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LA
TARDE CUBANA
Percorriamo la Carrettiera Central di
ritorno da Cienfuegos e diretti all’Avana. Improvvisamente, Osvaldo, il
nostro amico cubano che ci fa da autista, senza dire nulla, mette la
freccia a destra e s’inoltra per Australia.
Parcheggia l’auto e noi tutti davanti
ad una casetta facente parte di un piccolo gruppo di basse abitazioni.
Una chica rubia s’affaccia dalla porta e, riconoscendo il nostro amico
mulatto, sorride apertamente e ci saluta. Scendiamo dall’auto
arroventata dai raggi di un sole impietoso e la ragazza ci fa accomodare
in casa, accogliendoci come vecchi amici.
Seduto in una comoda poltrona del
salotto buono, ho il tempo di osservare l’arredamento che, dall’esterno
non immaginavo, composto da un mobilio moderno e funzionale,
equipaggiato da stereo, tv e videoregistratore nuovi di pacca.
Nella stanza, entra la mamma della chica e ci saluta calorosamente
mentre lei, accende lo stereo da dove fuoriescono le note di salsa nel
paese del mambo. Fuori, la strada polverosa lascia spazio solo a
fastidiose mosche (d’altronde la frazione di Australia è prossima ad
una laguna) e, fortunatamente, ancora non è la stagione dei mosquitos.
Appare un cartone di cerveza e subito
si stappano le prime bottiglie alle quali segue l’immancabile caffè,
servito rigorosamente bollente, su delle tazzine di finta porcellana.
Si parla, si ride, ci si racconta. Si aprono nuove bottiglie di birra
che allungano la teoria di vuoti a perdere mentre arrivano alcuni vicini
che si uniscono alla compagnia.
Il tempo passa e nessuno da peso al
perché siamo lì e, soprattutto, chi siamo. Così come noi, d’altro canto,
ci rendiamo conto che il programmato rientro all’Avana avverrà con
estremo ritardo sui programmi.
Ma quali programmi? La vita cubana ha
ritmi sociali totalmente differenti dai nostri che non permettono una
codificazione occidentale della stessa. Cuba è speciale anche per questa
propria disponibilità che non pone barriere a chicchessia. Si va, si
viene, si torna, ci si lascia e ci si riprende liberamente in un gioco
dove tutti aspettano tutto e l’opposto.
La vita è un fischio, diceva un mio
amico regista cubano, ed aveva ragione.
Il problema di noi europei ed
italiani in modo marcato è, ma abbiamo ancora fiato in gola per
fischiare?
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