STORIA


LOS MALAGONES: LA PRIMA MILIZIA CUBANA
 

 

Gustavo Becerra - speciale per SiporCuba

 

• “Se voi avrete successo, formeremo le milizie popolari  a Cuba”, disse Fidel ai quei 12 contadini ai quali aveva assegnato il compito di localizzare e catturare in tre mesi di tempo una pericolosa banda di nemici della Rivoluzione che stava commettendo innumerevoli delitti nella zona di Viñales, in provincia di Pinar del Río, la più occidentale dell’Isola.

Era il 31 agosto del 1959 e Fidel si trovava nella caverna del Santo Tomas a Viñales, quando venne a conoscenza, grazie alle testimonianze dei contadini Leandro Rodríguez Malagón e Cruz Peñate degli atti di violenza e dei delitti di Luis Lara Crespo, conosciuto come il caporale Lara, torturatore e assassino della dittatura di Fulgencio Batista, appena sgominata.

Detenuto nel gennaio del 1959, il caporale Lara era riuscito a fuggire ed era divenuto il capo di una delle numerose bande armate aiutate e sostenute dal governo degli Stati Uniti e della CIA, contro la nascente Rivoluzione cubana.

La firma della Legge di Riforma Agraria del 17 maggio di quello stesso anno era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso per Washington, che decise di distruggere il processo rivoluzionario e popolare, trionfante nell’Isola di Cuba.  Immediatamente iniziarono gli atti di sabotaggio e di terrorismo  come immediata espressione  del banditismo organizzato nelle zone di campagna.

Fidel ebbe l’idea di creare una milizia capeggiata da Malagón, al quale diede il compito di catturare il bandito Lara e i suoi complici. I dodici umili contadini ebbero successo e arrestarono Lara il 18 ottobre. L’assassino venne affidato alla giustizia rivoluzionaria che lo condannò a morte.

Quel gruppo di contadini entrò negli annali della storia di Cuba con il nome di “Los Malagones!”

Grazie alle testimonianze di Leandro Malagón e di un altro dei miliziani, il Niño Camacho, si conoscono i dettagli delle azioni che permisero di compiere la missione.

Quando era già agli ordini del capitano Manuel Borjas, capo delle operazioni nella provincia di Pinar del Río, Leandro Malagón, un giorno, vide tra le montagne della Sierra Derrumbada - il pan di zucchero – in direzione di Viñales, qualcosa che sembrava un aereo in volo radente.

Si avvicinò con i suoi uomini, in quel paesaggio agreste e riuscì così a vedere che un aereo stava compiendo dei cerchi proprio su quella parte della Sierra. Poco dopo un giovane della zona, che si muoveva a cavallo, avvisò i miliziani che l’aereo aveva lanciato dei pacchetti con armi e munizioni.

Quando giunsero sul posto videro che effettivamente erano stati lanciati quattro paracadute con mitragliatrici Browning, fucili Garand M-1, Remington e inoltre pallottole e altro. Il tutto era ovviamente destinato ai banditi ed era una conferma dell’aiuto che gli Stati Uniti offrivano a quei gruppi di banditi.

L’incidente servì ai contadini per pensare che il nascondiglio del caporale Lara e dei suoi uomini doveva essere vicino al punto dei lanci. Il sospetto venne confermato quando Malagón ricevette la visita di un altro giovane contadino che lo informò di aver visto vari individui armati attorno al paese di Pons, vicino alla Sierra de Quemado.

Le informazioni di Maximo Izquierdo, uno dei banditi che si era consegnato ai miliziani confermarono quanto si sospettava.

Malagón impartì gli ordini del caso ai suoi compagni: divise le sue scarse forze in due gruppi, uno diretto dal Niño Camacho si collocò dietro il bohío segnalato come possibile nascondiglio del caporale Lara e Malagón invece, con gli altri miliziani,  si nascose davanti all’entrata.  Nascosti tra l’erba e gli arbusti presero la posizione di combattimento.

“Quando eravamo già in posizione, vicini al bohio dove i banditi erano nascosti, un soldato dell’Esercito Ribelle che si era unito  a noi pochi giorni prima, vedendo le orme delle scarpe dei nemici disse – Avanti, andiamogli addosso! Quando ci lanciammo contro la casa i banditi cominciarono a sparare contro di noi e il soldato ribelle venne ferito da tre pallottole.

I miei compagni avanzavano e io che attaccavo gridai ai nemici di arrendersi” ha raccontato Malagón.

“Ci spararono addosso almeno ottocento pallottole, mentre noi rispondemmo con circa trecentocinquanta. Miliziani e banditi continuarono la sparatoria sia nella retroguardia che nella parte frontale del nascondiglio.

Erano le cinque dl pomeriggio, più o meno, e mezzora dopo la sparatoria continuava uguale. Il Niño Camacho in quelle circostanze pensò di utilizzare uno stratagemma e gridò ad alta voce a un ufficiale inesistente: “Capitano, spari con la mitragliatrice Thompson, spari contro di loro!”

Un compagno al suo fianco prese un M-1 e sparò una raffica. Dall’interno del bohio si udì una voce che gridava - Non sparate più! Ci arrendiamo!...

Il Niño raccaonta ancora:

“Il caporale Lara cercò di resistere ancora, ma anche lui dopo un pò gridò che si sarebbe arreso, di non sparare più. Però quando uscì teneva una bambina tra le braccia, usandola per farsene scudo. Io gli gridai: “Getta le armi, getta le armi subito! A terra!” Lui alla fine lo fece, lasciò la bambina e mi disse: “Quello che ti chiedo è che tu  non permetta che mi riempiano di botte!”  Io allora lo feci voltare di schiena, ma mi chiese ancora che non permettessi che lo picchiassero...

“No! Noi non siamo delinquenti, noi combattiamo solo per la Rivoluzione, con etica e morale. Nessuno ti picchierà!”

Giunse un tenente e gli chiesi di portarselo via per fargli salutare la sua famiglia e così lo portarono via e la sua famiglia lo visitò, al contrario di quello che avevano sempre fatto con noi altri!”

Poche ore dopo il Comandante Dermidio Escalona, capo militare della zona di Pinar del Río prendeva in consegna dalle mani dei miliziani il gruppo dei banditi.

Lo scorso 31 agosto, commemorando il 45º anniversario della costituzione di quella truppa agguerrita di contadini, Antonio Díaz, membro del burò provinciale del PCC a Pinar del Río, ha segnalato che Los Malagones sono stati il punto di partenza di un enorme esercito popolare che ha saputo sgominare ogni piano e sconfiggere sino ad oggi ogni tentativo organizzato per distruggere con le armi l’esempio di dignitè e di giustizia sociale che Cuba significa. •

 

Le foto


Il memoriale dedicato ai leggendari contadini, vicino alla caverna del Santo Tomas a Viñales

Leandro Rodríguez Malagón

Fidel e Malagón nel 1959 

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