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Il Comandante Secondo
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Jorge Ricardo Massetti
scomparve per sempre nella selva argentina il 21 aprile 1964, 45 anni fa
LUIS HERNANDEZ SERRANO
«Yo no quiero media
novia/ novia entera quiero yo» era una canzone di moda in Argentina
quando un gruppo di guerriglieri latinoamericani – tra cui alcuni cubani
– passarono segretamente da una fattoria di Tarija, Bolivia, alle
montagne argentine di Salta.
Il primo accampamento
fu stabilito a circa 15 chilometri da Aguas Blancas, nelle vicinanze
dell’imponente Quebrada de Humahuaca. Fino all’arrivo del Comandante
Ernesto Guevara, il capo fu il giornalista argentino Jorge Ricardo
Massetti, precisamente un inviato del Che.
Quest’iniziale nucleo
dell’Esercito Guerrigliero del Popolo (EGP), in un secondo momento,
trasferì l’accampamento verso “La Toma”, una trentina di chilometri a
sud, nelle vicinanze del fiume Santa Maria.
Il caso ha voluto che
il 21 giugno 1963 la guerriglia giurasse come EGP, che attraversasse il
Passo di Coyambuco, verso Salta, il 21 settembre dello stesso anno, e le
tracce del suo capo Massetti si perdessero definitivamente nella selva
argentina il 21 aprile 1964, 45 anni fa.
«(…) Non ti
preoccupare, che quest’impegno si rispetta (…)», disse Fidel al Che,
quando questi gli chiese, al consolidarsi del trionfo rivoluzionario, di
permettergli di andare a liberare la sua patria «(…) Io glielo promisi
(…) qualche volta lo ricordò nella Sierra (…)», ha raccontato il Capo
della Rivoluzione nell’intervista con il giornalista italiano Gianni
Minà, per il suo libro “Un incontro con Fidel”. Il Comandante in Capo,
al riguardo, aggiunse: «Non pensava solo alla sua patria, pensava in
tutta l’America, in generale all’America del Sud».
Il Che, compiendo un
suggerimento del massimo leader cubano, con l’animo di preservare la sua
vita nella tappa iniziale di quel fronte guerrigliero, inviò Jorge
Massetti alla guida di altri cubani a preparare le condizioni per unirsi
a loro successivamente. Così iniziò la suggestiva leggenda del valente
giornalista argentino. Era nato nella città di Levalle, in Avellaneda,
provincia di Buenos Aires, il 31 maggio 1929.
Quando andò sulla
Sierra Maestra già aveva già acquisito l’esperienza giornalistica nel
quotidiano La Epoca, il Canale 7 e Radio El Mundo.
Per iniziativa di Fidel
e del Che, fondò l’agenzia di stampa Prensa Latina (PL).
«(…) Vogliamo sapere
chi soffre, per cercare di aiutarlo, e chi ride per divertirci con la
sua allegria, chi è soggiogato per aiutarlo a liberarsi, e chi soggioga
per aiutare a combatterlo con tutte le nostre forze», aveva detto Jorge
Ricardo per definire il lavoro dell’agenzia, ci riferisce oggi un suo
compagno di PL, il collega Juan Marrero, attualmente della presidenza
nazionale dell’UPEC.
Carlos Rafael
Rodriguez, allora alto dirigente del nostro Partito, in una lettera a
Marrero, del 18 aprile 1994, ha detto su Massetti:
« (...) legò la sua
vita ai destini della Rivoluzione Cubana (...) ed in uno dei momenti più
eroici (...) lo vediamo integrato al gruppo di giornalisti che interrogò
i mercenari di Playa Girón (...) Le sue chiare parole di condanna fecero
cedere l'ex comandante della tirannia batistiana Martínez Suárez. Mise
in ridicolo ai prigionieri che cercavano di occultare il loro ruolo di
controrivoluzionari spacciandosi per semplici “cuochi” (...)».
Massetti partecipò dopo
alla Pulizia dell’Escambray. Il padre del Che, in un libro, lo ricordò
così:
«(...) Finita la sua
missione di intervistare il Che e Fidel nella Sierra (...) ritornò
all'Avana. Il suo viaggio di ritorno fu pericolosissimo. (...) Riuscì ad
ingannare la polizia e l'esercito (...). Lì si rese conto che dai nastri
non si ascoltavano le registrazioni. Non esitò, e dimostrando un
coraggio che esalta la sua memoria, si mise nuovamente in cammino e
pochi giorni dopo ritornò all'Avana con le (...) registrazioni che
furono trasmesse da Radio El Mundo, di Buenos Aires, e in quattro
programmi (...). Per la prima volta in Argentina si conoscevano le
dichiarazioni di Fidel e del Che (...) Il destino, che lo spinse fino in
Algeria, dove lottò per la liberazione di questo paese, lo condusse dopo
fino ai piedi della Cordigliera delle Ande, nella sua stessa patria
(...)».
In una lettera al
presidente argentino, Arturo Illia (quotidiano La Nacion, 9 ottobre
1963), dice: «No, Dottore (…) noi argentini non dobbiamo piegarci, ma
ribellarci (…) Non ci neghiamo di pagare altro prezzo che non sia quello
della nostra vita, consegnata nella lotta, con le armi nella mano (…)».
In un documento diretto
ai contadini, spiegò: «(…) Questo lo risolverà il popolo, lo risolveremo
noi. E voi, compagno, insieme a noi, quando giureremo “Rivoluzione o
Morte”. Fraterni Saluti. Montagne di Salta, gennaio 1964. Per l’EGP,
Comandante Secondo».
In quella “Operazione
Ombra” aveva il nome di “Comandante Secondo”, perché il primo sarebbe
stato giustamente lo stesso Comandante Guevara, con il nome di “Martin
Fierro”.
Quando scomparve nella
selva, Massetti – che lasciò a Cuba una scia di fratellanza, la sua
compagna Conchita Dumois ed il frutto di quest’unione – aveva 35 anni.
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