GUSTAVO BECERRA
ESTORINO – speciale per SiporCuba
È il 5 marzo del
1960 nel centrale slargo di 23 e 12 dell’Avana si sta effettuando la
cerimonia d’addio alle vittime dell’esplosione della nave a vapore
francese La Coubre, avvenuta nel porto della capitale.
È
la prima volta che viene pronunciata da Fidel la storica frase “Patria o
Morte”!
Tra la folla
infiammata e piena di dolore, tra i tanti c’era Alberto Korda con la sua
vecchia macchina fotografica, una Leica con cui scattava immagini per il
quotidiano Granma.
Il Che non amava
di sicuro il protagonismo ed era in seconda file sulla tribuna: lo si
notava appena.
Korda, anni dopo
raccontò che il Guerrigliero Eroico a un certo punto si spostò davanti,
come per vedere meglio quella folla riunita, piena d’ira per qell’attentato
imperialista nordamericano che aveva provocato un gran numero di morti.
L’occhio del fotografo era sempre lì, in guardia.
Mi sorprese il suo
sguardo e schiacciai l’otturatore. Riuscii a fare due scatti solamente,
perché il Che scese di nuovo dove stava prima.
Il viso del
Guerrigliero, con il baschetto nero, la stella, la barba rada e lo
sguardo alto verso l’orizzonte è divenuto il simbolo della ribellione
per antonomasia.
Quella foto però
fu pubblicata solamente nel 1967, dopo la morte di Che Guevara, quando
un italiano che si chiamava Giangiacomo Feltrinelli, visitò lo studio
del fotografo cubano, raccomandato da Haydée Santamaria, direttrice
della Casa de las Américas in quegli anni. L’italiano cercava alcune
foto interessanti del Che del quale, disse, era un ammiratore.
Korda gli mostrò,
tra le altre, l’immagine di quel giorno, che piacque molto a
Feltrinelli, che gli chiese due copie, disposto a pagarle, ma Korda non
volle denaro e gli regalò le foto.
Quattro mesi dopo
il Che fu ucciso e Feltrinelli, che era padrone di una casa editrice a
Milano, fece stampare un poster alto un metro con la foto, senza mettere
nemmeno il nome del fotografo autore.
L’immagine ebbe un
successo incredibile e l’editore italiano vendette un milione di copie
del poster a dieci mila lire l’uno e non pagò nemmeno un centesimo a
Korda che, tra l’altro, non avrebbe accettato quel denaro.
Il 25 maggio del
2001, sei anni fa, è morto Alberto Díaz Gutiérrez. Questo era il vero
nome di Korda, cioè quello che si legge nei documenti e che con quella
foto memorabile del Che, è passato ala storia della fotografia e
dell’epica rivoluzionaria mondiale.
Lui stesso ha
raccontato più volte l’origine del suo soprannome.
Era il ‘53 e io
avevo aperto uno studio davanti all’Hotel Capri e cercavo un nome che
potesse attirare, perché i Díaz crescono a Cuba come erba e Gutiérrez
non mi sembrava commerciale. Allora mi ricordai di un produttore di
cinema molto famoso all’epoca, che nel suo staff aveva due fratelli
ungheresi che si chiamavano Korda. Preparai una lista di cinque nomi e
feci scegliere ad alcuni miei amici che avevano esperienza come
dirigenti artistici di agenzie e loro furono d’accordo che Korda era
l’ideale, proprio per la sua similitudine con le pellicole Kodak, che
erano allora le più famose.
Così sorse lo
Studio Fotografico Korda e con lui il mio cognome artistico.
I vincoli di Korda
con il Che non si limitarono a quell’unica immagine; l’occasione di
fissare il Che così facilmente però si presentò una sola volta... con il
Che le foto si dovevano guadagnare, raccontò Korda.
La prima volta che
ci incontrammo fu quando lui e Fidel giocarono insieme a golf e io
arrivai con cinque macchine fotografiche al collo e le tasche piene di
pellicole.
Avevo già quasi
fatto amicizia con Fidel, ma il Che non mi conosceva.
Il gioco cominciò
e io stavo scattando foto quando lui si fermo e mi lanciò quello sguardo
inquisitore che gli faceva inarcare le ciglia e mi disse: “Ragazzo mio,
sembri un vero gringo con tutte quelle macchine al collo! Non lo sai che
tutti quei rullini costano in moneta forte al paese e tu li stai
sciupando”?
Io restai zitto,
ma dissi a me stesso: “Ma chi gli ha detto a questo che le pellicole
costano al paese, se le ho pagate con i miei soldi”! Mi arrabbia, anche
se poi cominciai a comprendere che quella personalità univa l’acciaio
alla rosa.
Un secondo
incontro avvenne nel mezzo del raccolto delle canne da zucchero. Il Che
era nel campo e stava provando una macchina per tagliare le canne.
Quando glielo dissero Korda lo andò a cercare, ma non lo incontrò.
Ore dopo, pieno di
terra e di cenere di canna bruciata, il Che giunse alla casa di visita
dov’era il fotografo che gli andò incontro molto amichevolmente e gli
disse: “Comandante, finalmente la vedo”! Allora lui mi guardò un pò
ironico e un pò sconcertato e mi rispose: “Dimmi Korda, tu di dove sei”?
“Io? Dell’Avana”! “Della campagna o della città”? “Della città
Comandante”! “E non hai mai tagliato canne eh”? “No, mai”! Allora
dirigendosi a una delle sue scorte, gli disse: “Alfredo, trova per il
compagno giornalista un machete per andare nel campo” e guardandomi di
nuovo aggiunse: “Tra una settimana ci vedremo per le foto”.
Vittima di un
infarto, Korda è morto a 72 anni a Parigi, dove stava preparando
un’esposizione delle sue opere. I suoi resti sono stati portati
all’Avana e sepolti il 19 maggio del 2006 nel Cimitero di Colón, con la
presenza del presidente Fidel Castro e di moltissimi colleghi, amici e
familiari.
Un cielo opaco e
pieno di nuvole salutò quella bara deposta in una semplice tomba di
granito bianco.
Alla fine della
cerimonia, vicino al sepolcro, i cinque figli e i nove nipoti di Korda
ricevettero il saluto di Fidel, vestito in uniforme e le sue
condoglianze.
Il leader di Cuba
non parlò con la stampa, ma scambiò alcune parole con i colleghi di
Korda, Roberto Salas e Liborio Noval, che assieme a Raúl Corrales
avevano captato alcune delle più memorabili immagini della Rivoluzione.
Korda ha lasciato
un’opera di grande importanza artistica con molte fotografie famose,
come quella della bambina con la bambola di legno, l’entrata di Camilo
Cienfuegos e Fidel all’Avana, il Chisciotte del lampione...
La storia grafica
dei più importanti avvenimenti politici, storici e sociali di Cuba negli
ultimi 40 anni è registrata negli archivi di questo artista che ha
ricevuto premi e omaggi in molti paesi.
Come ha confessato
lui stesso molte volte, non era stato guerrigliero e non aveva
combattuto sulla Sierra Maestra, ma aveva saputo conquistare la fiducia
di un uomo come Fidel Castro ed era stato testimone dei momenti più
cruciali della Rivoluzione, lo aveva accompagnato nella sue giornate di
pesca subacquea e anche a caccia in Russia, a 35 gradi sotto zero, tutti
privilegi che Korda aveva ricevuto dalla vita.
E la vita gli
doveva la sua profonda umiltà, quelle immagini irripetibili. L’occhio di
un artista non invecchia e non muore e meno che mai quello di un
fotografo come Korda.
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