IL VOLO
Appollaiato come un
condor, mi trovo seduto su una poltroncina a 10000 metri sopra l’Oceano
Atlantico. Il volo CU421, partito da Roma con solo un’ora di ritardo, mi
sta catapultando a Santiago de Cuba e, successivamente, all’Avana. Per
la ventiseiesima volta.
Non sono attratto dal
film di serie B che, forse, non uscirà mai nelle sale cinematografiche
italiane e che sta andando in onda sul piccolo e lontano schermo
dell’aereo, bensì dalle jinetere che vagabondano per i corridoi laterali
dell’avioagetto.
Ho iniziato a notarle
sin dal banco dell’accettazione a Fiumicino. Composte, fatalmente
tristi, con i kleneex a portata di mano e gli occhi lucidi, tirare su
col naso, mentre salutavano per l’ultima volta l’uomo amato. “Mi vida”,
“mi amor”, “no me olvidas” e cose del genere aleggiavano per la grande
sala dell’aeroporto romano. E loro, i grandi amati, commossi, avrebbero
venduto la madre pur di seguirle o di trattenerle ancora nel nostro bel
paese.
Vestite di tutto punto,
seguendo la moda che impone nuovi canoni con il ritmo forsennato del
consumismo, eccole qua, sparse per tutto il veivolo. Perfette
sconosciute ma armate della feroce capacità di aggregarsi fra loro come
molecole di uno stesso composto, complici dello stesso delitto,
civettare e complottare chissà quali arditi piani.
Chi analizza questo
fenomeno è quasi scevro da condizionamenti, non avendo novie che lo
attendono a Cuba ne ricordando tristi rovesci a causa loro. Quindi,
arrogandomi la presunzione di trovarmi in una posizione super partes
credo di non omogeneizzare tutte le donne cubane parlando di quella
catogeria, denominata jineteres, che come fenomeno sociale e di costume
si è ritagliata una fetta dell’universo dell’altra metà del cielo
cubano.
Le vedo, aggirarsi fra
i turisti cercando, con lo sguardo, di individuare la ppossibile preda
fra coloro che rappresentato un interessante carniere sin da dentro
l’aereo.
Due di loro, molto
belle per la verità, dopo aver salutato con un appassionante ultimo
bacio il rispettivo fidanzato italiano rimasto a Roma, fanno comunella
con un gruppo di amici napoletani che sembra non essere alla sua prima
esperienza. Dal conciliabolo fuoriescono termini borbonico-santaguereni
e risa sguaiate, lasciandomi intunire che il futuro prossimo delle due
sarà comunque assicurato fintanto duri la vacanza del gruppetto.
Un’altra jinetera,
ormai avanti con gli anni e col peso, nonostante tutto sfoderato in uno
stretto completo jeans pronto ad esplodere, sta accalappiando un turista
dall’aria timida e spersa, sicuramente al suo primo contatto con l’Isla
e, forse, anche con il sesso. Quindi, anche la gorda, sembra ben messa
in fatto di prede sicure.
Una trigueña ed una
mulata stanno letteralmente setacciando l’aereo alla ricerca di posti
liberi a fianco a turisti indifesi, lavorando a coppia, per mettere il
malcapitato in mezzo ad una ferrea morsa.
Il loro non è un mondo
solo fatto di sesso. Le sento proporre affitti di case, improbabili
guide turistiche, cugini che –come sempre- lavorano alla classica
fabbrica di tabacco e/o ron per vendere cose falsamente rubate…insomma
per fare la fula si deve agire nell’ottica dei 360° e non fermarsi alla
sola proposta indecente.
L’evoluzione c’è stata
e continua ancor oggi nonostante i divieti più o meno velati dello Stato
Cubano. Pensando ai poveri italiani che fanno salti mortali per
invitarle in Italia filtrando tra le complicate e costose maglie della
burocrazia e successivamente sponsorizzando tutti i costi rappresentati
dai capricci che debbono soddisfare, mi viene da pensare che paghiamo a
carissimo prezzo il sogno e l’illusione di un amore con la “a”
maiuscola.
Non tanto perché non
credo che tutti i casi di innamoramento tra italiani e cubane siano
prodotti dalle sole jinetere (qualcuna non professionista che si
innamora veramente c’è) ma quanto occorrerebbe stabilire in che
percentuale il mondo jinetero si sia appropriato di questo fenomeno.
Forse, statistiche alla
mano, il popolo degli innamorati italiani si assottiglierebbe, così come
si annullerebbe gran parte del lavoro della Consultoria Juridica atto a
rilasciare passaporti e permessi d’espatrio a cubane invitate in Italia.
Insomma, in questo
contesto, nessuno riesce a stabilire con esattezza dov’è la verità.
Esiste solo la frizione che oscilla fra i favorevoli ed i contrari della
spicciola filosofia che tutte le cubane sono jinetere, confondendo ancor
di più quella sottile linea di confino che viene quasi sempre azzerata
dall’irrazionalità dettata dal sentimento.
Mentre elaboro questi
pensieri, noto che anche la mulata e la trigueña sono riuscite a
trovare il proprio sponsor…
Ah, cara Cuba dei
viaggi Italturist, dove sei finita?
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