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QUELLI DELLA PRIMA
VOLTA
Li riconosci subito.
Sono quelli della prima volta.
Timidi e spauriti,
raccolgono in loro, tutte le speranze covate in mesi di risparmi ed in
racconti di mirabolanti imprese di sesso che hanno imparato a memoria,
ascoltandole dozzine di volte dai loro amici del bar.
Sono stati a passare
notti intere a chattare con l’universo virtuale, sempre protesi alla
scoperta dell’isola che non c’é. Hanno esplorato siti amatoriali,
disseminato domande sui più disparati argomenti nei forum e newsgroup
dedicati a Cuba, hanno divorato guide turistiche…ed eccoli qui, pronti a
verificare di persona le centinaia di impressioni ricevute dalla loro
ricerca.
Li vedi ingolfati dal
loro abbigliamento pseudo-tropical-chic, che cullano il loro capiente
marsupio pieno di fula, indirizzi catturati dalla rete o passati loro
dai famosi amici degli amici del bar e pillole contro il mal d’aria, che
vagano alla ricerca della loro “preda”, caccia che inizia da quando
mettono piede sull’aereo. La loro prima ricerca è rivolta verso il mondo
delle hostess alle quali sorridono in modo alludente, giocando a fare i
piacioni.
Il personale di bordo
ben conosce questo atteggiamento e, comunque, è sempre poco incline a
questo tipo di relazioni; così garbatamente ne prende freddamente le
distanze.
Ma per nulla smarrito,
quello della prima volta, insiste, pensando ad una non facile (ma
possibile) preda ma poi, smarrito di fronte al fallimento del suo
corteggiamento, cade sotto le grinfie della jinetera che ritorna a casa.
Ma laddove ciò non
accadesse per un insieme di circostanze, quello della prima volta,
superato lo sbarramento doganale, resta affascinato dalle belle hostess
di terra delle varie agenzie di viaggi che trova in aeroporto e che,
opportunamente scelte fra le più carine per il concetto che l’immagine
conta, vagano come angeli su vertiginosi tacchi che affusolano ancor di
più le tornite gambe, decisamente scoperte da una provocante e
vertiginosa minigonna.
Quello della prima
volta, pur di attaccare bottone (e ignorando quanto sia facile
relazionarsi a Cuba) acquisterà escursioni che non avrebbe mai fatto,
affitterà auto che non gli sarebbero servite, dormirà in alberghi mai
prenotati.
Il nostro eroe, lo
ritrovi vagando per Plaza de la Catedral, macchinetta fotografica al
collo che passa da un banchetto all’altro del mercatino per turisti
organizzato settimanalmente. Quì acquisterà chili di cartoline che
invierà anche a chi non frequenta più da anni (d’altronde qualcuno di
invidia bisognerà pur far morire,no?) , pacchiani oggetti di artigianato
e magliette con il volto del Che stampate a Bangkok. Si farà catturare
dal chulo di turno che gli venderà pure l’anima (carro particular,
paladares, chica con casa particular inclusa) ed alla fine dell’intensa
giornata, pur possedendo 300 o 400 dollari in meno, sarà entusiasta e
felice perché è riuscito a dare un senso alla sua vacanza cubana: ha
trovato l’anima gemella della sua vita. E con la jinetera di turno che
lo avrà strapazzato bene tutta la notte (ma le italiane non lo fanno
mica così!!!) immaginerà un futuro radioso nella sua patria adottiva,
dove lui intenderà viverci alla faccia di quell’Italia smarrita solo
pochi giorni prima. Inutile dire che il resto della vacanza lo passerà
con la chica (ormai promossa a novia) che lo spolperà sotto tutti i
profili. Il colpo finale lo riceverà all’aeroporto da dove, il
malcapitato dovrà salpare per i patri lidi. Qui, con filmica e studiata
lentezza, la sua novia piangerà, si dispererà, giurerà amore eterno,
batterà i piedi al fine di convincerlo che “lui”, solo “lui” per sempre
“lui”, è l’uomo della sua vita. A nulla valgono i quasi 11000 km. di
distanza, i regimi differenti, le barriere sociali ed economiche quando
si trova il grande folle ed unico amore.
Convinto di questa
prova del fuoco, lui giurerà a sua volta di invitarla in Italia (o di
presto ritornare), di spedirle pacchi, regali, dollari…tutto in nome di
quello sconosciuto sentimento scoperto per caso solo qualche ora prima.
E con dentro gli occhi
l’immagine della sua novia piangente, varcherà con i lucciconi la
barriera doganale aspettando con tristezza, l’aereo che lo strapperà da
Cuba. E nelle lunghe ore di volo, stringerà la foto di lei, il
braccialetto di corallo nero acquistato insieme, e fumerà distrattamente
delle improbabili sigarette cubane senza filtro.
Il suo volo sarà
costellato da Cuba Libre e Mojito annacquati, che lo rattristeranno di
più, riportandogli alla mente scene di allegria vissute in discoteca o
sulla playa. E come in una visione caleidoscopica, si riavvolgerà il
nastro dei ricordi in un confuso flashback dove convivranno immagini e
sensazioni inanellate l’una sull’altra senza una apparente logica.
Rivivrà il paese o la
città dalla quale è partito e alla quale sta rientrando, la sua abituale
vita e gli amici del bar. E questa visione sarà sovrapposta dall’effige
del Che e della tienda Rumbos dove comprava shampoo e belletti per la
sua novia. E seguiranno visioni cubane fra aragoste, dollari, auto
americane anni ’50, discoteche, spiagge, scene di sesso forsennato, la
scatola di puros comprata nella calle, il sole che scotta, il mare
cristallino, la gita in bicicletta e poi il grigiore che troverà, le
preoccupazioni di ricoprire il già esausto serbatoio finanziario
ulteriormente prosciugato dalle ultime fatture e che lo vede
abbondantemente in rosso su un conto della banca che lo chiamerà per
sollecitarne la copertura. E poi ancora, il sorriso della hostess che
gli riporta alla mente il viaggio dell’andata pieno di speranze e di
allegria.
A questo punto, quello
della prima volta ha già preso una decisione: tornerà a Cuba da lei. Nel
frattempo, riempirà di tristi interventi malinconici i forum di tutta
Italia, narrando le sue avventure e la sua voglia di ritornare là, nel
paese dei sogni realizzati: Cuba.
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