti fiori da giovani donne in nome del popolo di Cuba, all’eroína e agli eroi e martiri del Segundo Frente Oriental. La poesia e la musica, due delle manifestazioni artistiche sempre presenti nella sensibilità di Vilma, non solo come gusto personale, ma come strumnti genuini di emancipazione e crescita hanno dato il passo alle parole centrali della membro del Burò Politico e segretaria generale della FMC, Teresa Amarelle Boué. Nel suo intervento ha ripassato ogni momento dell’eccezionale esistenza di Vilma: la strategia della lotta clandestina, che poteva essere Alicia, Déborah, Mónica o Mariela; la guerrigliera dolce e ferma; la fondatrice con Fidel, della Federazione delle Donne Cubane; quella che difendeva la giustizia sociale e l’uguaglianza dei diritti e delle opportunità per le donne «Quanto era grande la chiarezza delle sue idee, la sua capacità per mobilitare migliaia di donne attorno a un obiettivo comune: la costruzione di una Cuba nuova, nella quale fossero le protagoniste del loro stesso destino», ha affermato Amarelle Boué, che ha ricordato la sua capacità di guida e il suo totale impegno con le cause giuste. «Vilma, ha assicurato, non solo lottò contro la discriminazione, ma per l’attiva partecipazione delle donne in tutti gli ambiti della vita politica , economica e sociale del paese e alzò la sua voce nei Forum internazionali per difendere la sovranità di Cuba, e denunciare la politica d’asfissia del Governo degli Stati Uniti. Teresa Amarelle ha anche sottolineato alcune delle conquiste delle cubane ottenute grazie a una legislazione rinnovata, con un Codice delle Famiglie inclusivo e adatto ai nuovi tempi. Ciò nonostante, così come Vilma promulgò, la conquista dell’uguaglianza è un processo permanente, che necessita di perseveranza, unità e di una volontà incrollabile. «Il suo legato, ha detto la Segretaria Generale della FMC, ci ispira, impegna e convoca a continuare a lottare nei nuovi scenari , per mantenere quella Cuba che lei aiutò a forgiare: prospera, sostenibile, solidale e socialista. Nella mattinata, ai piedi della collina, vicino alla natura che tanto amava, si è ascoltata la voce tenera, energica, della guerrigliera in uno di suoi tanti discorsi, nei quali esprimeva la sua fiducia assoluta nella donna cubana, capace di costruire una vita nuova e di formare le future generazioni. Alla fine dell’omaggio, Raúl e Díaz-Canel hanno salutato gli abitanti della zona lì riuniti , donne in maggioranza, che hanno risposto con un forte «Viva Vilma!». È poi seguito l’omaggio davanti alla fiamma eterna. Rose per gli uomini e le donne che riposano sotto il cielo guerrigliero del Segundo Frente Oriental, fondato dal Generale d’Esercito, impegno per il quale contò con l’indispensabile appoggio della sua compagna di vita e di lotta. E davanti al monolito che custodisce le ceneri di Vilma, Raúl ha posto un mazzo di fiori bianchi, puri come l’amore che li unì in una famiglia e nella difesa della Rivoluzione. Poi è seguito l’omaggio degli abitanti della zona in rappresentanza di tutta Cuba a una donna eterna, instancabile nella sua energia e volontà di fare il bene.

 


 

 


AMERICA LATINA
 

I GIOCHI CHE HANNO AVUTO ORIGINE IN SUD AMERICA

Il Sud America è una regione nota per le sue tradizioni e cultura. Le persone che vivono qui sono tra l’altro gentili, amichevoli e ospitali. Premesso ciò, va altresì aggiunto che mentre questo territorio è principalmente conosciuto per la sua musica, i balli tradizionali e la cucina straordinaria, le persone che vivono qui amano anche un'altra attività ossia i giochi da casinò con alcuni di questi che sono persino nati in loco.

Il boom dei giochi online in Sud America

Fino a pochi anni fa, gli unici posti in cui in Sud America e in parte di quella centrale era possibile divertirti con i giochi di casinò erano le strutture terrestri. Nel 2015 è nata una nuova tendenza che va sotto il nome di casinò online e le popolazioni locali ne sono state molto attratte. Questi siti infatti offrono grandi vantaggi rispetto ai casinò tradizionali in quanto forniscono un'esperienza di gioco unica. Ci sono tra l’altro molti giochi di qualità tra cui scegliere, i siti sono sicuri e accettano numerosi metodi di pagamento. I giochi da casinò sono creati da alcuni dei fornitori più rinomati al mondo e presentano decine di elementi che si richiamano propri alla cultura latino-americana.  Questo gioco ha preso piede in tutta Europa, nonostante, la sua fama, non ha mai potuto superare quella del blackjack, oggi molto giocato anche nel nostro paese, grazie agli operatori legali come starcasino.it/blackjack, con... [segue]

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