MIRADA CUBANA ARCHIVIO


 

 

Riflessioni "corsare" sulla modernità

 

Francamente, non riesco ad accettare quella convinzione assai diffusa e corrente, troppo positiva e poco critica, relativa alla modernizzazione che è soprattutto un effetto ritardato e regressivo della post-modernizzazione delle economie e delle società capitalisticamente più avanzate del Nord Italia e del Nord del pianeta, la cui ricchezza e il cui potere derivano esclusivamente da un sistema di sviluppo che genera essenzialmente miseria, sottosviluppo e dipendenza in altre regioni del pianeta, comunemente identificate come "Sud del mondo", in cui purtroppo non si può non annoverare anche il Meridione d'Italia. A maggior ragione se ci riferiamo a una modernizzazione forzata e fittizia, come quella avvenuta nella fase storica post-sismica della società irpinaMa il discorso potrebbe essere esteso ed applicato facilmente ad altre aree depresse e sottosviluppate del Sud del mondo.

Quelle che fino a pochi decenni fa rappresentavano comunità coese e compatte, solidali e a misura d'uomo, benché anguste e chiuse nella loro arretratezza e genuinità culturale, essendo estremamente particolaristiche e localistiche (soprattutto sul piano dei costumi, delle tradizioni e delle usanze religiose e linguistiche), rette su un sistema economico-sociale senza dubbio arcaico e primitivo, di tipo feudale o semi-feudale, si sono trasformate in modo brutale e convulso. Per cui oggi appaiono come società disfatte e disgregate, sempre più alienate e nevrotiche, proprio a causa di un'accelerazione storica improvvisa e violenta che ha provocato un'involuzione e un imbarbarimento progressivo dei rapporti interpersonali. La schizofrenia e l'atomizzazione sociale, di massa, costituiscono i segni più eloquenti di una civiltà, quella occidentale, in pieno disfacimento e in fase di decomposizione irreversibile, in quanto momento terminale di un processo di declino storico strutturale e ideologico del sistema capitalistico-borghese.  

Anche in Irpinia, la conseguenza più atroce e drammatica di questa modernizzazione posticcia, è un processo di crescente alterazione e brutalizzazione dei comportamenti e delle relazioni umane, sempre più improntate e finalizzate ad un unico valore dominante, il profitto economico, quale unico scopo e unico modello di vita proposto ed imposto alle nuove generazioni. Le quali, non a caso, sono costrette ad emigrare in massa per cercare fortuna altrove, come è accaduto in passato ai loro antenati, seppure siano indubbiamente più scolarizzate e, in moltissimi casi, formate ai massimi livelli dell'istruzione scolastica e universitaria. Con la differenza sostanziale che quello odierno è un flusso migratorio senza più ritorno, come in gran parte si sta dimostrando, per cui la perdita per le nostre comunità si rivela davvero immane e irreparabile.

Tale modello socio-culturale è altamente diseducativo e deviante, nella misura in cui è diventato un fine assolutamente pervasivo e unilaterale, presente in maniera ossessiva nella nostra esistenza quotidiana. Tuttavia, tale principio non è sorretto da una coscienza etico-intellettuale sufficientemente critica e matura, capace di compensare e sostituire, se necessario, quell'interesse univoco con altri beni o valori umani e spirituali, più edificanti e gratificanti. L'imposizione di una visione generale della vita conforme al sistema economico dominante (perché di questo si tratta), avviene attraverso metodi diversi rispetto al passato, ricorrendo a procedimenti solo in apparenza democratici e non autoritari, eppure molto più alienanti ed oppressivi di qualsiasi dittatura militare.  

Sia ben chiaro un punto, a scanso di eventuali equivoci.

Non intendo qui formulare un'ipotesi di esaltazione acritica e apologetica del feudalesimo o delle civiltà ormai superate da un falso sviluppo che in realtà è in grado di generare su scala soprattutto planetaria, ma anche all'interno dei suoi assetti locali, nuove forme di sottosviluppo e di barbarie, né intendo esternare sentimenti di anacronistica nostalgia d'un passato che fu di dolore ed oppressione, di corruzione sociale e depravazione morale (almeno a livello delle classi sociali superiori: si pensi all'aristocrazia feudale, di stampo baronale, o alle fasce più elevate e più ricche della borghesia economico-mercantile), di miseria e sfruttamento materiale delle plebi rurali irpine e della servitù della gleba pre-esistente.

Al contrario, mi preme interpretare e comprendere la società presente a partire da un'analisi il più possibile lucida e oggettiva di quella trascorsa. Occorre indagare e spiegare la realtà odierna, segnata da un fallace sviluppo economico e civile, da una democrazia pseudo-liberale puramente formale, da un benessere assolutamente mercificato, corrotto e artefatto, in quanto prettamente consumistico. Tutto ciò al fine di progettare e costruire, se possibile, un avvenire migliore per le giovani generazioni irpine, ossia per i nostri figli, insieme con gli altri soggetti sociali realmente antagonisti e progressisti, ossia attraverso un'azione  di natura necessariamente politica, volta ad una trasformazione radicale dell'ordine vigente nelle nostre zone. Le quali sono ancora oppresse da una casta politica "digerente", ormai incancrenitasi, che governa utilizzando sistemi di stampo borbonico-feudale, alla stregua del celebre "Gattopardo" (di Giuseppe Tomasi di Lampedusa), convinto che tutto debba cambiare affinché nulla cambi e tutto resti come prima.

L'attuale processo di sviluppo ha generato soprattutto mostruosità, veleni e contraddizioni sociali estremamente brutali, provocando atteggiamenti caratteristici di un filone teatrale classificabile tra la tragedia e la commedia umana, dando origine a nuove sacche di miseria, sfruttamento e barbarie, all'interno di società sempre più massificate e omologate anche sotto il profilo etico-spirituale. Questo fenomeno di massificazione e standardizzazione dei corpi e delle menti umane, è peggiore di qualsiasi forma di fascismo e totalitarismo conosciuti in passato, in quanto è un sistema molto più subdolo e strisciante, non apertamente autoritario e coercitivo, nella misura in cui non si serve delle istituzioni apertamente repressive quali esercito, polizia, carcere, mentre si avvale soprattutto dei mezzi di comunicazione e di persuasione di massa, anzitutto dei messaggi pubblicitari subliminali, per cui la sua forza si rivela assai più efficace, convincente e pervasiva.

L'odierna società irpina è desolante e alienante, in quanto l'autonomia, la consapevolezza e la personalità del singolo individuo sono di fatto soffocate, essendo la persona deprivata di ogni scelta alternativa all'esistente (ossia al nulla), essendo espropriata di ogni diritto concreto e di ogni effettiva possibilità di partecipazione sociale, politica e culturale davvero libera e cosciente.

Insomma, il "pensiero unico" dell'homo economicus, proprio dell'ideologia neoliberista, frutto di un processo di espansione e globalizzazione imperialista su scala planetaria, ha attecchito anche in terra irpina, facendo degenerare, quasi più che altrove, le coscienze, le culture e i comportamenti individuali e collettivi all'interno di comunità che, malgrado tutto, erano ancora abbastanza omogenee e coese, sane ed integre moralmente, autenticamente e profondamente umane... Nonostante tutto!

Il mio "pessimismo cosmico" è solo apparente, in quanto discende da un'analisi disincantata della società presente, ma è sorretto e confortato da uno spirito ottimistico, derivante dalla volontà e dal desiderio di mutare lo stato di cose esistenti.

Lucio Garofalo

 

  

 

 

 

 

 

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