La colonizzazione spagnola fece
strage di siboneys e tainos, le due popolazioni indie che abitavano l'isola e
che non superavano le 200.000 unità. A guidare la loro resistenza fu un capo
ribelle di nome Hatuey, che venne bruciato vivo perché non aveva voluto
convertirsi alla religione cattolica (oggi è possibile trovare una piccola
statua raffigurante il primo ribelle dell'isola nella piazza centrale di Baracoa).
La conquista definitiva
dell'isola si deve a Diego Velasquez, che nel 1510 partendo da Baracoa esplorò
ogni palmo di territorio e piegò con la forza, la resistenza degli indios. Dopo
quasi 5 anni di guerra, l'isola era sotto il controllo degli spagnoli che
stabilirono il loro quartier generale a Santiago de Cuba, nella parte orientale
dell'isola.
Alla metà del '500, l'Avana
diventa uno dei più grandi porti del mondo, ma anche ritrovo di scorribande di
pirati e contrabbandieri francesi, inglesi e olandesi che cercano di dare
l'assalto alla flotta spagnola. La collocazione geografica è ideale per fare
sosta durante la traversata verso le Americhe. Si spiega così il fatto che il
simbolo di Cuba finisca per diventare una "chiave", la chiave d'accesso da un
punto all'altro del continente americano.
Nel 1614 inizia la coltivazione
in larga scala del tabacco, tra le principali ricchezze naturali di Cuba anche
per la particolare temperatura e umidità. Presto diverrà un prodotto pregiato in
tutto il mercato europeo. E' intorno alla coltivazione del tabacco e della canna
da zucchero che si formano i primi insediamenti stabiliti di immigrati, che nel
Settecento daranno origine alla borghesia creola.
Nel 1762, per quasi un anno,
l'Avana viene conquistata dagli inglesi che non riusciranno però a prendere
possesso delle altre città dell'isola. La presenza degli inglesi rivoluzione
l'economia cubana, nonostante la sua breve durata.
Via via che si sviluppa il
commercio via mare, prende corpo la tratta degli schiavi. Dall'Africa vengono
trasportati a Cuba migliaia e migliaia di persone dalla pelle nera: alla
traversata dell'Oceano sopravvivono solo gli uomini e le donne più robuste.
Proprio nel 1763, mentre sta per finire il dominio inglese su l'Avana, si
assiste all'exploit della produzione di zucchero che diventa virtù e dannazione
di quest'isola.
Nel 1776 gli Stati Uniti
dichiarano la propria indipendenza da Londra: Cuba, di conseguenza, può iniziare
a vendere in piena libertà il proprio zucchero al grande Paese confinante. Una
spinta decisiva di fare dell'isola la "patria dello zucchero" viene dalle
vicende che seguono la Rivoluzione Francese del 1789 ad Haiti, dove avviene una
sanguinosa rivolta degli schiavi che si scagliano contro i bianchi: molti
proprietari degli zuccherifici e tecnici del settore si trasferiscono a Cuba,
mettendo in crisi l'immagine di Haiti come Paese detentore del primato nella
coltivazione della canna da zucchero.
Nel 1827 dei 700.000 abitanti
dell'isola il 56% è costituito da negri e da schiavi. Questa percentuale spiega
la non partecipazione di Cuba alla guerra di indipendenza dalla Spagna che
infiamma l'America Latina nel corso del XIX secolo; la borghesia creola teme che
senza la protezione di Madrid, saranno i neri a prendere il potere. Ma c'è pure
chi inizia a guardare alla prospettiva di una possibile annessione di Cuba agli
Stati Uniti. La tentazione di far cadere l'isola sotto l'egemonia statunitense
si era del resto già realizzata nel 1823 con la "dottrina Monroe" che recitava
più o meno così: "l'America agli americani e Cuba prima o poi agli americani".
Quando nel 1841 la popolazione
residente nell'isola raggiunge 1 milione di unità, la percentuale dei negri sale
al 58%. Lo sviluppo dell'industria dello zucchero è inarrestabile e nei suoi
riflessi sociali da avvio alla singolare contaminazione tra la cultura bianca e
quella negra.
Nel 1837, prima che in ogni
altro paese dell'America Latina e prima che nella stessa Spagna, viene costruito
un tratto di ferrovia su rotaia: collegherà l'Avana a Bejiucal.
La guerra di indipendenza dura
ben 30 anni e si avvia nel 1868, quando il ricco proprietario terriero Carlos
Manuel de Cespedes mette in libertà i suoi schiavi e suona la campana della sua
azienda al grido di "Viva Cuba Libera" di fronte a migliaia di cittadini che
condividono il proposito di fare dell'isola una nazione pienamente indipendente.
Il primo conflitto dura circa dieci anni. Il 24 febbraio 1895 inizia la fase
finale della guerra di indipendenza organizzata e promossa da Josè Martì, poeta
e scrittore, che riunifica tutte le componenti del nazionalismo cubano intorno
al Partito Rivoluzionario. Tale scelta si rivelerà decisiva.
Il 10 dicembre 1898
viene firmato un trattato di pace tra Spagna e mambises (erano chiamati
così i combattenti per l'indipendenza). A mediare i due contendenti nella fase
finale della guerra ci avevano pensato gli Stati Uniti e ciò si evince
dall'emendamento Platt (dal nome del senatore proponente) che accompagna la
sigla della pace: "Cuba acconsente che gli USA si riservino e mantengano diritto
di intervento per la conservazione dell'indipendenza cubana ed il mantenimento
di un governo solido". Quell'emendamento prevedeva anche che l'isola non
potesse firmare trattati o prestiti internazionali senza la previa
autorizzazione di Washington. Veniva concesso agli Stati Uniti anche l'usufrutto
della base militare di Guantanamo su territorio cubano.
L'emendamento Platt, verrà addirittura inserito come norma nella prima
Costituzione di Cuba nazione indipendente. Nel 1906 si verifica il primo sbarco
militare da parte degli USA per sedare alcune rivolte popolari che rischiavano
di mandare in fumo gli interessi americani presenti a Cuba. L'influenza di
Washington diventa via via sempre più ossessiva, mentre un migliaio di cittadini
americani decidono di trasferirsi sull'isola.
Nel
1925 si fonda il Partito Comunista Cubano. Tra i suoi fondatori c'è Julio
Antonio Mella, figura di spicco nella sinistra latinoamericana, dirigente del
movimento studentesco de l'Avana. Per lui il primo obiettivo è raggiungere una
effettiva unità razziale tra bianche e neri come rifondazione dell'idea di una
comune nazionalità cubana. In quegli anni era al potere - sostenuto dal governo
di Washington - Gerardo Machado, ribattezzato il "Mussolini tropicale", che fa
arrestare Mella proprio nel 1925. Quest'ultimo inizia in carcere uno sciopero
della fame che costringe le autorità a liberarlo sotto la pressione
dell'indignazione popolare. E' in quel momento che Mella decide di partire alla
volta del Messico, dove conduce una vita da esiliato accanto a Tina Modotti,
fotografa di prestigio e di nazionalità italiana. Verrà ucciso a Città del
Messico il 10 gennaio 1929 da due sicari prezzolati dal regime cubano. La lotta
contro Machado si conclude nel 1933. Scioperi e manifestazioni quotidiane
fanno crescere l'opposizione. La notte del 12 agosto il dittatore riesce ad
abbandonare l'isola con 5 casseforti ricolme d'oro e a stabilirsi a Nassau,
nelle Bahamas.
Dopo la rivolta viene eletto presidente Grau San
Martin, un professore dalle idee progressive dell'Università de l'Avana. Tra i
suoi primi obiettivi c'è quello della nazionalizzazione dell'energia elettrica
che veniva gestita da una società statunitense. Le reazioni della destra - e di
Washington che decise di non riconoscere la legittimità della presidenza di Grau
San Martin - non si fanno attendere e gli USA giungono alla decisione di
boicottare l'economia dell'isola.
E' in quel periodo che scala la vetta della popolarità Fulgencio Batista, un
sergente dell'esercito cubano ben visto da Washington e dalla destra cubana.
Il 15 gennaio del 1934 è proprio quel
sergente a farsi promotore di un golpe di palazzo che porta alla presidenza
della Repubblica, Carlos Mendieta. A tessere i fili del potere è Batista, che in
coincidenza con la Seconda guerra mondiale, vede rafforzato il suo potere a
causa dell'aumento del prezzo dello zucchero sul mercato mondiale. Nel 1940 -in
nome dell'unità antifascista- entrano nel governo due esponenti di rilievo del
Partito Socialista popolare (il partito comunista cubano si chiamava così): Juan
Marinello e Carlos Rafael Rodriguez. Ma nel 1944 quell'ibrida alleanza perde le
elezioni nelle quali viene eletto presidente da un fronte progressista, Grau
San Martin.
Dal 1946 al 1952 la corruzione
mina la società politica cubana. Assassini e ruberie sono all'ordine del giorno.
Le elezioni presidenziali previste nel 1952 non si svolgono. Batista prende il
potere la notte del 10 marzo: questa volta con un vero golpe. L'unica resistenza
di un'opposizione divisa si verifica all'Università de l'Avana, dove scontri tra
la polizia e studenti accompagnano i primi giorni del golpe. Il 14 marzo
l'Università viene chiusa.
Nel 1953, anno del centenario
della nascita di Martì, prende il via il primo focolaio rivoluzionario
anti-Batista. Il 26 luglio di quell'anno, un gruppo di giovani raccolti intorno
al giovane avvocato Fidel Castro, dà l'assalto alla caserma Moncada di Santiago
de Cuba, approfittando dei festeggiamenti del carnevale per confondersi tra la
folla (da qui il nome Movimento 26 luglio). Un secondo manipolo di
militanti -guidati da Abel Santamaria- aveva il compito di conquistare un
ospedale. Raul Castro, fratello minore di Fidel, doveva impossessarsi del
Tribunale di Santiago. Gli attacchi falliscono i loro obiettivi.
Fidel Castro e pochi altri, scampati
al massacro, riescono a fuggire sulle montagne, dove verranno catturati. Castro
preparerà da solo l'autodifesa (che pronuncerà in tribunale nel corso del
processo contro lui e dei militanti del Movimento 26 luglio), diventata famosa
con il titolo "la storia mia assolverà". I sopravvissuti dell'assalto
della Caserma Moncada verranno condannati al carcere e detenuti nell'Isla de
Pinos (attuale Isla de la Juventud) dove era stato rinchiuso pure Josè Martì, ma
verranno liberati grazie ad una amnistia nel 1955. I militanti del "Movimento 26
luglio" partono subito per l'esilio in Messico, dove iniziano a riorganizzare i
loro progetti insurrezionali.
L'organizzazione e
l'addestramento di quel manipolo di cubani dura più di un anno in territorio
messicano. Al gruppo originario si aggiunge un giovane medico argentino, Ernesto
Guevara. Fidel Castro acquista da una coppia statunitense lo yacht "Granma" per
preparare lo sbarco ed il ritorno a Cuba (in teoria avrebbe potuto trasportare
solo 20 persone ma finirà di imbarcarne più di 80). A Santiago, il "Movimento 26
luglio" guidato da Frank Pais si da l'obiettivo di organizzare l'insurrezione
per il 30 novembre del 1956, in contemporanea con il previsto arrivo del "Granma".
Ma lo yacht sbaglia rotta, incontra maltempo ed arriva sulle coste dell'isola
solo il 2 dicembre e molto distante dal luogo stabilito. Il "Granma" viene
avvistato da una nave da guerra: è una carneficina. Dopo aver camminato per tre
giorni, i superstiti militanti del "Movimento 26 luglio" vengono sorpresi
dall'esercito nella località di Alegria del Pio. Erano arrivati a Cuba in 82, ma
quando il 19 dicembre Fidel Castro riesce a radunare i sopravvissuto può contare
solo su 12 uomini. Tra i superstiti c'è anche un italiano, Gino Donè Paro.
Sulle montagne della Sierra Maestra il
manipolo si riorganizza in cerca della rivincita che arriverà nel 1958, dopo tre
anni di guerriglia. Il 1° gennaio 1959 i "barbudos" (chiamati così per le
lunghe barbe che si erano fatti crescere sulla Sierra) fanno il loro ingresso a
L'Avana con alla testa
Ernesto "Che" Guevara e Camilo Cianfuegos. Il
dittatore Fulgencio Batista riesce a fuggire. Castro giunge nella capitale dopo
aver attraversato tutta l'isola. Nel 1961 Fidel Castro annuncia che la
"rivoluzione cubana è una rivoluzione socialista". Si stringono i rapporti con
l'Unione Sovietica e i paesi socialisti dell'Est. Gli USA decretano il blocco
economico unilaterale contro l'isola e finanziano la tentata (e fallita)
invasione di Playa Giron che inizia due giorni dopo l'impegnativa dichiarazione
di Castro che chiama la sua gente alle armi e alla vigilanza. Nel 1962 si svolge
la "crisi dei missili": Washington minaccia un intervento armato contro l'isola
se i sovietici non sospenderanno l'installazione dei missili nucleari sul
territorio cubano.
1989
e 1990 sono altre due date storiche per Cuba. La caduta del muro di Berlino e la
dissoluzione prima dei paesi dell'Est del "socialismo reale" e poi della stessa
Unione Sovietica lasciano l'isola sola nello scacchiere mondiale. L'Avana avvia
il "periodo speciale" fatto di terribili restrizioni economiche, apertura
all'economia mista e alle joint-venture, ristrutturazione dell'infrastruttura
industriale e delle tecnologie. L'isola cerca di reinserirsi nella nuova realtà
internazionale senza rinunciare alle proprie conquiste sociali che modellano uno
specifico Stato sociale e alla peculiarità della sua storia. Gli USA, prima con
la legge Torricelli e poi con la legge Helms-Burton, stringono ancora di più il
cappio del blocco economico provocando la reazione di condanna di America
Latina, Europa, Vaticano, Canada e paesi asiatici. L'assemblea dell'ONU ha più
volte condannato negli ultimi anni la politica unilaterale di Washington nei
confronti dell'Avana.