Fulgencio Batista:
da sergente dattilografo a Presidente di Cuba
Gustavo Becerra – speciale per SiporCuba
• Era il 1933.
Dopo lo sciopero generale che annunciava la caduta del tiranno Gerardo
Machado, l’ambasciatore nordamericano all’Avana, Sommer Welles, si vide
obbligato a chiedergli di cedere il potere a una figura neutrale in cui
il popolo potesse avere fiducia.
Il 12 agosto
Machado fuggì, dopo aver saputo che numerosi nuclei delle forze armate
chiedevano a viva voce un cambiamento nel governo e preparavano una
sollevazione generale. Mentre il popolo sfogava la propria vendetta per
le strade, venne instaurato un nuovo governo presieduto da Carlos Manuel
de Céspedes che durò solamente 23 giorni.
Ufficiali e
soldati dell’esercito stavano cospirando nuovamente : era il complotto
dei sergenti che voleva difendere gli interessi dei sottufficiali, ma
che andò molto più in là. Il governo provvisorio instaurato dopo la fuga
di Machado venne annullato. Apparve in scena uno dei promotori della
sollevazione. Il sergente dattilografo Fulgencio Batista che in quattro
mesi superò tutte le barriere sino a divenire capo di stato maggiore
dell’esercito, divenne la mano che ebbe il comando per più di un
decennio.
Batista si preparò
alla presidenza della Repubblica con le elezioni del 1940, appoggiato da
una coalizione di vari partiti politici. Il suo governo era favorevole a
imprenditori e ricchi proprietari terrieri che approfittarono della
congiuntura della guerra in Europa per arricchirsi ulteriormente. La
corruzione e la malversazione dei fondi provocò ondate di indignazione
nell’Isola.
L’arricchimento senza scrupoli del presidente e la sua relazione con le
antiche forze antipopolari dell’esercito con la sua sottomissione a
Washington minarono la sua autorità di fronte alla popolazione.
Batista si
presentò nuovamente come candidato nelle elezioni del ’44, ma la
sconfitta lo fece andare negli Stati Uniti dove rimase per quattro
anni, abbastanza per raffreddare i commenti negativi sulla sua persona a
Cuba.
Nel 1949 creò il
suo partito che si chiamava Partito di Azione Unitaria e poi Azione
Progressista, nel quale si riunirono diversi elementi reazionari
dell’epoca. L’ambasciatore nordamericano diede il suo beneplacito ma
nell’arena politica non aveva un ruolo e nell’elenco dei votanti nel
1951 occupava il penultimo posto... Che fare? Utilizzare il metodo già
sperimentato di schiacciare il movimento democratico dei paesi latino -
americani cioè il colpo di stato. Che non dipendeva delle elezioni o da
una frode elettorale, che poteva ignorare l’ordine della Costituzione.
Il 10 marzo del
1952 Batista e la sua banda si appropriarono con la forza del destino
della nazione. Il popolo si trovò in una situazione senza uscite. Il
generarle (Batista) utilizzò un esercito creato, addestrato e preparato
dagli Stati Uniti, dalla loro comparsa nella Repubblica neo coloniale.
Lo stesso Batista
confessò anni dopo che il colpo di stati era stata una cospirazione
ufficiale dell’esercito e dell’ambasciata degli Stati Uniti all’Avana.
Di fronte alle
frasi demagogiche del dittatore che voleva presentare la cospirazione
come un movimento rivoluzionario, il giovane avvocato Fidel Castro, in
un documento redatto poche ore dopo il golpe, affermava con enfasi:
“Rivoluzione No,
colpo di stato Si, patriota No, liberticidi Sì, usurpatori, retrogradi,
avventurieri assetati di oro e di potere.
Davanti a questi
fatti si impone la lotta rivoluzionaria!” sosteneva Fidel precisando che
; “C’è un altro tiranno, ma ci saranno altri Mella, Trejos, Guiteras!
Opprimono la Patria, ma un giorno avremo di nuovo la nostra libertà!”
In effetti Batista
annullò la Costituzione e mezzo secolo repubblicano venne cancellato. La
bancarotta politica, la crisi della struttura economica e l’acutizzarsi
della lotta di classe mettevano più che mai in luce la crisi nazionale.
La popolazione
cubana era raddoppiata e questo provocava una forte disoccupazione; il
47% delle terre coltivabili apparteneva alle grandi compagnie
nordamericane e i contadini, quelli che coltivavano la terra, non ne
possedevano!
Gli operai
agricoli erano quasi la metà del proletariato cubano. Vivevano in
capanne col tetto di foglie di palma e il pavimento di terra; il 30% non
aveva un letto, più del 40% era analfabeta e il 14% era tubercoloso.
Secondo uno studio del Gruppo Cattolico Universitario del 1957, circa il
23% della popolazione totale dell’Isola non sapeva leggere e scrivere.
Le fasce più
povere della società vennero dimenticate in estrema miseria.
Sottomissione
senza limiti agli Stati Uniti
Il governo di
Batista superò tutti i governi precedenti per la sottomissione e nella
concessione delle ricchezze dell’Isola ai nordamericani. La sua politica
consisteva nell’accentuare le ricchezze per i monopoli a detrimento dei
settori nazionali e soprattutto della popolazione povera.
Vennero firmati
accordi con gli Stati Uniti che favorivano la crescita dei guadagnai di
Batista e vennero rinnovate le concessioni alla Compagnia Cubana dei
Telefoni, che ricevete un prestito sottratto al bilancio nazionale. Il
governo consegnò praticamente tutti i minerali fossili dell’Isola alle
imprese nordamericane e autorizzò la vendita di benzina nordamericana
nell’area nazionale. Inoltre creò le condizioni per favorire lo
sfruttamento del nichel e del cobalto. In questo modo mise in mani
straniere anche il terzo settore per importanza dell’esportazione, dopo
quello dello zucchero e del tabacco.
I casinò, i
postriboli, i clubs e i bar divennero centri di divertimento per ricchi
e mafiosi provenienti dal nord.
I vincoli di
Batista con Cosa Nostra sono ben noti.
Appare una nuova
generazione
Era il 1953 e i
giovani levarono le torce nella storica sfilata del 28 gennaio, nel
giorno in cui si compivano cent’anni dalla nascita dell’Apostolo José
Martí. Parteciparono anche il Fronte Civico delle donne e molti operai
con altre organizzazioni. L’ondata delle manifestazioni si estese per
tutta l’Isola.
Nelle scuole la
lotta contro Batista adottò forme attive. L’Università dell’Avana
divenne uno dei focus principali di opposizione. Si organizzavano
manifestazioni e in particolare ebbero molta risonanza i simbolici
seppellimenti della Costituzione, organizzati nell’aprile del 1952 dalla
Federazione Studentesca Universitaria - FEU - contro gli Statuti
Costituzionali stabiliti dal Regime. Nello stesso tempo la FEU realizzò
in tutto il paese l’adozione di un giuramento simbolico di fedeltà alla
Costituzione. Migliaia di cubani sostennero questa iniziativa degli
studenti.
Anche se le
proteste studentesche svegliavano nella popolazione la coscienza
politica e le speranze di un cambiamento, non potevano pero far cadere i
pilastri della dittatura.
Il movimento
operaio venne diviso. L’esercito disponeva di tutto il potere e contro
l’esercito, si sosteneva a Cuba, era impossibile lottare, non esistevano
possibilità di successo.
L’entusiasmo del
giovane Fidel Castro per cambiare radicalmente la situazione lo
portarono a formare un’organizzazione autonoma il cui fine doveva essere
la preparazione di una sollevazione armata.
Fu così che alla
metà del 1952, con la direzione di Fidel e di Abel Santamaria iniziò la
gestione di un’organizzazione clandestina.
Il 26 luglio del
1953 attaccarono le caserme Moncada di Santiago di Cuba e Carlos Manuel
de Céspedes di Bayamo. Anche se militarmente non fu una vittoria,
dimostrarono che in quelle condizioni l’azione armata era il solo metodo
di lotta Così si preparò in Messico, nell’esilio, la spedizione del
Granma che condusse al trionfo della Rivoluzione del 1º gennaio del
1959.
Il dittatore e i
suoi collaboratori fuggirono nella notte del 31 dicembre del 1958 a
Miami, senza pagare mai per quei 20 mila morti uccisi durante la
presidenza di Batista e il saccheggio della proprietà pubblica.
Nato povero a
Banes, nell’oriente cubano, il 13 gennaio del 1901, Batista è morto
immensamente ricco a 72 anni, a Marbella, in Spagna, il 6 agosto del
1973
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