Ci sono
momenti nella storia che hanno bisogno di un discorso, sebbene così
breve come l’ “Alea jacta est” di Giulio Cesare quando attraversò
il Rubicone. Quel giorno era necessario attraversarlo, proprio mentre i
Ministri della Difesa degli Stati sovrani dell'emisfero occidentale
erano riuniti nella città di Santa Cruz, dove gli yankee stavano
incoraggiando il secessionismo e la disintegrazione della Bolivia.
Era
lunedì 21 e le agenzie di stampa erano impegnate a divulgare ed a
commentare la riunione della NATO a Lisbona, dove quella bellicosa
istituzione, con un linguaggio arrogante e rozzo, proclamava il suo
diritto ad intervenire in qualsiasi paese del mondo in cui i suoi
interessi si sentissero minacciati.
S’ignorava completamente la sorte di migliaia di milioni di persone e le
vere cause della povertà e delle sofferenze della maggioranza degli
abitanti del pianeta.
Il
cinismo della NATO meritava una risposta e la stessa è giunta dalla voce
di un indigeno aymara della Bolivia, nel cuore dell’America del Sud,
dove una civiltà più umana era fiorita prima che la conquista, il
colonialismo, lo sviluppo capitalista e l'imperialismo imponessero il
dominio della forza bruta, basata sul potere delle armi e le tecnologie
più sviluppate.
Evo
Morales, presidente di quel paese, eletto dall'immensa maggioranza del
suo popolo, con argomenti, dati e fatti irrefutabili, forse senza
conoscere ancora l'infame documento della NATO, ha dato una risposta
alla politica che il governo degli Stati Uniti ha storicamente praticato
nei confronti dei popoli dell'America Latina e dei Caraibi.
La
politica di forza espressa attraverso guerre, crimini, violazioni della
costituzione e delle leggi; addestramento di ufficiali militari in
cospirazioni, colpi di Stato e crimini politici, utilizzati per
abbattere governi progressisti ed instaurare regimi dispotici a cui
offrirono sistematicamente il loro sostegno politico, militare e
mediatico.
Mai un
discorso è stato più opportuno.
Usando
molte volte le forme espressive della sua lingua aymara ha affermato
verità che passeranno alla storia.
Tenterò
di raccogliere una breve sintesi di ciò che ha detto, utilizzando le sue
stesse frasi e parole:
“Molte
grazie.
“È un'enorme soddisfazione ricevere a Santa Cruz de la Sierra i
ministri e le ministre della Difesa d'America; Santa Cruz terra di
Ignacio Warnes, di Juan José Manuel Vaca, ribelli fin dal 1810, che
lottarono e diedero la loro vita per l'indipendenza della nostra cara
Bolivia.
“Uomini
come Andrés Ibáñez, Atahuallpa Tumpa, fratello indigeno che lottarono
per la sua autonomia durante la repubblica e per l'uguaglianza dei
popoli della nostra terra.
“Benvenuti in Bolivia, terra di Túpac Katarí, terra di Bartolina Sisa,
di Simón Bolívar e tanti altri uomini che lottarono per 200 anni per
l'indipendenza della Bolivia e di molti paesi in America.
“L’America Latina […] vive negli ultimi anni profonde trasformazioni
democratiche alla ricerca dell'uguaglianza e della dignità dei popoli…”
“…
seguendo i passi di Antonio José de Sucre, di Simón Bolívar, di tanti
leader indigeni, meticci, creoli che vissero 200 anni fa.”
“Esattamente una settimana fa abbiamo festeggiato il bicentenario
dell'Esercito della Bolivia; infatti, proprio il 14 novembre del 1810,
indigeni, meticci e creoli s’organizzarono militarmente per combattere
la dominazione spagnola”…
“Negli
ultimi tempi l'America Latina ha ripreso la decisione di liberarsi, una
seconda liberazione non solo sociale e culturale, bensì economica e
finanziaria a favore dei popoli dell'America Latina.
“…
questa IX Conferenza dei ministri della Difesa prospetta uguaglianza di
genere e multiculturalità nelle Forze Armate; democrazia, pace e
sicurezza nelle Americhe; interventi nei disastri naturali,
nell’assistenza umanitaria e la figura delle Forze Armate; un programma
indovinato ed opportuno per dibattere sulla speranza dei popoli, non
solo dell'America Latina bensì del mondo.”
“Nel
1985 […] avevano diritto ad essere eletti o a votare solo coloro che
avevano soldi, una professione e che parlavano lo spagnolo o il
castigliano.
“Meno
del 10 percento della popolazione boliviana poteva pertanto votare o
essere votata ed oltre il 90 percento non ne aveva diritto […] ci sono
stati vari processi […] alcune riforme, ma è nel 2009, con la
partecipazione, per la prima volta, del popolo boliviano, una nuova
Costituzione dello Stato Plurinazionale, approvata dal popolo
boliviano.”
“…
prima di questa nuova Costituzione, ovviamente i settori più emarginati
[…] non avevano diritto ad essere scelti né a scegliere le autorità
statali della Repubblica della Bolivia.
“Dovevano passare oltre 180 anni per delle profonde trasformazioni ed
incorporare storicamente questi settori emarginati della Bolivia, e
spero di non sbagliarmi, ma credo che non sia solamente l'unico paese in
America, ma del mondo, dove i ministri sono il 50 percento donne ed il
50 percento uomini.”
“Chiaramente, in base alle leggi, alla costituzione […] sento che la
decisione politica più importante sia incorporare i settori più
abbandonati; ed adesso, dopo la Costituzione promossa dal popolo
boliviano nel 2009, i più emarginati, i più disprezzati, che erano
considerati come degli animali, il movimento indigeno, hanno la loro
rappresentazione nell'Assemblea Legislativa Plurinazionale, nonché nelle
assemblee dipartimentali.
“È
importante che per i movimenti indigeni che non sono molto popolosi si
siano create circoscrizioni speciali, perché ci sia così la presenza dei
fratelli indigeni dell'altopiano, della valle, dell'oriente boliviano.
“Lo
stesso vale per le circoscrizioni uninominali, che permettono ai
fratelli indigeni d’avere una loro rappresentanza nell'Assemblea
Legislativa Plurinazionale…”
“In
questo modo permettiamo la presenza di quei fratelli indigeni che erano
abbandonati, condannati allo sterminio.”
“…
questo prima non esisteva”…
“…
quando ero molto giovane, come dirigente sindacale contestavo le Forze
Armate e, arrivato alla Presidenza, mi rendo conto che una buona parte
delle Forze Armate viene soprattutto dalle comunità contadine della
valle…”
“Voglio
dirvi, cari ministri e ministre, che non c’era partecipazione; prima era
solo il colore della pelle a determinare la scala gerarchica della
società; ora un indigeno, un dirigente sindacale, un intellettuale, un
professionista, un dirigente imprenditoriale, un militare, un generale
eletto democraticamente, chiunque può diventare presidente; prima non
esisteva la forma di cambiare la Bolivia e la nostra costituzione.
“Quando
questa conferenza parla di democrazia, sicurezza e pace, bisogna
rivedere la storia; rivedere le regole è per me molto appassionante, mi
piace, non solo rivedere per rivedere, la democrazia in America Latina,
la sicurezza, la pace, in America o nel mondo.
“Se
parliamo della democrazia nel passato, in Bolivia c'era solamente una
democrazia fatta d’accordi, non c'era un partito che poteva vincere con
più del 50 percento come dice la Costituzione Politica dello Stato
Plurinazionale…”
“…dagli
anni ’50, dal 1952 fino al 2005, in Bolivia c’erano solo democrazie
negoziate, con partiti che vincevano con il 20 percento, con il 30
percento…”
“Un
partito che occupava il terzo posto, poteva avere la presidenza,
dipendeva dagli accordi; lo stesso valeva con la distribuzione dei
ministeri, questo tipi d’accordi erano esattamente allineati alle
posizioni dell'ambasciatore degli Stati Uniti. I nostri compatrioti, le
nostre sorelle e fratelli boliviani, ricorderanno, per esempio, il 2002,
quando non c’è stato un vincitore con oltre il 50 percento ed il partito
che ha ottenuto più voti ha raggiunto il 21 percento; allora l'ex
ambasciatore degli Stati Uniti, Manuel Rocha, era lì a coalizzare i
partiti neoliberali per poter governare, ma quei governi non sono
durati, non sono riusciti a reggere.
“È
proprio questo tipo di democrazie che, grazie alla coscienza del popolo
boliviano, stiamo superando; ora non abbiamo una democrazia negoziata,
ma una democrazia legittima, sentita dal popolo boliviano, che sostiene
un pensiero, un sentimento che viene dalla sofferenza dei popoli,
sorretta da un programma di governo.”
“… un
programma per la dignità dei boliviani, un programma alla ricerca
dell'uguaglianza tra i boliviani, le boliviane, un programma per il
recupero delle sue risorse naturali, un programma per permettere che i
servizi fondamentali siano un diritto umano…”
“…
quando alcuni dei nostri oppositori, come succede da voi, ogni paese ha
la sua opposizione, ci dice che siamo un governo totalitario, un governo
autoritario, un governo dittatoriale, che colpa ne ho io se questo
programma di governo è proposto da un partito che possiede oltre i due
terzi delle varie strutture dello Stato Plurinazionale. Solamente nel
comune della città di Santa Cruz non sono riuscito a vincere.
“Il
nostro sindaco lo rispettiamo, ci ha sconfitti, ma la saluto Signor
Sindaco, per le attività realizzate la settimana scorsa nella lotta
contro i benefici, la speculazione […] auguri, i miei rispetti Signor
Sindaco…”
“Alcuni
dicono che siamo il pensiero unico; non c'è nessun pensiero unico; solo
un programma ideato dai diversi settori sociali alla guida dei movimenti
sociali originari ed operai può ottenere il sostegno per cambiare la
Bolivia.
“Però,
se parliamo di democrazia, cosa abbiamo affrontato durante il percorso:
cospirazione, colpi di Stato, tentativi di colpi di Stato nel 2008 […]
chi articolava questo colpo di Stato? L'ex ambasciatore degli Stati
Uniti.
Stavo
rivedendo qualcosa della storia […] sul colpo di Stato del 1946, quando
era presidente il tenente colonnello Gualberto Villarroel, che disse:
“Non sono nemico dei ricchi, ma sono più amico dei poveri”. Questo
militare patriota è stato il primo presidente a convocare il congresso
degli indigeni.
“Un
altro presidente, Germán Bush, un militare, che disse: “Non sono
arrivato alla presidenza per servire i capitalisti”.
“Il
primo presidente che nazionalizzò le risorse naturali, un altro
militare, David Toro, sto parlando del 1937-1938 […] però questo
militare nel 1946 lo impiccarono, lo assassinarono nel Palazzo.”
“…
allora l'offensiva si concentrò contro il Palazzo Quemado che ricevette
il fuoco della Polizia dalla calle Illimani, dall'angolo con Bolivar,
dalla calle Comercio e nella parte retrostante dall'edificio de La Salle
e dall'edificio Kersul, dove si trova il consolato degli Stati Uniti.”
“… gli
spari, i colpi di mitraglia, sparati per uccidere questo militare
patriota che garantì il primo congresso indigeno, provenivano
dall'edificio Kersul, dal consolato statunitense; si trova tutto lì nei
documenti che abbiamo controllato.
“… la
storia si ripete, ho dovuto affrontare un ambasciatore che ha
organizzato, pianificato la fine antidemocratica del mio mandato e mi
dispiace che ciò si ripeta in tutto il mondo.
“Però
un compagno, un nostro compatriota vittima di tanti golpe militari mi
dice: “Presidente Evo, bisogna stare attenti all'ambasciata degli Stati
Uniti, ci sono sempre stati colpi di Stato in tutta l'America Latina e
non avvengono negli Stati Uniti perché non c'è un'ambasciata degli Stati
Uniti”. E realmente non ho mai sentito che nella sua storia ci siano
stati colpi di Stato.
“… i
paesi che hanno resistito a tentativi di colpi di Stato: 2002 Venezuela,
2008 Bolivia, 2009 Honduras, 2010 Ecuador. Bisogna riconoscere,
compatrioti latinoamericani o americani, che gli Stati Uniti ci hanno
sconfitti in Honduras, hanno consolidato il colpo di Stato; l'impero
nordamericano ci ha battuto, ma noi, i popoli d'America, abbiamo vinto
in Venezuela, in Bolivia, in Ecuador […] che cosa ci aspetta in futuro,
lo vedremo.”
“…
questa valutazione interna dev’essere un dibattito profondo dei ministri
delle Difesa a garanzia delle democrazie […] i miei antenati, il mio
popolo, sono stati permanentemente vittime dei colpi di Stato, golpe
sanguinanti, non perché lo volevano i militari, le Forze Armate, bensì
per decisioni politiche interne ed esterne, per farla finita con governi
rivoluzionari, con governi che nascono dal popolo; questa è la storia
dell'America Latina.”
“…
abbiamo diritto di pianificare le forme per garantire la democrazia in
ogni paese, ma senza golpe, né tentativi di golpe.
“È
nostro desiderio che questa conferenza dei ministri e ministre della
Difesa garantisca una vera democrazia dei popoli, rispettando le
differenze tra regione e regione, tra settore a settore.
“Ma
anche quando parliamo di pace, mi dico: “Come può esserci la pace quando
ci sono basi militari?” Ed in questo campo posso parlare anche con un
certa cognizione di causa perché sono stato vittima di quelle basi
militari degli Stati Uniti, di questo pretesto per la lotta al
narcotraffico.
“Quando
nel 1978 facevo il soldato, un soldato semplice delle Forze Armate, gli
ufficiali ed i sottufficiali m’insegnarono a difendere la Patria; le
Forze Armate sono per difendere la patria, le Forze Armate non possono
permettere a nessun militare straniero in uniforme ed armato di stare in
Bolivia.
“…
quando sono diventato dirigente, sono stato personalmente testimone che
la DEA, in uniforme ed armata, con il pretesto della lotta al
narcotraffico, non solamente guidava le Forze Armate, nemmeno la Polizia
Nazionale, ma con le loro stesse mitragliette, nei luoghi dove si
trovavano i movimenti sociali, perseguivano con i loro aerei da turismo
le marce da Santa Cruz, da Cochabamba, da Oruro, ma non riuscivano a
trovarci, nemmeno con i loro aerei da turismo. Le chiamavano marce
fantasma, ma quali marce fantasma?! I compagni arrivavano a migliaia
rivendicando la dignità e la sovranità dei nostri popoli.”
“… Sono
convinto che se noi popoli lottiamo per la nostra dignità, per la nostra
sovranità, non potranno fare nulla nemmeno con le basi militari o con
interventi militari, perché per piccoli che possiamo essere, noi, i
cosiddetti paesi sottosviluppati, i cosiddetti paesi in via di sviluppo,
abbiamo la dignità, abbiamo la sovranità, anche se quando ero
parlamentare cercarono di far approvare l'immunità per i funzionari
dell'ambasciata degli Stati Uniti.
“Che
cosa è l'immunità? È che se i funzionari dell'ambasciata degli Stati
Uniti, compresa la DEA, commettono qualche delitto non vengano giudicati
secondo le leggi boliviane. Era un salvacondotto per ammazzare e ferire,
come hanno fatto nella mia regione.”
“… la
pace è la figlia legittima dell'uguaglianza, della dignità, che è
giustizia sociale, se non c'è dignità, se non c'è uguaglianza, se non
c'è giustizia sociale è impossibile garantire una pace. Come possiamo
garantirla? I popoli si ribellano perché c'è un'ingiustizia.”
“…
ascoltando il nostro segretario generale delle Nazioni Unite sulle
dottrine, le dottrine che conosciamo in Bolivia, una dottrina
anticomunista con colpi di Stato per occupare militarmente i centri
minerari, perché i movimenti sociali, le miniere erano dei grandi centri
rivoluzionari capaci di trasformare la Bolivia.
“Negli
anni ‘50, ’60, a noi dirigenti sindacali del settore minerario, ci
accusavano d’essere dei comunisti, dei rossi, per mandarci al confino,
esiliarci, processarci e perfino massacrarci, ma quell'epoca è passata,
adesso non possono accusarci più d’essere dei rossi, né dei comunisti,
tutti abbiamo il diritto di pensare in maniera diversa.
“Se per
un paese, per una regione, la soluzione è il comunismo, bene, per un
altro paese il socialismo, bene, per un altro paese il capitalismo,
bene, è la decisione democratica di ogni paese.
“Però
quando abbiamo ormai vinto quella lotta, che non possono più
giustificare con una dottrina anticomunista per zittire i popoli,
allora, per cambiare i presidenti, per cambiare i governi, arriva
l'altra dottrina, la guerra contro la droga.
“Ovviamente è obbligo di tutti lottare contro la droga […] in Bolivia
non c’è la cultura della droga, la Bolivia non è la cultura della
cocaina, ma da dove viene la cocaina? Dal mercato dei paesi sviluppati,
non è responsabilità del Governo nazionale, però dobbiamo combatterla.”
“…
dietro alla lotta contro il narcotraffico non possono esserci interessi
geopolitici; con il pretesto della lotta al narcotraffico non bisogna
demonizzare i movimenti sociali, non bisogna criminalizzare i movimenti
sociali, non bisogna confondere la foglia di coca con la cocaina, non
bisogna confondere il produttore della foglia di coca con il
narcotrafficante, o il consumo legale della foglia di coca con
tossicodipendente.
“Perché, se la coca faceva male, non l’hanno combattuto nei secoli
passati? Gli europei sono stati i primi proprietari terrieri a sfruttare
la foglia di coca, sicuramente la cocaina non si buttava.
“Prima,
i governi degli Stati Uniti davano certificati di riconoscimento ai
migliori produttori di foglie di coca, e perché? Perché quel produttore
di foglie di coca potesse mantenere e fornire le foglie di coca per i
minatori che estraevano lo stagno e gli Stati Uniti se lo portassero
via.
“… il
mondo lo sa, lo sapete voi, la cosiddetta guerra alla droga è fallita,
bisogna cambiare le politiche. Naturalmente, e quale nuova politica? Per
esempio finirla con il segreto bancario. Il grande narcotrafficante, il
pezzo grosso del narcotraffico, non se ne va in giro con tutti i suoi
soldi nello zaino, in valigia, viaggiando in aereo, no, circolano
attraverso le banche, perché non finirla con il segreto bancario, per
farla così finita con il narcotraffico e controllare quindi quel
narcotrafficante?
“Perché
i paesi non si difendono da soli contro il narcotraffico con questo tipo
di tecnologie, con i radar? Abbiamo la capacità di controllare e non
possiamo farlo; questo pretesto della lotta contro il narcotraffico è
solo per imporre politiche di controllo, orientate soprattutto a
recuperare le risorse naturali a favore delle transnazionali.”
“… l'ex
ambasciatore degli Stati Uniti, Manuel Rocha, dice di non votare per Evo
Morales, perché Evo Morales è il Bin Laden andino ed i cocaleros
dei talebani.
“Ossia
cari ministri e ministre della Difesa, voi, in base a questo tipo di
dottrine siete in questo momento riuniti con il Bin Laden andino ed i
miei compagni, i movimenti sociali, sono dei talebani; ecco le accuse, a
volte delle tergiversazioni.”
“…
adesso, quando non possono ormai nemmeno sostenere quelle tesi e
dottrine anticomuniste ed antiterroristiche, salta fuori un'altra nuova
dottrina che abbiamo ascoltato alcuni giorni fa, e desidero approfittare
di quest’opportunità per informare il mio popolo attraverso i mezzi di
comunicazione.
“Il 17
di questo mese, negli Stati Uniti c’è stata una riunione tra alcuni
latinoamericani e dei congressisti statunitensi, un forum dove si è
parlato del pericolo delle Ande, delle minacce alla democrazia, ai
diritti umani ed alla sicurezza interamericana.
“… la
congressista Ileana Ros-Lehtinen dice “che negli ultimi anni abbiamo
osservato con preoccupazione gli sforzi di varie persone nella regione,
come Hugo Chávez in Venezuela, Evo Morales in Bolivia, Daniel Ortega in
Nicaragua, Rafael Correa in Ecuador, di consolidare il loro potere a
qualsiasi costo; i membri dell'alleanza dell'Alba, con Chávez in testa,
uno dietro l’altro, manipolando il sistema democratico dei loro paesi
per servire i loro stessi obiettivi autocratici”.
“Bisognerebbe dire a quella congressista che noi non abbiamo vinto, come
è accaduto negli Stati Uniti, con una differenza dell’uno percento, due
percento, qui abbiamo vinto con oltre il 50, oppure con più del 60
percento, ed in alcuni regioni con oltre l’80 percento. Questa è la vera
democrazia.
“Cosa
dire dei programmi riguardanti Daniel Ortega; il programma sulla coca
promosso da Evo Morales, una nascente alleanza con l’Iran e la Russia;
il caso di Rafael Correa, con le dubbiose riforme costituzionali con
postulati antiamericani.
“… la
Bolivia da me diretta avrà accordi, alleanze con tutto il mondo, nessuno
me lo può proibire, ne abbiamo diritto, siamo la cultura del dialogo.”
“…“senza soci democratici stabili non può esistere la sicurezza
regionale.” - sicurezza regionale, oppure stanno cercando la sicurezza
per gli Stati Uniti - “Ora più che mai gli Stati Uniti devono appoggiare
i loro nemici o indebolire i loro nemici; è il momento che
l'Organizzazione degli Stati Americani finisca con la sua doppia morale
e finalmente imponga a tutti gli Stati membri i principi e gli obblighi
fondamentali della lettera democratica interamericana”, beh, bisognerà
rivedere la lettera interamericana.
“Il
secondo congressista (parla di Connie Mack e spiega le sue idee con le
seguenti parole) ho tutto il suo intervento, ma per guadagnare tempo e
cercare di riassumere, la firma e dice:”Come membro di questo congresso
voglio fare alcune osservazioni degli ultimi sei anni, ho visto
francamente le due amministrazioni: la repubblicana e quella
democratica.
“Credo
che l’idea d’entrambe le amministrazioni rispetto a Hugo Chávez, sia
stata di non intervenire, sediamoci e lasciamo che imploda da solo;
l'altro pensiero è che forse Hugo Chávez sia pazzo, però non credo a
nessuno di questi concetti, non credo che Hugo Chávez sia pazzo e non
credo che l’impostazione del lasciarlo implodere possa funzionare; Hugo
Chávez è una minaccia per la libertà e per la democrazia in America
Latina e nel mondo.”
“…
questo è quello che più mi preoccupa, spero che mentre ci trasformiamo
nella prossima maggioranza del congresso, come presidente del
sottocomitato faremo proprio questo, ci occuperemo di Chávez,
sconfiggendolo politicamente o facendolo saltare in aria fisicamente.”
Di
seguito Evo dichiara:
“Direi
che il congressista Connie Mack è già un assassino confesso o un
cospiratore confesso del fraterno compagno Hugo Chávez, presidente del
Venezuela.
“Se
succede qualcosa alla vita di Hugo Chávez, l'unico responsabile sarà
questo congressista degli Stati Uniti, lo dice pubblicamente ed è
scritto sui mezzi di comunicazione e nel suo intervento.”
“Compagno, fraterno segretario generale dell'OSA, Lei deve espellere il
Venezuela, l’Ecuador e la Bolivia ed anche un altro, il Nicaragua, ed
applicare contro di noi delle sanzioni. Che cosa significa? Sicuramente
un blocco economico come a Cuba.”
“Penso
che le sanzioni si riferiscano a questo, ed allora come possiamo
garantire la sicurezza e la pace dei paesi dell'America se questi sono i
progetti di alcuni congressisti, di alcuni latinoamericani?
Stavo
controllando perché avevano espulso Cuba nel 1962: l’hanno espulsa
dall'OSA perché era leninista, marxista e comunista; ora la nuova
dottrina è contro l’Alba ed i paesi che l’hanno organizzata; ringraziamo
Fidel, ringraziamo Chávez, gli altri presidenti, per avere un strumento
come l'Alba, uno strumento d’integrazione, di solidarietà, senza
condizioni, per condividere invece di competere, per politiche di
complementarietà e non di competitività.
“…
all’interno di questa competitività si avvantaggeranno solo piccoli
gruppi e non le maggioranze come s’aspettano i loro presidenti.
“Dentro
queste politiche di competitività e non di complementarietà, nemmeno il
capitalismo è ormai una soluzione; questa è la crisi finanziaria.
“…prima
c’erano le dottrine della Scuola di Panama, il Comando Sud esercitava i
nostri militari; la chiusero grazie alle lotte dei popoli ed ormai non è
più la Scuola delle Americhe. Che cosa abbiamo ora? La nuova dottrina
sono le operazioni congiunte con forze speciali.”
“…
ammiro alcuni ufficiali delle mie Forze Armate che ci hanno informato
dettagliatamente delle esercitazioni annuali effettuate a rotazione nei
vari paesi d'America. Perché? Per pianificare come farla finita con quei
paesi rivoluzionari, paesi che stanno realizzando profonde
trasformazioni democratiche. Addirittura esercitazioni per provare o
insegnare ai franchi tiratori ad uccidere i leader.
“… con
molta indignazione avevo visto alcune immagini di queste operazioni
congiunte con le forze speciali, realizzate a rotazione; ovviamente la
Bolivia non partecipa più e finché ci sarà questo presidente non
parteciperà mai più a questo tipo di operazioni congiunte per continuare
ad attentare alla democrazia.
“… per
il movimento indigeno […] questo pianeta o la Pachamama possono esistere
senza gli esseri umani, ma noi esseri umani non possiamo vivere senza il
pianeta, senza la Pachamama.”
“… il
capitalismo non è la proprietà privata, perché a volte tentano di
confondere e ci dicono che il presidente Evo mette in discussione il
capitalismo, ci toglie le nostre case, le nostre auto, no, la proprietà
privata è garantita.”
“… la
nuova Costituzione garantisce un'economia pluralistica e questa economia
pluralistica garantisce la proprietà privata, è garantita la proprietà
comunale, statale, di tutti i settori sociali, ma quando parliamo del
capitalismo stiamo parlando di questo sviluppo irrazionale,
irresponsabile, illimitato.”
“I
nostri compagni non trovano ormai l’acqua; in alcune regioni, quando
incominciamo a perforare, l'acqua si trova sempre più a maggiore
profondità ed è poca; quando non garantiamo acqua per colpa della
siccità, prodotto del riscaldamento globale, quella famiglia è
abbandonata alla sua sorte. Nel mondo sono migliaia, milioni, sono gli
emigranti climatici.
“Questo
non lo risolviamo con la partecipazione delle Forze Armate, non possiamo
risolvere con la partecipazione dei Ministri di Difesa, né con la
cooperazione, è un tema strutturale di carattere mondiale.”
“…
vorremmo risolverlo qui a medio ed a lungo termine; la migliore
soluzione per farla finita con i disastri, con i disastri naturali, è
farla finita con il capitalismo, cambiando queste politiche d’esagerata
industrializzazione.
“Naturalmente tutti i paesi vogliono industrializzarsi,
industrializzarsi per la vita, industrializzarsi per gli esseri umani e
non un’industrializzazione per farla finita con la vita, con gli esseri
umani. Esistono dottrine che proclamano e promuovono la guerra, ci sono
paesi o Stati che vivono della guerra, ma questo deve finire e se
dobbiamo farlo è terminando con le grandi industrie d’armamenti che sono
contro la vita.”
“…so
che molti ministri portano il messaggio dei loro presidenti, dei loro
governi, dei loro popoli, ma siamo responsabili con la vita, ed essere
responsabile con la vita è essere responsabile con il pianeta o con la
Pachamama, con la Madre Terra, ed essere responsabile con la Madre
Terra, il pianeta o la Pachamama è rispettare i diritti della Madre
Terra.”
“…
speriamo sia l'America che possa mettersi alla guida di tutto ciò, con
voi ministri e ministre della Difesa, per garantire il diritto della
Madre Terra, per garantire i diritti umani, la vita, l'umanità, non
solamente per l'America, ma per tutto il mondo. Sento che abbiamo
un'enorme responsabilità in questa congiuntura.
“Voglio
salutare la partecipazione delle nostre Forze Armate ed essere anche
sincero con voi: nel 2005-2006, quando giunsi alla Presidenza, avevo
molta paura, il timore se le Forze Armate mi avrebbero accompagnato o no
in questo processo.”
“… le
Forze Armate partecipando nei lavori sociali, nei cambiamenti
strutturali, recuperando le miniere, sostenendo le politiche di recupero
delle risorse naturali, ora sono amate dal popolo boliviano.”
“… il
popolo sente che le Forze Armate sono con lui ed ora per fortuna abbiamo
due strutture importanti nello Stato Plurinazionale: i movimenti sociali
che difendono le sue risorse naturali insieme alle Forze Armate e,
ritornando al 1810, diciamo che le Forze Armate sono nate proprio per
difendere le risorse naturali, l'identità, la sovranità dei nostri
popoli. Solo in alcuni periodi è stato fatto un cattivo uso delle nostre
Forze Armate, non per colpa dei comandanti, bensì per interessi
oligarchici o estranei ai popoli, che evidentemente ci fecero molto
danno.”
“… con
le imposizioni di politiche dall’alto e da fuori che provenivano dal
Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, come le
privatizzazioni e l’influenza straniera nelle imprese pubbliche.”
“…[…]
per i boliviani rimaneva solamente il 18 percento degli utili, mentre
l’82 percento andava alle imprese transnazionali.
“Ed il
primo di maggio del 2006, mediante un decreto supremo, come primo passo
abbiamo deciso il controllo dello Stato sulle nostre risorse naturali,
poi, se siamo convinti che chi investe ha diritto a recuperare il suo
investimento ed ha diritto ad avere i suoi utili, abbiamo deciso che con
il 18 percento possono ottenere degli utili e recuperare il loro
investimento, come mi avevano dimostrato i tecnici, e quindi a partire
dal primo maggio del 2006, l’82 percento è per i boliviani ed il 18
percento per le imprese che investono; questa è la nazionalizzazione
rispettando il loro investimento.”
Evo
conclude il suo discorso apportando dati irrefutabili sui risultati
economici raggiunti dalla rivoluzione.
“Prima,
nel 2005, prodotto interno lordo 9.000 milioni di dollari; nel 2010: PIL
18.500 milioni di dollari.
“… con
la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale reddito medio pro
capite annuale di 1.000 dollari […] nel nostro governo: 1.900 dollari.”
“… nel
2005 la Bolivia era il penultimo paese in quanto a riserve
internazionali, ora abbiamo migliorato, prima la Bolivia aveva come
riserve internazionali 1.700 milioni di dollari, quest’anno abbiamo
9.300 milioni di dollari…”
“…
quando dipendeva dai governi dagli Stati Uniti non potevamo nemmeno
eliminare l'analfabetismo, grazie alla cooperazione incondizionata di
Cuba e del Venezuela, due anni fa abbiamo dichiarato la Bolivia
territorio libero dall’analfabetismo, dopo quasi 200 anni.
“In
cambio di questa cooperazione Cuba che cosa ci chiede? Niente; questa si
chiama solidarietà, condividere un po’ delle cose che abbiamo e non
condividere ciò che abbiamo in eccesso; questo l’ho imparato dal
compagno Fidel, che ammiro molto.”
Per
pura modestia Evo non ha parlato dei colossali progressi ottenuti dal
popolo boliviano in campo sanitario. Solo nel campo dell’oculistica,
circa 500 mila boliviani sono stati operati alla vista; i servizi
sanitari raggiungono tutti i boliviani e si stanno formando circa 5.000
specialisti in Medicina Generale Integrale ed a breve riceveranno il
loro titolo. Questo fraterno paese latinoamericano ha tantissime ragioni
per sentirsi orgoglioso.
Evo
conclude:
“…
senza il Fondo Monetario Internazionale, ossia senza l’imposizione di
politiche economiche di privatizzazioni, di vendita all’asta, possiamo
stare ancora meglio nell’ambito democratico, se non dipendiamo dagli
Stati Uniti miglioriamo la nostra democrazia in America Latina; è il
risultato di questi cinque anni di gestione come presidente.”
“Ovviamente con questo non voglio dire che la Bolivia ormai non ha
bisogno di cooperazione; la Bolivia ha ancora bisogno di crediti
internazionali, di cooperazione internazionale; ringrazio i paesi che
cooperano con noi in Europa, in America Latina, facilitandoci i crediti,
perché siamo in un processo di profonde trasformazioni…”
“…i
popoli devono avere il diritto a decidere da soli la loro democrazia, la
loro sicurezza, ma finché abbiamo atteggiamenti interventisti con
qualsiasi pretesto […] sicuramente tarderemo nella liberazione dei
popoli, ma presto o tardi, come stiamo vedendo, i popoli proseguiranno
nella loro ribellione.
“Per
questo motivo sono convinto del passaggio dalla ribellione alla
rivoluzione, dalla rivoluzione alla decolonizzazione…”
Dietro
al discorso di Evo, solo 48 ore dopo, è caduto come un lampo il discorso
di Chávez. Le luci della ribellione stavano illuminando i cieli della
Nostra America.
Fidel
Castro Ruz
24 Novembre 2010
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