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Cuba ha chiesto alla UE la sponsorizzazione per proteggere i prigionieri
di Guantánamo
Approvata grazie alle
brutali pressioni nordamericane la risoluzione contro l’Isola
MIREYA
CASTAÑEDA
CUBA ha richiesto
all’Unione Europea (UE) di co-sponsorizzare un progetto di risoluzione
esigendo un’indagine sulla situazione dei diritti umani nella Base
Navale degli Stati Uniti a Guantánamo .
Il ministro Felipe
Pérez Roque ha detto di sperare la co-sponsorizzazione dell’UE, come ha
fatto con la risoluzione degli USA contro Cuba nella Commissione dei
Diritti Umani (CDH). Nella base illegalmente occupata a Guantánamo hanno
subito orribili torture cittadini dell’UE che da vari anni guardano
prigione senza essere stati sottomessi a un processo e senza assistenza
legale.
Il ministro degli
Affari Esteri ha affermato che l’approvazione di una risoluzione degli
USA contro Cuba a Ginevra è stata possibile grazie alle brutali
pressioni esercitate contro i paesi membri della CDH.
In una conferenza
stampa, Pérez Roque ha analizzato la votazione e immediatamente dopo ha
annunciato che è stato inserito nella Segreteria Generale il progetto
intitolato: “La questione dei detenuti nell’area della Base Navale degli
Stati Uniti a Guantánamo”.
All’inizio del suo
intervento di poco più di un’ora, il ministro cubano degli Esteri ha
informato che gli USA sono riusciti ad imporre per forza la spuria
Risoluzione (21 voti a favore, 17 contro e 15 astensioni) e ha
analizzato alcune situazioni relative a quella votazione.
Prima di tutto ha
segnalato che gli USA hanno fatto pressione, con successo, sull’Arabia
Saudita, un paese che nel 2004 ha votato contro la risoluzione e adesso
lo ha fatto a favore. “Si sa” – ha commentato - “che il principe erede
verrà ricevuto il prossimo 24 aprile nel ranch del presidente Bush.”
L’Ucraina ha anche
radicalmente cambiato il suo voto (contro nel 2004 e ora a favore).
“Tutti sanno” – ha
detto il Ministro - “che il nuovo presidente ucraino ha viaggiato a
Washington di recente e lì si è impegnato scrivendolo, ad appoggiare gli
USA nelle sue campagne contro Cuba e Bielorussia.”
“Ma è stato
nell’Africa” –ha sottolineato Pérez Roque - “dove Washington si è
impegnata a fondo approfittando della grave situazione economica e
sociale che affrontano i paesi africani. Alcuni hanno ceduto - avevano
votato contro nel 2004 – ed hanno cambiato il loro voto per le brutali
pressioni e i ricatti imposti.
(Burkina Faso, Togo e
Swaziland che hanno votato nel 2004 contro adesso si sono astenuti).
Senza menzionare i
paesi, il Ministro degli Esteri ha citato alcuni esempi che dimostrano
quelle pressioni soprattutto economiche: minacce di chiudere i porti
alle importazioni di cotone, ostacoli ai benefici della Legge per
accedere al mercato nordamericano con riduzione dei dazi.
“Ma quello che è
impressionante” - ha ritenuto il Ministro- “è che 9 paesi africani si
sono mantenuti fermi e hanno votato contro. A quel voto si è sommata
Eritrea (nel 2004 si era astenuta).
Rispetto all’Asia, ha
fatto riferimento al caso del Pakistan, “coinvolto in una complessa
situazione geo-strategica” e che dopo 7 anni di voti a favore di Cuba è
passato all’astensione.
In una zona si
distinguono i voti contro la Risoluzione emessi dalla Cina, l’India e
l’Indonesia. “Se si vede il numero di abitanti” – ha detto il Ministro-
“la maggior parte della Terra è stata accanto a Cuba”.
Continuando la sua
riflessione, il Ministro ha sottolineato che a Ginevra è fallita la
cosiddetta latino americanizzazione perché nella stessa votazione sono
stati apprezzati i cambiamenti che stanno avvenendo nella regione.
“Nessun paese del
cono Sud, per la prima volta, ha votato a favore della Risoluzione”.
Alle astensioni di
Argentina, Brasile, Ecuador e Paraguay, si sono sommati Perú e
Repubblica Dominicana, fatto valutato positivamente.
Felipe ha passato in
rivista il Centro America con i tradizionali voti a favore di Costa Rica
e Honduras e ha manifestato di non poter ignorare che ancora una volta
il governo del Messico, con il suo voto a favore della risoluzione, ha
optato per il confronto e ha tradito i fraterni e generosi rapporti tra
i due popoli.
Ha ricordato che il
Senato messicano, le ONGs e l’opinione pubblica hanno chiesto una
rettifica al loro governo. “Al popolo messicano, il nostro
ringraziamento per il suo appoggio” e ha ritenuto che il popolo non è
rappresentato perché “si impongono altri interessi”.
“Il governo del
Messico” - ha sostenuto Pérez Roque- “ha negoziato il voto contro Cuba
per ottenere la Segreteria Generale dell’Organizzazione degli Stati
Americani (OEA)”.
Il Ministro ha
valutato che il governo messicano sta approfondendo il suo isolamento
nell’America Latina e si muove in direzione contraria ai venti
d’integrazione del continente. “Il Messico passa la frontiera del fiume
Grande verso il Nord”.
Il caso dell’UE ha
consumato un certo tempo nella dichiarazione di Pérez Roque. Le nazioni
del Vecchio Continente “con l’inedita finora co-sponsorizzazione in
blocco del progetto, si sono piegate ancora una volta alla politica
degli USA contro Cuba” in un atteggiamento che egli ha definito codardo
e servile, un comportamento ipocrita che dimostra l’incapacità dell’UE
di articolare una politica propria verso l’Isola.
Pérez Roque ha fatto
un riassunto del dialogo che tra Cuba e l’UE si stava producendo. Ma –ha
affermato- “con questo comportamento di co-sponsorizzare il progetto,
rinuncia ai propri interessi, si subordina agli USA e sceglie nuovamente
la via del confronto invece del dialogo, come vassallo e complice della
politica degli USA.”
Il ministro degli
Esteri ha spiegato che , dopo 6 anni, Washington è stata costretta a
presentare nuovamente la Risoluzione da sè, perché nessun paese ha
accettato di farlo.
Analizzando la
votazione in numeri, Pérez Roque ha avvertito che nella Commissione
(integrata da 53 paesi), la maggioranza (32) si è rifiutata di accettare
il progetto, manifestandosi contro o astenendosi.
Ha sottolineato
inoltre che per riuscire a far sì che altri 20 paesi l’accompagnassero,
Washington ha dovuto rinunciare alla condanna a Cuba ed ha dovuto cedere
fino a presentare l’attuale testo definito “ingannevole, discriminatorio
e di ingerenza”, che vuole mantenere un ingiustificato controllo
dell’Isola e il tema nella CDH.
“Con franchezza e
chiaramente dico che Cuba non riconosce legittimità nella risoluzione nè
coopererà con essa” perché la ritiene illegittima e quindi è illegittimo
il mandato dell’Alta Incaricata e non ammetterà la sua visita.
Per concludere la sua
conferenza stampa, Felipe Pérez Roque ha annunciato che questo 14 aprile
Cuba ha registrato nella Segreteria Generale della CDH a Ginevra un
progetto di risoluzione intitolato Questione dei detenuti nell’area
della Base Navale degli Stati Uniti a Guantánamo.
Il testo che cerca di
investigare in situ: chiede l’entrata dei relatori sulla Detenzione
Arbitraria, quello Speciale sulla Tortura, quello Speciale sul diritto
di ogni persona al godimento al più alto livello possibile di salute
fisica e mentale e quello speciale sull’indipendenza dei giudici e degli
avvocati; chiede la presentazione di un resoconto sui detenuti e che
continui la sua considerazione nel 62º periodo di sessioni dell’anno
prossimo.
Il Ministro ha
aggiunto che Cuba chiede ufficialmente all’UE di co-sponsorizzare e
votare a favore di questo testo per essere coerenti con la
preoccupazione per i diritti umani in questo tema di portata etica
universale.
“Data la gravità
della situazione –ha avvertito Pérez Roque- garantiremo in qualsiasi
caso di giungere alla votazione del progetto.”
Il Ministro cubano ha
denunciato che gli USA presentano come motivazione per cambiare il
regime di un paese la “liberazione del suo popolo”. Ma – ha avvertito-
“una cosa sono i voti e l’altra è aggredire Cuba, perché sarebbe un
costo che non si può calcolare ”.
LA
VOTAZIONE PER PAESI DELLA RISOLUZIONE USA-UE
A
FAVORE (21): Germania, Arabia Saudita, Armenia, Australia, Canada, Corea
del Sud, Costa Rica, USA, Finlandia, Francia, Guatemala, Honduras,
Ungheria, Irlanda, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Regno Unito, Romania,
Ucraina, Messico.
CONTRO (17): Russia, Sudafrica, Sudan, Zimbabwe, Cina, Congo, Cuba,
Egitto, Eritrea, Etiopia, Guinea, India, Indonesia, Kenya, Malaysia,
Nigeria, Qatar.
ASTENSIONI (15):
Argentina, Brasile, Burkina Faso, Buthan, Ecuador, Gabon, Mauritania,
Nepal, Pakistan, Peru, Repubblica Dominicana,Sri Lanka, Swaziland, Togo,
Paraguay.
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