CULTURA
CUBANA
LA SANTERIA2
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Ochà: le radici e la
lingua
Sincretismo, spiritualità e magia sono alcune delle
caratteristiche fondamentali della Santeria cubana, di cui la Regla de
Ochà è il ramo principale.
Le radici della Regla affondano nel continente africano, in particolare
in Nigeria, paese da cui provenivano la maggior parte degli schiavi
portati dagli spagnoli nelle piantagioni cubane. Credevano in un
universo popolato di spiriti e divinità associate agli elementi della
natura e pertanto vicine e materiali abbastanza da poter comunicare con
gli uomini e influire nella loro esistenza quotidiana tanto
positivamente quanto negativamente. Proprio in funzione di questa
vicinanza delle divinità, dell'assenza di differenze sostanziali tra il
mondo dei viventi e quello degli spiriti, la magia diventa il mezzo
principale di comunicazione e di intervento sulla natura con un
obiettivo che ha un'unica aspirazione e tanti cammini: la felicità.
Una volta esportata nelle regioni caraibiche la religione Yoruba (il
nome delle tribù e della lingua degli schiavi nigeriani) continua a
mantenersi viva e a evolvere in funzione dell'ambiente in cui gli
schiavi si trovano a vivere. Le conoscenze dei più anziani, di quanti
erano nati in Africa e possedevano l'essenza più pura e potente della
religione, venivano trasferite alle generazioni successive in forma
assolutamente orale e mai completa. La religione Yoruba ha infatti
carattere esoterico: ai misteri più profondi si accede solo in funzione
dei diversi livelli di iniziazione. Nel corso degli anni, quindi, solo
pochissimi uomini e donne conservarono e trasmisero ai loro successori
il sapere Yoruba più profondo, ma l'impianto generale della religione e
il linguaggio yoruba continuarono a trasmettersi raggiungendo anche la
società bianca dei padroni spagnoli.
Il contatto della Regla con il mondo dei bianchi, i cattolicissimi
spagnoli, produsse una prima conseguenza nel divieto assoluto di
professione e pratica di religioni pagane imposto agli schiavi delle
piantagioni e nell'obbligo alla conversione al cattolicesimo. Gli
schiavi vennero battezzati, venne loro attribuito un nome spagnolo e i
gesuiti iniziarono l'opera di evangelizzazione insegnando loro i
fondamenti del cristianesimo.
L'ingresso della nuova religione fu tutt'altro che conflittuale per i
seguaci della Regla, abituati a una grande elasticità dei principi e dei
fondamenti religiosi e all'assenza di una verità assoluta da difendere
ad ogni costo. Non fu difficile per loro, quindi, assimilare alcuni
precetti biblici, per molti aspetti vicinissimi alle tradizioni yoruba
e, in apparenza, accettare la ritualità cristiana. In realtà, le figure
dei santi cristiani e le vicende narrate dalla Bibbia vennero
sistematicamente conglobate nel pantheon della Regla e assimilate agli
spiriti e alle divinità yoruba, dando vita alla religione sincretica che
caratterizza l'intero Caribe e parte dell'America Latina con i nomi di
Santeria, Voodoo, Cordon Bleu ecc, a seconda del paese in cui viene
praticata.
La Genesi
Dio onnipotente,
Olofi, viveva in uno spazio infinito, fatto solo di fuoco, fiamme e
vapore densissimi. Era così che Olofi voleva l'universo. Ma venne il
giorno in cui si annoiò della solitudine e decise che era arrivato il
momento di abbellire quel paesaggio tanto cupo e ostile. Liberò la sua
potenza così da far scendere acqua a torrenti. Alcuni elementi solidi si
opposero al suo attacco e così si formarono enormi voragini nella
roccia: l'oceano vasto e misterioso dove risiede Olokun. Nei punti più
accessibili prese dimora Yemayà, vibrante nei suoi colori, l'azzurro e
l'argento. Yemayà fu dichiarata madre universale, madre degli Orisha.
Dal suo ventre uscirono la luna e le stelle, il secondo passo della
creazione.
Olordumare, Obatalà, Olofi e Yemayà decisero che il fuoco, spento in
alcune zone, e ancora forte in altre, venisse completamente assorbito
dalle viscere della terra, attraverso il temuto e venerato Aggayù Sola,
rappresentato dal vulcano e dai misteri delle profondità. Mentre si
spegneva il fuoco, le ceneri si sparsero ovunque, formando la terra,
rappresentata da Orichaoko, che le diede forza al punto da permettere la
nascita degli alberi, dei frutti e delle erbe. Nei boschi si aggirava
Osain, con la sua saggezza antica sulle facoltà mediche delle essenze e
delle erbe. Nacquero così anche le paludi. Da quelle acque stagnanti si
originarono le epidemie, personificate da Babalù Aye.
Yemayà la saggia, la generosa, madre di tutto e di tutti, decise di dare
delle vene alla terra e creò i fiumi di acqua dolce e potabile, perché
Olofi potesse creare gli esseri umani. Fu così che nacque Ochun. Le due
si unirono in un abbraccio di amicizia che diede al mondo
un'inestimabile ricchezza.
Olofi decise di ritirarsi e di vivere lontano, dietro il sole, Olorun, e
lasciò come suo rappresentante ed esecutore dei suoi ordini Obatalà, il
quale creò gli esseri umani. Ma iniziò un vero disastro. Obatalà, tanto
puro, bianco e pulito cominciò a soffrire per le intemperanze degli
uomini. Stanco di tanta sporcizia, si innalzò per vivere tra le nubi. Da
lì iniziò a osservare il comportamento degli uomini e si rese conto che
qualcosa non andava. Olofi si era dimenticato di creare la morte.
[tradotto da: Opolopo Owo, di Natalia Bolìvar Aròstegui, La Habana
1994]
Del Bene e del Male
La natura non è né
buona né cattiva. Esseri viventi, uomini, spiriti, divinità, pensieri e
azioni non sono né buoni né cattivi, non in senso assoluto.
La religione Yoruba non ha comandamenti né un'etica basata su principi
assoluti e universali, ma si basa su una spinta apparentemente semplice
e banale: la ricerca della felicità. Bene è ciò che rende felici, male
ciò che fa soffrire. Questo non significa che l'essere umano sia
legittimato a compiere ogni tipo di azione sulla base del proprio
benessere o di un egoistico piacere. La felicità dell'individuo,
infatti, non esiste se non si inserisce all'interno di un quadro
naturale e spirituale armonioso, in equilibrio. Salute, benessere
materiale, felicità amorosa sono gli ingredienti fondamentali per
rendere un essere umano sereno, ma non sono raggiungibili se gli
elementi di cui è composto l'ambiente in cui l'individuo esiste e agisce
non sono ciascuno in equilibrio rispetto agli altri. E in questi
elementi sono compresi gli altri individui che interagiscono con lui,
gli spiriti che lo accompagnano, gli orisha o santi, l'ambiente in cui
vive.
Buona diventa perciò ogni azione che si muove verso il raggiungimento di
questo equilibrio e cattiva ogni azione che lo rompe o che provoca degli
squilibri. Se qualcosa non funziona nella vita di un aderente alla Regla,
se è ammalato, se non trova l'amore, se non riesce ad avere denaro
sufficiente, la prima cosa da fare è scoprire il punto di squilibrio e
la seconda agire con riti o magie per ricomporre il quadro.
Entra in gioco il ruolo della divinazione, mezzo fondamentale della
Regla de Ochà non solo per conoscere gli eventi futuri, funzione in
realtà secondaria, ma soprattutto per mettere in comunicazione gli
individui con il loro mondo spirituale, comprendere i motivi profondi
degli eventi presenti e agire in modo da prevenire quelli futuri. I
metodi di divinazione sono tantissimi: dal trans di persone
particolarmente sensibili al potere di possessione degli spiriti, al
lancio di pezzi di cocco e di conchiglie, fino al più elevato e
complesso sistema divinatorio Yoruba, chiamato Ifà ed esclusivo
territorio di conoscenza e pratica dei babalawos, i messaggeri di Orula.
Saranno gli stessi spiriti e gli Orisha a indicare alla persona le vie
da seguire per migliorare la vita, magari anche attraverso alcuni tabù,
cose o azioni che la persona dovrà evitare se non vuole incorrere in
problemi e difficoltà. Sono questi principi pratici assolutamente
quotidiani, che riguardano le abitudini alimentari e i costumi di vita,
variabili da persona a persona e sempre espressi sotto forma di
consiglio, mai di imposizione. Sono il bene, secondo Ochà.
Musiche e Danze
L'aspetto folclorico della Santeria è strettamente collegato a
quello rituale. Musica e danza hanno un ruolo fondamentale in
praticamente tutti i riti della Regla e derivano direttamente dalla
tradizione Yoruba africana.
Le danze
hanno come temi portanti i riti della possessione e del trans e la
rappresentazione delle vite e delle gesta dei vari Orishas, ciascuno
dei quali viene simboleggiato secondo una precisa iconografia. La
tradizione della danza rituale si è poi trasferita anche al di fuori
dei rituali sacri, codificata e in un certo senso istituzionalizzata
fino a divenire una espressione artistica folclorica, ma non per
questo svuotata del suo significato originario.
La musica che accompagna i rituali santeri è quasi esclusivamente
composta da basi ritmiche e melodie vocali in cui si alterna una
voce dominante, detta "diana" o "gallo", e un coro. Gli strumenti
utilizzati sono tamburi e percussioni chiamati
Batà, dotati di valenza sacra e custoditi gelosamente assieme
agli altri oggetti sacri nelle case-tempio, gli Ilé Ochà, dei
santeros e babalawos.
Ad ogni Orisha e ad ogni occasione rituale corrispondono sequenze
ritmiche e combinazioni di strumenti specifiche che accompagnano lo
svolgimento della cerimonia e svolgono in essa una funzione centrale
di richiamo per gli spiriti invocati e di offerta agli Orishas.
Anche la musica rituale può essere eseguita al di fuori delle
cerimonie, come espressione artistica folclorica e, di recente, a
Cuba sono sorte diverse istituzioni che hanno lo scopo di recuperare
e mantenere viva la tradizione musicale Yoruba. Oltre ai tantissimi
gruppi folclorici che operano nel paese, due celeberrimi interpreti
dei canti Yoruba (oltre che santeros di fama) sono
Lazaro Ros e
Mercedita
Valdés (di cui si può ascoltare un brano cliccando sul nome).
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