Un pugnale nel cuore della terra
cubana
di MIGUEL ANGEL ALVAREZ
Il 7 febbraio del 1901, il presidente Tomás Estrada Palma
firmò l’accordo di cessione di una zona del territorio cubano al Governo
degli Stati Uniti per la costruzione della Base Navale di Guantánamo.
La baia di Guantánamo, chiamata "la borsa", è una delle
più grande e profonde di Cuba e fu scoperta da Cristoforo Colombo nel
suo secondo viaggio nel Nuovo Mondo, il 30 aprile del 1494.
Dispone di caratteristiche naturali molto speciali:
profondità, sicurezza e capacità, per ricevere grandi navi; per secoli
fu particolarmente inutilizzata poiché i colonizzatori spagnoli non
furono capaci d’apprezzarne le qualità.
Dopo un tentativo d’occupare la baia da parte degli
inglesi, nel luglio del 1741, che pretendevano di stabilire lì una base
d’operazioni, il governo coloniale spagnolo comprese finalmente
l’importanza strategica della zona.
GLI STATI UNITI METTONO GLI OCCHI SU CUBA
Agli inizi del XIXº secolo, gli USA resero pubblico il
loro obiettivo d’impadronirsi di Cuba per la sua posizione geografica
privilegiata, le sue risorse naturali e le caratteristiche storiche e
sociali della popolazione.
La gestione per l’acquisto dell’Isola dalla Spagna
avvenne nel 1805, nel 1807 e 1808, ma, come si legge nella relazione
centrale del Primo Congresso del PCC, se per una volta la cocciutaggine
spagnola fu utile all’Isola, lo fu proprio in occasione del rifiuto
sistematico d’acconsentire a quelle operazioni di compra vendita che
reiteratamente gli Stati Uniti proposero alla Spagna nel secolo scorso.
Nel 1823 il segretario di stato John Quince Adams,
propose la sua "tesi della frutta matura" che annunciava come Cuba
sarebbe caduta irrimediabilmente nelle mani nordamericane nel momento in
cui non fosse più stata colonia spagnola. In quello stesso anno il
presidente James Monroe elaborò la Dottrina che porta il suo nome e che
avverte le potenze europee che "l’America è riservata unicamente ed
esclusivamente agli americani..."
Nello stesso tempo, i vicini del Nord intorpidirono e
cercarono di impedire lo sviluppo, per anni, dei tentativi dei cubani di
divenire indipendenti.
Nel 1859 gli imprenditori nordamericani avevano
investimenti per 50 milioni di pesos nell’Isola, soprattutto
nell’industria dello zucchero, del tabacco, nei giacimenti di ferro,
cromo e magnesio. Nel 1898 compresero che esistevano condizioni propizie
per intervenire nella guerra prima dell’imminente crollo dell’impero
coloniale spagnolo e dell’avanzata irresistibile dell’esercito
liberatore.
Approfittando dei crescenti sentimenti di simpatia che la
causa cubana risvegliava nella popolazione nordamericana, il Congresso
degli USA approvò nell’aprile del 1898 una Risoluzione Congiunta che
propiziò l’intervento nordamericano nel conflitto spagnolo. La guerra
spagnola – cubana - nordamericana, definita da Lenin come la prima
guerra imperialista di rapina, ebbe come centro delle sue azioni
principali le province orientali e della zona di Guantánamo.
Il 16 luglio del 1898 si firmò la capitolazione e il 10
dicembre di quell’anno fu firmato il Trattato di Parigi. Gli Stati Uniti
s’impadronirono di Puerto Rico, Le Filippine e Guam.
Cuba rimase come "territorio speciale" dal quale i
nordamericani si sarebbero ritirati dopo la pacificazione. Il governo
interventista, con il generale Wood in testa, convocò un’Assemblea
Costituente incaricata di redigere la Carta Magna, la Costituzione della
futura Repubblica.
Per porre ben chiare le basi delle ulteriori relazioni
tra Cuba e gli USA, gli occupanti esercitarono forti pressioni e
imposero il tristemente famoso Emendamento Platt, che in due clausole
incideva sulla sovranità nazionale, perché rappresentavano gravi
implicazioni per l’autodeterminazione della nascente Repubblica.
La Clausola 3 dell’Emendamento Platt riservava il diritto
agli Stati Uniti d’intervenire per la preservazione dell’indipendenza di
Cuba e il sostegno di un governo adeguato ai loro interessi, mentre la
Clausola 7 obbligava Cuba a cedere zone del suo territorio per lo
stabilimento di basi navali o per il carbone.
Lo storiografo Miguel Di Stefano Pisano, nel suo libro
"Diritto dei trattati", sostiene che l’Emendamento Platt è divenuto una
spada di Damocle, il cui filo sono le concessioni navali. Per gli
occupanti la forza dell’appendice costituzionale radicava precisamente
nella clausola delle basi militari.
L’8 novembre del 1902 il governo nordamericano sollecitò
a carattere perpetuo l’affitto dei territori della Baia di Nipe Bahía
Honda, Cienfuegos e Guantánamo, ma per via della violenta reazione
popolare, si limitò a Bahía Honda e Guantánamo.
Una delle prime figure della lotta indipendentista
cubana, Juan Gualberto Gómez, fece udire la sua voce avvertendo che gli
articoli 3 e 7 dell’Emendamento Platt "… Equivalgono alla consegna ai
nordamericani delle chiavi di casa nostra, per permettere loro entrarvi
a qualsiasi ora... di giorno o di notte, con propositi buoni o cattivi
...e che...la finalità non è altro che la brama di potere sui futuri
governi di Cuba e sulla sovranità della Repubblica Cubana..."
Dopo molti negoziati, il 10 dicembre del 1903, gli Stati
Uniti presero in consegna il territorio corrispondente alla Base Navale
di Guantánamo; mediante un accordo complementare firmato il 2 luglio del
1903 il governo degli USA s’impegnò a pagare duemila pesos l’anno in
monete d’oro nordamericane - circa 4085 dollari al cambio attuale – una
cifra ridicola che gli USA continuano a depositare e che Cuba non
riscuote dal Trionfo della Rivoluzione del 1959.
Stando a un’analisi del Dott. Fernando Álvarez Tabío,
nell’articolo "La base navale di Guantánamo e il diritto
internazionale", si legge che il contratto d’affitto della base navale
manca di esistenza legale e di validità giuridica perché è viziata nei
suoi elementi essenziali (...) per l’impossibilità del governo di Cuba
di cedere perpetuamente un pezzo del territorio nazionale ...e perché il
consenso fu strappato con violenza morale, ingiusta e incontrastabile.
Gli Stati Uniti tralasciarono Bahía Honda e si
concentrarono a Guantánamo. L’elezione di questa baia aveva un obiettivo
strategico perché per il suo straordinario valore e le caratteristiche
geografiche permetteva di assicurare il predominio militare nei Caraibi
e di mettere gli occhi sul Canale interoceanico di Panama, i cui diritti
di costruzione erano stati acquistati proprio nel 1903.
UN SECOLO D’INFAMIA
Durante un secolo d’esistenza, la base nordamericana di
Guantánamo è stata scenario di capitoli e avvenimenti vergognosi. Gli
investimenti degli USA nell’Isola si moltiplicarono nella prima metà del
secolo scorso con la costruzione dell’acquedotto necessario, poi
nell’industria dello zucchero, delle ferrovie e dell’elettricità. Il
vizio, la prostituzione e il contrabbando fiorivano e proliferavano dopo
l’arrivo dei militari nordamericani, in un affare molto redditizio per
la borghesia locale.
La presenza della base navale di Guantánamo ebbe
ripercussioni anche nella vita politica della zona. Nel 1919 e nel 1922
i marines uscirono dalla base per "proteggere le centrali dello
zucchero" e altri interessi economici nordamericani di fronte alla
ribellione del Partito degli Indipendentisti Negri, dopo il sollevamento
de La Chambelona e alla rivolta dei liberali contro il governo di
Menocal.
Durante l’ultima guerra di liberazione comandata da Fidel
con l’esercito Ribelle, la base di Guantánamo divenne un punto di
rifornimento e stazionamento dell’aviazione del tiranno Batista, che
bombardava e mitragliava indiscriminatamente i contadini e la
popolazione civile nelle zone liberate.
Di lì partirono le truppe per invadere altri paesi, come
Haiti nel 1915, la Repubblica Dominicana nel 1918...
Dopo il trionfo rivoluzionario nel 1959, la basa navale
USA era divenuta il rifugio di assassini e torturatori dell’ex regime di
Fulgencio Batista. È sempre stata usata come piattaforma per le
aggressioni contro l’Isola, per la partenza per le infiltrazioni di
agenti nemici, per rifornire le bande controrivoluzionarie, con piani
d’aggressione che giustifichino l’invasione diretta dell’Isola. È un
centro di spionaggio radio elettronico e punti di concentrazione di navi
e arerei che possono in un breve tempo imporre un blocco navale a Cuba.
In tutti questi anni la base navale è stata un centro di
provocazioni e violazioni contro Cuba e contro i guardia frontiera
incaricati di custodire il perimetro esterno.
I dati ufficiali del 1962 sino all’agosto del 1992,
segnalano più di 13 mila provocazioni che includono spari di fucile e
pistola -due giovani guarda frontiera cubano furono uccisi in questo
modo- mitragliatrici, carri armati e cannoni puntai, il lancio
d’oggetti, frasi e gesti osceni, rompere i recinti, violazione degli
spazi aererei e marittimi con navi, aerei ed elicotteri...
L’ultimo ruolo nefasto nella storia della base è il suo
utilizzo come carcere, dove sono confinati circa 500 detenuti accusati
d’essere terroristi o d’avere vincoli con il terrorismo, che sono
sottoposti a torture fisiche e psicologiche senza diritto all’assistenza
legale o a un degno processo.
Il mondo civile si scandalizza e rabbrividisce di fronte
alle immagini terribili di uomini incatenati e ridotti a livelli di
degradazione umana estrema, alimentati a forza per lo sciopero della
fame che hanno iniziato per protestare contro le condizioni infernali
della prigione. A questi prigionieri sono negate le relazioni con i
propri avvocati e con rappresentanti delle organizzazioni umanitarie e
delle Nazioni Unite.
La Costituzione della Repubblica di Cuba, approvata dalla
popolazione il 24 febbraio del 1976 nell’Articolo 11 afferma che:
..."L’Isola condanna e considera illegali io nulli i trattati, patti e
concessioni concordati in condizioni di disuguaglianza e che non
riconoscono o diminuiscono la sovranità e l’integrità territoriale
dell’Isola. Per questo Cuba esige dagli Stati Uniti la restituzione del
territorio di Guantánamo perché – come ha dichiarato Fidel - ...questa
base è in loro potere contro la volontà del nostro popolo, è un pugnale
piantato nel cuore della terra cubana!"
http://www.granma.cu/italiano/2006/marzo/vier24/guantanamo.html
Riporto un articolo pubblicato su "El
nuevo Diario" di Managua, Nicaragua, il 25/06/2003
Uno sguardo sul mondo - Chi può negare che
a Cuba ci sia un gran numero di prigionieri che soffrono le condizioni
carcerarie più rigorose che esistono oggi nel mondo? Per loro non c’è
giorno né notte, perché tengono sempre gli occhi bendati nelle tenebre.
Hanno anche tappate le orecchie e rimangono in perpetuo silenzio. Sono
privati di tutte le sensazioni tattili, perché tengono le mani foderate
da una specie di guanti, sono centinaia di prigionieri dei quali i loro
nomi non è dato conoscere e non si sa di cosa li si accusa. Non sono
giudicati e neppure condannati. Non hanno difensori e stanno scontando
una sentenza infinita perché non hanno un termine. Questi prigionieri a
Cuba non sono però i prigionieri di Fidel Castro: sono i prigionieri di
Bush a Guantánamo. Stanno individualmente in gabbie e vestiti con tute
arancio che tutti abbiamo visto, però di essi non sappiamo nulla.
Siccome sono prigionieri di Bush e non di Fidel la stampa USA e non
europea non dice niente di essi. E io domando se l’UE ha protestato per
costoro. Se ha chiesto esigendo perentoriamente dagli Stati Uniti che
vengano posti in libertà come si esige da Cuba la liberazione immediata
dei 75 cosiddetti dissidenti. Altra domanda che faccio è: a Cuba si
protegge il terrorismo da parte del presidente Bush? Grazie ad una legge
chiamata "Ley de adjuste cubano", una legge che non è cubana, bensì
nordamericana, ed è applicata solamente per Cuba ed a nessun altro paese
al mondo, chiunque arrivi negli USA sequestrando un aereo o
un’imbarcazione a Cuba, gli si concede subito, diritto di residenza,
soldi e un lavoro immediato. Invece alla maggioranza dei cubani che
chiedono il visto per entrare legalmente negli Stati Uniti questo non
gli viene concesso o solo con difficoltà. Non è questo un modo di
promuovere il terrorismo in Cuba? Dunque chi lo promuove non è Fidel,
bensì Bush. Chi arriva da qualsiasi altra parte del mondo per vivere
negli Usa si chiama "immigrante" però colui che arriva da Cuba si chiama
"esiliato". Non esistono immigrati cubani negli Stati Uniti. Una pratica
molto comune del potere nordamericano è falsare il linguaggio.
Falsificare le parole cambiando un nome per un altro. Di fatto, questo è
mentire spudoratamente. Così per esempio invece della parola
conquistare usano la parola liberare. Ora si conia una parola
nuova per applicarla a Cuba: è quella di "dissidente". Proprio il
significato della parola dissentire è non essere d’accordo, pensare in
altro modo. Però questa parola la applicano coloro che cospirano,
promuovono la sovversione e agiscono per la caduta dello stato cubano.
Io domando: quando qualcuno protesta in qualche altro paese (che non sia
Cuba) s’incarcerano coloro che vogliono abbattere lo stato? Lessi
recentemente una critica che si faceva a Cuba perché due senatori cileni
volevano venire in visita ufficiale per riunirsi con "dissidenti" e fu
detto loro che potevano venire come turisti per questo proposito, però
non in visita ufficiale. E io domando negli USA concedono il visto a
qualcuno per sollecitare a riunirsi con i sovversivi? E un’altra mia
domanda è la seguente: se qualcuno (sia lo stesso intellettuale onesto
che l’UE) protesta perché sono state giustiziate 3 persone a Cuba che
hanno attuato un sequestro perché non si protesta in modo così veemente
(come quando si tratta di Cuba) per i 165 giustiziati in Texas mentre
Bush era governatore di questo stato? E’ etico questo? Con l’aggravante
per gli Usa che i giustiziati lì sono in gran maggioranza negri e in
molti casi anche minori d’età e infermi mentali. Pochi giorni fa lessi
la notizia della condanna a morte di 6 persone in Guatemala, fu una
notizia minuscola di 5 righe in un riquadro; ma dopo la pubblicazione di
questa notizia non ho visto nessuna protesta in questo periodico, né in
nessun altro. La mia domanda è la seguente: fino a che punto è certo che
si è contro la pena di morte quando avvengono 6 fucilazioni in Guatemala
e non si dice niente, mentre quando avviene a Cuba lo scandalo è
mondiale e d’incredibili proporzioni? Non sarà che non è contro la pena
morte che si muove la stampa internazionale, bensì contro Cuba e Fidel
Castro? E gli intellettuali che come intellettuali dovrebbero essere
almeno un poco intelligenti non se ne rendono conto? Secondo le
informazioni di Amnesty International, i condannati a morte nel 2002
furono 1560. Nessuna di queste esecuzioni avvenne a Cuba. E quanti
protestarono per queste 1560 esecuzioni? Gli intellettuali che si sono
prestati per la campagna anticubana non se ne rendono conto? Le 3
esecuzioni a Cuba e l’arresto di 75 persone sono avvenute in circostanze
molto speciali e coloro che si ritengono onesti non lo possono ignorare.
Si tratta di un paese che sta sul piede di guerra col pericolo
quotidiano di essere invaso [N.d.R. - con il pretesto di una crisi
migratoria provocata dagli stessi USA]. Il governo Bush nel momento che
ha condotto a fine la guerra con l’Iraq ha dichiarato che Cuba sta nella
lista degli obiettivi militari suscettibili di invasione e distruzione
di massa. E i cubani anticastristi negli Stati Uniti hanno lanciato la
parola d’ordine di guerra: Iraq oggi, Cuba domani. Fidel in un discorso
spiegò ampiamente al popolo cubano e al mondo la situazione di pericolo
per quello che stava attraversando Cuba e quali sono state le ragioni
per le quali si sono visti obbligati a prendere una misura tanto
drastica come l’incarcerazione dei 75 cospiratori al soldo della
rappresentanza USA all’Avana e giustiziato i 3 sequestratori che sono
stati incoraggiati dalla legge di accoglienza degli USA. Io volevo
ascoltare questo discorso a Managua, perché nessuno conosceva le ragioni
del perché Cuba era ricorsa a misure talmente drastiche. Non ho potuto
ascoltarlo, perché il discorso trasmesso via satellite da L’Avana fu
interferito. Posso avere il dubbio di quale governo interferì nella
trasmissione via satellite? In questo ho visto una violazione al diritto
di informazione cui hanno diritto tutti i popoli della terra [N.d.R. - è
del 23/09/03 la notizia che i "liberatori" USA non permetteranno più al
net-work arabo "Al-Jazeera" di trasmettere dall'Iraq, Paese nel quale "i
nostri" si trovano per esportare il loro modello di democrazia]. Questo
solo dovrebbe bastare per coloro che onestamente si pronunciarono contro
Cuba, si rendano conto che l’opinione pubblica viene manipolata per le
stesse ragioni che l'hanno manipolata e distorta oggi contro la guerra
in Iraq e contro la stessa Cuba in questi decenni. Questo è solo un
inganno in più. Fidel Castro nel suo discorso internazionalmente
censurato spiega che non è un sostenitore dell’applicazione della pena
capitale. A Cuba da tempo non la si applicava e questa volta
l’applicarono per minacce di guerra contro lo stato cubano. Gli stessi
che condannano Cuba per la mancanza di libertà di espressione sono
coloro che impediscono la diffusione via satellite di un discorso di un
capo di stato. Gli stessi che accusano Cuba di violazione dei diritti
umani, sono coloro che stanno commettendo in Iraq la più grande
violazione di questi diritti che non si sia mai vista al mondo dai tempi
di Hitler. Coloro che condannano Cuba per i 3 giustiziati, stanno
realizzando a Baghdad una distruzione tale che non avvenne in questa
città dal XIII sec. Inoltre dichiarano [strategia della "guerra
preventiva"] che sono disposti a fare lo stesso con altri paesi e
popoli: inclusa Cuba [con tanti saluti al diritto internazionale e
all'ONU ].
Traduzione di ANGI - Redazione di Aldo
Garuti
Il governo cubano è
molto prudente e non reagisce alle continue provocazioni USA. La Base
Navale, territorio cubano illegalmente occupato dagli USA sin dal 1903,
è stata imposta con una clausola capestro (il famigerato Emendamento
Platt) in condizioni inique dalle forze militari occupanti statunitensi
che erano intervenute pretestuosamente contro gli spagnoli, per usurpare
della loro legittima vittoria i patrioti indipendentisti cubani,
estromessi poi, di fatto, dal trattato di pace dell'allora costruenda
repubblica cubana, ultima colonia spagnola.
Si tratta per Cuba, in
effetti, di un'umiliante forma di vassallaggio di tipo neo-coloniale
che, dopo la guerra fredda, non trova nemmeno alcuna utilità strategica
per gli USA, ma è una pura affermazione di dominio imperialista.
In passato serviva ad
assicurare il controllo del Canale di Panama, che (per inciso) si trova
in uno Stato creato artificialmente dagli USA, staccandolo, di fatto,
dalla Colombia, per esercitarvi un maggior controllo, che in anni
recenti è arrivato fino all'occupazione militare con migliaia di vittime
civili, formalmente per deporre il dittatore Noriega ("faccia
d'ananas"), il quale stava lì perché prima ce l'avevano messo proprio
gli stessi Stati Uniti.
Tornando alla Base
Navale, questa è stata immediatamente contestata dal governo
rivoluzionario sin dal 1959 e ci sono stati anche incidenti di frontiera
per ripetute provocazioni da parte dei militari USA, tanto che una
località nelle vicinanze si chiama Martires de la Frontera, in memoria
dei cubani ivi caduti. Come le rispettive Forze Navali della "Guardia
Costera" e della "U.S. Coast Guard", le autorità militari dei 2 Paesi
mantengono comunque, da alcuni anni, un canale di comunicazione a
livello locale e, in generale, discreti rapporti di vicinato, tenuto
conto delle condizioni esistenti. Cuba è costretta a far buon viso a
cattiva sorte e le provocazioni da parte del suo potente vicino del Nord
sono, in ogni modo, infinite, a prescindere da Guantánamo.
Ad esempio, per
giustificare un intervento militare, gli USA potrebbero scatenare una
crisi migratoria incontrollata come quella di Mariel nel 1981, onde
poter poi sostenere che ne è minacciata la loro sicurezza nazionale,
argomento a loro molto caro e che invocano, ad ogni occasione, a propria
esclusiva discrezione.
In effetti,
l’Amministrazione Bush usa la questione migratoria come arma politica
contro Cuba, non concedendo i 20.000 visti all'anno, previsti dagli
accordi in vigore tra i 2 Paesi, ai cittadini cubani che desiderino
recarsi legalmente negli USA, salvo poi incentivare con ogni mezzo
l'emigrazione clandestina, favorita da una criminale e genocida "Legge
d’Aggiustamento" cubano che, in deroga alle restanti leggi migratorie
USA, concede residenza, nazionalità ed agevolazioni ai soli cittadini
cubani, in ogni caso definiti "esiliati", che arrivino a toccare il
suolo USA, indipendentemente dal fatto che, per riuscirvi, abbiano
sequestrato e dirottato ad es. un aereo o un'imbarcazione o che si siano
macchiati di altri gravi crimini.
Il flusso migratorio da
Cuba verso gli USA è in sé alquanto modesto, poiché oltre il 95% degli
immigrati negli States arriva invece dal confinante Messico (oltre 1
milione all'anno) e proprio lì, sulla frontiera USA-Messico, stanno,
infatti, ora costruendo un muro iper-tecnologico sollecitato dalle
organizzazioni razziste e xenofobe nordamericane e osteggiato dalle
organizzazioni per i diritti civili. Da Cuba il flusso è invece di poche
migliaia, grosso modo corrispondente a quello proveniente dal Canada,
Paese più o meno uguale per popolazione a Cuba. Per gli USA, però, non
esistono "emigrati" cubani, ma solo "esiliati"... I cubani, al pari
degli altri immigrati, in realtà non desiderano andare negli USA per
ragioni "politiche" (la maggior parte, tra l'altro, sono dei semplici
ragazzini), ma per comprensibili e legittime aspettative di
miglioramento "economico", di fatto, precluse nel proprio Paese
sottoposto ad un crudele ed illegale "bloqueo", il più lungo mai
conosciuto nella storia.
Una questione
periodicamente riproposta dagli USA, con finalità meramente politiche, è
quella dei diritti umani, che a Cuba sono invece garantiti infinitamente
di più e meglio che negli USA, come di recente hanno eloquentemente
confermato le recenti esperienze dell'uragano Katrina, dello stesso
carcere di Guantánamo e di Abu Grahib e i voli segreti della CIA, anche
in Europa. Prima usavano dire, come pretesto, che Cuba era un tentacolo
dell'Unione Sovietica e, ora che questa non c'è più, minacciano e
attuano pesanti interventi di destabilizzazione finalizzati a rovesciare
il governo rivoluzionario, invocando il presunto mancato rispetto dei
diritti umani. Lo scopo è in realtà quello di favorirne un'annessione di
fatto, in accordo ai principi della dottrina Monroe, che risalgono al
1800, e ai principi di J. Quince Adams, secondo la quale Cuba sarebbe un
frutto maturo destinato a cadere nel giardino USA.
Se c'è un posto a Cuba
dove i diritti umani sono costantemente violati è proprio nella Base
Navale di Guantánamo, ove attualmente ci sono circa 500 detenuti di
differenti nazionalità classificati come "combattenti nemici", per non
doverli riconoscere come "prigionieri di guerra", cui andrebbero invece
concessi i diritti sanciti dalla Convenzione di Ginevra. Quasi tutti
sono detenuti lì da 5 anni e senza nemmeno un capo d'imputazione, in
violazione allo stesso ordinamento giuridico degli Stati Uniti.
Questa è l'ennesima
prova della doppia morale e dell'ipocrisia in tema di diritti umani da
parte degli USA e dei suoi codardi alleati dell'Unione Europea che, per
non dar troppo dispiacere al loro alleato-padrone, si sono rifiutati di
discutere in sede ONU nella Commissione per i Diritti Umani a Ginevra la
questione, sollevata proprio da Cuba, delle ripetute violazioni, abusi e
torture commesse dai soldati USA.
Proprio non riesco a
sentirmi onorato di essere un cittadino dell'Unione Europea...
Aldo Garuti
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