KENNEDY, COSPIRAZIONE
AD AMBURGO – IIºparte
La connessione cubana
è ancora presente a Miami e Dallas
di GABRIEL MOLINA
Un silenzio improvviso
rese maggiore la severità dell’ampio salone dal soffitto altissimo del
Capitolio Hil di Washington, quando entrò camminando lentamente dalla
grande porta quell’uomo sessantenne, di media statura, impeccabilmente
vestito con un completo di cashmire grigio con panciotto, camicia
bianca, cravatta a larghe righe diagonali e un cappello dalla tesa
piccola. Santos Trafficante Jr., il padrino
di Cosa Nostra nel sudovest della Florida, aveva perso molta di quella
sicurezza e sveltezza che mostrava all’Avana vent’anni prima.
Ricordo vivamente
quella scena e la ricreo adesso, anche se la maggioranza dei mezzi
d’informazione del mondo ha taciuto dopo la trasmissione di quel
documentario della TV pubblica tedesca, nonostante le prove
sull’omicidio di Kennedi, che si ottennero con investigazioni molto
serie del Comitato Speciale del Congresso degli Stati Uniti.
Vale la pena ritornare
sul tema, perchè a Miami insistono, com’è naturale, poichè si tratta
dell’anello di una catena, di una cospirazione quasi cinquantenne, tanto
che un giornale molto serio, almeno nella sua edizione in Internet,
come il messicano La Jornada, diretto dell’amica Carmen Lira, ha
pubblicato un articolo di Eva Usi che riprende il tema della
“Connessione Cubana” al modo di Wilfried Huismann. In effetti esiste
una Connessione Cubana minuziosamente investigata dal Comitato Specile e
riguarda il braccio di Cosa Nostra.
Il Comitato Speciale
portò a dichiarare in una sessione a Washington il noto capo mafioso,
che non è mai stato condannato. Il serio viso di Santos Trafficante Jr.,
infastidito perchè le sue connessioni cubane lo collegavano nuovamente
in vista in quell’autunno del 1978, anche se quella volta si trattava di
una cosa più pericolosa delle investigazioni del Comitato Chruch del
1974 e del 1975: si trattava di mostrasi alla luce pubblica per il suo
reclutamento nella CIA per attentare contro la vita del leader cubano
Fidel Castro.
Si trattava di
delucidare quindici anni dopo l’omicidio di Kennedi gli evidenti indizi
su una cospirazione, perchè non era stato un omicidio “solitario”, con
la possibile partecipazione dei membri della mafia italo-nordamericana.
L’arrivo del mafioso
aveva provocato una grande impressione tra i giornalisti e gli
investigatori che coprivamo l’udienza.
Il vecchio zar del
gioco e del traffico di droga dell’Avana era diventato ancora più famoso
al suo ritorno nell’impero, ben lontano, dopo il termine nel 1959 delle
sue attività di mafia a Cuba, dall’abbandonarle. Egli le rafforzò a
Miami e le ampliò in America Latina e nei Caraibi durante gli anni ‘60 e
’70.
Nella sessione
precedente a quella nella quale apparve Santos Trafficante, il suo
vecchio socio, il milionario José Áleman Jr., figlio di un ex Ministro
dell’Educazione a Cuba, famoso per labilità con cui sottraeva i fondi
dell’erario pubblico, dichiarò che il suo amico Santos in una
conversazione privata del settembre del 1962, gli aveva confidato che il
Presidente Kennedi sarebbe stato ucciso e che lui se lo ricordò un anno
dopo, quando avvenne l’omicidio.
Áleman confermò le sue
prime dichiarazioni, ma poi le cambiò e disse nella nuova versione che
il Padrino aveva dichiarato che Kennedy sarebbe stato “colpito” e
probabilmente si doveva intendere che Kennedi sarebbe stato
“schiacciato” da una quantità di voti repubblicani nelle elezioni del
1964, ma non che sarebbe stato assassinato.
Di fronte
all’insistenza dei deputati, Áleman disse che temeva per la propria vita
e che per questo aveva chiesto la protezione per testimoniare di fronte
al Comitato ed effettivamente due sceriffi della polizia federale,
seduti dietro a lui, di fornte ai membri del Comitato, guardavano il
locale, molto attenti.
Molto eccitato e
impaurito, Áleman alzò la voce per dire: “Io avevo informato le autorità
di tutto questo e avevo parlato con dei membri del FBI, dicendo che
stavano accadendo cose irregolari con il Presidente Kennedi!” .
“Tutto quello che è
accaduto io l’ho rivelato al FBI ma poi mi hanno detto di non
preoccuparmi, perchè Oswald era un assassino solitario!”
TRAFFICANTE AMMISE IL
SUO LAVORO CON LA CIA
L’interrogatorio di Santos Trafficante cominciò con il tema della sua
partecipazione ai tentativi di uccidere il leader della Rivoluzione
cubana ed egli ammise che era stato reclutato dalla CIA per il
complotto. All’inizio dell’udienza il Don della Florida disse che si
sarebbe rimesso al Quinto Emendamento, per non fare dichiarazioni.
Il deputato Richardson
Prever, che presiedeva la sessione, per far sì che Stokes facesse le
domande, disse che gli si concedeva l’impunità su possibili delitti
commessi in quel settore, obbligandolo a testimoniare. Trafficante
affermò che aveva lavorato nel settore del gioco, ma che si era
ritirato; dichiarò di aver vissuto all’Avana sino al 1959, quando i
casinò erano legali a Cuba.
“Ne avevo tre: il Sans
Souci, il Comodoro e il Deuville!”. Poi aggiunse rispondendo a Stokes,
che sino al 1958 il governo di Batista prendeva al 50% delle entrate
delle slots-machine e di altri giochi.
Il Padrino aggiunse
che nell’Accampamento Tiscornia dell’Avana, dove fu internato nel 1959,
c’erano alcuni suoi amici come Giuseppe di Giorgi e Jack Lansky,
fratello di Meyer. Trafficante non volle precisare quanto denaro
rappresentavano i suoi investimenti a Ciba, ma Stokes dichiarò che
Ricardo Escartin ,della Sezione d’Interesse di Cuba a Washington, aveva
fornito al comitati l’informazione che solamente il Habana Riviera
produceva 25 milioni di dollari l’anno. Trafficante replicò che non
aveva interessi nel Riviera.
Di fatto non appariva
come il padrone di quel casinò.Chi lo gestiva era Meyer Lansky, che
figurava come ausiliare di cucina. Rispette ai tentativi di assassinare
Fidel Castro, Trafficante disse che il primo a contattarlo fu, per
incarico della CIA, John Roselli, capo influente nel mondo dello
spettacolo e che, più tardi fu Sam Gincana, un Don di Chicago.
In quell’epoca, mentre
dichiarava al Comitato, Trafficante era il solo superstite dei tre capi
mafia reclutati dalla CIA per assassinare il Presidente di Cuba.
Trafficante morì anni dopo di morte naturale. Roselli invece aveva
continuato a mettersi nei guai con la giustizia, usando la sua
collaborazione con la CIA per non andare in carcere. Giancana fu
condannato nel 1964, ma meno di due anni dopo, durante l’appello del suo
caso, giunse un messaggio direttamente da Washington, inviato dallo
stesso segretario di giustizia Katzenbach, che diceva di liberarlo.
Uscendo dalla prigione il Don di Chicago andò in Messico, forse per
compiere gli ordini dopo la sua liberazione e vi rimase sino al 1974.
Nel 1975 Giancana
aveva dichiarato per la prima volta di fronte al Comitato Church e si
preparava per altre dichiarazioni davanti al Comitato Speciale del
Congresso che investigava l’uccisione di Kennedi, ma non fece a tempo,
perchè fu trovato in un lago di sangue nella sua residenza di Oak Park,
in Illinois, con uno sparo nella bocca e cinque nel collo. Mesi dopo il
cadavere di Roselli apparve in un barile gettato in un fiume.
Trafficante negò
d’aver detto che Kennedi sarebbe stato “colpito” e d’aver avuto vincoli
con l’assassinio del Presidente.
Quando il capo mafia
con quel nome tanto indicativo uscì dalla sala accompagnato dal suo
giovane avvocato, noi giornalisti gli corremmo dietro, ma il suo
avvocato si incaricò di allontanarci e non disse più nulla.
Le sessioni
continuavano analizzando le investigazioni e il Comitato giunse alla
conclusione che Jack Ruby, che uccise Oswald, aveva effettivamente
vincoli con il crimine organizzato e con Trafficante, nonostante la
negazione di quest’ultimo.
La conclusione
proviene dalle tante prove, dalle telefonate realizzate da Ruby, circa
25 – 35 fatte in maggio e persino 96 in novembre, la maggioranza
dirette a membri della mafia e ai loro associati.
I CONTATTI DI RUBY CON
LA MAFIA
Tra giugno e settembre
del 1963, Ruby fece sette telefonate interurbane a Lewis J. McWillie,
intimo associato di Trafficante e Meyer Lansky. Nel 1959 lo visitò varie
volte all’Avana. Mc Willie lavorava nel casinò del Cabaret Tropicana e
le autorità rivoluzionarie di Cuba consegnarono i visti d’immigrazione
che confermavano le entrate e le uscite dell’assassino di Oswald.
Ruby aveva telefonato
anche a Irwin S. Weiner, un vincolo tra la mafia di Chicago e a N. J.
Pecora, il secondo di Marcello a New Orleans e a vari dirigenti
sindacali corrotti. Il Comitato disponeva di prove anche sul fatto che
Ruby dirigeva cabarets a Dallas e faceva da testa di ferro alla mafia di
Chicago.
Ruby aveva avuto molti
contatti con Lenny Patrick, della mafia di Chicago e principale
luogotenente di Gincana. Inoltre era vincolato a David Yaras esecutore
della mafia che ammise di averlo conosciuto nel 1964, con David Ferrie
diorigine cubana, pilota di Marcello, che a sua volta frequentava a New
Orleans Lee Owsvald.
Ferrie, che era al
soldo della CIA, il Comitato lo rivelò, ebbe relazioni con Oswald nello
Squadrone Falcón della pattuglia civile aerea e con un ufficio della
mafia di New Orleans in 544 Camp Street, dove operavano gruppi che
attuavano contro la Rivoluzione cubana. Come Guy Banister, lo stesso
Oswald aveva un ufficio lì registrato, falsamente, come Fair Play con
Cuba.
Ferrie era a Dallas
il giorno in cui ammazzarono Kennedi e fu arrestato e interrogato sul
fatti. Nel 1959, assieme a un disertore dell’esercito cubano, Pedro
Luis Díaz, Ferrie aveva partecipato al primo bombardamento degli USA
contro l’Avana, pilotando i due un B-25 in un’operazione preparata da
Eladio del Valle, un uomo di fiducia di Trafficante come lo era Herminio
Díaz.
Yaras e del Valle
furono misteriosamente assassinati poco dopo l’uccisione di Kennedi e il
capitano Jack Revill, della polizia di Dallas, nella sua dichiarazione
davanti al Comitato, disse che Ruby aveva contatti con i mafiosi, ma non
era compromesso come membro.
Nell’udienza fu
chiarita la mancanza d’attenzione della polizia di Dallas che giunse ad
annunciare pubblicamente il trasferimento di Oswald e lasciò andare Jack
Ruby, i cui contatti con i mafiosi erano noti. La domanda che sorse fu
se Jack Revill era stato processato e se erano stati giudicati alcuni
dei poliziotti coinvolti in quei fatti scandalosi.
“No che io sappia”,
disse Revill al congressista Edgar e provocò un profondo ed eloquente
silenzio.
LA CONNESSIONE BUSH
I giornalisti Lázaro
Barredo e Raul Taladrid hanno ricordato pochi giorni fa in Granma i
vincoli tra George Bush padre e i capi banda cubani a Miami,
cominciando da Felix Rodríguez, che dirigeva assieme al recentemente
evaso- allora - dalla prigioni venezuelane, Luis Posada Carriles gli
scambi di droga per armi, da consegnare ai Contras del Nicaragua.
Jeb Bush, fratello
dell’attuale presidente e governatore della Florida, è stato un elemento
essenziale per la certezza dell’uscita dalle prigioni di cubani
condannati per crimini terroristi, come si legge nel libro “Cuba
confidenziale: amore e vedetta all’Avana e Miami”, scritto dalla
giornalista Luise Bardaci, che ha vinto premi per il giornalismo
investigativo e che è stata segnalata per i suoi lavori tra Cuba e
Miami, su incarico del New York Times e Vanity Fair. Ebbe molta
risonanza l’intervista che fece per il NYT a Luis Posada Carriles.
La famiglia Bush ha
fatto sue le domande degli esiliati cubani estremisti in cambio
d’appoggio finanziario ed elettorale, ha scritto il The Guardian.
Nel 1984 Jeb Bush,
allora capo del Partito Repubblicano nella Contea dell Florida cominciò
una stretta associazione con Camilo Padreda, un ex ufficiale dei servizi
segreti della dittatura batistiana e capo finanziario del Partito,
accusato di aver rubato 500 mila dollari assieme a Hernández Cartaya, un
altro personaggio di origine cubana, ma le prove non furono mai prese in
considerazione dopo che membri della CIA dichiaraono che Cartaya aveva
lavorato per loro.
Posteriormente Padreda
si dichiarò colpevole del furto di milioni di dollari al Dipartimento di
Sviluppo della Casa e l’Urbano. Il fratello più giovane del presidente
negli anni ‘80 era tra i protetti del grande corrotto Miguel Recaray,
che aveva aiutato la CIA nei suoi tentativi per uccidere Fidel Castro.
Recaray amministrava
gli Internacional Medical Centers e assunse Jeb Bush come consulente dei
beni reali pagandogli 75.000 dollari.
Il futuro governatore
della Florida realizzò un vigoroso lobby di grande successo a favore di
Recarey e dei suoi affari nelle amministrazioni di Reagan e Bush padre.
Recarey fu accusato per una famosa e gigantesca frode al Medicare, ma
scappò dagli USA prima del processo.
Jeb Bush è stato
amministratore della campagna politica di Ileana Ros Lethinen, che
ottenne la nomina nel Congresso grazie soprattutto alle minacce del
marito, il giudice Lethinen, di denunciare l’avversario Raúl Martínez.
Ileana partecipò
all’operazione con la ex presidentessa di Panama, Mireya Moscoso, per
liberare la banda dei terroristi di Posada Carriles, i cui membri oggi
vivono liberamente a Miami e aiutano il loro capoccia.
Il giornalista Jm de
Fede ha criticato la Ros Lethinen per la sua difesa di Posada e questo
gli è costato il licenziamento dal Miami Herald, pochi mesi fa. Non si
deve dimenticare che George Bush padre era intervenuto nella liberazione
dalla prigione del terrorista cubano Orlando Bosch.
Come presidente gli
concesse la residenza negli USA, a dispetto del Dipartimento di
Giustizia della sua stessa amministrazione che aveva definito Bosch “un
pericolo terrorista!”
Tra i crimini di Bosh
c’è l’organizzazione, assieme a Posada, della crudele esplosione di un
aereo cubano civile nel 1976, che proveniva dal Venezuela ed esplose
sopra Barbados, nella quale morirono 76 persone. Bosch non si è mai
pentito della sua attività, ha dichiarato la Bardaci. Altri terroristi
cubani come Jesse Dionisio Suarez e Virgilio Páz Romero, che nel 1976
uccisero il diplomatico cileno Orlando Letellier a Washington, sono
stari liberati dai Bush
Il governo di George
Bush II ha annunciato che in maggio, nonostante tutti gli scandali
finanziari e i delitti che minacciano la stabilità del suo governo, o
forse proprio per quelli, inizierà nuove azioni per annichilire la
Rivoluzione cubana, come chiedono i suoi alleati di Miami.
Il documentario della
TV tedesca che casualmente ha coinciso con la visita a Washington delle
primo ministro Angel Merkel, fa parte della congiura. Tatticamente si
tratta di una misura che ha il fine di distrarre l’opinione pubblica
dal piano per liberare Posada Carriles, poichè l’avvocato del terrorista
ha minacciato il Governo USA dicendo che Posada potrebbe parlare degli
incarichi di lavoro sporco che gli assegnarono nella Connessione Cubana,
e provocare severi danni al governo nordamericano se non lo
libereranno.
Questa strategia fa
parte dell’operazione d’artiglieria per realizzare l’obiettivo
eufemisticamente chiamato “transizione a Cuba”, ovvero, leggasi “Nuova
colonizzazione di Cuba!
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