Progetto "Kysha 25"
"Musica para el Desembargo" - Un
progetto contro tutti i blocchi
"Cuba è come una calamita per musicisti come noi. L'Italia è
sempre più insensibile, sempre meno presente con gli artisti che
potrebbero diffondere la nuova musica italiana all'estero. In Italia
fare musica è come vendere uno shampoo!"
Gioia Minuti
Due fratelli calabresi Gino e Alfonso, due bravi musicisti i Kysha25
. Uno, il maggiore, è medico e sta terminando la specializzazione in
chirurgia toracica.
Durante l'estate i cubani li hanno visti in molte trasmissioni e
l'accoglienza è stata sempre eccellente. Sono "raperos", (cantanti
di rap, ma non solo) come si dice a Cuba, e sono ottimi musicisti
che hanno conquistato un loro spazio a Cuba. "La nostra musica è un
intreccio di suoni, di ritmi, di colori, direi. Si rifà a un
sigaro cubano speciale, formato da tre strati difoglie di buon
tabacco, intrecciate tra loro."
"Kysha 25 ha cominciato a suonare in pubblico negli anni 90, ma io e
mio fratello siamo cresciuti insieme, nella stessa casa e abbiamo
sempre fatto musica insieme. Cuba è sempre stata il nostro sogno, la
nostra meta, era come una calamita, credo per una questione di
energia, un impulso che ti da vita. Nel 2000 siamo venuti a Cuba in
vacanza e abbiamo conosciuto diversi musicisti, artisti (qui è
facile non è come in Europa); siamo venuti per ascoltare la musica.
Dopo aver avvicinato parecchie persone, del mondo artistico e
musicale,
abbiamo deciso di ritornare, per partecipare al Festival della Trova
di Santiago di Cuba nel 2002, al Festival del Jazz all'Avana, sempre
nel 2002, invitati dal maestro Chucho Valdes e ora al Festival del
Rap, in agosto. La nostra "Ambasciata a Cuba" è formata da Julito
Machado, responsabile degli spettacoli musicali della Televisione
Cubana e Marco Sacchetti che è il nostro amico e
rappresentante. Abbiamo portato la nostra musica e anche un pochino
di cultura popolare italiana, senza voler essere presuntuosi..
"Nessuno è profeta in patria", dicevano i romani e questa frase cade
a pennello nel nostro caso (ma anche nella realtà di molti giovani
musicisti). In Italia sono sempre meno gli aiuti dati agli artisti
che potrebbero diffondere la nuova musica italiana all'estero. Noi
in Spagna l'anno scorso siamo entrati in classifica con Manu Chao e
anche in Francia. A Cuba stiamo facendo cose di enorme interesse:
abbiamo suonato con "mostri" della percussione latina come Tata
Guiness e Changuito, famosi in tutto il mondo, vincitori di due
Granmy. L'Ambasciata (la vera, non Machado) Italiana a Cuba ci ha
ignorato completamente tutte le volte che siamo venuti. Siamo qui a
Cuba con il proposito di imparare e di far musica, non abbiamo
pagato mai un centesimo a nessuno (tranne le spese di
sopravvivenza), andiamo a suonare invitati, mescoliamo i nostri
stili. Julio Machado ci ha conosciuto attraverso Marco, che stima e
ci ha invitato, in accordo con tutti gli staff alle trasmissioni più
popolari dell'estate come "Justo al medio", "A Cuerda Viva" o "Piso
6", " A Moverse" e altre, perché i giovani cubani cominciano ad
apprezzarci molto e ormai ci conoscono.
Con Changuito abbiamo condiviso la nostra tarantella di origine
greco-africana con la musica cubana. Noi non ci trinceriamo dietro
al fatto che suoniamo musica italiana: suoniamo il tumbao e siamo
facilmente criticabili e ci piace così, ci piace metterci in
discussione.
Lo stato italiano obbliga gli artisti ad iscriversi alla SIAE che
dovrebbe difendere la proprietà intellettuale, ma che in realtà non
serve a nulla. I musicisti cubani che suonano all'estero sono
appoggiati dalle istituzioni culturali dell'Isola che pagano loro il
viaggio, l'alloggio, che li sostengono e garantiscono i
soggiorni all'estero. Noi paghiamo i contributi a istituzioni che
non ci tutelano. Una cosa è essere liberi di auto determinarsi e
un'altra essere abbandonati a se stessi. Noi abbiamo un produttore
siciliano non grande ma molto professionale e non siamo contrari
alle grandi produzioni, con tutto il rispetto per la nostra musica,
certo. La musica però (anche la canzonetta) non è una saponetta, ma
in Italia non esiste più l'equilibrio tra un oggetto qualsiasi e la
musica: tutto è marketing. E in realtà i giovani non hanno mai
occasioni per farsi conoscere, per partecipare a spettacoli
televisivi, se non a prezzi molto alti. Noi siamo qui a Cuba,
invitati dalla Asociación Hermanos Saiz (che patrocina il Festival
del Rap) perché dovevamo fare un concerto in Italia che è stato
cancellato perchè - ci è stato detto all'inizio dell'estate - Cuba è
un paese di terroristi e non si potevano concedere i visti
d'ingresso in Italia ai musicisti cubani (come è successo a Miami
per i Grammy). Una ditta molto importante che lavora con prodotti
cubani in Italia ci ha detto che preferiva far suonare gruppi di
italiani che scopiazzano la musica cubana al posto di geni musicali
come Changuito, per esempio.
Le autorità in Italia non appoggiano i giovani artisti, quasi mai.
Le autorità di una città piccola come Reggio Calabria, che conoscono
perfettamente il Progetto Kysha 25, hanno cercato di metterci i
bastoni tra le ruote a proposito del progetto "Cuba, Musica para el
Desembargo". Quando abbiamo chiesto di sovvenzionare il nostro
viaggio aereo all'Avana perchè eravamo stati invitati al Festival
Jazz dal maestro Chucho Valdes, hanno risposto che non era possibile
perchè altrimenti tutti i musicisti calabresi avrebbero chiesto il
pagamento dei biglietti aerei per ogni luogo? In Calabria sono nati
artisti eccellenti e innovatori, ma in Italia si offre un'immagine
della Calabria che è superata da molti anni. Noi dobbiamo venire a
Cuba per poter suonare, perché il Governo Italiano non ci offre
molte occasioni per farlo. La nostra musica è stata accettata a
Cuba, non in un paesino sperduto, parliamo dell'Isola più grande
elle Antille, di uno dei centri culturali più importanti di tutte "le
Americhe"! Avere successo a Cuba per noi rimane molto importante
anche se non veniamo per vendere dischi. Chissà se qualche vocina è
arrivata anche in Italia? La musica dei Kysha è un insieme di stili;
nei nostri CD abbiamo avuto vari ospiti eccellenti, siamo liberi e
incontaminati potrei dire. È una musica comunicativa. Purtroppo in
Italia e mi ripeto, fare musica è come vendere uno shampoo.
I nostri testi sono in italiano, non in spagnolo, però spesso si
mischiano molto all'inglese e al "cubano/calabreño"! Qui si può
parlare di
rivoluzione musicale e questo è il paese migliore in tal senso. Lo
dimostra il fatto che noi che non siamo spalleggiati da grandi
produzioni, che non paghiamo nessuno per andare in onda e portiamo
video clip autoprodotti. Ma siamo stati accolti con molto amore e
con la calorosa stima del pubblico oltre che di moltissimi
musicisti. A Cuba gli artisti hanno la possibilità di incontrarsi,
di lavorare insieme di interagire e fare sperimentazione senza
competizioni violente. Marco Sacchetti, che noi abbiamo conosciuto
casualmente al Festival Jazz Plaza dell'Avana, si occupa di musica
da molti anni; lo abbiamo apprezzato per le sue idee e capacità,
così è nata una nuova collaborazione.
Nel frattempo lui sviluppando per CULT questo progetto di "Musica
del Desembargo", cinque reportages antologici, sui generi della
musica cubana che hanno rotto le barriere, vincendo premi e
riconoscimenti in tutto il mondo. Si tratta di musica per la
pace, per la giustizia. In Italia sembra che oltre ad avere talento
(a volte non è neanche indispensabile) si debba anche pagare,
(comunque investire) per partecipare a qualsiasi trasmissione, a
qualsiasi festival. Puoi essere il più bravo ma se nessuno paga per
te centinaia di
migliaia di Euro come artista non avrai possibilità di farti
conoscere. Qui si danno spazi non solo ai cubani ma anche a noi
Calabresi.
In Italia Vinicio Capossela ha dormito per cinque anni in
un'automobile ed è un grande artista. Enzo Iannacci ha detto poco
tempo fa: " Come possiamo portare avanti il jazz italiano quando gli
organizzatori di Umbria Jazz fanno suonare sempre i soliti, con gli
stessi repertori e sempre sui palchi periferici, nelle ore meno
frequentate. "E proprio vero che non c'è mai abbastanza spazio?
Perchè tutti gli altri non possono suonare?" Il nostro nuovo
progetto multimediale: "Musica per il Desembargo" (ispirato proprio
dal programma di CULT che ci ha ospitato) ha un significato più che
politico soprattutto culturale e sociale, per mettere alcuni
musicisti in
condizione di suonare insieme tutta la musica che ci piace, senza
limiti..
Facendo scambi, "transculturazioni sonore", concerti live in giro
per il mondo e co producendo materiali audiovisivi.
Io, dice il fratello maggiore, sono un medico e apprezzo, studio le
conoscenze in questo campo specifico che si vanno conquistando a
Cuba, tutte le innovazioni a proposito dei trapianti polmonari, per
esempio...Questo sviluppo nel settore della scienza qui si
sperimenta, in parallelo, anche nel settore musicale.
"Musica per il Desembargo" è fare cultura insieme, alla faccia del
blocco o "bloqueo". Una decisione anacronistica che non dovrebbe
esistere più, che gli Stati Uniti devono e possono eliminare, per
non parlare del blocco delle relazioni culturali voluto ultimamente
dall'Unione Europea. Non si può nascondere il cielo con un dito e
l'Europa non può certo impedire a milioni di persone che amano Cuba,
la sua realtà culturale, la sua popolazione e le sue tradizioni, di
continuare a vivere questi momenti di arricchimento reciproco.
Una vera follia!
Marco Sacchetti è un grande amico di Cuba, giornalista e
collaboratore nel settore musicale del giornale Il Manifesto. Sta
svolgendo una profonda ricerca della Musica Popolare Cubana e lavora
per creare un ponte culturale, oggi più che mai necessario,
tra l'Italia e Cuba, motivato dalle ultime, pesanti restrizioni
dell'Unione Europea, di stile veramente "vetero-fascista"...
Marco attualmente contribuisce a diffondere la musica cubana in
Italia e viceversa grazie al sito web: www.frecuenciaglobal.com
Egli sta sviluppando un progetto in DVD su 18 temi che coprono un
percorso della storia della musica cubana. Nel 2002 ha girato il
documentario "Sin embargo Cuba" e poi ha diretto "Jazz a lo cubano"
con Cubavision. I Kysha 25 devono anche a lui il loro successo a
Cuba, e non saranno i soli giovani musicisti italiani che si faranno
conoscere dai cubani perchè, dice Marco, in quest'Isola la cultura
si respira, l'arte è presente, la musica è ad altissimo livello e se
io fossi un musicista farei un tuffo a Cuba (e non solo nel tiepido
Oceano) ogni anno, per scambi, conoscenze ed esperienze che si
rivelano sempre positive e illuminanti..
I giovani Kysha25 dicono di sì, sì, con la testa, sorridendo.
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