Corteo! corteo!
Prima che scoppiasse il ‘68, era il nostro modo fondamentale di
differenziarci dal Pci/Psi e dal blocco “riformista”, convinti che un
bel corteo finale, possibilmente animato dallo scontro con la
polizia, fosse il modo migliore di far emergere le contraddizioni di
classe, antimperialistiche ecc.
“Corteo! corteo!” gridavamo alla fine dei comizi del Pci/Fgci, oppure
nelle assemblee per il Vietnam o in qualunque altra occasione ci si
presentasse. Alla testa del corteo, poi, ci si metteva chi aveva il
fegato di andare all’assalto per primo e non chi doveva farsi bello
per i fotografi.
Dei maniaci del “corteo, corteo” di allora siamo rimasti in pochi
ancora in circolazione e ancor meno quelli schierati contro il
capitale. Ripensando al movimento a Roma (che però un tempo
condizionava il movimento nelle altre città) non fatico a farvi i
nomi di chi ancora resiste: Piero Bernocchi, Roberto Gabriele, il
sottoscritto e Oreste Scalzone (il quale però non fa testo dopo il
banco che gli cadde... in testa).
Poi venne il ‘68 e cominciammo ad essere in molti a gridare “Corteo!
corteo!”, soprattutto alla fine di quelle estenuanti assemblee in cui
dovevamo sorbirci la sfilata dei leaderini in formazione, quasi tutti
futuri esponenti del fronte carrieristico piccolo-borghese/
antiborghese (ma poi, alla fine, borghese tout court). Lo slogan
s’inflazionò, mentre si scoprivano nuove e più incisive vie di
mobilitazione. Qualcuno di noi cominciò a ricredersi sull’efficacia
di quella forma di lotta. Io fui tra i primi a pentirmi, aiutato
forse dall’overdose di cortei che avevo contribuito a organizzare
dalla morte di Paolo Rossi in poi. Oggi, poi, che vedo l’utilizzo che
la società dello spettacolo fa dei nostri cortei... Beh, insomma,
consideratemi un pentito, ma non collaborazionista.
Roberto Gabriele ci ha messo un po’ più di tempo, ma a partire da un
certo momento l’ha capito pure lui e oggi - sulla corteomania - la
pensa come me; Piero Bernocchi, invece, è praticamente l’unico di
quella generazione presessantottesca che insiste ancora, senza
esitazioni. Vedremo fino a quando...
Ma perché, direte voi, queste note nostalgiche, in pieno agosto,
quando le persone sagge stanno in vacanza e si temprano in previsione
delle fatiche “politiche” che le attendono al rientro?
Perché la lettura dei giornali in questi ultimi due giorni non mi dà
pace. Nelle orecchie continua infatti a ronzarmi uno slogan
ossessivo, da cui credevo d’essermi liberato: “Corteo! corteo!”.
E se mi date il tempo di raccontarvi le cose, forse mi darete anche
ragione.
Ieri, 3 agosto, le prime pagine di Liberazione e il Manifesto
annunciavano un grande corteo per il 20 ottobre, di quelli
politically correttissimi, visto che tra le firme brillavano alcuni
grandi nomi del centrismo (di destra) italiano: Ingrao, la Rossanda,
il Revelli (quello che un paio di mesi fa sembrava aver rotto per
sempre con il carrozzone Prodi: ah, capolavoro di ubiquità...),
Sullo, i soliti Tortorella e Tranfaglia e pochi altri: ma il resto
delle firme oggi è già cominciato a dilagare (Cremaschi, Rinaldini,
Agnoletto e tutto lo stato maggiore dei Forchettoni rossi Prc, Pdci e
Verdi - questa volta, per fortuna, Paolo Cento incluso).
Un appello sbalorditivo per l’assenza di critiche specifiche
all’operato del governo Prodi (“l’attuale governo non ancora [errore
di sintassi] ha dato risposte ai problemi fondamentali che abbiamo di
fronte” - tutto qui!), per la genericità delle cose da proporre, fino
al capolavoro di slalom gigante su questioni brucianti con frasi tipo
“vogliamo vedere una via d’uscita dall’Afghanistan” o, meraviglia
delle meraviglie “Per questo, ipotesi come la Tav in Val di Susa
vanno affrontate con questo paradigma” [ma il famigerato “paradigma”
(parola magica di cui tutti si riempiono la bocca senza sapere cosa
sia) non c’è perché la frase prima ci dice solo che “l’ambiente ha
tanti risvolti” e che bisogna definire “nuove basi per lo sviluppo”
fondate sul rispetto del territorio. Punto.].
Vado avanti poi nella lettura dei giornali e trovo che Prodi, in
una lettera originariamente indirizzata ai due quotidiani, scrive:
“Per tutte queste ragioni [che potete immaginare] vorrei davvero che
in autunno vi mobilitaste: nelle piazze, come sui luoghi di lavoro.
Portando sì le vostre istanze, l’orgoglio ‘popolare’, gli stimoli e
naturalmente anche le critiche”. Pure lui...
“Corteo! corteo!”.
Con l’appello prodiano ancora nelle orecchie, vado avanti nella
lettura e trovo che Pecoraro Scanio propone una manifestazione (un
corteo, ma preferirebbe un concerto) il 13 ottobre contro il
precariato, a riprova della sensibilità dimostrata recentemente dai
Forchettoni verdi nella questione delle pensioni, dell’occupazione
ecc.
Ma tutto ciò era solo ieri, perché oggi (sabato 4 agosto) trovo che
Guglielmo Epifani, dopo aver regalato il bel sì della Cgil
all’accordo di governo su pensioni e welfare, invita a sua volta a
manifestare in lungo e in largo per l’intera penisola. Cito dalla sua
intervista al Corriere della Sera:
“Ho proposto tre iniziative. Il referendum fra tutti i lavoratori e
pensionati, una manifestazione con Cisl e Uil a favore degli
immigrati e una serie di manifestazioni locali, più una
manifestazione nazionale a Roma a favore dei giovani, in tutti gli
aspetti della loro condizione, inclusa la precarietà”.
“Corteo! corteo!”, gridano Prodi, i Centristi autonomi, i Forchettoni
Rossi, quelli Verdi, la direzione della Cgil, le opposizioni di sua
maestà interne alla Cgil... Insomma, l’intero paese sembra non
chiedere più panem et circenses - come faceva accortamente la plebe
romana - ma solo circenses: si vede che di panem ne ha ad abundantiam
oppure non è più la plebe a gridare.
Resta il fatto che ci hanno preso proprio per scemi. Evidentemente
qualche nostro comportamento del passato recente deve averli conventi
che ci si può far ballare e sfilare indefinitamente e senza costrutto
alcuno.
Corteo! corteo!
E noi che facciamo? Non lo facciamo anche noi un bel corteo? di
quelli “nostri”, però, mica come i loro! Suvvia, non facciamoci
scavalcare su questo terreno che ci ha visti egemoni per un decennio
nella seconda metà del secolo scorso, ma in netta ripresa da Genova
in poi.
Ecco qualche corteo che suggerisco a chi di dovere, ma che non posso
proporre personalmente vista la mia posizione di “pentito anticorteo
non-collaborazionista” (è una nuova categoria politica creata
appositamente per me - magari ci scrivo sopra un libro...)
1) Un bel corteo il 30 settembre (che cade di domenica, quindi lo
anticiperei al sabato 29) per ricordare l’unica manifestazione
antimperialistica al 100% che si sia vista nella storia dell’estrema
sinistra italiana dai primi anni ‘70 ad oggi e che non si è più
ripetuta. Vi ricordo che era contro la spedizione militare italiana
inviata a disarmare Hezbollah in Libano (e contro tutte le altre
missioni). Non vi partecipò nessuna delle correnti che avevano votato
il governo Prodi e che gli hanno poi riconfermato la fiducia con i 12
punti: mi riferisco ovviamente a Sinistra Critica, ma anche a
Cremaschi e vari altri attuali “critici” del governo Prodi - gli
stessi che hanno poi condizionato pesantemente le “nostre”
manifestazioni successive. Sarà però difficile rimettere insieme i
cocci visto che da quel Comitato qualcuno se n’è andato anzitempo,
qualcuno è stato mandato via e qualcuno sta lì a fare il furbo,
fingendo che il Comitato del 9 Giugno sia il proseguimento di quello
del 30 Settembre. Qui, effettivamente, abbiamo un problema. Ma chi so
io troverà sicuramente una soluzione equa e centripeta. L’importante
è che il corteo si faccia.
2) Un altro bel corteo il 9 ottobre (che cade purtroppo di martedì)
per commemorare il 40° anniversario della morte di Guevara.
Non inviterei, però, Bertinotti che nella sua visita in Cile ci ha
spiegato che il modello cui ispirarsi non dev’essere più quello del
Che, ma quello di Allende.
E non inviterei tutti coloro che all’epoca della conversione sulla
“non-violenza” (cosa antiguevariana per eccellenza) diedero
apertamente ragione a Bertinotti, oppure gliela dettero in forma
ambigua. I loro nomi li troverete nel libretto pubblicato da
Liberazione (“La politica della non-violenza”) in cui sono raccolti
tutti gli interventi fatti tra la fine del 2003 e l’inizio del 2004:
un libretto molto istruttivo che consiglio di conservare gelosamente,
perché non si sa mai...
E non inviterei quelli che rifiutano di appoggiare apertamente le
Resistenze impegnate a lottare concretamente (e con i loro poveri
mezzi) contro l’imperialismo e il sionismo: il Che, infatti, si
rivolterebbe nella tomba (pardon... nel mausoleo).
E non inviterei quelli che pongono la lotta contro l’imperialismo Usa
al primo posto rispetto alla lotta contro il proprio imperialismo,
perché il Che - pur stando a Cuba - invitava a lottare
internazionalmente contro l’imperialismo francese (Algeria) e quello
belga (Congo), spiegando che la natura di classe dell’imperialismo è
unica su scala mondiale.
E non inviterei tutti i nostalgici dell’Urss (pre o postbrezneviana),
visto che non accettano l’ultimo Guevara, quello che dal 1963 in poi
cominciò a criticare apertamente e in forma via via crescente l’Urss
e gli altri paesi presuntamente “socialisti”, fino ad arrivare a
scrivere di loro, nel 1966: “Se está regresando al capitalismo”. E
ciarlar più chiaro no se podrìa...
Ecco, a parte questi, gli altri li inviterei tutti. (Oddio, ma è
rimasto qualcuno?)
3) Un corteo ci vorrà necessariamente il 20 ottobre, sia per non
essere da meno rispetto al corteo di critica/sostegno al governo
Prodi, sia per esprimere la nostra indignazione sul modo in cui si
saranno concluse le primarie del Partito democratico il 14 ottobre.
Sarà anche una bella sfida nel moltiplicare i numeri dei presenti in
piazza: partiti dal x3 noi siamo arrivati a moltiplicare x5. Loro,
che da tempo moltiplicavano x5, dovranno cominciare ad alzare il
tiro: x6? x7?. Sarà comunque una bella sfida, in cui importante sarà
accattivarsi l’orientamento dei giornali e non tanto della Questura
(che poveretta, per la prima volta comincio veramente a
compatirla...). Ripeterei, comunque, l’esperienza del 9 giugno - la
contemporanea - in modo da consentire ad alcune anime belle del
Forchettonismo rosso di fare la spola tra un corteo e l’altro. Questa
volta gli ambifidi potrebbero essere molti più dell’altra volta e
quindi costituire di fatto un corteo nel corteo, anzi un corteo tra i
cortei. Stupendo! Sai come piacerà ai giornali e alle Tv una simile
novità!
Allo scopo di favorire l’andirivieni bisognerà, però, calibrare
attentamente le parole d’ordine in modo da non chiudere troppo la
porta. All’uopo basterà creare nuovamente una commissione ad hoc, con
Cannavò, Cremaschi e, perché no, anche Casarini: avremo così le tre C
del centrismo (un po' di sinistra e un po' sui generis) italiano, una
sigla che certamente colpirà l’immaginazione dei mass-media. (A chi
proponesse di aggiungere Cararo, direi che è meglio non esagerare,
anche se l’idea delle quattro C è tentatrice: ma se ce li giochiamo
tutti nella commissione, chi rimane per approvare l’operato delle tre
C di cui sopra? E poi, che ne sappiamo di ciò che faranno quelli con
la B, con la F o con la G? Staranno sempre zitti e buoni come il 9
giugno? L’istinto mi dice che questa volta non sarà così semplice...)
4) E un nuovo corteo per Vicenza, non lo vogliamo fare? Su, compagni,
vinciamo lo sconforto che spero qualcuno abbia provato quando si è
saputo il giorno dopo il 9 giugno che mentre noi sfilavamo in
100-150.000 (e chi più ne ha più ne metta), Prodi - incurante delle
voci che giungevano dalla piazza - stava firmando l’accordo
definitivo con Bush riguardo al nuovo aeroporto di Vicenza. Suvvia,
non arrendiamoci: in fin dei conti, per le manifestazioni non conta
il risultato pratico (vedi anche il precedente corteo a Vicenza
stessa), ma lo spettacolo che si offre. Anzi, guai a porsi degli
obiettivi concreti (tipo: costringiamo i Forchettoni rossi a bloccare
col voto parlamentare l’aeroporto a Vicenza, magari anche con le
botte, che oltre a far notizia fanno male) perché poi gli aficionados
dei cortei si accorgono che detti obiettivi non vengono raggiunti e
ciò crea disaffezione.
5) E infine non escluderei la possibilità di qualche corteo extra per
episodi di politica internazionale al momento non prevedibili.
Insomma, ci attende un bell’autunno di cortei d’ogni genere e grado.
Quindi, avanti tutta, compagni e compagne (già, le donne, quasi me ne
dimenticavo... un bel corteo, di quelli fantasiosi e molto figurati,
ci vorrebbe pure per loro che di affronti ne stanno subendo tanti; ma
in quanto maschio non posso essere io a proporlo: attendo
suggerimenti e, almeno per questo corteo, credo che nemmeno Bernocchi
possa essere utile).
Quindi, dicevo, avanti tutta al grido di:
“Corte! corteo!”.
Ma nell’attesa, anche l’augurio di Buone vacanze da un pentito
anticorteo non-collaborazionista
(roberto massari)