Dall’aprile
del 1959, quando come vicepresidente ricevette Fidel Castro, l’appoggio
offerto da Nixon al rovesciato dittatore Fulgencio Batista, che aveva
visitato nel 1955, due anni dopo l’assalto alla Caserma Moncada, le sue
alleanze con interessi oligarchici lo portarono a demandare con molto
anticipo la rimozione del giovane leader guerrigliero. Le misure
adottate culminarono con l’invasione nella baia dei Porci, il 17 aprile
del 1961. I due ex presidenti misero a fuoco il tema della Rivoluzione
cubana come se fosse un problema nazionale nelle elezioni del 1960.
Nixon fu uno dei politici
che utilizzò l’anticomunismo come forma per fare carriera. Nato a Yorba
Linda, nel 1913 e con una borsa di studio nell’Università Duke della
Carolina del Nord, si laureò in Diritto nel 1937 ed entrò nella firma
Winger & Bewley, sino a divenirne socio. Allo scoppio della II Guerra
Mondiale si arruolò nella Marina e poi si dedicò interamente alla
politica. Fu eletto nella Camera dei Rappresentanti, vincendo Jerry
Worheer, che accusò d’essere uno strumento di Mosca.
Tra il 1948
e il 1949, fu la figura principale nella Camera del Comitato d’Attività
Antiamericane del senatore Joseph McCarthy, dove si distinse
nazionalmente facendo condannare Alger Hiss, ex ufficiale del
Dipartimento di Stato. Fu così che lo designarono per partecipare al
Piano Marshall ed evitare l’avanzata del socialismo in Europa
occidentale. Nel 1950 lo elessero senatore per la California, nel 1952
vicepresidente di Eisenhower e presidente dal 1968 al 1974, quando fu
obbligato a dimettersi.
Fidel
Castro ricorda il suo storico incontro con Nixon: "In data tanto precoce
come il mese d’aprile del 1959 (il giorno 19) visitai gli Stati Uniti
invitato dal Club della Stampa di Washington. Nixon si degnò di
ricevermi nel suo ufficio personale... Non ero un militante clandestino
del Partito Comunista, come Nixon con le sue occhiate furbe che mi
squadravano, giunse a pensare. Se c’è una cosa che posso assicurare, e
lo scopersi nell’ Università, è che sono stato il primo comunista
utopico e dopo un socialista radicale, in virtù delle mie stesse analisi
e studi, e disposto a lottare con strategia e tattiche adeguate.
"La mia
unica difficoltà nel parlare con Nixon era la ripugnanza di spiegare con
franchezza il mio pensiero a un vicepresidente e probabile futuro
Presidente degli Stati Uniti, esperto in concetti economici e metodi
imperiali di governo nei quali io da molto tempo non credevo più." Anni
dopo Granma pubblicò, in un articolo di Luis Báez, altri particolari
della riunione con Nixon che Fidel raccontò in un’intervista con
giornalisti nordamericani.
"Fu
un’intervista molto franca da parte mia, perchè gli spiegai come
vedevamo la situazione cubana e le misure che avevamo l’intenzione
d’adottare. In generale, lui non discusse, anzi si mostrò amichevole
ed ascoltò tutto quello che dovevo dirgli. La nostra conversazione se
limitò a quello. Credo che lui trasse le sue proprie conclusioni da
quella conversazione. Credo che fu dopo quella che cominciarono i piani
per l’invasione."
La riunione
con Nixon durò poco più di due ore e mezza e il criterio del
vicepresidente degli Stati Uniti fu reso pubblico anni dopo: "Per ciò
che concerne la sua visita negli Stati Uniti, il suo interesse
fondamentale non era ottenere un cambio nella quota dello zucchero, nè
ottenere un prestito del governo, ma guadagnarsi l’appoggio
dell’opinione pubblica statunitense per la su politica... Devo
riconoscere che in essenza ho appena incontrato nei sui argomenti motivi
di disaccordo.
Con molto
tatto ceraci d’insinuare a Castro che Muñoz Marín aveva fatto un
magnifico lavoro in Puerto Rico, attraendo capitale privato e in
generale elevando il livello di vita del suo popolo, e che Castro poteva
positivamente inviare a Puerto Rico uno dei suoi principali assessori
economici a conversare con Muñoz Marín. Quel suggerimento non lo
entusiasmò molto e segnalò che il popolo cubano era ‘molto nazionalista’
e avrebbe sospettato di qualsiasi programma iniziato in un paese
considerato come una ‘colonia’ degli Stati Uniti...
Va
sottolineato che non ha fatto nessuna domanda sulla quota dello zucchero
e non ha nemmeno nominati specificatamente gli aiuti economici”.
"La mia
valutazione di lui come uomo è in una certa forma ambivalente. Possiamo
essere sicuri, senza dubbi, che possiede quelle qualità indefinibili che
ne fanno un leader degli uomini. Non dobbiamo considerarlo, illudendoci,
come un ribelle furibondo stile Bolívar, per cui dovremo operare in
conseguenza.
"Indipendentemente da quello che pensiamo di lui, sarà un grande fattore
nello sviluppo di Cuba e molto possibilmente nei temi dell’America
Latina in generale. Sembra sincero, ma o è incredibilmente ingenuo a
proposito del comunismo del comunismo o è sotto tutela comunista". "Ma
dato che ha il potere di leader al quale mi sono riferito, la sola cosa
che possiamo fare è almeno trattare d’orientarlo verso la strada
corretta."
Richard
Nixon fu poi conosciuto come Dirty Dick (Dick l’imbroglione), per la
mancanza di scrupoli che dimostrò per realizzare i suoi obiettivi con
sporchi metodi, come i falsi idraulici che inviò a spiare i candidati
del Partito Democratico nell’edificio Watergate, capeggiati
dall’ufficiale della CIA Howard Hunt, uno dei capi dell’invasione a Cuba
nel 1961. L’episodio fu la scintilla che incendiò la sua presidenza sino
a fargli presentare le dimissioni quando compiva il suo secondo mandato.
Il
Watergate fu un meritato scivolone nella carriera di Nixon. Dirty Dick
aveva vinto la presidenza degli Stati Uniti nel 1968, in gran parte come
conseguenza dell’assassinio di Robert Kennedy, che svolgeva
investigazioni sull’uccisione di suo fratello John in Texas nel 1963.
Senza dubbio, questo crimine non è mai stato relazionato con Nixon,
nonostante sia stata riportata la sua presenza a Dallas nel giorno
dell’assassinio del maggiore dei Kennedy. Però sì che gli si riconosce
la responsabilità dei massacri in Cile, già che dall’elezione di
Salvador Allende come presidente, nel settembre del 1970, organizzò il
complotto della CIA che, alleata al sanguinario generale Augusto
Pinochet, distrusse il governo dell’Unità Popolare eletto nelle urne e
preparò il cammino per estendere il terrore in tutta l’America del Sud.
Le
raccomandazioni di Nixon fecero sì che Eisenhower decise di far cadere
Fidel e che, a soli sette mesi dall’incontro negli Stati Uniti, in un
famoso memorandum dell’11 dicembre del 1959, il capo che poco guidò la
Divisione dell’Emisfero Occidentale della CIA, J. C. King, esortasse ad:
"Analizzare minuziosamente la possibilità d’eliminare Fidel Castro: [...
] Molte persone ben informate considerano che la scomparsa di Fidel
accelererebbe grandemente la caduta del governo..."
La baia dei
Porci fu uno dei risultati.
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