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Intervista a Oliviero
Diliberto
Oliviero Diliberto
Segretario Nazionale del Partito dei Comunisti Italiani
Realizzata da Marco
Papacci
Segretario circolo di
Roma Ass.ne Naz.le di Amicizia Italia-Cuba
Roma 14 dicembre 2005
D): Con le dovute
differenze culturali, storiche, geografiche e politiche, cosa
prenderebbe del sistema cubano per adottarlo in Italia?
R): Sicuramente il
sistema di protezione sociale, che è il più avanzato non soltanto di
tutta l’America Latina, il che non è molto difficile visto lo stato
degli altri paesi, ma anche rispetto a molti paesi occidentali, o
cosiddetti occidentali. Penso al sistema sanitario, al sistema della
protezione del lavoro, che sono avanzatissimi. Non è un caso che Cuba
venga attaccata parlando di Diritti Umani, dimenticandosi, naturalmente
sono in malafede quelli che l’attaccano, che il grande tema dei Diritti
Umani inizia dal diritto alla vita, ad una vita decente, ad una vita
dignitosa per tutti e non soltanto per ristretti gruppi di privilegiati
come nel resto del mondo.
D): A Cuba, alcune tipologie di cittadini (tra cui, ad
esempio i lavoratori di zuccherifici dimessi o in via di
ristrutturazione), hanno la possibilità di scegliere tra un nuovo lavoro
e frequentare l’università o corsi professionali, in questo secondo
caso, ricevono comunque un salario. Sa di altri paesi nel mondo in cui
si adotta questo stesso principio?
R): Ovviamente no. E’
un principio avanzatissimo. Se vogliamo è un principio che potrebbe
tranquillamente trovarsi nella nostra Costituzione repubblicana che
vogliono smantellare perché è il principio del diritto al lavoro,
connesso con il diritto all’istruzione. In Italia ci fu negli anni ’70
dopo la grande vittoria dello Statuto dei lavoratori, un esperimento non
così avanzato ovviamente, ma altrettanto interessante che era quello
delle cosi dette 150 ore. Cioè 150 ore di lavoro retribuite come lavoro
per quegli operai che andavano all’università o comunque volevano
apprendere nelle istituzioni scolastiche italiane. Naturalmente è durato
poco perché gli imprenditori non accettano l’idea che i lavoratori siano
istruiti, per un motivo molto semplice che alcuni si dimenticano, che la
cultura è lo strumento più formidabile per avere conoscenza, per avere
consapevolezza dei propri diritti, quindi andava abolito.
D): In Italia, il PDCI
è l’unico partito che sostiene con coerenza il sistema di governo
cubano, cos’è che vi fa mantenere questa posizione (sicuramente non
troppo comoda nello scenario politico italiano) di costante rispetto nei
confronti della Rivoluzione Cubana, cos’è che vi porta a non unirvi a
tutti gli altri partiti- nessuno escluso- schierati contro i “sistemi”
di Fidel Castro, “il dittatore che mangia i bambini”?
R): Basterebbe quello che ho detto sino adesso per giustificare la
difesa di Cuba. In realtà aggiungo un’altra cosa. Noi siamo
coerentemente antimperialisti , parola che non si usa più, neanche tra
quelli che si dichiarano comunisti in altri partiti. E’ il punto chiave.
Cuba non viene attaccata perché c’è una presunta “dittatura”, perché se
fosse questo il motivo, gli Stati Uniti dovrebbero attaccare mezzo
mondo. Cuba viene attaccata proprio perché è un simbolo per tutti
coloro che nel mondo non si sono arresi. E quindi va difesa, vorrei
dire quasi a prescindere, perché è la garanzia che si può sconfiggere
l’imperialismo. Per altro il simbolo è particolarmente rilevante proprio
perché è una piccola isola, a
90 miglia marine dagli
Stati Uniti d’America e questi non sono riusciti a eliminarla in tutti
questi anni ed è straordinario tutto quello che è successo.
L’unico esempio analogo
che io mi ricordo, forse i più giovani non lo ricordano, è esattamente
di circa trenta anni fa, quando nel 1975 fu ammainata a Saigon la
bandiera degli Stati Uniti. Ricordo un’immagine fortissima cioè
l’elicottero dell’Ambasciata degli Stati Uniti sul tetto dell’ambasciata
stessa che precipitosamente scappava. Anche lì alcuni milioni di piccoli
grandi uomini, i vietnamiti, riuscirono a sconfiggere il gigante
americano. Non sono molti gli esempi nella storia mondiale, quindi
teniamoceli stretti e difendiamoli.
D): Alla luce della
sentenza del tribunale di Atlanta che dichiara nullo il giudizio
tenutosi a Miami contro i Cinque cubani con cui li si condannava a più
ergastoli senza alcuna prova a sostegno delle accuse, lei crede nel
sistema giudiziario statunitense? Crede che questo possa andare oltre le
fortissime pressioni politiche, tutte assolutamente contro i Cinque
cubani, restituendogli finalmente la libertà?
R): Io ho una scarsa fiducia nel sistema giudiziario
statunitense, anche perché avendolo visto da vicino, nella vicenda della
liberazione di Silvia Baraldini, come dire ho scarsa fiducia. Tuttavia è
comunque un successo l’annullamento di quella sentenza. Io lessi a suo
tempo le motivazioni delle condanne, erano aberranti, anche dal punto di
vista della giustizia degli Stati Uniti d’America che si proclama “garantista”.
Per avere un processo equo, dovrebbe tenersi lontano dalla Florida, e se
fosse possibile con degli osservatori internazionali. Per quanto ci
riguarda, come Partito dei Comunisti Italiani, continueremo a sostenere
la causa dei Cinque patrioti, che tra l’altro avevano ricevuto delle
sentenze con delle pene accessorie di cui non parla nessuno, come per
esempio il divieto di incontrare i propri familiari, cosa che dovrebbe
urtare la coscienza democratica di qualunque persona perbene. Adesso
lasciamo stare la categoria destra o sinistra, qualunque persona
perbene. Occorre che l’opinione pubblica stia bene attenta a quello che
succede appunto nel prossimo processo che si farà negli Stati Uniti, in
modo tale da far sentire a quel tribunale, che non sappiamo ancora quale
sarà, che comunque non possono fare quello che gli pare.
Grazie Onorevole
Diliberto.
Oliviero Diliberto:
Grazie a voi per quello che fate per Cuba e buon lavoro.
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