MIRADA CUBANA ARCHIVIO


 

 

CUBA, IL LATINOAMERICA E FIDEL

Sappiamo bene che Cuba non è perfetta ne lo è mai stata e, non lo sarà mai. Alla stregua di tutte le altre nazioni, ha pregi e difetti e, soprattutto limiti.
Ma noi siamo con Cuba, che consideriamo l'avamposto di una strenua resistenza al mostro imperialista proveniente da quell'occidente sempre troppo attaccato alla sua arroganza.
Non crediamo che il 100% della popolazione cubana sia con Fidel e la sua politica. Certo, vi è una maggioranza convinta ma c'è anche una piccola minoranza che crede nelle bugie di un mondo corrotto, senza sapere quanto sia sbagliato credere in esso.
L'esempio è vicinissimo: quegli Stati Uniti che mandano segnali di efferato consumismo vuoto a perdere, dove è più importante avere e mostrare piuttosto che l'essere.
Ma i cubani contrari alla rivoluzione non possono capirlo. Come non possono sapere quante vittime faccia ogni giorno il liberalismo nordamericano che colpisce migliaia di cittadini costretti a divenire homeless perchè hanno perduto il proprio lavoro. Non conoscono, questi cubani 'dissidenti' quanto sia difficile curarsi negli U.S.A. se non si possiede una privata e costosa assicurazione, dal momento che non esiste alcun tipo di assistenza pubblica gratuita. Come ignorano il razzismo esistente nella patria di Lincoln e la miseria dei sobborghi delle grandi metropoli americane.
Il mostro presuntuoso yankee, mostra sempre e solo il meglio della sua immagine consumistica e tiene fede, ma solo sulla pubblicità, di quale terra di opportunità disponga: peccato solo che spari ai migliaia di messicani che cercano di varcare la frontiera in Arizona, per poter raggiungere quell'insperato benessere vietato nel loro paese vassallo del potere di Bush jr.

Ma il mondo latinoamericano ha lanciato da tempo segnali confortanti. Da Lula in Brasile, pur preso dall'intrigo della politica clientelare ereditata da decenni di sudditanza verso gli USA; passando per Chavez in Venezuela che, forte del petrolio e di una mobilitazione popolare, sta rendendo difficile la vita agli interessi nordamericani; per seguire con Evo Morales, il primo indio divenuto presidente, molte nazioni stanno aprendo gli occhi per scoprire che è difficile ma possibile, una politica che esula dall'essere colonie di fatto di quel potere imperialista che proviene da Washington.
E questo lo si deve a Fidel, longevo e battagliero leader di un piccolo paese che ha saputo raggiungere e mantenere ferma  l'intenzione di essere indipendente.

Forse, per la prima volta dalla caduta del muro di Berlino e dall'assenza di strategie di alleanze, Cuba è divenuta a proprie spese, indipendente. Rimboccandosi le maniche, mettendosi in competizione, alienando teorie e percorsi effettuati in precedenza. Ha saputo resistere a numerosi attacchi formali, oggettivi e mediatici. Il vecchio leader, con tutti i suoi errori e limiti, ha retto il peso di una nazione che voleva mantenere a tutti i costi il proprio essere e non l'avere. L'hanno compreso i cubani nella loro maggioranza e se ciò ha dovuto essere inculcato e gestito con azioni esemplari, possiamo comprendere che al di là dei giudizi pontificati nel nome della democrazia e libertà, è stato necessario per tenere salda una coesione contro il grande mostro.

Si parla da anni del dopo Fidel e si lanciano ipotesi non suffragate da alcun fatto. Non ci interessa partecipare a questo gioco al massacro che assomiglia più ad un gioco di ruolo che non ad una vera e propria disamina politica ma siamo consapevoli del fatto che, Cuba saprà mantenere in vita la sua rivoluzione, soprattutto in vista delle nuove alleanze che iniziano a fare, del mondo latinoamericano, quella vera unità bolivariana che, nelle parole del Che, avrebbe dovuto essere l'unica strada per una vera e conscia unità di tutte le nazioni del centro e sudamerica.

Per questo, stiamo senza alcun pregiudizio con Fidel e con Cuba ma anche con tutti coloro che lottano per il proprio diritto a governare senza scendere a compromessi imperialisti e continueremo a considerare Cuba, il primo avamposto dell'America libera.

 

 

 

 

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