MIRADA CUBANA ARCHIVIO


 

UN ALBERO CHE DOBBIAMO SALVARE

di Miguel del Padrón

 

Sollecito i governanti europei, parlamentari ed istituzioni culturali ed umanitarie che sollecitino il governo degli Stati Uniti perchè metta in libertà i cinque cubani ingiustamente incarcerati per aver lottato contro il terrorismo e che una giuria di Atlanta  ha appena considerati innocenti, così come sollecito che il più brutale di tutti i terroristi, Luis Posada Carriles, autore dell’attentato contro un aereo della Cubana de Aviacion, esploso in pieno volo con tutti i suoi occupanti, sia estradato in Venezuela. 

Il prestigioso avvocato nordamericano Leonard Weinglass, dichiarò che la cosa più prudente per le autorità del suo paese sarebbe restituire la libertà ai giovani cubani, che il Governo degli Stati Uniti deve riconoscere che il processo fu un errore, che già i Cinque hanno sofferto sette anni in prigione e che non hanno avuto accesso a segreti nazionali né hanno provocato danno alcuno al paese, posizione a partire dalla quale sarebbe logica – precisò – che si chieda loro scusa per quello che è successo e li si rimandi alle loro case.  

Il passato 9 di agosto la Corte di Appello dell’Undicesimo Circuito di Atlanta revocò le condanne ed ordinò un nuovo giudizio da non tenersi in  Miami, città controllata dall’estrema destra dell’emigrazione cubana, caratterizzata come una vera mafia terroristica, che era stato infiltrata dai Cinque. 

L’avvocato Weinglass spiegò che la difesa sta attendendo che trascorrano i 21 giorni che ha la Procura per ricorrere, per vedere se il Governo seguirà ostinato il modello di punizione, come risultato delle pressioni di Miami, o abborderà il caso come  fa in situazioni simili che quando perde abbandona il processo.  

Sottolineò che se in questi 21 giorni non si prende una decisione, il caso girerà ad un giudice nordamericano ed incominceranno le preparazioni per un nuovo giudizio in una sede che non potrà essere Miami. 

La decisione della Corte di Atlanta fu considerata dalle autorità cubane come il trionfo della verità e la cosa migliore dell’etica e la cultura del paese nordamericano. Questa decisione ha una profondità significativa per la quale la stampa di quel paese, che aveva mantenuto un segreto quasi assoluto sul caso, dovrà affrontarlo ed il gran pubblico nordamericano conoscerà la verità. I cubani si fidano del popolo degli Stati Uniti. 

Gruppi di giovani nordamericani vicino ai Pastori per la Pace, pensano di realizzare un’intensa campagna per ottenere la liberazione immediata dei cinque e preparare un nutrito viaggio a L’Avana in agosto del 2006, per festeggiare l’ottantesimo compleanno di Fidel Castro e quello di uno dei cinque carcerati che compirà 50 anni quello stesso giorno. A queste iniziative aderiranno giovani cantanti, ballerini ed artisti del Canada, Venezuela, Messico e probabilmente degli altri paesi latinoamericani. Speriamo che spagnoli, francesi, portoghesi ed italiani facciano la stessa cosa. 

I nordamericani non devono chiedere permesso a nessuno per difendere Cuba. Il caso dal bambino Elián fu una dimostrazione di ciò, quando più dell’ ottantacinque per cento della popolazione fu d’accordo che fosse restituito a suo padre ed al suo paese e le autorità agirono conseguentemente. I cubani hanno la certezza che riusciranno ad ottenere il ritorno dei cinque prigionieri lottando assieme ai nordamericani onesti e alla comunità mondiale e fintanto che l’ex presidente nordamericano James Cárter starà al loro fianco, come altre importanti personalità.  

Molti analisti europei pensano che i cubani sono capaci di ricomporre più rapidamente i vincoli con gli Stati Uniti che con l’Europa stessa. Non si può ignorare che l’influenza nordamericana è ancora molto grande in Cuba, 59 anni di dominio neocoloniale lascia sempre orme ed inoltre perché l’intellighenzia nordamericana, in termini generali è più rispettosa ed amica di Cuba che l’europea. I cubani sentono gran rispetto e stima per il paese degli Stati Uniti. 

Disgraziatamente le relazioni dell’Europa con Cuba vanno di male in peggio. Produce un vero dolore vedere come un albero centenario fu abbattuto dalla furia dell’ignoranza, dal servilismo e la malvagità dei politici. Soprattutto quando l’albero stava dando abbondanti frutti. Prima fu il crollo del Campo Socialista e l’atteggiamento rivelatore dei dirigenti dell’antica Unione Sovietica e dei suoi alleati e dopo la mossa sbagliata, servile e politicamente stupida di José María Aznar che portò l’Unione Europea a sanzionare culturalmente Cuba abbattendo così quel promettente albero. Non possiamo ignorare che la stampa generalmente alleata all’imperialismo nordamericano e la recalcitrante destra, ha fatto molto per contribuire alla distruzione dell’albero, ora è molto difficile farlo crescere, ma è necessario riuscirci, benché non sia oramai lo stesso. 

Molti dei miei amici che sono appena ritornati da L’Avana hanno la sensazione che per i cubani l’Europa si allontani sempre più, e cominciano a vederla distante, molto distante: non è oramai solo l’oceano quello che la separa, o le approssimative 10 ore di volo. Ora essi guardano più verso il sud o verso l’Oriente e l’Europa sembra non interessar loro molto. Recentemente arrivò da L’Avana una nutrita delegazione di giapponesi residenti negli Stati Uniti per visitare la colonia di quel paese nella chiamata Isola della Gioventù e brindarono per l’amicizia eterna e che il prossimo anno ritorneranno. 

In questi giorni secondo l’agenzia di notizie AFP, si trova a L’Avana il governatore dello stato nordamericano del Nebraska, Dave Heineman, chi arrivò per negoziare nuove vendite di alimenti ed esplorare azioni comuni nel settore delle medicine e dello staff medico. L’accompagna un’importante delegazione di impresari, tra i quali si trovano produttori di fagioli, piselli, ceci, grano, mais e bestiame. Un comunicato unito precisò che anche gli statunitensi esploreranno nell’Isola “le opportunità di commerci nel settore delle medicine e dello staff medico.”  

L’anno scorso Cuba comprò alimenti presso produttori degli Stati Uniti per 475 milioni di dollari e nei prossimi mesi si aspettano importanti delegazioni di impresari, intellettuali, artisti, scienziati e giornalisti. 

L’economia di Cuba va a ritmi sorprendenti, perché nonostante il furioso uragano che ha appena frustato l’isola, sta recuperando in una maniera incredibile. 

Dopo aver rifiutato, con gran dignità, il ridicolo aiuto di 50.000 dollari del governo degli Stati Uniti, il costo dell’auto del Capo dell’Ufficio di Interessi a L’Avana, o quello che l’Unione Europea era disposta a offrire, l’economia dell’Isola crescerà perfino oltre il 7 percento previsto.  

In Cienfuegos, una delle province industrializzate più danneggiate, in solo 30 giorni ristabilirono tutto il sistema energetico ed ora gli operai si dispongono a lavorare turni extra per recuperare la produzione persa, ed assicurano che in due mesi ci riusciranno. 

La città di Trinidad, famosa per il suo stile nettamente coloniale, importante centro turistico ed una delle sette prime cittadine fondata dai nostri antenati remoti, è ritornata completamente alla normalità. Sulle abitazioni della provincia Granma nell’oriente del paese cominciano a far bella mostra di sé tetti nuovi e rilucenti, in solo 30 giorni quasi 10.000 sono stati completamente riparati.. Gli alberi si stanno riempiendo di foglie e dopo verranno i fiori ed i frutti. In un anno, tutto sarà meglio di prima. 

Mentre l’influenza europea segue in accelerata retrocessione, in Cuba parlavano il russo circa 300.000 persone, a molti non interessa oramai, altri preferiscono dimenticarsi di quella lingua e nel giro di alcuni anni, il numero di russoparlanti si sarà ristretto ed a poco a poco parte di quella cultura si sarà persa. 

Cuba era, ed è ancora, il paese dell’America Latina dove più cittadini parlano correttamente la lingua tedesca: calcoli statistici li stimano a più di 42.000, questo patrimonio si va a poco a poco perdendo e se i tedeschi non ristabiliscono presto tutti i vincoli sarà una gran perdita per quella cultura. 

La Francia che godette sempre e gode di molte simpatie in Cuba e dove l’influenza è notevole, incomincia a perdere interesse per molti cubani che pensano che la sua personalità ed indipendenza sia diminuita. Un fatto che ha sorpreso le autorità accademiche dell’Università di L’Avana è che nella convocazione della Facoltà di Lingue Straniere, ci furono più domande per studiare la lingua cinese e giapponese che per il russo o il tedesco.  

Mi raccontarono che molti intellettuali a L’Avana, con franchezza, dichiararono che per loro era lo stesso che cechi, bulgari, polacchi o rumeni chiudano le loro ambasciate a L’Avana o che Cuba espella i loro funzionari per la politica di ingerenza negli affari interni del paese e di sfacciata subordinazione agli Stati Uniti. 

Il danno è enorme. L’Europa ha smesso di essere un fattore di influenza nei destini di Cuba. Non doveva immischiarsi mai nei temi interni di quel paese e molto meno schierarsi con gli Stati Uniti in una disputa che dura da 100 anni. 

Le nostre autorità se avessero agito con modestia, prudenza ed intelligenza potevano convertirsi perfettamente in mediatori nel vecchio conflitto tra Cuba e Stati Uniti e salvaguardare l’equilibrio per il bene dell’armonia,della Giustizia e della Pace, questo è ora praticamente impossibile.  

I cubani ci vedono come un’appendice degli Stati Uniti ed alcuni perfino come colonie. Non siamo fidati ed inoltre i grandi statisti europei come De Gaulle, Pompidou, Giscard d´Estaing, Mitterrant, Fanfani, Aldo Moro, Saragat, Pertini, Olof Palmer e persino lo stesso dittatore Franco, non si sottomisero alla politica nordamericana verso Cuba, sono tutti morti ed attualmente non esistono altri come loro. 

Cuba e Stati Uniti apriranno un negoziato sui loro conflitti, di questo non c’è da dubitare, e lo faranno direttamente, non necessitano di intermediari e certamente non potranno essere gli europei. 

Secondo gli analisti Francia, Spagna, Belgio, Grecia, Austria, Portogallo e Svizzera sono i meglio indicati per contribuire a che l’albero dell’amicizia e della cultura tra Cuba ed Europa cominci nuovamente a crescere ed ora hanno un’eccellente opportunità.  

Essi devono dirigersi al governo degli Stati Uniti ed alle diverse autorità di quel paese per chiedere che mettano immediatamente in libertà i cinque giovani cubani che lottavano negli Stati Uniti contro il terrorismo. Sarebbe un gesto che aiuterebbe all’intendimento e l’amicizia. 

I governanti europei non devono temere gli Stati Uniti, possono giustificarsi con Bush dicendogli che il passato 25 maggio il Gruppo di Lavoro sulle Dichiarazioni Arbitrarie dell’ONU, affermò di forma categorica che “la privazione di libertà dei Cinque cubani è arbitraria ed è in contraddizione dell’articolo 14 della Convenzione Internazionale di Diritti Civili e Politici, della quale gli Stati Uniti sono parte” e che sollecitò al Governo nordamericano che “adotti le misure necessarie per rimediare a questa situazione.” 

I parlamentari e l’intellighenzia europea, quale che ne sia l’ideologia, devono agire con giustizia e fermezza in questo senso e la stampa può contribuire molto in ciò. Faranno un gran favore agli Stati Uniti se tolgono loro il peso di tanta ingiustizia e doppia morale, faranno un gran favore all’Europa, perché non sembreranno complici di tali fatti ed anche ai cubani che vedranno arrivare liberi i cinque giovani che rischiarono la loro vita per proteggerli dall’onda di terrorismo che arrivava ogni giorno a L’Avana da Miami..  

Molti credono che i governi europei siano sordi e muti quando si tratta di temi che colpiscono il loro grande alleato nordamericano, ma i movimenti di solidarietà possono fare molto esigendo ai loro governi ed istituzioni culturali ed umanitarie che per il bene degli stessi nordamericani, degli europei, della cultura e la giustizia si pronuncino chiaramente e determinatamente in questo senso.  

È il momento della Verità e la Verità e La Giustizia devono trionfare. I governi europei, il Parlamento, l’intellighenzia e la stampa europea hanno un’eccellente opportunità, speriamo che non la perdano e che i paesi dell’America Latina tanto vicini a Cuba, così come quelli di altri continenti, aiutino e possano esigere ai governi dell’Unione l’Europa, attraverso le loro ambasciate in ogni paese, che si pronuncino chiaramente per la libertà immediata di questi cinque giovani innocenti e per l’estradizione in Venezuela del terrorista Posada Carriles. Forse la brutta immagine che hanno dato di sé  in America Latina si trasformerà e l’albero dell’amicizia, del rispetto e della cultura tornerà a crescere. 

(trad. Titen)  

 

 

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