MIRADA CUBANA ARCHIVIO


 

 

CI ACCUSANO

Il vento è cambiato da tempo.
La sinistra non è sinistra. La destra è restata la destra. In questo caleidoscopico giro di ideali dove tutto è il contrario di quanto fosse prima, veniamo accusati di essere fuori tempo, retrogradi, nostalgici, incapaci di accettare i cambiamenti globali delle ideologie. Alla gogna ci mettono, urlandoci in senso metaforico, del fatto di essere addirittura prezzolati da un 'regime' inumano che non si fa scrupoli nell'annullare i diritti civili dell'uomo per mera convenienza politica e si aspetta che muoia Fidel Castro, per vedere come vada a finire Cuba e tutti coloro che, nonostante l'aria nuova che si respira, ancora gli è affezionato e 'complice'.
In buona sostanza veniamo accusati da destra e da sinistra.
Perchè e per cosa?
Per una coerenza ideologica che contraddistingue lo zoccolo duro di cui facciamo parte? Oppure per una sorta di invidia nel vederci ancorati ad alcuni valori oramai reputati impossibili a trasformarsi in futuro? O semplicemente perchè rappresentiamo ancora lo storico (oppure il nuovo, a seconda) nemico che sventola l'idea di un socialismo pratico?
Non lo sappiamo. Non lo possiamo immaginare.
Parlare di rispetto dei diritti dell'uomo è cosa che suona un pò strana se a farlo, è gente che appoggia il mondo capitalista e globalizzato. Quello, per capirci, che usurpa il diritto di molte nazioni che si vedono ogni giorno violentate da multinazionali, fondi mondiali finanziari, Onu vari e via discorrendo.
Ci si dimentica che la maggior parte dei popoli è costretta a vivere alle soglie dell'indigenza più totale e che ogni anno muore della gente a causa della fame e delle malattie. Tutti problemi che, attraverso il sodalizio che l'Onu dovrebbe rappresentare in prima  persona o come committente della varie organizzazioni (pensiamo alla FAO ad esempio) dovrebbe e potrebbe sanare.
Quando il mondo è in mano ad un clan di potenti che fa del denaro l'uso barbaro e meschino per poter governare a piacimento burattini tenuti da fili non troppo invisibili, ci pare assurdo che si possa parlare da quel pulpito.
Quando delle superpotenze fanno guerre preventive o retroattive per assicurarsi il controllo delle fonti energetiche mondiali, ci sembra paradossale che si vada a spulciare in casa d'altri se c'è qualcosa di malfatto.
Quanto l'argentinizzazione colpisce anche gli stati che, apparentemente, paiono più solidi finanziariamente parlando, crediamo che sia impraticabile qualsiasi discorso fatto in nome di una economia mondiale che di mondiale non ha proprio nulla se non l'arroganza di ritenersi infallibile.
Anche da noi in Italia, le cose non vanno meglio. Diritti dell'uomo? Lo andassero a dire i nostri governanti ai milioni di pensionati e di senza lavoro che sono costretti ad elemosinare per comprarsi il solo mangiare quotidiano.
Altro che benessere e paese industrializzato. Per arrivare alla fine del mese le famiglie sono costrette a compiere vere e proprie acrobazie nonché sostanziali rinunce.
Lo dicano ai senza tetto o con sfratti in corso oppure ai disoccupati, che l'Italia è il paese del benessere. Ed affermino pure che la sanità va bene. Come l'istruzione.
Dati di fatto alla mano e senza analizzare vuote statistiche fatte ad uso e consumo di un marketing politico bipartisan, vediamo che dal nord al sud del nostro paese, avanza la miseria, la disperazione, la disorganizzazione. Nulla è mutato in meglio. Chi aveva affari loschi ha continuato a farli. Chi era inserito in un contesto di potere, in un modo o nell'altro si è riciclato e ci è rimasto.
E nel mondo la realtà è anche peggiore con una economia che rasenta il ridicolo e l'impotenza di risolvere errori derivati da una forma capitalistica che doveva, prima o poi, presentare il conto. Ed il pegno, come al solito, lo pagano i poveri che si trasformano in miserabili. Siano essi persone oppure stati, poco cambia.

Ci accusano di essere legati a un qualcosa atto a terminare nell'immediato futuro, come se degli oscuri disegni fossero già stati allestiti per subentrare ad uno scomodo presente.
Non possiamo essere partecipi di quanto avverrà e come. Sappiamo solo di essere coerenti con la nostra filosofia politica sperando che la stessa sia la meno peggio per noi e l'umanità.
D'altronde, ci pare evidente, che dall'altra parte della barricata ci sia il peggio di quanto non si possa pretendere.

Noi non ci arrendiamo e continuiamo a sperare e a perseverare.

Viva Cuba. 

 

 

 

info@siporcuba.it

 HyperCounter