di GIOIA MINUTI
A Cuba c’è l’abitudine
di guardare la telenovela o serial cubano un giorno sì e un giorno no in
prima serata.
L’ultima serie di
storie ha rotto il silenzio sul delicato tema del SIDA e
l’omosessualità e pochi giorni fa la programmazione abituale è stata
interrotta con una Tavola Rotonda in cui quattro esperti in sessuologia
e psicologia hanno analizzato la serie televisiva “La faccia occulta
della luna”
che racconta dure
storie di un gruppo di persone infettate con il VIH /SIDA.
Ha suscitato un
particolare interesse e forti discussioni il caso – vero – di "Yasel''(
nome fittizio), un uomo sposato con famiglia che quando conosce “Mario”
svela la sua tendenza gay e si infetta perchè non si protegge nei
rapporti sessuali.
A Cuba gli omosessuali
hanno vissuto vari problemi con le autorità negli anni sessanta. Poi
questa politica fu rettificata ufficialmente anche dallo stesso Fidel
Castro.
Reinaldo Arenas, che
abbandonò l’Isola, ha scritto esagerando un romanzo sul trattamento dato
agli omosessuali nell’Isola in un periodo in cui in tutto il mondo
questo succedeva... basterebbe ricordare le vicissitudini di Pier Paolo
Pasolini.
A Cuba l’argomento fu
affrontato nel famoso film “Fresa e Chocolate” e parliamo di più di
dieci anni fa, ma va ricordato che omosessuali e meno, i cubani “tutti e
nessuno escluso” hanno diritto allo studio, alla casa, al lavoro,
all’assistenza gratuita, sono presenti in tutte le istituzioni e
organizzazioni ad ogni livello.
"La televisione non
vuole essere complice del silenzio su questo tema”, ha detto il
notissimo psicologo Manuel Calviño, moderatore della Tavola Rotonda.
Calviño fa una trasmissione settimanale intitolata “Vale la pena” da più
di ventanni.
Sul quotidiano Joventud
Rebelde c’è una rubrica quotidiana sulla sessualità, sulla protezione
dalle malattie di trasmissione sessuale. Sulle relazioni sessuali,
dedicata ai giovani e a Radio Progresso si trasmettono programmi
sceneggiati su questi temi, tra i tanti messaggi informativi.
Cuba è una delle
nazioni dei Caraibi con uno dei tassi pìù bassi di contagio VIH
SIDA (una media dello 0,07% tra i 15 e i 49 anni), grazie a un attivo
controllo preventivo sulla popolazione. L’ epidemia colpisce più i
maschi con relazioni omosessuali delle femmine. Ci sono centri per i
controlli dove chiunque può andare mantenendo l’anonimato.
L’Isola dispone di
medicinali antiretro virali che si fabbricano in loco e che vengono
distribuiti gratuitamente a tutti coloro che li necessitano.
Tutti i contagiati
lavorano o studiano ed hanno la possibilità di curarsi vivendo a casa
propria o di entrare nei “sanatori”, se lo desiderano, per seguire i
corsi di adattamento alla vita sociale con questo genere di problema.
Mariela Castro Espín,
direttrice del Centro Nazionale di Educazione Sessuale è la principale
promotrice di una legge che si sta discutendo nel Parlamento cubano
che riguarda l’autorizzazione alle operazioni di cambio di sesso e la
modificazione dei documenti d’identità dei transessuali diagnosticati,
come parte d’una strategia nazionale per riconoscere i diritti di queste
persone di vivere pienamente con il genere che hanno deciso d’assumere.
Pedagoga e master in
sessuologia, Mariela Castro dirige il Cenesex da 5 anni. La sua
proposta è stata presentata a due commissioni dell’Assemblea Nazionale
del Poder Popular (ANPP): a quella di Educazione, Cultura, Scienza,
Tecnologia e Medio Ambiente e anche alla commissione di Attenzione alla
Gioventù, l’Infanzia e per l’uguaglianza dei diritti della donna.
Se verrà approvata
questa legge sarà la prima del suo tipo nei paesi in via di sviluppo.
Gli specialisti del Cenesex stanno analizzando le esperienze fatte con
le legislazioni già vigenti che si concentrano in Europa.
L’attenzione alla
transessualità a Cuba risale e circa tre decenni fa. Una persona di
Matanzas, con identità e corpo di donna, in realtà si sentiva e voleva
essere maschio e andò all’Avana a chiedere aiuto.
Fu Vilma Espin,
presidentessa della Federazione delle Donne Cubane, FMC, la madre di
Mariela Castro, che dopo quel caso, nel 1979, propiziò la formazione
d’una commissione coordinata dal Gruppo Nazionale del Lavoro
d’Educazione Sessuale, poi sostituito dal Cenese
Il primo risultato fu
un accordo con i Ministeri dell’Interno e della Giustizia per far sì che
i transessuali diagnosticati potessero cambiare i documenti d’identità.
Poi furono stabiliti
metodi d’attenzione come le diagnosi, l’aiuto psicologico e la garanzia
di trattamenti ormonali gratuiti.
Nel 1988 a Cuba si fece
la prima e sinora unica operazione di cambiamento di sesso, da uomo a
donna, che ebbe successo. La persona operata vive senza problemi. Quel
caso fu presentato a un gruppo di esperti, ma la sua diffusione nelle
stampa fu più sensazionalistica che scientifica e provocò critiche,
proteste ed espressioni di forte pregiudizio.
Le autorità decisero di
sospendere le operazioni per far sì che si spiegasse accuratamente il
fenomeno alla popolazione.
Il tema però negli
ultimi anni ha ripreso forza e un gruppo di transessuali è entrato a far
parte del Cenesex ed è stato il promotore della campagna per la salute
sessuale e la prevenzione del VIH/SIDA.
Nel centro si mantiene
un foro di dibattito permanente e chi lo necessita o lo richiede riceve
attenzione specializzata.
Nel sistema di salute
tutti hanno diritto ai trattamenti ormonali gratuiti.
“Su 74 persone che in
tutto questo tempo sono state seguite e identificate come transessuali,
ha detto Mariela Castro, solo 25 sono state diagnosticate, 23 da uomo a
donna e 2 da donna a uomo”.
Tra i transessuali
alcuni stanno molto bene, ma per altri la situazione personale è
difficile. Questi 25 stanno aspettando l’opportunità per operarsi, il
tempo passa e vorrebbero morire con il sesso cambiato...
Il Cenesex nel 2004 ha
elaborato una strategia nazionale, ha ampliato e diverisificato il suo
gruppo di specialisti, ha ottenuto il sostegno del Presidente Fidel
Castro ed è entrato in contatto diretto con i ministeri e le
organizzazioni sociali, per porre sul tavolo il tema dei transessuali
secondo gli obiettivi di ogni settore.
“Recentemente un
transessuale cubano è uscito dall’Isola con passaporto e apparenza
femminili, ed è ritornato nelle stesse condizioni. Altri quattro sono
stati operati all’estero e al ritorno hanno ottenuto il cambio
d’identità. I tribunali semplicemente si sono convinti, ha sottolineato
Mariola, perchè le esperienze negative servono per rendersi conto che
non si può attuare partendo dai pregiudizi La realtà ci ha fatto vedere
i nostri errori commessi con molte persone, in una paese che sin dal
1959, con il trionfo della Rivoluzione, ha eliminato le discriminazioni
relative alle donne, agli handicappati e alla popolazione negra”.
Un gruppo della
commissione nazionale d’attenzione alla transessualità ha partecipato
tempo fa a un incontro in Italia, a Bologna, per presentare le
strategie e le implementazione delle politiche per l’attenzione ai
problemi dell’identità di genere.