CULTURA CUBANA


SCRITTORI&NARRATIVA
 

 

  

 

"Sapete com'è L'Avana nelle prime ore del mattino, quando i vagabondi dormono ancora contro le pareti delle case e non sono neppure apparsi i camion che portano il ghiaccio ai bar?..." questo è l'inizio del primo romanzo cubano di Hemingway.
La narrativa su Cuba, si intreccia indelebilmente con gli scrittori Cubani .ma anche stranieri- che hanno saputo scrivere pagine di prosa e liriche dolcissime sulla terra del Caimano. La Cuba che strega, ammalia, incanta, fuoriesce dalle pagine sempre attuali di Josè Martì, eroe e martire dalla libertà, come dalla penna di un americano meno yankee che si possa immaginare come Hemingway. Ma la lettura prosegue con i romanzi di Stevenson, le poesie di Lorca, i gialli di Greene e le opere di Sartre e con il nuovo corso di Garcia Marquez, Eduardo Galeano, Fleites e con la contrapposizione al regime che si evince negli scritti di Heberto Padilla e di Guillermo Cabrera Infante. In ogni caso, l'approccio con la letteratura Cubana non lascia indifferenti

Con il suo popolo di contadini, Cuba è anche la patria di poeti. E' forse il paese dell'America Latina che ne ha la maggior percentuale. Purtroppo gli effetti dell'alfabetizzazione e dello sviluppo economico tendono, come in ogni altro paese soggetto alla stessa evoluzione, a neutralizzare la creazione poetica a livello popolare. Tuttavia qualche menestrello fa udire ancora il suo canto.
Anche Josè Martì, che faceva giungere ai cospiratori messaggi avvolti in foglie di tabacco, scrisse poesie; compose il suo primo poema a quindi anni e lo fece pubblicare sul giornale studentesco "El Siboney". Due dei suoi tre libri (quanti ne furono stampati lui vivente) furono raccolte di poesie: Ismaelillo, dedicato a suo figlio, morto nel 1945 senza aver mai manifestato il minimo interesse per l'opera paterna, e Versos Sencillos, pubblicato nel 1891 a New York. La maggior parte delle opere di Martì, oggi riunite in parecchi volumi, è costituita da articoli e discorsi.
Ma non solo la poesia popolare va incontro a profondi cambiamenti. La rivoluzione ha comportato tali mutamenti di vita che alcuni generi letterari sono scomparsi o si sono adattati alle nuove realtà. Invece il romanzo poliziesco, il cui stile è d'ispirazione nordamericana o francese, ha avuto uno sviluppo imprevedibile. La trama di questo genere di romanzo è generalmente ambientata nei Comitati di Difesa della Rivoluzione, quasi che i loro militanti sia dei James Bond rivoluzionari alla ricerca di avventure eroiche. Ogni anno il ministero dell'Interno organizza un concorso nazionale del "romanzo giallo".
D'altro canto assumono di rilievo notevole nella letteratura cubana le testimonianze in prima persona influenzate da certa stampa francese. Citiamo per esempio quelle dei guerriglieri della Sierra Maestra o degli aviatori che parteciparono agli scontri di Playa Giròn. Fra le altre ha riportato enorme successo l'opera "Conversacion con el ultimo norte-americano". L'autore ha raccolto dalla viva voce i ricordi dell'ultimo americano vivente a Camaguey: essi spaziano dal XIX secolo al momento del trionfo della rivoluzione.
Ma i due pilastri della letteratura contemporanea restano il poeta Nicolas Guillén e il romanziere Alejo Carpentier (morto nell'aprile del 1980). Ambedue partecipi alla rivoluzione, ambedue universalmente noti, figurano fra i più importanti rappresentanti della letteratura di lingua spagnola.

Nato a Camaguey nel 1902, Nicolas Guillén, si è ispirato al folklore cubano per dar vita ad una poesia creola, meticcia, originale. Discendeva egli stesso da uno schiavo e già all'epoca di Gustavo Machado cantava il dramma dello sfruttamento dei macheteros nelle piantagioni di canna da zucchero, producendo opere letterarie particolarmente ancorate ai temi latino-americani. Durante la guerra civile spagnola, a contatto con i combattenti repubblicani, aderì al Partito comunista. Dal 1953 al 1958 visse in esilio, soprattutto a Parigi. Di ritorno all'Avana dopo la caduta di Batista, fu eletto presidente dell'Unione nazionale degli scrittori di Cuba.
L'opera di Nicolas Guillén è importante quanto quella di un altro poeta latino-americano altrettanto celebre, il cileno Pablo Neruda, morto poco dopo la caduta del presidente Salvador Allende. Fu Nicolas Guillén a creare l'immagine del coccodrillo verde ormai generalmente riferita a Cuba: quel "lungo coccodrillo verde con gli occhi d'acqua e di pietra".
Da padre bretone (capitano di lungo corso divenuto architetto) e da madre russa nacque all'Avana nel 1904 Alejo Carpentier. Giovanissimo si dedicò alla musica e a 18 anni intraprese la carriera giornalistica. Nel 1927 fu tenuto sette mesi in prigione per aver firmato un manifesto contro il dittatore Machado. L'anno seguente partì per la Francia ove conobbe Leiris, Artaud, Prévert, Queneau, Masson, Vitrac e Barrault. Chiamato all'Avana nel 1939, fu condirettore delle trasmissioni radiofoniche. Ma una volta ancora dovette espatriare e si stabilì a Caracas. Rientrò definitivamente a Cuba dopo il trionfo della Rivoluzione.
Addetto culturale del suo paese a Parigi, Alejo Carpentier parlava francese perfettamente negli ultimi anni della sua vita. Di cultura classica ed europea, seppe tuttavia conferire ai suoi romanzi un'atmosfera barocca tipicamente latinoamericana. I paesaggi che descrive, i personaggi, i racconti appartengono al Nuovo Mondo e ci danno un quadro per certi lati esoterico dell'atmosfera che vi regna. "La nostra storia è costellata d'incredibili episodi tragicomici", ha narrato un giorno Carpentier a una rivista letteraria. "Nel 1920 all'Avana scoppia una rivoluzione mentre i potenti assistono al secondo atto dell'Aida di Verdi. Avevo sedici anni, ricordo. Il cantante Caruso fugge per strada vestito con una tunica da egiziano...Ebbene: fu
arrestato per oltraggio al pudore". Questo piccolo aneddoto ci fa capire l'attrazione di Carpentier, grande romanziere contemporaneo, per il genere burlesco.
Le sue opere più conosciute in Italia sono: I passi perduti, Il regno di questa terra, Il secolo dei lumi, Il ricorso del metodo. Da quest'ultimo romanzo il regista cileno Miguel Littin ha tratto la coproduzione franco-cubano-messicana "Viva el Presidente".

Cuba occupa oggi una posizione di rilievo nella produzione letteraria latinoamericana. La Casa de las Americas , sorta in seguito alla rivoluzione, attribuisce ogni anno premi ai migliori scrittori e poeti del continente americano. Nel 1968 un poeta cubano, Herberto Padilla, pur avendo riportato il premio nazionale di poesia, fu violentemente posto sotto accusa dalla rivista "Verde Olivo" delle Forze Armate, col pretesto di aver tenuto "comportamento antirivoluzionario". Egli fu costretto a fare autocritica e l'affare, allora, fece grande scalpore negli ambienti intellettuali europei e latinoamericani.
Comunque la politica culturale governativa ha suscitato nella popolazione un eccezionale desiderio di lettura. Solo nell'anno 1974 l'Istituto del libro ha stampato circa 34 milioni di libri ed opuscoli. E' uno sforzo notevole se si pensa che i libri scolastici sono completamente gratuiti per le elementari e istituti secondari. Quanto alla Casa de las Americas, essa stampa annualmente una quarantina di opere concernenti  l'America latina. La produzione editoriale ha assunto a Cuba tale importanza da impegnare le autorità nell'istallazione di una moderna tipografia con sede a Guantanamo, in grado di fornire più di 20 milioni di libri all'anno. Appena sul mercato, opere letterarie di qualsiasi genere vengono esaurite nel termine di pochi giorni.


Alla ricerca di un'identità letteraria  di A. Riccio

Si può parlare di espressione letteraria cubana solamente quando l'isola comincia a slegare la propria storia da quella della Spagna. Infatti, con l'estendersi delle piantagioni e con l'introduzione della macchina a vapore, alla fine del XVIII secolo sorge la ricca borghesia imprenditoriale che comincia a mostrarsi insofferente verso le esose esigenze della madrepatria. Nasce qui quella preoccupazione intellettuale e quel bisogno di riflettere sulla propria condizione di isolani creoli che si tradurranno nei primi scritti autenticamente cubani.
Si deve proprio allo spirito dei tempi, oltre che al boom economico, il sorgere di un relativo interesse ai problemi e all'identità stessa dell'isola. Da qui derivano una serie di iniziative fra le quali vanno ricordate la creazione di collegi e di accademie artistiche, oltre alla fondazione della Sociedad economica de amigos del Pais (1793). Grande importanza assume in quegli anni la visita del barone Alessandro Von Humboldt che con il suo Saggio politico dell'isola di Cuba fa il punto della situazione geografica, politica ed economica della colonia. Anche le note di viaggio di una scrittrice franco-cubana, la contessa Mèrlin, contribuiscono a far meglio conoscere la realtà dell'isola ai cubani stessi. Senza dubbio quegli anni di grandi cambiamenti a livello mondiale (indipendenza degli Stati Uniti d'America, rivoluzione francese e rivolta dei neri di Haiti, per citarne solo i più eclatanti) favoriscono una serie di riflessioni politiche e culturali che trovano negli scritti di Padre Felix Varela, filosofo eclettico, uno dei momenti più alti.
Varela offre un primo e significativo esempio di come gli intellettuali dell'isola abbiano intrecciato la propria attività culturale con gli eventi storico-politici dell'epoca. Delegato cubano alle Cortes liberali di Cadice, Varela viene condannato a morte durante la reazione assolutista di Fernando VII di Spagna, ma riesce a fuggire negli Stati Uniti dove vice in esilio e da dove continua, attraverso le pagine de "El Habanero", la sua battaglia in favore dell'indipendenza cubana. Come Varela, muore in esilio il poeta Josè Marìa Heredia. A lui si deve l'irruzione del paesaggio americano nella letteratura del nuovo mondo; paesaggio inteso non come elemento di scenografia esotica e romantica, all'uso europeo, ma come scoperta di un contorno geografico che contiene un'identità e diventa quindi parte integrante del discorso indipendentista. Implicato in una cospirazione contro il governo spagnolo, Heredia riesce a fuggire negli Stati Uniti e poi nel Messico. I versi pieni di nostalgia che il poeta esiliato scrive di fronte alle cascate del Niagara sono considerate il primo manifesto della poesia cubana.
Segue una folta schiera di poeti che non sfuggono a un certo manierismo romantico e fra i quali conviene ricordare Del Monte, Milanès, il mulatto Placido e soprattutto Manzano, che nel 1821 riesce a strappare -nonostante sia negro e schiavo- il permesso di pubblicare le sue Poesias Lìricas. Nel 1844 Placido viene condannato a morte e Manzano al carcere, accusati entrambi di aver partecipato alla cospirazione Escalera.

Se la contessa Merlin aveva, col suo diario di viaggio, risvegliato una certa curiosità nei confronti di Cuba, si deve ad un'altra donna, Gertrudis Gòmez de Avellaneda, non solo un'interessante produzione poetica e teatrale, ma anche la redazione di un romanzo, Sab, di chiara intenzione antischiavista. E' il 1841: 10 anni prima che La capanna dello zio Tom susciti in America e nel mondo un'ondata di indignazione contro gli orrori dello schiavismo.
Tuttavia è con Cirilo Villaverde che la letteratura cubana acquista nel 1882 il suo primo vero romanzo. Cecilia Valdez è la storia di una giovane mulatta vittima dei tabù e dell'ingiustizia sociale. Al di là della trama, che non è particolarmente originale, quello che importa è il vivo quadro di costume che Villaverde dipinge non in maniera piattamente folkloristica ma partendo dal punto di vista di un patriota liberale più volte esiliato.
Il 1898 è la data più importante della storia di Cuba: in quell'anno, infatti, l'isola si rende indipendente dalla Spagna. Gran parte e grande merito in quest'impresa vanno proprio a un poeta Josè Martì, uomo politico, saggista, giornalista e combattente. A lui si deve il merito, sia nell'opera poetica che nella saggistica, di aver organizzato in immagine artistica e in chiara articolazione logica non solo l'identità cubana ma quella di tutta l'America Latina, da lui ribattezzata con la felice intuizione "Nuestra America". La figura di Martì e la sua opera raggiungono una fama straordinaria e assumono in tutta l'America Latina il significato di valore americano capace di durare nel tempo.
Agli inizi del nostro secolo la giovane repubblica di Cuba subisce il pesante intervento nordamericano. Il senso di frustrazione che ne consegue è evidente anche in campo letterario: poeti del calibro di Jualìan del Casal abbandonano il tradizione ruolo di artista impegnato per rifugiarsi in una poesia di grande qualità ma soprattutto intimista e volta a esprimere la sfera dei sentimenti. Tuttavia rinasce presto l'interesse per la realtà cubana: storica, antropologica, economica e subito si moltiplicano le riviste, i gruppi di ricerca e di studio, grazie anche al periodo di straordinario benessere economico, noto come "la danza dei milioni". L'antropologo Fernando Ortìz e lo storico Ramiro Guerra, fra gli altri, sono autori di opere  fondamentali per la conoscenza non stereotipata del paese.         Accanto a questi studiosi non mancato scrittori a volte notevoli, come i romanzieri Carrion, Loveira e Labrador Ruiz; poeti di eccellente mestiere come e capaci di spunti originali come Brull, Florit e Ballagas.
Non va dimenticata l'esperienza del gruppo Minorista , sorto nel 1923, che aggrega un folto stuolo di scrittori repubblicani, tredici dei quali danno vita a una protesta politica che crea scandalo contro la corruzione del governo, sotto la guida del poeta Ruben Martinez Villena, comunista e strenuo oppositore del dittatore Machado. In questi stessi anno comincia a farsi conoscere il poeta mulatto Nicolas Guillèn, al quale si deve una poesia negrista di grande freschezza ed impegno civile. Durante la dittatura di Machado, infatti, le posizioni politiche e artistiche si vanno radicalizzando; contro gli atteggiamenti concilianti o addirittura complici del governo e della corruzione si levano le penne di un Juan Marinello o di un Raul Roa, polemisti e saggisti di grande valore.
Intorno agli anni '40 la situazione culturale del paese è pessima: l'università è in crisi, esiliati per forza o volontariamente numerosi intellettuali, per coloro che restano la vita si presenta assai dura, specie nei successivi anni della dittatura di Batista. E' prassi corrente che gli autori pubblichino a proprie spese le loro opere e quasi tutti devono accontentarsi di piccoli impieghi per sopravvivere. Josè Lezama Lima riunisce intorno alla rivista "Origenes" un gruppo di validissimi scrittori ed artisti e riesce con mezzi artigianali a dare vita a una delle migliori riviste dell'America Latina. Con la vittoria della rivoluzione si assiste a una vera e propria esplosione culturale: sorgono case editrici, riviste e supplementi letterari: scrittori già maturi possono dare alle stampe le loro opere. E' questo il caso di Lezamo Lima, del grande romanziere Alejo Carpentier, del drammaturgo, poeta e saggista Virgilio Pinera, di Cintio Vitièr e Fina Garcìa Marruz, di Eliseo Diego e di Felix Pita Rodriguez, di Onelio Jorge Cardoso e di Samuel Feijoo, di Josè Antonio Portuindo e di Mirta Aguire. Una menzione a parte merita l'anziana poetessa e narratrice Dulce Maria Loynaz, che aveva pubblicato in Spagna, prima della rivoluzione, una parte della sua opera e che solamente nel 1987, dopo essere stata insignita del "Premio Nazionale di Letteratura", ha cominciato a pubblicare nel suo paese. Qui i suoi libri sono divenuti nel corso di pochi anni un vero e proprio oggetto di culto per le generazioni giovanissime. Anche per i giovani si aprono insperate possibilità di pubblicazione: riuniti intorno al supplemento letterario "Movimento 26 Julio", Revolucion , troviamo i più scapigliati ed entusiasti, i cui eccessi porteranno alla chiusura del foglio del lunedi.

Fra i numerosi scrittori che animano questa esperienza, alcuni lasciano il paese in franco dissenso: è il caso, ad esempio, di Heberto Padilla e di Guillermo Cabrera Infante. Altri restano, come Anton Arrufat e Pablo Armando Fernandèz e continuano a lavorare a Cuba insieme a Roberto Fernàndez Retamar, Norberto Fuentes, Jesùs Dìaz, Miguel Barnet, Reynaldo Gonzales, Lisandro Otero, Cèsar Lopez, Carilda Oliver Labra e il notevole saggista e storico Manuel Moreno Fraginals: la loro è la generazione che ha fatto da ponte tra il prima e il dopo-rivoluzione. Le successive ondate di scrittori, nate negli anni Cinquanta o più tardi, sono già frutto della formazione rivoluzionaria. Fra i generi letterari maggiormente coltivati dalle ultime generazioni vanno ricordati il genere testimonio, stimolato da Ernesto Che Guevara; il romanzo poliziesco, soprattutto di spionaggio (si fa notare a questo proposito Wichy Nogueiras); la fantascienza, oltre naturalmente alla poesia, alla saggistica, al teatro: particolarmente il teatro di costume e la commedia. Fra i nomi più in vista degli ultimi anni ricorderemo Josè Soler Puig, Nancy Morejòn, Senel Paz, Reynaldo Montero e un agguerrito gruppo di interessanti scrittrici e poetesse femministe, tra cui Zoe Valdès, Reina Maria Rodriguez e Chely Lima.

LIBRI SUGGERITI PER CONOSCERE CUBA E I CUBANI

ISOLE NELLA CORRENTE - H. Hemingway

IL VECCHIO E IL MARE - H. Hemingway

LA NOTTE DELLE PALME - selezione di autori cubani a cura di Guido Manera

CARRETTERA CENTRAL - M. Evangelisti

CULTURA CUBA - A. Fleites & A.Garcia

STORIA DI CUBA -  H. Thomas

NOTTE DI SABATO A LA AVANA - A. Prieto

LATINOAMERICANA - E. Che Guevara

SENZA PERDERE LA TENEREZZA - Paco Taibo II

IL NOSTRO AGENTE ALL'AVANA - G.Greene

SENTIERI DI CUBA - Fleites & Fuentes

LA MARCIA SU CUBA - M. Evangelisti

100 DOLLARI PER UN AMORE - A. Galvagno

C COME CUBA - A. Garzia

RUMBA - D.Riondino & R. Perini

 

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