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                                       di Fulvio Grimaldi

 

 

CONTRO GINEVRA

 

Inoltro un utilissimo, finalmente dettagliato e preciso documento del movimento antiguerra USA A.N.S.W.E.R, che mette i puntini sugli i una volta per tutte sul famoso e acclamato Accordo israelo-palestinese (ahimè non palestino-israeliano) di Ginevra. Acclamato da Kofi Annan, Massimo D’Alema, Bush, il massacratore del Vietnam McNamara e, ahinoi, da esponenti della sinistra, RC inclusa, tutto uno schieramento concorde nella sciagurata identificazione resistenza-terrorismo, sia in Palestina che in Iraq. Sostenuto a Ginevra da presunti pacifisti e incorreggibili sionisti come Amoz Oz e David Grossman, paraventi moderati dell’espansionismo razzista israeliano. L’accordo ha già suscitato quanto meno forti perplessità tra il vasto schieramento mondiale che sostiene la lotta di liberazione del popolo palestinese, alla luce nefasta dell’obliterazione di obiettivi e contenuti fondamentali da sempre di questa lotta: i confini, la sovranità, e, soprattutto, il ritorno dei profughi, condizione sine qua non dell’unità e solidarietà nazionale dei palestinesi. Coloro che vi hanno visto un ennesimo tentativo di stroncare l’Intifada, come già riuscì con la prima Intifada con gli accordi di Madrid e di Oslo e come si riprovò con i vari accordi di Camp David e di Taba, troveranno in questo documento conforto e riprova dei propri dubbi e, dunque, pieno consenso al rifiuto della maggioranza della popolazione palestinese e della sua forza combattente, luisamorgantinescamente definiti “estremisti”. Si ricordi che ogni volta che la lotta palestinese, in tutte le sue sacrosante forme, ha messo in forte difficoltà l’establishment militarista e fascistizzante israeliano, qualunque ne fosse l’espressione politica e governativa, laburista, likudiana o altro, Israele ha espresso elementi che proponevano il “dialogo”, il negoziato, la “politica”. Questo, mentre contemporaneamente Israele non ha mai cessato di accompagnare queste vere e proprie sceneggiate con la continuazione della pratica genocida, delle stragi, delle uccisioni mirate, delle punizioni collettive, dello sterminio di civili e bambini, dell’espansione delle proprie colonie (raddoppiate proprio sotto la copertura dei negoziati di Oslo). Anche questa volta l’Intifada ha messo Israele letteralmente con le spalle al muro, provocando la prima recessione economica dal 1954, la fuga dei capitali, l’estinzione dei flussi turistici (terza voce delle entrate statali), disoccupazione, chiusura di aziende, fortissime tensioni sociali provocate dallo smantellamento dello stato sociale a favore di montanti spese militari. Bloccare l’Intifada con un accordo a perdere significherebbe colpire alle spalle la lotta palestinese, annullarne i pur riduttivi obiettivi di costituzione in Stato al pari di tutti gli Stati. Un accordo che si inserisce nella campagna mondiale del fondamentalismo “nonviolento”, autentico disarmo unilaterale di fronte alla feroce aggressività dell’imperialismo sionista e statunitense. Una campagna che pretende di rappresentare un’epocale svolta etica e che, secondo i suoi promotori, è imposta inesorabilmente dal rapporto di forze che vede popoli inermi di fronte a potenze tecnologicamente imbattibili. Il primo assunto è storicamente e moralmente falso e biologicamente assurdo, il secondo è ampiamente smentito da tutte le lotte di liberazione anticoloniali, dalla vittoria dei partigiani serbi, da soli, contro la preponderante forza della Wehrmacht alla oggi inequivocabilente vittoriosa resistenza irachena. Non può esserci dialogo simmetrico tra potente e debole, finchè il debole non si sia rafforzato con la lotta e abbia alterato i rapporti di forza, come oggi succede in Iraq.

Il documento che traduco ribadisce come l’unica parola d’ordine possibile, nella solidarietà con i popoli, sia “Intifada fino alla vittoria”.

 

                           A.N.S.W.E.R.

LA REALTA’ DELL’ACCORDO DI GINEVRA

(Aderite a questa pubblica dichiarazione scrivendo a gaoppose@yahoo.com)

 

L’accordo di Ginevra è stato firmato lunedì, 1.dicembre 2003, tra grande plauso politico e mediatico. Il documento di 50 pagine espone un piano per un presunto “accordo di pace” tra Israele e il popolo palestinese. Noi sottoscritti consideriamo questa iniziativa in contrasto con i prerequisiti di una pace giusta e duratura, per i seguenti motivi.

1)      L’accordo tenta di annullare il diritto dei palestinesi (4 milioni) al ritorno, sia come diritto nazionale collettivo, sia come diritto individuale. Con ciò, rafforza gli attuali tentativi di ricollocare e disperdere i profughi palestinesi per i quattro punti cardinali e accredita piani intesi ad abrogare il diritto internzionale relativi al carattere inalienabile del Diritto di Ritorno. Il risultato sarebbe sradicare le basi della lotta palestinese per l’autodeterminazione: l’unità indivisibile del popolo palestinese e il suo diritto alle proprie case, proprietà, patria.

2)      Fornisce una copertura arabo-palestinese alla natura esclusiva ed escludente della politica dello “Stato ebraico”, annullando in questo modo il carattere nazionale del popolo palestinese all’interno dei confini del 1948. Non riconosce, dunque, il diritto di 1,2 milioni di palestinesi, cittadini di Israele, di vivere in uno Stato democratico di tutti i suoi cittadini: ebrei e palestinesi. Prepara il terreno per trasferimenti in massa e pulizie etniche al fine di mantenere il dominio ebraico.

3)      Accetta la ristrutturazione di Gerusalemme fondata sui piani annessionistici israeliani e offre una legittimazione arabo-palestinese al processo coloniale che  ha già alterato profondamente il carattere arabo di Gerusalemme, impedendo ai palestinesi l’esercizio del controllo su “Gerusalemme Est”, senza neppure menzionare “Gerusalemme Ovest”,  conquistata e pulita etnicamente nel 1948.

4)      Accetta le presenza permanente della grande maggioranza delle colonie israeliane, in particolare di quelle che circondano Gerusalemme da est, sud, nord e nordovest, dove viva la maggioranza dei coloni post-1967. Altera la geografia della Palestina per eternizzare queste conquiste coloniali.

5)      Codifica un processo che trasformerebbe lo Stato palestinese in un’entità tronca e demilitarizzata, priva di sovranità e avvia un processo di espansione della supervisione e del controllo israeliani su una qualsiasi futura statualità palestinese.

6)      Apre la strada a relazioni politico-economiche che subordinano il popolo palestinese a decisioni esclusivamente israeliane, in tal modo separando strategicamente i palestinesi dalla nazione araba e sottomettendo gli interessi nazionali di tutti gli arabi alla sola potenza dell’alleanza israelo-statunitense.

7)      Permette la penetrazione militare ed economica israeliana e avamposti permanenti all’interno di un presunto Stato palestinese.

8)      Mantiene in piedi tutte le rivendicazioni israeliane su risorse idriche, ricchezza naturale e spazio aereo dell’area. Il testo fa riferimento ad allegati  e, come con Oslo, sposta questi temi allo “status finale” dell’intesa ginevrina, cioè alle calende greche.

9)      Diluisce il sostegno internazionale alla lotta di liberazione e tenta di trasformare le basi della lotta palestinese da lotta per l’autodeterminazione e il ritorno a  lotta per diritti civili alterati all’interno di un quadro politico predefinito.

10)  Soprattutto, indebolisce l’unità nazionale e la determinazione del popolo palestinese, con esiti letali per l’Intifada in corso, allo stesso modo in cui Madrid e Oslo distrussero la prima Intifada un decennio fa.

11)  Indebolisce l’impegno europeo per la sovranità palestinese e, fattore importantissimo, espande il margine delle concessioni palestinesi, già esteso oltre ogni limite nel corso degli ultimi due decenni, rendendo difficilissimo il compito di futuri negoziatori palestinesi di ritirare tali concessioni, inclusa la rinuncia al diritto di ritorno.

12)  Presuppone che le vittime palestinesi di Israele siano criminali e terroristi e che i nuovi giudici siano più generosi nelle sentenze dei loro predecessori.

 

 L’Accordo di Ginevra è una naturale estensione e un risultato inevitabile della “Road Map” e di modelli similari. L’esito di tutto questo, se dovesse arrivare al successo, sarebbe la fine della marcia palestinese verso la libertà, l’annullamento indefinito e la delegittimazione del ritorno palestinese al ritorno, il subordinamento della nazione araba a un avamposto imperialista pesantemente militarizzato, padrone di rapporti normalizzati con la regione circostante.

 

(Seguono numerose firme di molti tra i più eminenti intellettuali, accademici, pacifisti, sostenitori dei diritti umani e civili, artisti statunitensi, tra i quali numerosi di estrazione ebraica, rintracciabili sul sito www.InternationalANSWER.org .) 

 

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