MIRADA CUBANA ARCHIVIO


 

 

Cuba, gli Stati Uniti e l’America Latina  

GIOIA MINUTI

 

Ogni volta che a Cuba si parla di cambiare le relazioni, di creare  relazioni normali (certo non come quelle che esistevano prima del trionfo della Rivoluzione) con il poderoso vicino, si chiede che  gli USA rispettino le leggi internazionali, che seguano le indicazioni del quasi unanime voto contro il blocco etc., si scrive che Cuba “s¡ sta calando le braghe”, e scusate l’espressione.

E se poi succede che - con Fidel malato o meglio in convalescenza- questo discorso lo fa Raul, temporaneamente alla guida dell’Isola e primo vice ministro, addirittura si specula che Fidel è morto e Raúl vuole una politica flessibile, differente da quella stabilita sino ad oggi.

Probabilmente è davvero difficile – per chi non conosce e non vuole conoscere Cuba - capire l’operato di un governo che lavora all’unisono: quando si dice Fidel si dice popolo cubano va sempre ricordato.

Non è slogan, è vero! Dove i politici si occupano “davvero” della comunità e non solo di vantaggi personali e delle poltrone da difendere, quando il popolo “davvero” parla con il suo governo è il suo governo e il governo eletto da questo popolo fa tesoro di quel che dice la gente, non si devono leggere significati oscuri tra le righe ed esiste democrazia.

A Cuba non si usano menzogne, non ci sono politici furbetti e si usa come principio la sincerità in politica e questo probabilmente è sconvolgente per molti politici nel mondo.

Raúl ha parlato nel suo discorso del 2 dicembre, in occasione del 50º delle FAR, le Forze Armate Rivoluzionarie di cui è ministro, e del 50º dello sbarco del Granma oltre agli 80anni di Fidel, di cercare la strada per ristabilire una relazione normale tra i due paesi, a patto che gli Stati Uniti accettino la politica scelta dalla popolazione cubana in mille occasioni diverse e rispettino la totale sovranità dell’Isola.

Questo è lo stesso discorso che ha fatto Rafael Correa, nuovo presidente del Ecuador; che ha fatto Evo Morales, presidente della Bolivia, che ha fatto Nestor Kirchner in Argentina, che fa Lula, in Brasile, che fa Chávez, presidente del Venezuela, tutti con le loro sfumature nazionali,che ha fatto Fidel, molte volte in 50 anni e con le stesse parole, perchè Cuba non ha mai dichiarato guerra agli Stati Uniti, ne armata nè economica, non ha ma invaso gli USA e non ha mai violato accordi firmati tra i due paesi, come quelli sull’emigrazione, non h amai applicato leggi extraterritoriali per i cittadini statunitensi come la famigerata e assassina Ley de Ajuste Cubano, non h amai organizzato azioni di terrorismo o di guerra biologica non ha mai dato asilo a terroristi internazionali come invece ha Washington contro questa piccola Isola...             

Chi specula sulle dichiarazioni di Raúl dovrebbe pensare di più a chi è l’interlocutore, cioè all’impero, perchè se tanti paesi dichiarano: “Avremo relazioni normali con gli USA a patto che...” significa che esiste un responsabile dell’anormalità delle relazioni...

L’America Latina è il continente del futuro proprio perchè guarda se stessa  come una regione, un continente che sarà unito, che vincerà la globalizzazione e l’imperialismo e Cuba è alla guida di tutto questo movimento bellissimo che ci garantisce che un mondo diverso e migliore è possibile.

Fide è un uomo di 80 anni  che ha avuto una vita durissima e non si è mai risparmiato, ha sempre dato tutto alla Rivoluzione, al suo popolo e alla Patria. Ora è convalescente da una grave malattia  e noi tutti speriamo molto vivamente di rivederlo tra noi come guida, come Padre spirituale, come combattente, come Capo della Rivoluzione più grande e meravigliosa che l’uomo ha mai saputo creare.

Si sono scritte e dette molte cose bellissime su Fidel, la sua persona e il suo modo di fare politica, sul suo umanesimo, sul modo di guidare questa Cuba che il centro dei più grandi e importanti Fori intellettuali del mondo, anche se alla stampa internazionale non piace scriverlo.   

La semplicità di Fidel, la sua mancanza di vanità, le sue molte virtù, non appaiono mai, al contrario – vedi Forbes e scemenze similari a cui molti “vogliono credere -  ma la verità più incisiva e importante di cui nessun mezzo d’informazione internazionale scrive è che non esiste quel “dopo Fidel” su cu si specula tanto.

Questo “dopo Fidel” con cui mille si riempiono la bocca sperando cose grosse, gravi, pesanti come invasioni e ribellioni, come desiderano i gusanos di Miami, che sono ansiosi di veder i cubani in un bagno di sangue nei famosi tre giorni di pulizia dal comunismo  previsti dal Piano Bush, tutti    coloro che temono l’esempio morale di Fidel, del governo e del popolo dell’Isola.

Il popolo di Cuba e Fidel sono rivoluzione e il futuro è America Latina unita, è integrazione, è salute, educazione, giustizia, case, pace, democrazia: è socialismo, quel socialismo che non solo Cuba difende e sviluppa.

Ieri Raúl ha parlato al governo di un paese che sta vivendo tempi durissimi per colpa di un governo guerrafondaio, di un impero aggressivo e assassino, che non rispetta le leggi internazionali, che impoverisce la sua stessa popolazione, che l’abbandona nei disastri  per fare guerre d’aggressione, che vuole dominare il mondo unilateralmente, ma  non ci riuscirà.

Il serpente a sonagli sbatte la coda perchè ha la testa stretta tra due tenaglie: Iraq e Afganistan e i democratici hanno conquistato la maggioranza sia nella Camera che nel Senato.

Il nuovo capo della Commissione dei servizi segreti della Camera bassa degli USA,  Silvestre Reyes è contro la guerra in Iraq e contro le altre guerre

d’invasione come molti altri democratici che hanno chiesto e reiterato che gli Stati Uniti devono sviluppare relazioni normali con Cuba che, non va dimenticato,  è la chiave del Golfo.

Cuba è un buon cliente degli Stati Uniti, che vendono all’Isola solo alimenti e sempre meno medicinali pagati in contanti –Bush ha addirittura chiesto pagamenti anticipati prima delle consegne, rifiutati da Cuba  -  e molti congressisti nordamericani e rappresentanti di migliaia d’organizzazioni di lavoratori agricoli, di Camere di Commercio, di porti di vari Stati, hanno visitato Cuba e sostenuto di voler lottare per stabilire relazioni paritarie , di import - export come esistono tra tutti i paesi del mondo.

Il blocco economico, condannato di nuovo di recente dalla stragrande maggioranza di paesi del mondo – 183 a 4 - deve scomparire: Cuba è uno dei pochi Stati sempre citato molto positivamente dalle Agenzie delle Nazioni Unite – UNESCO , FAO, UNISIDA e altre - per la sua politica nell’educazione, la salute, il rispetto del medio ambiente e molto altro, ma tutto questo scompare nella stampa internazionale sciocca e pettegola, venduta al “padrone del vapore” e assente di etica, che sa solo pubblicare note false e tendenziose, che non scrive mai che Cuba è costretta a combattere una guerra non dichiarata da 50 anni, sferrata dalla nazione più potente del mondo e che nonostante questo ha saputo ricostruire la propria economia, ha aiutato decine di nazioni con necessità, ha assistito migliaia di persone con le missioni internazionaliste, ha permesso a migliaia di ragazzi di famiglie povere anche degli Stati Uniti, di studiare e laurearsi nelle sue università: a Cuba vivono una società sana e una gioventù tra le meglio preparate del mondo.

Invece di prendere esempio da questa Isola nel rispetto di ogni scelta politica e culturale, si scrive che ora Cuba teme gli Stati Uniti, si scrive che Raúl ha deciso di svolgere “una politica diversa da quella di Fidel”!

Quanta sciocca presunzione da parte di coloro che non conoscono l’Isola, che non sanno come si vive a Cuba, che da cinquantanni scrivono falsità che vengono smentite dai fatti stessi, quelli che accettano solo come verità colata le menzogne, provate, di un gruppo di mercenari venduti al nemico e delle oro sfacciate mogli  che scimmiottano vergognosamente le meravigliose e coraggiose Madri di Plaza de Mayo e che a Cuba sono ignorate con disprezzo.

Fidel e Raúl, il governo e il popolo cubano sono come le cinque dita della stessa mano – i Cinque sono cittadini a patrioti  cubani – e anche Fidel, di fernet ai colpi del nemico, ha sempre sostenuto, con parole diverse ma con lo stesso significato - che dopo un raccolto se ne fa una altro, come papà Cervi, a cui i fascisti uccisero i sette figli maschi.

Con tutti e per il bene di tutti: Cuba applica questo insegnamento di José Martí con tutta l’umanità e oggi non è più sola a svilupparlo.

Il Colloquio che si e svolto in occasione dei festeggiamenti per gli 80anni di Fidel ha dimostrato quanto amore e quanto prestigio riscuotono nel mondo il Comandante in Capo, la Rivoluzione  e il popolo cubano.  

Perchè i presuntosi governi europei e i ricchi paesi del nord non pensano a questa frase di Martí fatta sua da Fidel : “Con todos y para el bien de todos” e non imparano ad applicarla pensando al futuro dei loro figli e nipoti... Perchè molti politici non cominciano a ragionare da uomini degni e non come animali da preda?        

Cuba ha organizzato il 2 dicembre una sfilata militare e una marcia popolare per festeggiare tre ricorrenze e Raúl Castro ha specificato che le armi nell’Isola servono per difendersi, in questo piccolo paese che da cinquantanni sa combattere una guerra di tutto il popolo – non va mai dimenticata l’aggressione di Playa Girón - e che nessun impero potrà mai conquistare  una popolazione che difende la propria terra, i propri ideali, e i propri sogni.  

 

 

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