STORIA

IL GIORNO DELLA STAMPA CUBANA E

 LA NASCITA DEL QUOTIDIANO

PATRIA

 

 

 

 

Speciale per SiporCuba

 

 

di  GUSTAVO B. ESTORINO

 

 

I giornalisti cubani festeggiano la loro giornata il 14 marzo perchè in quella data del 1892 si stampò il primo numero del quotidiano “Patria”, fondato da José Martí.

Qualcuno ha detto che se avessero chiesto a Martí qual’era la sua professione  avrebbe risposto “il giornalista”.   È che nella sua opera il giornalismo è sempre stato presente, da quando a 16 anni stampò “El Diablo Cojuelo” come satira del colonialismo spagnolo, e più tardi “La Patria Libre”, il settimanale in cui pubblicò il suo poema patriottico “Abdala”.

Nei 28 tomi delle sue Opere complete la maggioranza sono lavori estratti da giornalai e riviste dell’epoca, con cui aveva collaborato.

Dopo il suo precoce debutto nel mondo della carta e dell’inchiostro, l’Apostolo dell’indipendenza di Cuba intuì il ruolo della stampa nella battaglia ideologica.  Per questo non si deve separare il giornalista dal rivoluzionario e quando ci avviciniamo alla sua personalità, tutto il suo lavoro nei giornali riflette l’impegno della sua penna con l’indipendenza di Cuba.

Tutti coloro che studiano Martí coincidono che il giornale Patria è stato la sua opera maestra. Lo fondò rispondendo alla domanda dei patrioti cubani di New York, dove avevano dovuto emigrare. 

Dal primo numero la pubblicazione rivestì un importante ruolo nella concentrazione delle forze per la Guerra Necessaria, che cominciò il 24 febbraio del 1895.

Furono i sigarai di Tampa e di Cayo Hueso, oltre agli intellettuali cubani e di Puerto Rico, che finanziarono la pubblicazione iniziale di Patria, in cui, tra gli altri articoli, furono pubblicate le basi del Partito Rivoluzionario Cubano  fondato da Martí e un editoriale intitolato “Le nostre idee”, che pur senza firma porta il sigillo inconfondibile dello stile martiano.

“Patria” usciva  inizialmente ogni sabato. Vi si leggeva una dichiarazione: le entrate del giornale servono per il suo mantenimento. Erano quattro pagine a quattro colonne e misurava 52 x 36. La distribuzione si faceva soprattutto per posta.

In “Patria”, Martí mostrò le doti di giornalista  integrale. I suoi biografi  assicurano che oltre a scrivere cercava notizie, proponeva disegni, sceglieva i caratteri, correggeva e faceva anche i pacchetti del giornale.

Tutto questo pur essendo uno dei giornalisti più conosciuti  del continente grazie alla sua collaborazione con importanti quotidiani nordamericani e la sua attiva corrispondenza con il quotidiano “La Nación”, dell’Argentina.

“Patria” non si allineò mai con l’ultra-nazionalismo. Dal suo primo numero  annunciò che sorgeva  “dalla volontà e con risorse di tutti i cubani e portoricani per dire quello che stava nel cuore di tutti i puri patrioti”. 

Richiamò non solo alla liberazione di Cuba, ma anche di Puerto Rico. 

Per questo nelle sue pagine furono pubblicate le parole de La Bayamesa – che diventerà l’Inno Nazionale di Cuba, e di La Borinqueña, la marcia dei rivoluzionari portoricani.

Quando Martí prese la decisione di raggiungere Cuba per entrare nelle fila dell’ Esercito Liberatore, non dimenticò per un istante “Patria”.  

Il 26 febbraio del 1895, due giorni dopo lo scoppio della Guerra Necessaria, inviò da Santo Domingo una lettera  ai suoi compatrioti Gonzalo de Quesada e  Benjamín J., Guerra, in cui dava indicazioni sulla forma e sul contenuto del giornale.

“Abbellite e rendete regolare “Patria”, con molte notizie, adesso con tutto quello che riguarda Cuba...  e sempre con amenità rivoluzionaria...” scrisse

Giungendo a Cuba, Martì portava l’accredito come corrispondente di “Patria”. Possiamo solo immaginarlo così, scrivendo il suo Diario della Campagna  che non è altro che la raccolta degli appunti per futuri e mai conclusi reportage della guerra, perchè se aveva scritto  di tutto e di tutti, come non avrebbe narrato gli episodi della sua Rivoluzione, i fatti quotidiani di quella  guerra.

Martí giornalista ci ha lasciato un legato che non perde attualità: “la stampa dev’essere civetta per sedurre, cattedratica per spiegare, filosofa per migliorare, monella per far breccia e guerriera per combattere”.

Dev’essere utile, sana, elegante, opportuna e coraggiosa.

In ogni articolo si devono vedere la mano inguantata che scrive e le labbra senza macchia che dettano. Non esiste scettro migliore di un buon giornale.

 

 

 

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