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LETTERA APERTA ALLA
STAMPA DEMOCRATICA E LIBERA ITALIANA PER I SUOI COMPORTAMENTI NEI
CONFRONTI DI CUBA
ANDREA GENOVALI -
Presidente nazionale dell’Associazione Puntocritico onlus
Spettabili Direttori,
vi scrivo con la consapevolezza che anche questa mia lettera finirà nei
vostri cestini e forse neppure avrete la pazienza di leggerLa, ma tant’è
credo che sia ugualmente giusto provarci, perché, mi permetterete, la
verità è sempre rivoluzionaria (anche quando è scomoda, come su Cuba).
Prendo spunto da un
ennesimo atto di, credo di poter dire, propaganda politica di bassa
qualità, compiuta dal quotidiano La Repubblica. Ma potrei citare anche
altri grandi e democratici e pluralisti quotidiani italiani.
La scorsa domenica 14
agosto di nuovo La Repubblica, ha pubblicato due lunghissimi articoli
assolutamente di parte e, direi, orgogliosamente di parte. Su Cuba, La
Repubblica, e tanti altri illustri giornali, non conoscono minimamente
il rispetto della pluralità delle opinioni, che, al contrario, molti di
voi sbandierano come la principale attività e il maggior bene da
difendere, una sorta di battaglia per una “democrazia preventiva”.
Ma su Cuba, una quella
piccola isola del Terzo mondo con appena 11 milioni di persone che
rappresenta anche per molti di voi l’incubo ossessivo di cui disfarsi,
vengono dette cose che molto spesso sono autentiche menzogne. La
poderosa, e a mio avviso pretestuosa, campagna di criminalizzazione di
Cuba è impressionante per il vasto spiegamento di mezzi che per me
risulta difficile da comprendere se non si volesse, e non è il mio caso
vi assicuro, diventare maliziosi e ritenere che i tanti milioni di
dollari stanziati pubblicamente dal Dipartimento di Stato americano per
una campagna di criminalizzazione contro Cuba in Europa siano arrivati
anche in Italia.
Scartata questa
ipotesi, resta però, oltre all’incomprensione, la rabbia per veder
pubblicate dal maggior quotidiano del Centrosinistra, in questo caso,
falsità, strumentalizzazioni e punti di vista che rappresentano
l’estremismo controrivoluzionario, molto vicino alle idee delle bande
dei cubano-americani di Miami, ma ad esse vengono affidate intere pagine
dei quotidiani come se da quei personaggi così ambigui e impresentabili
sgorgasse la verità assoluta e incontrovertibile su Cuba.
Addirittura viene
definito come un “regalo” a Castro un atto, uno dei rarissimi, di
giustizia degli USA nei confronti di Cuba, come quello che ha reso nullo
e quindi da rifare il processo farsa contro i 5 cubani condannati a vari
ergastoli da un tribunale di Miami (sotto evidente pressione delle logge
mafiose di Miami), solo perché hanno sventato attentati contro Cuba da
parte dei terroristi cubano-americani (quelli per intenderci
sovvenzionati dalla CIA e che hanno ucciso in uno dei tanti attentato in
un hotel dell’ Avana l’italiano Fabio Di Celmo).
Tutto ciò con il
silenzio, troppo spesso complice, anche di testate giornalistiche della
sinistra, con pochissime eccezioni.
E’ evidente che verso
Cuba, e verso una reale comprensione dei fatti che lì si verificano,
manca una reale pluralità di informazione che permetta a tutti i lettori
di farsi una vera opinione. Una mancanza esplicitamente voluta e che
serve a creare un clima negativo verso Cuba da parte dell’ opinione
pubblica italiana. E per questo, come per le armi batteriologiche in
Iraq, la propaganda è fortissima e, come sempre, è la verità, e sono i
popoli in carne ed ossa, a farne le spese.
Come lettore de La
Repubblica e uomo del centrosinistra voglio porgere le mie più sentite
proteste e rimostranze per la faziosità della stampa italiana, in primo
luogo a La Repubblica e a certa stampa di sinistra. Una protesta che
sono sicuro è condivisa da migliaia e migliaia di lettori ed elettori
del centrosinistra che, fortunatamente, molto spesso hanno le conoscenze
adeguate per capire le menzogne che ci vengono propinate quasi
settimanalmente contro Cuba.
Non chiedo a nessuno
di cambiare il proprio punto di vista, chiedo solamente che, come diceva
Piero Fassino su La Repubblica del 15 agosto, a proposito dell’avventura
bancaria di Unipol: “è compito di un’informazione libera far conoscere.
Giusto a patto che una tale attenzione la si applichi ogni giorno anche
a ogni società che compia acquisizioni… il che non mi pare avvenga con
lo stesso “accanimento” che si applica oggi a Unipol”.
Per Cuba chiediamo lo
stesso trattamento che oggi Fassino chiede per l’ Unipol, personalmente
lo chiedo a tutti voi e allo stesso Fassino, così superficiale e poco
attento riguardo alle cose cubane anche se in compagnia di altri
segretari di partito come Bertinotti, per esempio.
Si dia voce, allora, a
tutti i punti di vista anche a quelli che, come il mio e come quello di
migliaia e migliaia di persone, continuano a difendere a testa alta la
storia e le conquiste rivoluzionarie di un paese del Terzo mondo che può
competere in molti campi con i paesi occidentali e nel quale non
esistono desaparecidos, bambini che muoiono di fame e malattie, gravato
da un embargo durissimo di oltre 40 anni da parte dell’unica
superpotenza mondiale. Un paese Cuba, e andrebbe detto, dove
l’opposizione interna (anche quella che viene pagata da un paese
straniero e nemico, come gli USA, per rovesciare il governo cubano), può
fare le proprie assemblee e far partecipare giornalisti di tutto il
mondo, a patto che questi giornalisti abbiano un regolare visto di
ingresso per il lavoro che debbono svolgere, come capita in tutto il
mondo, e non ricorrano a trucchetti, tanto ridicoli quanto detestabili,
che coprono di ridicolo l’intera stampa italiana.
Non nutro speranza che
questa lettera aperta trovi spazio sui nostri quotidiani italiani da voi
diretti, ma spero molto più sommessamente e umilmente che la prossima
volta che tutti voi pensate di fare un pezzo su Cuba abbiate la
coscienza morale e l’onestà intellettuale e politica di dare voce anche
ai tanti illustri personaggi del mondo della politica, della cultura,
dell’associazionismo, del giornalismo che da decenni lottano a fianco di
Cuba per l’affermazione di quel principio di autodeterminazione dei
popoli che oggi l’Occidente con le sue immonde “guerre preventive” per
l’accaparramento delle risorse petrolifere nel mondo viola impunemente,
troppo spesso coperte da un giornalismo “embedded” che umilia i tanti
giornalisti che rischiano, ancor oggi, la vita per far conoscere all’
opinione pubblica la vera realtà dei fatti.
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