CULTURA CUBANA


MUSICA CUBANA
 

 

 INTERVISTA AD AUGUSTO BLANCA

"Quiero una canción

para regalarla al viento.

Quiero una canción

para que la cantes siempre.

Quiero una canción para que la prendas

en tu oido y aún la

escuches cuando estés dormida..."

 

di Rosa Rodriguez


Quando ed in che circostanza nacque la Nuova Trova Cubana?

La Nuova Trova Cubana, come movimento organizzato, sorge in dicembre da 1972 quando ci demmo appuntamento, nella città di Manzanillo, nell'Oriente di Cuba un gruppo di giovani trovatori. Orbene, da molto prima, cioè dalla degli anni '60, spontaneamente in differenti zone del paese, cominciarono a sorgere una serie di autori con chitarra come strumento accompagnatore (Silvio Rodríguez, Pablo Milanes, Noel Nicola, Lázaro García, Ramiro Gutiérrez, ed altri) che proponevano una maniera di cantare e di dire rabbonita e senza artifici che, partendo delle tradizioni trovadoresche del principio del secolo XX e permeati di "influenze" più contemporanee, assalivano fondamentalmente la tematica dell'appena trionfante Rivoluzione Cubana. Era una necessità di dire cose, di pensare e prendere parte nei cambiamenti sociali che si stavano prodursi. Quasi tutti avevamo partecipato alla campagna di alfabetizzazione, nelle massicce zafras della canna da zucchero, e nella difesa della rivoluzione appena trionfata dalle trincee di Girón, della Crisi dei missili, etc. Coscientemente o inconsciamente volevamo con le nostre canzoni sommarci a difendere il nostro progetto rivoluzionario col quale ci sentivamo concordi.

Come fu ricevuta questa nuova proposta tra i vecchi trovatori, per le istituzioni e per il pubblico?

Quasi tutti noi, soprattutto all'inizio, soffrivamo il rifiuto dei conservatori della trova tradizionale. Ci criticavano soprattutto l'arpeggio della chitarra, la maniera di toccarla, di vestire, di comportarci, non andò fino a che,più avanti, riuscirono ad "assimilarci". Fu difficile farci capire. Nel mio caso particolare non fumolto il rifiuto. Io vivevo in Banes, un piccolo paese al nord della provincia di Holguín, ed andai a risiedere a Santiago di Cuba, culla della trova tradizionale. Già, dal principio degli anni '60 mi convertii in assiduo al "Casa della trova santiaguera". Quando trionfò la rivoluzione la trova tradizionaleera abbastanza dimenticata, piuttosto, discriminata; "erano vecchi ubriachi e bohémien che cantano canzoni noiose"... dicevano alcuni. È con la rivoluzione e la nuova politica culturale che è stato riconosciuto a questi i valori artistici che realmente possedevano. Fino alla musica che si ascoltava per radio era allora quasi tutta americana o nel meglio dei casi, canzoni commerciali che era quello che alle case discografiche(quasi tutte straniere) , conveniva promuovere. Presto questi "vecchi" trovatori si resero conto che noi ci proponevamo solo di continuare la loro tradizione di, con nuove voci e nuove motivazioni e così si andò eliminando quella barriera fino a sparire totalmente e gemellarci giovani e vecchi con un obiettivo comune: fare arte dentro la rivoluzione nascente.

Quale era la proposta del movimento dei trovatori alla cultura cubana?

A poco a poco i piccoli germogli "di cantori nuovo" o "giovane trova" (non avevamo ancora un nome) ci iniziammo a conoscere. Quelli dell'Avana viaggiavano ad Oriente e quelli di Oriente a L'Avana e cominciammo a confrontare canzoni ed a renderci conto che, senza metterci di accordo, avevamo lo stesso proposito. Ascoltavamo la nuova canzone argentina, la Parra del Cile, il movimeinto tropicalista brasiliano, etc. Questa tappa ebbe anche le sue incomprensioni da parte di "alcuni funzionari" che pensavano che eravamo "alcuni maledetti contestatori", perché molta della nostra produzione andava diretta a combattere i problemi logici dei primi anni rivoluzionari: burocratismo, dogmatismo, opportunismo. Dovemmo anche affrontarci a quelli che si mantenevano afferrati alla vecchia estetica e resistevano al cambiamento. Quasi tutti noi provenivamo da una "inquietamente formazione colta" perché ci divoravamo a Martí, Vallejo, Neruda, Borges, Benedetti, infine avevamo una gran avidità di conoscenza e l'abbagliamento per un'estetica nuova. Quasi tutti stavamo vincolati o al teatro, o al cinema o alla scultura. Volevamo dire cose che ci facessero crescere che ci riflettessero, e volevamo aiutare che tutto fosse migliore, e ripeto, per quello, paradossalmente, ci convertiamo in conflittuali. Fortunatamente non tutti pensavano ugualmente. Felicemente per iniziativa dell'Unione di Giovani Comunisti (UJC), il Consiglio Nazionale di Cultura, oggi Ministero di Cultura, l'Istituto Cubano di Arte ed Industria Cinematografica, ICAIC, e la Casa delle Indie, con Haydee Santamaría in testa, si prese l'iniziativa di riunirci per costituire un progetto comune, e quello gruppo ( circa 25 o 30 artisti) si riunì a Manzanillo nel dicembre del 72. Per sette giorni riflettemmo, cantando e teorizzando su idee organizzative per portare a termine quello che denominammo Movimento della Nuova Trova Cubana. La nostra proposta fu allora e continua ad essere "Il Trovatore è un modo di essere davanti alla vita"

Che difficoltà trovò nella sua strada, una volta constituído il movimento?

Le prime difficoltà che ci furono presentate furono di indole organizzativa, poiché realmente quello che sapevamo fare era cantare ed ora si chiedeva a noi stessi di dirigere questo progetto. L'organizzazione fu abbastanza sui géneris. Nostro primo obiettivo fu riuscire che ogni provincia si costituisse come un nucleo del movimento con un leader che aggregasse i trovatori ai che, a poco a poco, andavano ad aggiungersi alla nostra maniera di fare e dire; creare gruppi di base a differenti livelli e, al di sopratutto, andare alla ricerca della qualità ed il superamento individuale dei membri del movimento. Già per il secondo incontro della Nuovo Trova si radunarono circa 300 membri e dopo tre anni sorpassava il migliaio. Realmente fu un lavoro spossante. Io, che fui presidente della Nuovo Trova per nove anni nelle province orientali dovetti dedicare la maggior parte del mio tempo all'organizzazione senza abbandonare il mio lavoro scenografo e come cantante di un'orchestra tipica. Allo stesso modo col nostro progetto, sorsero altri movimenti artistici di giovani rivoluzionari che raggruppavano poeti, teatranti, pittori, ballerini che nascevano anche con un linguaggio nuovo ed inquietudini simili alle nostre. Si è studiato poco, ma tra i testi delle canzoni dei trovatori e la poesia che coltivavano i poeti di quello momento è una vicinanza molto significativa che li imparentava nella maniera di vedere e di tentare di assumere quella realtà. Qualcosa di simile succedeva col teatro e col cinema. Io fui molto vincolato alla fine degli anni '60 al teatro e nel 73, vicino a due teatranti, fondai il gruppo teatrova, fusione del teatro nuovo e la nuova trova, dove si mischiano la parola parlata e la parola cantata in un solo discorso con temi molto attuali. Il nostro proposito era uscire dalle sale di teatro alla ricerca di spazi alternativi (piazze accampamenti, unità militari, quartieri periferici, comunità campagnole ed altri spazi). Facevamo parte di una nuova tendenza che nasceva nel paese: il Teatro Nuovo.

Quale è lo stato attuale della Nuova Trova?

A metà della decade del 80 e per logica evoluzione smise di esistere il movimento come organizzazione. Una nuova generazione di trovatori cominciava a sorgere nel paese ed i nostri iniziali lineamenti organizzativi non concordavano inoltre con le giovani inquietudini, dovuto all'auge e sviluppo del movimento era già quasi impossibile potere ritrovare dentro e fuori del paese. Benché non si ripetesse la stessa cosa che ci acadde con i trovatori tradizionali, ci furono ad ogni modo differenze di criteri rispetto alla proposta estetica dei novímos trovatori, chiaro, senza grandi crepe perché semplicemente non era più che un passo naturale ad una rinnovazione generazionale. Già per allora era obsoleta quella struttura iniziale ed i suoi statuti che rispondevano ad una proposta artistica che si era imposta. I novísimos potevano percorrere senza ostacoli la strada che noi avevamo fatto.

Come vedete, voi trovatori il fenomeno pubblicitario derivato dai musicisti e cantanti di Buona Vista Sociale Club?

Credo che quello che è successo coi vecchi musicisti soneros nell'ambito internazionale doveva succedere molto prima. Ebbi la fortuna di conoscere molti dei creatori della trova tradizionale: Sindo Garay, Miguel Matamoros, Rosendo Ruiz, Emiliano Blez e molti altri anche meno conosciuti, ma con una tradizione forte e solida. Là nella Casa della Trova di Stgo. di Cuba, li sentivamo cantare ¨descargar¨ giornaliero e benché sia stata fatta loro giustizia ¨tardiva¨ non fu sufficiente la promozione. Alla fine degli anni '70 Stgo. ebbe uno studio di registrazione con qualità e questo doveva registrare ogni tipo di genere musicale, ma non bastò . Molti scomparvero senza che neanche rimanesse alcuna loro incisione, fortunatamente altri più giovani presero le canzoni e li incorporarono al loro repertorio come è il caso di Eliades Ochoa che nel suo Quartetto Patria, incorporò molta musica di questi grandi sconosciuti della vecchio trova cubana. Il Sociale Club ha l'impronta del mercato, per fortuna il prodotto è buono e, salvo piccole eccezioni, non è artefatto. Quello che è successo col boom della trova tradizionale nel mondo è interessante, credo che giusto e necessario. Ricordo avere visto alla fine del '60 Compay Segundo,Ibrahim Ferrer, Pio Leyva ed altri, cantando di carnevale in carnevale per tutta la Cuba. Anche io cantavo in un orchestra in quelli tempi, l'Orchestra Tipica Gioventù che interpretava il Son , la guaracha, il danzón ed altri ritmi cubani. Allora erano semplici musicisti di carnevale, affinché la gente ballasse e si divertisse. Quasi nessuno di essi aveva buone registrazioni in quell'epoca e le canzoni rimasero solamente nella memoria dei ballerini.
Il fatto che debba venire un Impresario straniero a scoprirli non è casuale, indipendentemente delle buone intenzioni di questo signore credo che anche egli giocasse la strategia di lanciare al mercato qualcosa che già la gente avesse bisogno dovuto alla saturazione dei suoni elaborato elettroacusticamente. Dopo tanti decibel, trovarei un signore di 90 anni che cantava il chan chan risultava indiscutibilmente un sollievo ed un ¨ritorno¨ alle origini, ovviamente accompagnato con una buona campagna pubblicitaria. Quello che mi affligge, e è una realtà, è che questo non sia successo molto prima, dunque, "il tempo, l'implacabile", come dice Pablo Milanes, fece sparire grandi autori, creatori ed interpreti. Se così npn fosse stato avrebbero messo ancora più alto il nome della musica popolare cubana che è stato opacizzata nel mondo per tempo. Per quel motivo è che credo nel successo di Buona Vista.... Olfatto, Denaro, Propaganda, e Momento Opportuno... ed ovviamente Buona Musica.

Quale la situazione attuale è di Cuba nell'arte, nella politica. Possibilità di futuro?

Penso che in questi momenti, nell'Arte, Cuba sta vivendo uno dei suoi migliori momenti in quanto si stanno cogliendo frutti e lavorando per una buona semina. Rimase già dietro l'epoca del "empirismo". Ricordo che quando cominciai a comporre le mie canzoni non avevo idea dove il DO rimaneva, neanche sapevo perfezionare la chitarra nel tono internazionale, La 440. Tutti ugualmente passammo queste cose, ci succedeva che come la chitarra era raffinata in un tono basso quando dovevamo cantarli nel tono internazionale ci rimanevano alte. "Per di là" dice un disco di Silvio Rodríguez, "alla fine di questo viaggio" che per poterlo registrare dopo molti anni, dovette scendere la chitarra al tono in cui li compose e quella chitarra sembra un basso!. Una delle proposte del Movimento della Nuova Trova fu il superamento dei suoi membri e tutti noi che, nella sua immensa maggioranza, non dominavamo la tecnica musicale, e dovemmo darci il compito di imparare musica accoppiato con la nostra produzione di fare canzoni. Questo non succede attualmente, perché chiunque vuole imparare musica ed abbia talento può farlo, ci sono centinaia di scuole in tutto il paese per questo, fino a per Superamento Professionale, diretta a quelli che stanno lavorando dentro questo giro e non hanno imparato ancora musica. Quello si può riscontrare in questi trovatori della "novisima trova" che suonando molto bene.

In questi momenti Cuba non è oramai la Cuba degli anni 60-80, né la Cuba degli inizi del 90. Abbiamo superato varie tappe molto difficili quella del "periodo speciale" che ebbe il suo peggiore momenti tra il 91 ed il 95. Qui continuiamo nuotando a braccio ma con la possibilità già di sapere che la spiaggia è certa. Si può pensare al futuro, si può pensare dove arriveremo. La caduta del campo socialista, ebbe un significato molto grande in Cuba, in pro ed in contro.
In Contro... quasi tutto il nostro commercio internazionale era con questo poiché il blocco ci ostacola moltonel negoziare con altri paesi. Cadendo il "muro" ci vedemmo staccati della "tetta madre" ed i nostri nemici pensarono che ci rimanevano poche ore di vita.
In Pro... dovemmo fare di "budella cuori", richiamarci a contare, ci vedemmo nella necessità di camminare noi soli, senza l'aiuto di nessuno. È quello che passa con la relazione che facciamo coi nostri genitori, pensiamo che stanno sempre lì per sopportarci se cadiamo, pensiamo che non ci mancheranno mai... e quando meno l'aspetti, non ci sono più. Ricordo i "blackout" di fino a sedici ore affinché non si spegnesse nessun ospedale, né nessuna industria fondamentale. Ricordo il ribasso nella tiratura della stampa scritta affinché non mancassero libretti nelle scuole, quello sì, durante quella perído especial nessuna scuola chiuse e non cessò mai il corso scolare. Infíne cominciamo di nuovo ad imparare a camminare, chiudendo file ed aiutandoci gli uni agli altri. Abbiamo avuto sempre un orgoglio ed una vergogna molto appoggiata, qualcosa che ci viene da secoli, "non piegarci". sarebbe stato molto facile in quello momento accorrere all'altra alternativa, come fece il resto dei paesi del campo socialista, di abbandonare il progetto del socialismo ed andare di nuovo al capitalismo e presto "farcessare i problemi". Scegliemmo la strada più difficile, e dico scegliemmo senza demagogia, così fu, non volevamo claudicare né ritornare al passato, perché lo conoscevamo già bene.
Conoscevamo gli obiettivi che si abbozzava la Fondazione Cubano Americana radicata a Miami, con una comunità di emigranti cubani che sognano di ritornare in Cuba ad impiantare di nuovo un sistema di governo progettato al modo di un modello capitalista e che, tra i suoi progetti, c'è quello di spogliare i cubani chesono qui, dalle nostre case ad altri vantaggi che la Rivoluzione ci ha propiziati, in fín, ritornare al passato allo stile da Miami. Devo chiarire che non tutti quelli che, di una forma o un'altra, decisero di vivere fuori di Cuba, siano i nostri nemici. Molti non si manifestano come tale, al contrario, quelli cubani mantengono una posizione a beneficio della Rivoluzione e contraria totalmente a quello gruppo o "mafia" che non si rassegna alla realtà cubana e nella sua costante guerra arrivano a commettere crudeltà come è il sequestro dal bambino Elián González. Con questa manovra pensarono di fare una giocata magistrale e, paradossalmente, è risultato tutto il contrario, poiché quello fatto ha servito solo per screditarli mondialmente. Qui stiamo, abbiamo resistito tutti questi anni, ora siamo più forti come conseguenza della stessa cosa che si supponeva che ci debiliterebbe.

Come vedono i cubani  Fidel Castro?

Fidel Castro per la maggioranza dei cubani è quello che, nei peggiori momenti che ha attraversato la Rivoluzione, ha avuto la parola che si dovette dire e ha fatto la cosa adeguata in ogni momento. La sua chiarezza di pensiero va oltre il suo tempo e la sua capacità di sognare è infinita; quello è quello che ci fa che crediamo in lui come leader e come movilizador di idee. Per quel motivo ci sentiamo in lui rappresentati.

Si sentono liberi?

La parola libertà, è stato abbastanza manipolata ed a volte a nome di lei si è fatto tutto il contrario. Non ricordo, nel mio caso che è la maggioranza, mi avere sentito prigioniero di qualcosa che non sia stato quello che io stesso mi sia proporsi, non ho smesso mai di dire qualcosa che abbia creduto non sia quello che debba dire. Quando ho avuto il bisogno di dire qualcosa che mi è stato successo, già sia in canzone o verbalmente, l'ho fatto e fino al giorno di oggi non sono andato carcerato, né mi hanno dato nessun ceffone affinché non dica più. Sono stato libero per andare ad una manifestazione di riaffermazione rivoluzionaria nella piazza della rivoluzione, sono stato libero per agire in ogni minuto della mia vita e quello che ho pensato che è ingiusto l'ho denunciato quando ho voluto e nel suo posto. Non ho sentito mai la censura nel mio lavoro, sono libero di scegliere il mio proprio destino e di dire non a quello che mi sembra per convinzione non devo rispettare e, soprattutto, sono libero di scegliere dove voglia vivere e per convinzione propria ho scelto vivere qui, in Cuba. Dopo avere conosciuto altri paesi che non hanno i nostri problemi economici ma che hanno altri problemi che, per certo noi non abbiamo, dico categoricamente che mi sento molto felice di avere vissuto e continuare a vivere in Cuba dove realmente sono libero di vivere e morire con decenza.

Come giudica  quelli che dicono "il blocco segue perché sta Castro se egli va via, sarebbe automaticamente alzato"?

Fidel è il simbolo che si impegna a distruggere quella mafia cubano americana che domina Miami. Se non esistesse il blocco l'obiettivo delle sue vite rotolerebbe per il suolo, perché non giustificherebbero la vita nell'esilio. Se non fosse esistito il blocco, si dimostrerebbe che quelli che non ebbero la ragione essi furono. Sono stati quaranta anni tentando di dimostrarsi a se stessi che Fidel è causante della povertà in Cuba, parlo di povertà perché la miseria spirituale è quella che essi soffrono. Comunque abbiamo convissuto col blocco che ci ha uniti molto più lontano da sterminarci. Quello che essi hanno appena capito è che senza blocco e senza Fidel, ad ogni modo, già questo paese ha una formazione generazionale che manterrà vivi i suoi più intrinseci valori, la sua nazionalità, la sua identità e non si sottometterà mai, di quello siamo sicuri. Questo è quello che più li sconcerta.


Come vedi il futuro di Cuba?

Il futuro sta in noi, e in quelli verranno dopo che saranno molto migliori che dovranno fare altre battaglie ma che, degni di un paese continueranno la strada, l'unica possibile verso questa nazione con dignità. Abbiamo il diritto a decidere il nostro futuro senza imposizioni né umiliazioni, diritto ad una società giusta, intelligente e coraggioso.

 

info@siporcuba.it

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